| Dall'interminabile pioggia che cadeva ininterrotta dal cielo fino alle accoglienti lande di Konohagakure la rosa nera di Ame aveva seguito il suo capo villaggio,rimamendo nell'ombra dei leggendari shinobi che aveva accompagnato nel loro ennesimo viaggio a Konoha. Come fulmini che appaiono in ciel sereno così Akatsuki,terminato il suo compito,sparì senza lasciar traccia alcuna se non le macerie di un villaggio martoriato e ferito nel profondo dell'anima.Kurobara,invece,non fece ritorno alla pioggia ma si diresse verso Iwa,così,perché gli andava di farsi un giro. Giunto appena fuori i cancelli del villaggio della roccia non poté non notare una scena raccapricciante,qualcosa di disonorevole e infimo,uno shinobi di Suna stava cercando insistentemente di accanirsi su un ragazzino i cui anni probabilmente non sfioravano neanche la doppia cifra.Senza dare nell'occhio Kurobara si posizionò in un punto rialzato dal quale avrebbe potuto avere la visione completa di ciò che stava succedendo. Alcune rose dai petali color d'ebano sfrecciarono nell'aria sibilando alle orecchie di tutto i presenti e caddero infine proprio ai piedi di quel frustrato che se la stava prendendo con un genin,l'attenzione dei presenti sarebbe ricaduta proprio su quell'angelica figura,sul profumo inebriante di cui era fulcro e origine e sul suono della sua voce sublime e delicata. Non esistono nel mondo molti elementi per differenziare la gente, c'è chi decide di percorrere una via, magari votandosi a ciò che gli uomini tendono a definire "il male" e chi invece rimane sulla sua strada, percorrendo le orme dei suoi predecessori e basandosi su ciò che questi gli hanno insegnato nel tempo. Ogni uomo ha una sua libera scelta, dopotutto ognuno è libero di decidere cosa fare della propria vita. Un detto dice che il mondo è bello proprio perchè è vario, dopotutto non gli si può dare torto, la bellezza del mondo ninja sta proprio nelle differenze che caratterizzano ogni shinobi rendendolo diverso dall'altro. Questo era il pensiero condiviso dalla fetta minore di ninja, in quanto era quello che tendeva a posizionare tutti quanti su uno stesso piano, senza scalare nessuno di posizione, ma anzi rendendo ogni ninja una personalità unica ed irriproducibile. Un pensiero in qualche modo razionale e generico, su cui però facevano perno molti movimenti d'indipendenza che da piccoli villaggi si espandevano a macchia d'olio specialmente in quegli anni cupi, in cui la propria opinione poteva rivelarsi un grande segreto da tener per se al fine di non manifestare il proprio disaccordo verso gli altri ninja, temendo di ferirli o di rovinare i cosiddetti "legami". Questi rappresentano un elemento molto importante per i ninja in quanto sono quelli che appunto legano gruppi di shinobi differenti o persino soggetti singoli che condividono tra loro passioni, ideali, pensieri. Non si poteva prevedere cosa sarebbe successo nell'avvenire, ma grazie ai legami si poteva in un certo senso "supporre" quello che sarebbe stato l'avvenire di tutte le terre. I segreti che quelle rocce e manti erbosi non osavano confessare erano molti di più di quanti un normale shinobi potesse immaginare, il bene che diventava male e il male che faceva il bene. Le gerarchie si stavano ristabilizzando grazie all'avvento di pochi ma buoni rivoluzionari, gente che aveva unito tutta la forza posseduta al fine di raggiungere l'obiettivo tanto desiderato: La libertà propria e dei propri fratelli ninja, gente come se. Si poteva davvero etichettare gente come tale "cattiva"? Come poteva un ninja puntare il dito verso un suo fratello e dire: "lui è un uomo cattivo"?! Come?! Proprio tale pensiero aveva afflitto la mente dello shinobi per la pioggia per moltissimi anni fino a quel giorno, il giorno in cui aveva deciso di donare la propria forza ad uno shinobi ancora avvolto dal mistero, che sembrava condividere con lui molte cose. Si muoveva per le terre procedendo lento, pacato. Il suo moto eterno proseguiva sotto una fitta pioggia che copiosa cadeva dal cielo. Il pianto del Dio. In lontananza, alle proprie spalle, la maestosa Las Noches, epicentro del mondo ninja, era l'unico punticino visibile in un infinito dolore. Le nuvole bagnate della sua tunica di affiliato parevano piangere sangue, il loro significato era proprio legato alla sofferenza del villaggio della pioggia, la sofferenza che quello sputo di terra aveva patito per mezzo dei ninja del suo stesso paese d'origine. Aveva pensato a lungo ad una decisione da prendere prima di fare scelte affrettate, dopo tanto tempo aveva finalmente capito che i veri eroi non erano coloro che avevano ammazzato tanti nemici in guerra, il vero uomo non era quello valoroso dalle mille battaglie sulle spalle, ma colui che non aveva altri interessi oltre alla sua amata patria e ai suoi cari. Quello era il vero scopo che un ninja avrebbe dovuto voler raggiungere a tutti i costi, la via del ninja che Kurobara aveva deciso di percorrere. La sua ombra si sdoppiò, l'orizzonte immenso d'innanzi a lui pareva diventare più vicino e più lontano ad ogni passo, come uno strano gioco di prospettiva. I suoi sandali si tuffavano ad ogni passo, riemergevano per dare una boccata d'aria e poi si riimmergevano per continuare il circolo all'infinito, ad un tratto, come il più grande tra i nuotatori si ferma per una pausa all'asicutto, anche loro si arrestarono improvvisamente, rimanendo su un brullo lastricato di nuda roccia, su cui le gocce di pioggia caddero per l'ultima volta in un tempo ormai remoto, quasi mitologico. Sopra la sua testa uno stormo di avvoltoi bramanti la loro quotidiana carcassa andava a convogliarsi, generando spirali che dal basso proseguivano verso l'alto seguendo le correnti ascensionali, generando una sorta di cono, simile a onde sonore che si propagavano, così come il loro fastidiosissimo verso. Sotto di loro la selva della morte. Lo stormo di uccelli coprofagi si voltò in direzione nord, attirato da fumi anomali che avvolgevano l'intero villaggio di Iwagakure No Sato, con i loro occhietti terrificanti sorvegliavano la situazione dall'alto, propagandosi su tutto il cielo del villaggio, oscurandolo in parte. Le difese del villaggio sembravano essere state eluse con tanta facilità da loro, eppure per qualsiasi uomo sarebbe risultata un impresa vana e senza speranza alcuna. Gli uomini,o coloro che possono essere chiamati tali,sono artefici del loro destino,che esso porti al male o al bene,alla vita o alla morte,alla gloria o all'oblio,esistono invece esseri così infimi che non potrebbero essere neanchea accostati agli altri esseri umani,esseri in grado di aizzare il proprio potere nei confronti di bambini indifesi.Molto tempo fa' ad Amegakure imperversava il caos più totale,le più potenti nazioni ninja si diedero battaglia proprio nelle lagune di quel piccolo villaggio sfoggiando gli atti più atroci e inumani che l'intero continente ebbe modo di vedere:Stupri di massa,feroci imboscate nei confronti di civili indifesi,interi distretti rasi al suolo.Nel cuore puro di Kurobara incominciò a divampare una fiamma di rabbia e vendetta alimentata da un alitar di macabre visioni che proprio in quel momento si susseguivano incessanti davanti i suoi occhi. Un sussulto di rabbia fece per un attimo perdere il controllo al ninja della pioggia che strinse forte la rosa d'avoria che stringeva nella mano sinistra,una stretta così forte e piena di rancore che gli causò la fuoriuscita di sangue nei punti in cui le spine del fiore erano in contatto con la nuda pelle del giovane.Un incubo a occhi aperti,un improvviso viaggio nel tempo aveva catapultato la rosa nera di Ame nel suo passato di ingiustizie e morte,nonostante che nel paese della roccia non piovesse da anni quel giorno il pianto del cielo era più presente che mai ed esigeva vendetta. Una nebbia scarlatta incominciò a propagarsi da quel promontorio inglobando inesorabile tutto ciò che si stagliava sotto di esso nella sua stretta sanguigna e silente,quella chiazza rossastra si espandeva sul terreno roccioso come un fiume che rompendo i suoi argini non trovava modo di placare la sua corsa furiosa. Dal corpo di Kurobara si plasmò una figura rossa,all'inizio poco distinguibile poi sempre più umana,figura che con lo shinobi di Ame andò a dileguarsi in quella nebbia pestifera. I leggendari scenari di Iwagakure no sato,retaggio d'una potenza mai raggiunta,si stagliavano alti e maestosi in quella regione tristemente nota del continente,la regione che ebbe modo di dare i natali ad alcuni dei più temibili ninja del mondo quest'oggi sarebbe stato teatro di un altro atto forgiato nel sangue. Ancora una volta,la mente di Kurobara venne catapultata nel passato terribile di Amegakure: Las noches,l'enorme sala posta al centro della città della pioggia,era gremita di gente,forse tutta la popolazione era presente,i loro occhi tutti puntati su una figura trascendente dalla chioma cerulea folta e curata che soave scendeva lungo la sua schiena spezzando i colori spenti delle tipiche vesti che venivano indossate dal corpo shinobi del villaggio,al contrario gli occhi di quel giovane guardavano fissi la sommità della maestosa scalinata che gli si parava davanti,un lungo tappeto di marmo lastricato adornato da meandri e simboli chiari smorzava i spigoli della scalinata facendola sembrare una cascata dalla quale sgorgava un tranquillo e limpido ruscello che continuava il suo corso fino all'ingresso della stanza segnato a due colonne affrescate che alle estremità superiori montavano due splendidi capitelli di incommensurabile fattura.Dal trono posto alla sommità della scalinata,però,non si affacciò nessuno finché le guardie poste alla base della struttura richiamarono l'attenzione dei presenti ammutolendo tutti i bisbigli e i sospiri che sovrastavano il silenzio dell'aula,d'un tratto il corpo speciale della pioggia si intrattenne in una parata marziale,uno stuolo di servitori fuoriuscì simmetricamente dalle due porte nascoste dai giochi di prospettiva poste alla base della scalinata interna confluendo in un unica fila appena raggiunto l'orlo della della costruzione,per ultima uscì una figura dal volto pungente e dall'espressione gelida,un uomo sulla trentina che di umano aveva solo l'aspetto,il capo villaggio Aizen si era rivelato. <<kurobara-kun.>> La regina si era rivolta alla figura al centro della sala che tutti stavano osservando,all'udire di quelle parole pronunciate con una voce così fredda e solenne la folla si inchinò all'unisono e così fece l'uomo che era stato chiamato ''Kurobara''.<<aizen-sama...>> Replicò il giovane con tono deciso ma non sfacciato,dalla sua bocca non uscì altro,solo quella risposta secca che nella sua semplicità racchiudeva molto di più che una mera risposta all'appello.<<kurobara,Kurobara-kun...Da oggi i tuoi sogni diverranno realtà,da questo momento la tua esistenza sarà messa a servizio del villaggio che per troppo tempo ha subito atrocità. Il capovillaggio si alzò dallo scranno sul quale era andato a sedersi e si avvicinò moltissimo al suo subordinato,nonostante non credesse a nessuna delle parole di speranza e giustizia che pronunciò non potè far altro che marcare questo momento solenne per spingere con le sue subdole macchinazioni il giovane shinobi di ame a fare il suo volere,indirettamente. <<ora va e difendi il tuo popolo dalle ingiustizie che il mondo gli impone>> L'ignaro Kurobara,inorgoglito dalle parole ammaliatrici del leader rispose fermamente Sarà fatto.
[...]
Una figura sanguigna sbucò dal banco di nebbia cremisi proprio davanti a quell'essere inferiore <<come fai ad avere il coraggio di fregiarti di un coprifronte mentre sei qui a infierire su un ragazzino,con il tuo vile atto stai infangando il nome di suna sotto gli occhi vigili dei leggendari ninja della roccia,mi farò carico io stesso del loro ingrato compito.Respira profondamente,a più riprese!Assaggia per l'ultima volta l'aria che ti circonda perché quest oggi cadrai per mano mia.>> La nebbia,che sembrò essersi placata,divampò ai lati di quell'angelica figura avvolgendola e riponendola come una premurosa madre nel suo abbraccio protettivo,un abbraccio che per quell'uomo senza virtù si sarebbe rivelato mortifero. |
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