Non era notte, al contrario era una fresca mattina estiva ed il sole era gia alto nel cielo. Non aveva motivo di muoversi nell'ombra, quel giorno non avrebbe ucciso nessuno, forse. Bevve una sorsata d'acqua dalla borraccia appesa alla vita ed entrò nella banca di Kiri.
-
Molti dipendenti lo fissarono inquieti. Forse erano i sacchi vuoti che portava in spalla a catturar loro l'attenzione. Passò tranquillamente tra i banconi. I dipendenti continuavano a fissarlo, aspettandosi da un momento all'altro un qualche gesto folle, che però non arrivò. Mangetsu continuò dritto, fino alla porta che conduce alle camere blindate. Nessuno tentò di fermarlo. E ci mancherebbe! Sono un dannato cittadino di Kiri anche io!
-
I lunghi corridoi che ospitano le camere blindate della banca di Kiri erano fastidiosamente stretti e bassi, ma scendendo gli svariati piani della struttura l'aria cominciava a prendere più umidità e questo era sufficiente per lo shinobi. Camminava tranquillo, ogni tanto incontrava qualche tizio con un fascicolo in mano che faceva finta di leggere per non incrociare il suo sguardo, e questo lo compiaceva.
-
Si fermò di colpo. Il piccolo cartellino appiccicato alla porta di sicurezza che aveva davanti diceva: Kishimoto Senju 01875. Il suo primo ed unico allievo. In un attimo il braccio di Mangetsu si gonfiò di muscoli; il pugno che sferrò fu devastante tanto che i cardini della porta di sicurezza cedettero senza opporre resistenza. Entrò nella camera, posò un sacco e cominciò a riempirlo. Quando fu completamente pieno uscì. Ripetè lo stesso procedimento per molte altre camere. Passò anche per la camera di uno dei suoi amici più fidati, Kin, in cui ritrovò anche uno speciale rotolo di pergamena che gli era stato affidato da Hashirama Senju, e del suo successore al titolo di Mizukage, Nagato, con cui aveva avuto dei dibattiti che poi si erano risolti. Si sorprese nel constatare che quella di Zlatan, uno dei Mizukage e Spadaccini più celebri al mondo, fosse ancora piena; credeva che tutti i suoi averi fossero stati sepolti insieme a lui.
-
Di nuovo, nessuno cercò di fermarlo. Nessuno seppe dire una parola. Prima di andarsene, disse solamente: Il denaro dei morti non serve a nessuno.

Che giorno è?

Quanto tempo è passato?

Quando è stata l'ultima avventura? Quando l'ultima battaglia? Quand'è stata l'ultima volta che il sangue marcio e scarlatto del perdente ha sporcato la lama del vittorioso? Di che colore è il cielo? Che colore hanno le nuvole, l'erba, i tetti? C'è bisogno di morte, nella vita. Senza morte non esiste la vita, sono due cose inscindibili. Ma non si può morire sdraiati su un letto, e di conseguenza non si può nemmeno vivere. Sostanzialmente si vive per morire. Il problema è che tutti muoiono, ma solo in pochi vivono.

Mangetsu aprì gli occhi. Era notte fonda e la luna piena, visibile attraverso la finestra della sua stanza, rischiarava il cielo. Si sentì vivo, dopo molto tempo, forse troppo. Ora aveva solamente fame, una fame che non poteva essere saziata.
Andiamo a cercare un po' di morte.