Di esperienza ne ho parecchia, svolgendo e moderando molti scontri importanti, anche guerre. In queste ultime settimane mi sono letto i nuovi regolamenti e mi sono aggiornato con quello che è il nan di oggi. Vorrei ritornare a giocare e possibilmente offrire anche qualcosa al forum che in passato mi ha dato tanto riproponendomi come mod scontri.
*993 ... 994 ... 995 ... 996 * Piegamento dopo piegamento Shura della roccia teneva a mente il conto dell'esercizio , le braccia ipertrofiche salivano e scendevano con ritmo cadenzato e preciso, scandendo il tempo tra un inspirazione e una espirazione. Il corpo teso come una corda di violino si bagnava di sudore, dalle spalle scivolava giù lungo i pettorali che si gonfiavano e sgonfiavano come il mantice della forgia, le gocce cadevano una ad una a terra , svanendo in un lampo nei recessi della terra rossa. *997... 998 ... 999 ... 1000* Ad esercizio finito l'uomo dalla chioma corvina scattò ritto in piedi afferrando un cencio intriso che aveva poggiato su una roccia , lo passò sulla fronte , poi sulle spalle , infine sul petto. Ignudo nel corpo , i muscoli a fior di pelle con le vene che scalpitavano appena sotto le membra gagliarde , sotto il sole cocente del paese della terra. Senza dar segnale di stanchezza alcuna si voltò sulla destra e s'incamminò verso un sentiero tortuoso , una vetusta mulattiera che s'attorcigliava ai pendii d'una roccia monolitica antica come il mondo. Shura l'attraversò in breve tempo , proseguendo lungo il tragitto finché trovò dinnanzi a se un'estesa pianura rocciosa circondata da un mastodontico canyon, dalla cui cima un cascata si gettava a fondovalle, proseguendo il suo cammino nel letto del fiume che s'era scavata nei millenni. Questo era il luogo prediletto di Shura che amava meditare sotto i flussi e i riflussi dell'acqua potente , in una nicchia rocciosa dietro il muro impetuoso. Così fece egli anche quel giorno, sedette a gambe incrociate tra i flutti e la spuma del vigore dell'acqua. Socchiuse gli occhi lasciando che fossero gli altri sensi ad espandersi : Dal fragore della cascata distingueva nitidamente il cinguettio degli uccelli, il gracidio delle rane , i respiri affannati e i cuori palpitanti. Palesatevi. Pronunziò dalla bocca un'unica parola che risuonò come un minaccioso ultimatum. All'udire di questa richiesta due uomini accorsi dal villaggio della roccia ossequiarono Shura, apparendo di fronte a lui col volto chino verso la terra , piegati sul ginocchio. I due jonin , senza troppi giri di parole, informarono l'interessato di quanto stesse accadendo nelle alte sfere del villaggio e di come il consiglio dei saggi, a causa della scomparsa del precedente Tsuchikage, avessero deciso di affidare a lui l'incarico di kage , che pur consapevoli della sua indole e del suo continuo ritrarsi dalla vita pubblica , non potevano non prendere in considerazione le sue straordinarie capacità e il suo senso del dovere. In un periodo in cui le forze del caos riemergono dalle tenebre , chi meglio d'un uomo integerrimo come lui poteva rappresentare la roccia? La sua condotta marziale avrebbe reso grandi servigi al villaggio, almeno finché qualcun altro fosse apparso per reclamare il diritto al trono, magari qualcuno più diplomatico di lui, insomma più adatto ad un ruolo non puramente militarizzato. All'udire questa proposta Shura non batté ciglio e in cuor suo non provava ne dispiacere ne felicità per questa situazione. Si limitò di eseguire gli ordini e di accettarla : Avrebbe ricoperto la carica di Kage finché qualcuno in grado non si sarebbe fatto avanti. E sia , verrò al villaggio per la cerimonia di domani. L'uomo dai capelli corvini si voltò di lato, allungando il braccio per prendere un panno bianco e cingendolo dalla vita in giù a coprire le virili nudità. Poi asciugò accuratamente il corpo e la chioma selvaggia , infine rivestì i tipici indumenti e indossò il coprifronte dorato che lo accompagnava sempre. Con permesso. Si fece strada tra i presenti mentre il suo corpo veniva avvolto da una folgorante armatura di fulmini, col profilo della mano menò un colpo , col braccio che dal basso scattò in alto in un istante. Un boato nella grotta fece tremare le pareti, l'acqua cominciò a zampillare intorno come se piovesse: Quella mossa aveva tagliato di netto il flusso della cascata a metà , abbastanza da permettere ai tre ninja di uscire al di fuori e di lasciarsi alle spalle l'acqua alle spalle che si richiuse dietro di loro.
Quel Bobbu Marulei doveva morire, Vuraddo l'aveva promesso al sommo Jashin e avrebbe fatto di tutto per tener fede alla propria parola. Una volta che l'esaminatore ammise la forza dell'Immortale, occupandosi della salma dello studente, il genin di Kusa uscì dal simbolo della propria divinità, nascondendosi dietro un albero. Lì attese fino a quando il suo bersaglio uscì dalla scuola, avviandosi verso casa. Subito il cultista fece scorrere le fibre nere sotto il terreno, fino a quando non raggiunsero l'uomo. - Salve Maestro. - Esclamò il ragazzo dai capelli d'argento, distraendolo con un saluto beffardo, mentre i fili già si erano piantati nella sua morbida carne allontanando le mani affinché non potessero formare sigilli. - Da quanti anni fai l'insegnante, povero inetto? - Vuraddo formò una lancia dal terreno, conficcando la punta dell'arma all'interno della gola fino a perforare la quarta vertebra cervicale. - La tua vita non ha avuto alcun senso, ma lo avrà la tua morte! - Sorrise, prelevando il sangue dal collo del malcapitato mentre piantava l'asta nella corteccia dell'albero che lo aveva tenuto nascosto. La lancia fu sufficientemente solida da tenere appeso da sola il corpo dello sciagurato. La pelle di Vuraddo tornò a inscurirsi, mentre con le sue stesse fibre andò a infliggersi una ferita sufficientemente profonda da permettergli di formare il simbolo della divinità nel terreno. S'inginocchiò al centro, alzando le mani verso il cielo e professando la sua preghiera. - Oh Sommo Jashin, come promesso ti offro la vita di quest'uomo. Fa ciò che vuoi della sua anima e non dimenticare che te l'ha offerta il tuo adepto più fidato: Vuraddo! - Detto ciò, l'Immortale si auto inflisse decine di punture con le proprie fibre, trasferendo il tutto alla vittima difronte a lui. - Muori cane bastardo! DyyAAAAH-AH-AH-AH-AH!! - La risata malsana riecheggio per tutta la zona. L'essere non sentiva dolore, solo un immenso, indescrivibile piacere. Concluso il rito, Vuraddo se ne andò da Kusa, sfregiando il simbolo sul coprifronte con una barra e rubando quello della propria vittima: il primo di una lunga serie di ninja sacrificati al proprio dio.
Aspirante comico? Quando Vuraddo udì tali parole squadrò il tizio che era stato mandato lì per esaminarlo, domandandosi cosa gli avrebbe dato più fastidio. Morire? No, sarebbe stata una scelta troppo scontata, d'altronde gliela aveva appena sbattuto in faccia e se lo sarebbe aspettato. Voleva la comicità? Beh, Vuraddo gliela avrebbe data! Non appena furono all'aperto e l'Immortale ebbe il tempo per esibirsi, portò una mano attorno al mento massaggiandoselo con fare contemplativo. - Il cavaliere bianco e il cavaliere nero fanno un duello. - Dalle caviglie, alcuni sfilacciamenti neri penetrarono il terreno. - Il cavaliere nero ammazza il cavaliere bianco, ma il cavaliere bianco aveva tre figli e tutti e tre sfidano a duello il cavaliere nero. - Con la mano libera, il cultista fece emergere dal terreno una lancia di pietra impugnandola salda nel palmo. - Il cavaliere nero li ammazza tutti e tre. - Lo sguardo di Vuraddo si mosse verso uno degli studenti e fu in quel momento che le fibre nere immesse nel terreno riemersero, conficcandosi come aghi tra i tendini della gamba del malcapitato. I fili si tesero e l'allievo venne trascinato per qualche metro fino al comico. - Questi tre figli avevano tre figli per uno e tutti e nove sfidano il cavaliere nero, ma il cavaliere nero li ammazza tutti e nove. - L'Immortale avvicinò la mano libera fino a colorare di rosso il suo polpastrello, leccando così il sangue dello studente appeso a testa in giù. La sua carnagione s'inscurì fino a diventare quasi del tutto nera. Si ferì poi alla giugulare, lasciando che il sangue colasse a terra a fiotti e lo stesso avvenne per lo studente. - Questi nove figli avevano tre figli per uno e tutti e ventisette sfidano il cavaliere nero, ma il cavaliere nero li ammazza tutti e ventisette. - Durante il racconto, Vuraddo tracciò a terra il simbolo di Jashin, finendo per osservare l'insegnante inerme. - La morale? La morale è che al cavaliere nero non gli devi cagà er cazzo! - La lancia di pietra si conficcò nel cranio del malcapitato studente, il quale venne poi gettato ai piedi dell'esaminatore, ormai privo di vita.