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Partecipanti: Emiya Uzumaki - Tobi Uchiha
Luogo dell'avventura: Nei pressi del confine tra Ame ed il paese del fuoco
Motivo: Da scoprire pure per noi
Clausole: On/off perché Altair ha la scheda da sborone
Edited by Aidel - 1/11/2020, 20:12. -
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SCHEDA: MONDO NARAKA
La foresta sussurrava silenzi mai scritti, all'alba di un nuovo giorno. Nel cielo le nubi componevano adunanze sparse, oscurando a tratti un debole Sole d'autunno, mentre tutto intorno la foresta pareva tacere, assorta in una stasi innaturale, addirittura -forse- spettrale. Al confine tra due dei paesi più tempestati, negli ultimi anni, dalla presenza di ninja valorosi ormai scomparsi dalla circolazione, nessuno avrebbe osato rompere quel velo fatto di lievi sussurri ed echi lontani.
Neppure qualche cacciatore che, munito del proprio buon equipaggiamento, si spingeva in quel luogo poco battuto a compiere qualche uscita di caccia, alla ricerca di un buon pasto da portare a tavola.
Il mondo dei ninja era cambiato, questo è certo, ma ben poco ne erano cambiati gli autori.
Il desiderio umano avrebbe continuato a spingere gli uomini verso il credo dell'homo homini lupus, il prevaricare sull'altro, la guerra, il dolore, la conquista.
Tobi, in questo, aveva fallito.
Aveva voluto concedere agli uomini una possibilità di redenzione, come un novello Cristo, che assurge all'alto dei cieli, ma senza successo. Dopo la dipartita di Kisuke ed Aizen, Tobi era rimasto solo al mondo, a consumarsi fino alla morte. Ne rimaneva una volontà residua, dispersa chissà dove, a muovere un corpo fantoccio, fatto di puro spirito materico, una stessa volontà che muoveva altri sei fantocci, sparsi per il mondo a girovagare privi di una meta.
Un piccolo corvo che si posa su un ramo, uno stormo che oscura la Luna.
Uno stormo di corvi oscura il Sole, mentre in quella giornata d'Ottobre gli occhi pallidi di una Strega sono in più punti del bosco, attenti.
A volte trattasi di semplici presagi, di sventura, forse, o di morte.
Come un corvo che solca il volo alla Mezzanotte, l'ora della superstizione, delle streghe. L'ora in cui il male pare prendere una forma propria e da lì, muoversi.
La volontà residua di Tobi invadeva il mondo come un tumore, una data di scadenza.
Il tempo scorre.
Quando il giovane Uzumaki, quel dì, era sul punto di giustiziare la sua preda, in un atto quasi clemente, una estroflessione ossea, candida come la neve d'inverno, si frappose tra la sua lama e la piccola anima innocente e spaventata.
L'entità, quasi eterea, era apparsa come dal nulla, in un silenzio di tomba, quasi nutrita dalle emozioni delle due parti: da una la paura, dall'altra l'insensatezza.
I capelli bianchi cadevano sulle spalle sino alle ginocchia, la veste sgualcita, come una vestaglia candida decorata da nere tomoe lievemente sbiadite. Il volto solcato da crepe, le mani ossute, dalle unghie smaltate di viola, gli occhi vacui.
Così si presentava la donna, come in una apparizione ultramondana, ma qualcuno che conosce la storia avrebbe riconosciuto, in quella decadenza, un barlume di umanità. Amaterasu Uchiha Kaguya.
L'estroflessione ossea si irradiò di chakra raiton, prese a brillare. Presto la katana di Emiya fu tagliata a metà, come un panetto di burro fuso da una lama rovente.
Cosa ti spinge qui, shinobi?
Sussurrò la Kaguya, incrociando lo sguardo del cacciatore.
Tutto intorno a loro solo la foresta era testimone di quella apparizione, sugli alberi che circondavano l'incontro erano state applicate delle carte bomba, sul fronte di ognuno, quasi a tenere una trappola al predatore.
E' il ciclo della vita, come pensava l'Uzumaki, un piccolo topo viene mangiato da un gatto, che poco dopo il suo pasto è afferrato e sbalzato in aria dagli artigli di un falco.
Un mondo crudele e, forse, mai cambiato davvero.. -
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Edited by Aidel - 29/10/2020, 20:18. -
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SCHEDA: MONDO NARAKA
Alcuni saggi dicevano che per l'uomo è impossibile raggiungere la condizione di divino, come entità capace di trascendere l'essenza stessa delle cose e raggiungere, tramite la contemplazione, la perfezione stessa. Una teoria propria di una cerchia ristretta di anziani, certo, ma pur sempre veritiera. Sulla faccia della Terra non si è infatti mai visto nessuno raggiungere un tale livello di forza spirituale, da potersi distaccare per intero dalla condizione "umana" per annoverarsi a quella di "trascendentale" e, dunque, divina.
Nel momento stesso in cui la Kaguya si era palesata dinnanzi al giovane Uzumaki, ella sembrava quasi poter percepire l'istante in cui il terrore prese forma in lui. Un timore reverenziale, che chiunque avrebbe provato nei confronti di un ninja leggendario, come in quel caso l'Uchiha macchiata dall'onta di essere una mezzosangue.
Alla Divina, dal canto suo, non erano sfuggiti numerosi dettagli, quali il terreno e le sue condizioni, che avrebbero lasciato sicuramente al rosso una via di fuga, volentieri concessa dalla donna, il cui solo scopo era quello di accertarsi delle intenzioni del suo sfidante. Quella, più molti altri dettagli, che per esperienza la Kaguya aveva accuratamente scrutato nel suo avversario, il quale probabilmente avrebbe presto conosciuto, aguzzando le sue abilità sensoriali.
La Kaguya seguì con lo sguardo il movimento di Emiya, mentre l'estroflessione ossea tornava al suo posto ed il fumo iniziava ad avvolgerla.
Un ghigno, prima di sparire, poi una eco persa a seguire il mukenin randagio anticipò l'arrivo di un attendibile attacco a sorpresa proveniente dalla nebbia. La Kaguya si era letteralmente diradata nell'ombra.
Non sarò io, a inseguirti, sarà la foresta.
Sussurrò, mentre le prime bombe esplodevano e non le solo bombe visibili in quell'istante, ma decine e decine di altre bombe a seguire, dando origine ad un fragore circolare, come un sasso che tonfa nelle acque calme di un lago e crea un rincorrersi di ondine. Così le bombe presero a detonare l'una dopo l'altra, in un riverbero a domino che divampava in un incendio di ingente gravezza, feroce, ad inseguire l'Uzumaki in assetto frontale.
Un incendio che non inseguiva l'Uzumaki solo, ma anche la Kaguya già in fuga dall'essere coinvolta nella deflagrazione distante qualche centinaia di metri, saettante tra i rami, distante qualche km dallo sconosciuto, a lui parallela, tanto da poter essere notata dai suoi sensi. Compose una serie di sigilli, ora Emiya avrebbe notato innumerevoli altre Amaterasu, in fuga verso direzioni varie come impazzite, mentre la foresta collassava in un incendio divampante e molteplici corvi, pregni del chakra di Tobi, svolazzavano all'impazzata tra le fronde, alcuni addirittura travolti ed uccisi dalle fiamme dell'incendio oramai incontrollabile.
Non affronterai me, Uzumaki, affronterai la foresta. Lo farai con me, o da me ti farai distrarre?
Con la sua mossa diversiva, la Kaguya mirava a confondere le abilità sensitive di Emiya, per due motivi principali: verificare se egli detenesse davvero questo potere e, soprattutto, se avesse compreso che i reali pericoli sono in realtà quelli più prossimi. L'elefante nella stanza.
Di fatto, per l'Uzumaki, in quel momento il caos sarebbe stata una percezione costante, in cui il chakra di Tobi e della Kaguya apparivano pervasivi, in un disordine in cui soltanto una mente zen avrebbe saputo porre ordine e regolarità.
Un ninja non dotato di doti sensitive non avrebbe di certo mai potuto gestire una simile situazione, pertanto, qualsiasi mossa Emiya avesse compiuto, sarebbe stata per Amaterasu una conferma delle sue doti e -pertanto- avrebbe potuto interessarla.
Raramente le divinità si degnano di guardare gli uomini: quando lo fanno cercano interesse, forse divertimento.
In quel caso la Kaguya voleva conoscere il suo avversario, capire "di che pasta era fatto", senza mai effettivamente attaccarlo direttamente. Non era suo interesse, ma questo -naturalmente- l'Uzumaki non avrebbe potuto saperlo.
Il test di Tobi era semplice, lo stesso riflesso in un pensiero dell'Uchiha impura.
*Giovane shinobi, saprai mantenere la calma?*
Avvicinarsi agli Dei: sin dall'alba dei tempi la stirpe umana ha sempre perseguito tale obiettivo; il mito del superuomo non nasce per caso, anzi ha le sue radici proprio nell'ideologia insita nell'uomo di poter superare ogni limite, varcare la soglia del cielo e spingersi ancora oltre, con sulle spalle delle ali possenti e instancabili. Un mito, questo, visto da molti come un male nell'uomo stesso insito, e spesso sbeffeggiato da numerosi miti e leggende. Si tramanda la storia di colui che volle sfidare i Kami rubando loro il fuoco, e da essi fu punito, o ancora di quell'altro che con delle ali di cera sulle spalle volle spingersi il più vicino possibile al Sole, finendo inesorabilmente per dissolvere il suo unico sostegno e dunque abbandonarsi alla morte. Queste concise favolette folcloristiche, che hanno come protagonisti gli stessi uomini, racchiudono dentro la loro struttura apparentemente semplice e infantile delle morali essenziali per la sopravvivenza di ogni individuo.
Questo la Kaguya lo aveva incarnato e grazie alla volontà di Tobi addirittura superato, sin dal momento in cui aveva presentato un'illusione di sè, uno specchio riflesso, un fantoccio, agli occhi dell'Uzumaki, senza che questi potesse ancora notarlo.
Sin dalla nascita i bambini sono educati a porsi dei limiti, poichè senza di essi risulterebbero troppo eccessivi nelle loro libertà, finendo per diventare degli individui senza briglie e convinti di poter compiere ogni impresa che passi loro in mente. Pura utopia, nel momento in cui ci si scontra con la vita, la quale come un uragano travolge l'essere e lo scaraventa qua e la, a mo di fiato maligno, privandolo di ogni avere e di ogni certezza, ma lasciando al suo interno un grande bagaglio di esperienza, derivata proprio da uno scontro così a muso duro. Si usa quindi dire che il sommo bene sia la virtù, e che conoscere le proprie capacità ed i propri limiti aiuti a vivere meglio, a non spingersi troppo oltre quella soglia sottile che chiamiamo "confine delle possibilità", superata la quale ci si ritrova in territorio nemico, completamente sguarniti e disarmati delle proprie certezze.
Se ci si focalizza su tale visione è indubbio concepire l'uomo come una creatura della natura profondamente tormentata, esso viene al mondo con doti mentali prive di pari; capace di fantasticare, di prevedere le azioni dei propri simili, di creare situazioni nella mente, di essere concretamente, nell'idealismo, un essere potenzialmente perfetto. E' triste, dunque, il conoscere che una tale perfezione non sarà mai raggiunta, e che quindi l'uomo non può che restare alla sua unica e reale natura: quella di recipiente.
Un recipiente di sogni, sangue e peccati!. -
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Plic Plic Plic
Le gocce di pioggia iniziavano a frangere le fronde degli alberi in modo sempre più incessante, i primi rombi di tuono rompevano la stasi silente che fino ad ora aveva vegliato su quel luogo. Alle volte la natura, così come gli essere umani, hanno solo bisogno di una piccola spinta.
Plic Plic
Qualche goccia solcava il volto della Kaguya lontana, si insinuava tra le crepe del suo volto distrutto e logoro dagli anni, dal tempo, dalla morte. Pareva quasi piangere, forse per un destino che non avrebbe meritato.
Amaterasu Uchiha Kaguya aveva manipolato alcuni fra gli shinobi più abili del mondo ninja, spingendoli ad azioni efferate, folli, per un amore forse mai vero, illusorio. Come una mezza Uchiha, disprezzata dai rinnegati della Roccia, aveva tessuto le più fine tra le illusioni, manipolando le menti di Itachi Uchiha, Ras Uchiha, e ancora Odin Akasuna, Shika Lee. Tanti, tra gli uomini, erano caduti tra le sue braccia, nella sua tela di ragno, mentre ella -scaltra- aveva mantenuto fedeltà al suo solo fratello Tsukuyomi.
Quando la sua vita cessò, non cessò mai la sua leggenda, la sua nomea, il suo fascino quasi spettrale e sfuggente.
Tobi la aveva scelta per questo motivo e non se ne sarebbe mai davvero pentito.
Il temporale era il suo pianto ed era incessante, continuo.
La natura, come quegli uomini caduti tra le sue braccia, alle volte ha solo bisogno di una piccola spinta.
La spinta era un incendio divampante, il suo calore aveva soltanto accelerato un processo inevitabile. Le nubi adunate in cielo e la leggera pioggia erano diventate presto un inferno di pioggia, tuoni e lampi, mentre la kunoichi rimaneva celata nel suo nascondiglio, diventando sempre più percepibile ai sensi dell'Uzumaki.
Aveva perso il suo Sharingan, strappatole da Tobi in segno di disprezzo verso il suo sangue, ma le sue illusioni erano rimaste reali, concrete.
Verso l'epicentro dell'inferno, Amaterasu Uchiha Kaguya si ergeva su un alto albero svettante sugli altri, in attesa del suo sfidante che era sicura avrebbe compreso come muoversi, facendo fede nelle sue abilità.
Le altre Amaterasu, dal canto loro, erano state un buon diversivo, utile a portare lo shinobi a percepire la reale Amaterasu, ora finalmente palese all'occhio della mente dell'Uzumaki.
Devo ammetterlo, è stato... divertente.
Compose una serie di sigilli, era una tecnica del fulmine.
Erano le stelle, lontane chissà quanto dalla Terra, irraggiungibili, alcune forse già spente, ma la cui luce continua a brillare per chi si trova indietro nel tempo. E' un'ansia angosciante quella che trafigge l'uomo nel momento in cui si ritrova a contemplare l'universo: oltre al realizzare la sua esistenza finita, capisce di trovarsi lontano, altrove rispetto a quei punti di riferimento astrali ed eterni così distanti. Dunque l'anima viene avvolta dalla profonda ansia esistenziale, ed il tetro manto della notte avviluppa per intero il cuore, quasi soffocandolo.
Sono in molti coloro che sostengono che la notte sia il più misterioso tra i periodi del giorno, ed in effetti è una sentenza innegabile, ma allo stesso modo non si può smentire il fatto che sia anche il periodo più affascinante; quella porzione di ore in cui il mondo cambia colore, e tutto appare per come realmente è quando nasce. Giacchè il buio è l'unica luce propria di cui brilla la materia, e tutto è nero, cupo, gretto in verità, per quanto possa sembrare ingiusto a noi uomini.
Tutto ciò che carpiamo durante il giorno, quando il Sole è alto in cielo, non è che un'illusione della natura, che per favorire i nostri sensi dati da essa stessa donatici, ci fornisce una visione chiara delle cose per capirle e vederle. Ci sentiamo a nostro agio quando il guardiano luminoso ci guarda da lassù, e in cuor nostro crediamo di non poter essere toccati da alcun male finchè esso resta lì, ma nel momento in cui va a morire ad Ovest divenendo rosso, e lasciando spazio alla sua sorella Luna, allora iniziamo a temere ed a ripararci, sperando di allontanare ogni entità maligna con il sonno. Poichè è in quel lasso di tempo che tutti i nostri pensieri peggiori sopraggiungono, rompendo la stasi del silenzio e fissandosi come monoliti nelle nostre menti deboli e fragili.
E' strana come concezione, e se ci si soffermasse di più nella contemplazione della notte stessa allora essa apparirebbe come un periodo di calma piatta, pacifico e benigno, con tutto il suo mistero e fascino torbido.
La foresta in fiamme veniva piegata da delle forti raffiche di vento. Come un corriere venuto da tempi lontani questo viaggiava instancabile, facendo inchinare qualsiasi elemento della natura intralciasse il suo cammino. Spirava da Ovest, spingendosi verso la direzione opposta, portando con se echi di lontane battaglie e voci spettrali e malevole, quindi si spandeva in grande maestosità lungo la brughiera. Era composta da alti alberi molto anziani, dalla chioma variegata, ve ne erano dai verdissimi ai più sbiaditi, tutti quanti con il loro alone solcato dal tempo.
Rimanevano lì immobili da anni, imperanti e perentori nella loro fermezza, erano altresì dimora di numerosi animali, che in quella notte dormivano sereni e al riparo, mentre molti altri di loro erano a caccia. Dopotutto è così che funziona nel loro regno, così come nel nostro, non v'è mai quiete uniforme per tutti, ma solo per coloro che sanno dove cercarla.
La natura lì dominava incontrastata, e la sola parvenza di mano umana era rappresentata dalla donna, che quasi si confondeva nello scenario idilliaco del bosco fosco.
Arte del fulmine: Kirin!
Sentenziò. La mano cadaverica, alzata al cielo ed irrorata di chakra raiton. Il ruggito di un enorme Drago.
Si trattava di una tecnica sconosciuta all'Uzumaki, forse mai realmente vista. Il jutsu supremo del fulmine, che si alimenta dei temporali per evocare la divinità suprema dei lampi.
Un jutsu che non lascia alcuno scampo e che ora dominava il cielo col suo volto spaventevole.
E' forse qui che incontrerai la tua fine?
Echeggiò la voce della Kaguya, nel momento in cui il gigantesco drago divenne visibile ai sensi, ma soprattutto alla vista del giovane.
Voleva che lo vedesse, voleva che contemplasse quel jutsu perchè fosse conscio del potere nascosto di quella natura del chakra.
Solo allora la voce proseguì.
No. Il tuo destino sarà scritto altrove, non qui.
Un movimento della mano, il Kirin volteggiò in aria, ne seguiva il movimento. Non lo aveva solo richiamato, lo controllava.
Giovane shinobi, da quando il mio occhio si è posato su di te, mi è stata subito chiara la natura del tuo clan, oltre che del tuo animo.
Le tue ambizioni, i tuoi sogni...
Possono essere spazzati via con troppa facilità.
Il drago di fulmini, il Kirin, non avrebbe lasciato alcuno scampo al giovane. Il suo impatto al suolo non era prevedibile, avrebbe spazzato via una intera foresta, una intera montagna addirittura. Non v'era modo di scampare a quella fine.
Volteggiò ancora.
E' il potere, il tuo nindo?
O è soltanto un mezzo per te?
L'immenso potere del Kirin, potrebbe essere tuo, piegare la volontà delle terre, dei cercoteri.
Quella donna era un invito, più che una forzatura.
Il chakra che irrorava la sua mano si affievoliva, fino a scomparire, così come il Kirin stesso, per pochi minuti apparso alla vista di Emiya.
Non scriverò io il tuo destino, Uzumaki. Credo tu abbia capito chi sono, in tal caso...
Vortici di vento e oscurità iniziarono a circondare Emiya, ognuno, al suo diradarsi, rivelava una figura incappucciata, fino ad un totale di cinque, tutte intorno a lui. La loro tunica nera, munita di cappuccio e cappello di paglia con strisce di carta e campanellini tintinnanti, celava interamente le loro fattezze.
Sono qui per dare solo una piccola spinta allo già scritto ordine delle cose.
L'ultima sagoma apparve poco distante da Emiya, di fronte a lui, da un vortice spazio-temporale che si estendeva da uno dei fori della sua maschera.
Un destino che si ripeterà, ancora una volta...
O forse sceglierai di cambiarlo?
Sentenziò infine, l'uomo mascherato.
Il Kirin si era diradato, risparmiando l'Uzumaki. Tobi non aveva più alcun fine negli spargimenti di sangue, ma solo nel dare una piccola spinta all'ordine naturale delle cose.SPOILER (click to view)[spoiler_tag]Perchè hai detto che le povere copie scappano verso le fiamme? Andavano in varie direzioni
Ad ogni modo no problem, scusa le ultime due righe di powerplay ma è solo ai fini della trama. [/spoiler_tag]
Coi nuovi spoiler non riesco a quotare tutte le righe, se vuoi ti spiego in pvt, ma tanto non ci sono problemi, ho fatto la cosa solo ai fini della trama per mostrare a Emiya il Kirin (che se vuole può imparare da Amaterasu stessa [NOTA OFF GDR]) e per dare onore a Amaterasu che gli scontri li conclude sempre col Kirin
PS: se vuoi accompagna il post alla musica che ci sta bene con Tobi stile MOM di Kingdom Hearts xDxD. -
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Le parole del giovane mukenin volavano via nel vento, fondendosi al crepitio della legna arsa dalle fiamme in lontananza, mentre Tobi si girava verso di lui. O, forse, ciò che di Tobi era rimasto.
Il Sennin congiunse le braccia sul petto, poi flesse l'avambraccio destro verso l'esterno, portando dunque la mano a pochi centimetri dal suo volto coperto. Il palmo aperto, celato da un guanto di materiale sintetico, anch'esso di colore nero, si trovava ora in posizione perpendicolare rispetto allo stesso cielo.
Io so chi sei.
Ma non so.. cosa sei.
Schioccò le dita.
Di colpo, tutte le sei vie della trasmigrazione furono avvolte da un vortice di chakra denso, violaceo tendente al nero della notte. Un chakra che le fortificava ed allo stesso tempo esulava da quel mondo umano, quasi fossero un elemento alieno, invasivo, come una sorta di virus.
Potere, destino. Perché mi parli di tutto ciò? Cosa stai cercando?
Continuò l'Uzumaki.
Tobi chinò il capo, quasi in un cenno di comica rassegnazione. Sorrise sotto il cappuccio.
La leggenda dei ninja narra che Kisuke Uchiha, Sosuke Aizen ed Hanzo Uchiha si elevarono verso il regno dei cieli dopo la fine della dinastia dei Kage periti ed il richiamo dello Tsukuyomi Infinito.
Prese a parlare, indicando la Luna, visibile appena nella fioca luce di quella mattina.
Il Satellite, alto in cielo, racchiudeva segreti ignoti agli uomini e perciò li affascinava, come una sorta di richiamo ancestrale.
Qualcuno dice stiano ancora combattendo, sai?
Ma queste sono solo leggende, dopotutto. Chi può dire sia andata davvero così?
Dopo la grande macchinazione di Kisuke Uchiha e la sua ascesa verso il Regno dei Cieli, il mondo è stato ricostruito secondo nuove regole e dettami.
Tobi distese le braccia, fissando il giovane mukenin dinnanzi a sè.
Chi sono io? Potrei dirti che mi chiamo Tobi, mentre in realtà il mio nome è un altro.
Oppure che sono qui per portare la pace nel mondo degli shinobi, quando in realtà voglio solo vederlo bruciare.
La verità è in ciò che vedi, giovane shinobi.. e presto anche tu vedrai lo stesso destino ripetersi, molto prima di quanto immagini.
La figura misteriosa, detta "Tobi" per mero senso associativo all'uomo mascherato, voltò le spalle al suo interlocutore, prima di proseguire.
Perchè tu sei certo di rivederlo, non è così, giovane Uzumaki?
Chiese, quasi conscio dell'inesauribile ciclo a cui il destino del mondo era sottoposto.
Una nuova organizzazione stava sorgendo, pronta a muovere nuove guerre, nuovo dolore.
Lo shinobi, dimenticato, voleva solo assistere allo spettacolo, al flusso inesorabile del fato, senza interferire; o forse il suo era solo un presagio, un monito di incombente pericolo.
Sarebbe stato all'Uzumaki comprendere a pieno il senso del suo quesito.. -
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Ti sbagli.
Alle volte per essere davvero felici occorre cercare a lungo dentro se stessi. Raggiungere uno stato di quiete e di costante compiacimento non è semplice, perciò spesso diviene necessario immergersi all'interno del proprio stesso spirito, per scorgere quelle verità celate e fare i conti con i propri fantasmi. Una pratica non da tutti, certo, ma sicuramente proficua se si intende ottenere davvero dei risultati soddisfacenti. Molti chiamano tale attività meditazione, ma in realtà non si tratta propriamente della stessa cosa.
La meditazione, infatti, comprende nel suo significato la contemplazione di ciò che circonda l'essere umano, dunque la Natura in tutta la sua interezza. Raggiungere quindi l'armonia della propria interiorità mediante l'equilibro tra questa e il mondo esterno, come una bilancia che a poco a poco, pesetto dopo pesetto, arriva ad avere una quantità pari di carico in ambedue i suoi piatti.
Io ho soltanto fatto sì che il destino facesse il suo corso.
L'uomo battè le mani, componendo un sigillo.
Il chakra che irradiava la sua figura parve cristallizzarsi nelle sue sfumature violacee, scomponendosi come pezzi di un puzzle che apre la pista all'Omega, un ampio vortice spazio temporale esteso tutto di fronte all'Uzumaki.
All'interno di quel vuoto cosmico, diverse immagini: Kisuke Uchiha, giovane anbu, si macchia del sangue del suo amico fraterno. Lo costringe a soffrire sotto il suo potere oculare, lo Tsukuyomi. Hanzo Uchiha trafigge Kisuke ed i due cadono al suolo, l'uno abbracciato all'altro.
Un vortice di carta rivela la figura di uno shinobi misterioso, Sosuke Aizen.
Una statua mastodontica, catene di chakra.
Una figura misteriosa si scontra con Renji Akasuna, gli parla, ma non si può udire alcuna voce.
Renjii Akasuna capitola nella sabbia del deserto, abbandonando la vita.
La grande guerra.
Sosuke, Kisuke, distruggono l'alleanza degli shinobi.
Poi il vuoto, occhi rossi come il sangue, i sei sentieri del dolore. Amaterasu Uchiha Kaguya e Shika Lee, tagliato con orrore a metà da Itachi Uchiha.
Hanzo Uchiha taglia a metà il sennin Itachi Haku, oggi sentiero del dolore lì presente.
Ogni tassello, si ricollega a quello prima.
Gli occhi di Itachi, gli occhi di Hanzo, poi quelli di Kisuke. Un vortice che spazza via il tutto, lo Sharingan di Tobi.
Ed ogni pezzo, si muove secondo un volere ben stabilito, Uzumaki.
Te lo ripeto, non ho interesse in alcuna delle fazioni presenti in questa guerra che è all'alba del suo avvenire.
Il vortice spazio temporale si diradò, lasciando spazio ad una finestra su un'altra dimensione, un luogo misterioso, scientifico, all'interno del quale il Raikage Hanzo Uchiha aveva condotto numerose ricerche negli anni in cui era ancora in vita.
La sua scomparsa, nel nulla e di punto in bianco, aveva insospettito non pochi shinobi e condotto all'abbandono di quel luogo, una volta scoperto.
Oeilvert, così era chiamato.
Quel centro di ricerche, basato essenzialmente sui movimenti astrali, quelli della Luna e lo Tsukuyomi Eterno, aveva spinto il sapere di quello shinobi oltre il comprensibile, spingendolo -probabilmente- a ricercare la verità nell'infinito margine che separa gli uomini dalle divinità.
L'uomo mascherato esortò l'Uzumaki a comprendere le sue parole associandole alle immagini di Oeilvert, un luogo ormai in totale decadenza, ma dall'inusuale fascino.
Fu qui che il Raikage Hanzo Uchiha studiò a fondo le storie dell'Eremita delle Sei Vie, la stele degli Uchiha, la leggenda dell'Eterna Illusione.
Quando comprese le intenzioni di Kisuke, egli si mise in viaggio, forse morì, forse ha soltanto cambiato forma.
Hanzo Uchiha aveva compreso il male nell'animo di Kisuke, era tutto ciò che serviva per muovere la sua volontà.
Come vedi, non tutti cerchiamo un motivo universale per combattere, a volte è soltanto necessario un ideale.
La mia vita... beh, sono sempre stato troppo fifone per andare in prima linea!
Ironizzò la figura, con una mossa stupida, quasi ad aggiungere una perversa nota stonata in quella sinfonia tanto seria.
Un gesto che non ci si sarebbe aspettato, da un ceffo tanto minaccioso.
Ad ogni modo, i demoni sono nuovamente in circolazione e questo ci permette di concepire un nuovo caos.
Tuttavia, questi demoni...
L'uomo chinò il capo, la mano destra sul mento gli diede un'aria dubbiosa.
Uhm, nah, questo non è necessario che tu lo sappia.
Sentenziò.
Non sarò io a impedirti di compiere il tuo destino, qualsiasi esso sia.
Tuttavia è naturale ordine delle cose che, quando un altro demone sarà minacciato, io comparirò per...
Tutte le sei vie del dolore composero dei sigilli e batterono una mano al suolo sotto i loro piedi.
Kuchiyose No Jutsu!
Una nube di fumo si estese in tutta l'area, avvolgendo i presenti. Al suo diradarsi, la statua del Dio degli Inferi, il Gedo Mazo, campeggiava sul luogo. I sei sentieri del dolore campeggiavano su ciascuna delle sue dita.
Dare una leggera spinta all'ordine naturale delle cose.
Concluse la figura. Quel temibile potere, richiamato dall'uomo leggendario, avrebbe sopraffatto ciascun altro shinobi, ma dinnanzi a lui si presentava nella sua forma sopita, la quale è in grado di assimilare il chakra dei cercoteri al suo interno.
Un'arma invincibile per una nuova Alba!. -
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Era passato molto tempo da quando qualcuno lo aveva chiamato con quell'appellativo, tanto, forse anche troppo. Un lasso tale che forse nessun altro lo avrebbe ricordato.
L'ultimo a chiamarlo così fu un giovane Uchiha, ormai deceduto da tempo, uno shinobi che gli aveva lasciato parte del suo immenso potere.
Da quel giorno in poi, il suo nome era stato solo uno: Tobi. Un monito di sventure e tragedie per il mondo ninja, un nome impronunciabile, quasi per scaramanzia, fonte di atrocità e bislacchi artifici tali da sconvolgere la morale comune.
Eppure quell'uomo nascosto dietro l'ombra di un cappuccio aveva così poco in comune con quell'antico nome, da risultare quasi una distanza oceanica, incolmabile.
Non sono più un maestro da molto tempo, ormai...
Riflettè la figura, in un tono non più solenne, nè ironicamente scherzoso come prima ancora, bensì mesto, quasi rassegnato.
Direi più che sono un maestro perduto, giovane Uzumaki... i cui insegnamenti sono racchiusi in una profezia incisa sulla Luna.
Alzò di poco la mano destra, portandola parallela al terreno sotto di lui. Un mucchietto di terra prese a sollevarsi, quasi fosse stato esulato dalle leggi di gravità, si staccò dal morbido suolo e formò una piccola sfera compatta, proprio sotto il suo palmo.
I cercoteri, o meglio, i nuovi cercoteri risvegliatisi dopo l'ascesa di Kisuke Uchiha, hanno conosciuto lo shinobi Hanzo.
Mentre i membri di Akatsuki hanno sempre ricercato il potere, Hanzo e Ras Uchiha hanno inseguito una speranza di pace.
L'uomo volse allo sguardo alla Luna alta in cielo, appena visibile dietro le nubi durante il loro diradarsi, come un satellite in pieno giorno.
Tuttavia, le grandi bestie codate che portano la guerra, sono anch'esse piccoli cuccioli, in principio. Innocui ed educabili.
Ma... questa è solo una supposizione!
Alzò l'indice sinistro, come ad ammonire l'Uzumaki.
Ciò che ti ho mostrato è il flusso inesorabile del destino, passato, presente e futuro. Non c'è alcuna differenza.
Il destino è ciclico, ed ogni cosa è destinata a ripetersi.
L'indice levato schioccò con il pollice della mano, producendo un rumore sordo, dinnanzi al giovane shinobi apparve una cassa scura, come una sorta di baule.
Credo necessitiate tutti di qualcosa che vi contraddistingua, ma per ora, credo possa bastare.
All'interno del baule vi erano numerose tuniche nere come la pece, identiche a quella indossata dalla figura misteriosa, poi degli anelli peculiari, ognuno con inciso sopra una placca d'argento un kanji ben specifico. Vi erano inoltre del filo di nylon, dei campanelli, una decina di kunai e shuriken, e qualche decina di carte bomba.
Non ho intenzione di anticipare quanto succederà, anche perchè -forse- non lo so neppure io con esattezza!
La figura si chinò in avanti con le mani sui fianchi, quasi in un ilare boo! verso Emiya. Era tornato scherzoso, seppur alle sue spalle continuasse a far capolino l'arma più potente dell'universo ninja.
Decidi cosa farne, di quegli effetti.
Concluse, tornando in posizione eretta e sicuramente più seriosa, a fissare ancora una volta la Luna.. -
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