Una nuova generazione

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    Partecipanti: Emiya Uzumaki - Tobi Uchiha
    Luogo dell'avventura: Nei pressi del confine tra Ame ed il paese del fuoco
    Motivo: Da scoprire pure per noi
    Clausole: On/off perché Altair ha la scheda da sborone

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    » Nome: Emiya
    » Cognome: Uzumaki
    » Rango: D
    » Villaggio: Mukenin
    » Organizzazione: Nessuna
    » Innata: Chakra Uzumaki
    » Speciale: Occhio della mente del Kagura
    » Caratteristica Pg: Iaido
    » Elemento #1: Raiton
    » Elemento #2: Katon


    Narrato Parlato Pensato Scheda

    SHINOBI NO KAMI





    Le nubi temporalesche si riuscivano ad intravedere dal candore della verde foresta. Le foglie venivano smosse dal vento freddo, ricadendo alle volte sul terreno fangoso e umido. Piccoli cespugli si annidavano intorno ad un piccolo lago sporco, nato probabilmente dalle continue piogge che rendevano la zona solitaria, deserta. Un luogo ideale per riflettere sul proprio destino, sul proprio futuro. Al centro tra il paese dei malviventi e il buonista espiatore dei propri peccati.
    Eppure, il mukenin non sembrava affatto cercare la tranquillità nella propria mente. Rimaneva nascosto, accovacciato sul ramo più piccolo di un albero.
    Ti ho preso!
    Esclamò, stringendo saldamente tra le proprie dita un comune kunai. Prese la mira, strizzando un occhio e mettendo a fuoco l’altro. Il respiro venne bloccato, la mano si immobilizzò di colpo fino a quando l’avambraccio flesse in avanti, facendo partire come un proiettile l’arma contundente. Il tiro sembrava essere ben calibrato, spostato di pochi centimetri dal vento e senza nessun ostacolo a fermarne l’avanzata.
    Sei mio.
    L’oggetto scomparve nel nulla e nessun suono fece auspicare ad un successo. Ma nonostante questo, il giovane non demorse neanche per un istante. Passò qualche secondo interminabile, quando finalmente un tonfo a pochi metri di distanza si fece udire per l’intera zona della foresta.
    Ci siamo, eheh
    Ridacchiando a bassa voce scese dal suo nascondiglio, camminando quatto. Poggiò le mani sulla corteccia dell'albero più nascosto, inclinando la schiena in avanti per poi far scorrere lo sguardo sulla propria trappola. Un coniglietto si dimenava appeso a testa in giù, legato per le zampe da un sottile filo di Nylon attaccato a degli shuriken conficcati in diverse cortecce.
    Mi dispiace piccolo.. ma ho fame.
    Sospirò amaramente, avanzando in direzione dell’animale.
    Cercherò di rendere la tua fine quanto meno dolorosa possibile.
    Aveva già assaporato la brezza di brandire un’arma sporca di sangue; era già rimasto inebriato dall’odore forte e ferroso della carne che si lacera sotto una lama affilata, senza battere ciglio e con facilità. Avrebbe sterminato una popolazione intera piuttosto che uccidere un piccolo essere, nato con l’unica colpa di essere preda e non cacciatore. Ma questo, purtroppo, era il ciclo della vita.
    La mano destra andò a cingere il manico della katana, pronto a sfoderarla alla velocità della luce per decapitare e uccidere all’istante.






    Edited by Aidel - 1/11/2020, 20:12
     
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    SCHEDA: MONDO NARAKA

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    La foresta sussurrava silenzi mai scritti, all'alba di un nuovo giorno. Nel cielo le nubi componevano adunanze sparse, oscurando a tratti un debole Sole d'autunno, mentre tutto intorno la foresta pareva tacere, assorta in una stasi innaturale, addirittura -forse- spettrale. Al confine tra due dei paesi più tempestati, negli ultimi anni, dalla presenza di ninja valorosi ormai scomparsi dalla circolazione, nessuno avrebbe osato rompere quel velo fatto di lievi sussurri ed echi lontani.
    Neppure qualche cacciatore che, munito del proprio buon equipaggiamento, si spingeva in quel luogo poco battuto a compiere qualche uscita di caccia, alla ricerca di un buon pasto da portare a tavola.
    Il mondo dei ninja era cambiato, questo è certo, ma ben poco ne erano cambiati gli autori.
    Il desiderio umano avrebbe continuato a spingere gli uomini verso il credo dell'homo homini lupus, il prevaricare sull'altro, la guerra, il dolore, la conquista.
    Tobi, in questo, aveva fallito.
    Aveva voluto concedere agli uomini una possibilità di redenzione, come un novello Cristo, che assurge all'alto dei cieli, ma senza successo. Dopo la dipartita di Kisuke ed Aizen, Tobi era rimasto solo al mondo, a consumarsi fino alla morte. Ne rimaneva una volontà residua, dispersa chissà dove, a muovere un corpo fantoccio, fatto di puro spirito materico, una stessa volontà che muoveva altri sei fantocci, sparsi per il mondo a girovagare privi di una meta.
    Un piccolo corvo che si posa su un ramo, uno stormo che oscura la Luna.
    Uno stormo di corvi oscura il Sole, mentre in quella giornata d'Ottobre gli occhi pallidi di una Strega sono in più punti del bosco, attenti.
    A volte trattasi di semplici presagi, di sventura, forse, o di morte.
    Come un corvo che solca il volo alla Mezzanotte, l'ora della superstizione, delle streghe. L'ora in cui il male pare prendere una forma propria e da lì, muoversi.
    La volontà residua di Tobi invadeva il mondo come un tumore, una data di scadenza.
    Il tempo scorre.
    Quando il giovane Uzumaki, quel dì, era sul punto di giustiziare la sua preda, in un atto quasi clemente, una estroflessione ossea, candida come la neve d'inverno, si frappose tra la sua lama e la piccola anima innocente e spaventata.
    L'entità, quasi eterea, era apparsa come dal nulla, in un silenzio di tomba, quasi nutrita dalle emozioni delle due parti: da una la paura, dall'altra l'insensatezza.
    I capelli bianchi cadevano sulle spalle sino alle ginocchia, la veste sgualcita, come una vestaglia candida decorata da nere tomoe lievemente sbiadite. Il volto solcato da crepe, le mani ossute, dalle unghie smaltate di viola, gli occhi vacui.
    Così si presentava la donna, come in una apparizione ultramondana, ma qualcuno che conosce la storia avrebbe riconosciuto, in quella decadenza, un barlume di umanità. Amaterasu Uchiha Kaguya.
    L'estroflessione ossea si irradiò di chakra raiton, prese a brillare. Presto la katana di Emiya fu tagliata a metà, come un panetto di burro fuso da una lama rovente.
    Cosa ti spinge qui, shinobi?
    Sussurrò la Kaguya, incrociando lo sguardo del cacciatore.
    Tutto intorno a loro solo la foresta era testimone di quella apparizione, sugli alberi che circondavano l'incontro erano state applicate delle carte bomba, sul fronte di ognuno, quasi a tenere una trappola al predatore.
    E' il ciclo della vita, come pensava l'Uzumaki, un piccolo topo viene mangiato da un gatto, che poco dopo il suo pasto è afferrato e sbalzato in aria dagli artigli di un falco.
    Un mondo crudele e, forse, mai cambiato davvero.
     
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    SHINOBI NO KAMI





    La lama attese impaziente di affondare nella carne dell’animale. Una storia già scritta e ripetuta nella mente così tante volte da anticipare un finale mai scritto, mai arrivato al termine. Le iridi dorate si dilatarono, come se la morte che aveva previsto si fosse proiettata sul suo stesso corpo.
    Il volto impallidito si scostò di pochi centimetri, così lentamente da lasciar trasparire l’incertezza e l’inquietudine che lo stesso rosso percepiva sui polpastrelli delle sue dita. Mai nessuno era stato in grado di bloccare con tanta maestria la sua estrazione, tanto meno oltrepassare l’occhio della sua mente. Eppure, questa donna dal volto scheggiato, era riuscita nell’impresa impossibile senza alcun accenno di fatica. Sembrava quasi un fantasma che si era sollevato dalle sue ceneri, presentandosi come un’anima uccisa dal tempo, in attesa che forse qualcosa - o qualcuno - venisse a colmare un vuoto mai esistito, una giustizia mai ottenuta. Solo qualche istante di pensieri si frappose fra le due parti, ritrovandosi a specchiare il proprio volto nello sguardo altrui. L’Uzumaki non era in grado di ricondurre quel viso ad un passato della sua madre terra. Forse era un nome sentito, un ritratto appeso ma ignorato o una storia scritta ma mai realmente letta. Un passato tanto importante ma sconosciuto, spezzato dallo spargimento di sangue, dalla perdita di una misera vita, da atti innocui ed osceni. Tante sfaccettature così complesse da risultare quasi impossibili da comprendere per un giovane ragazzino dai capelli rossi, ancorato alla propria esistenza per mero istinto di sopravvivenza.
    Il suono di un cuore palpitante si fondeva allo scornacchiare dei corvi; il sudore scolava corposo sulla fronte, congelato all’istante dalla fredda temperatura. Il corpo pietrificato rimaneva spettatore mentre il fulmine spezzava la sua arma, facendo saltare via una parte fondamentale del proprio essere come un semplice pezzo di ferro in mezzo al fango, distante appena un metro.
    Le dite si ancorarono ancor di più al manico, la fronte si aggrottò con una tale forzatura da sembrare quasi una bambola di vetro mentre la vista poneva a fuoco la donna. Solo brevi e piccoli dettagli facevano da contorno allo sfondo, portandolo a scostare di pochi centimetri la vista prima di rispondere.
    Con quale motivazione mi stai ponendo questa domanda?
    Sorrise becero, lasciando cadere i rimasugli della katana alla propria sinistra. Le mani andarono ad insinuarsi all’interno delle tasche, quasi rassegnate ad un futuro interrotto.
    Notevole come tu mi abbia teso un’imboscata nella mia stessa trappola eheh.
    Ridacchiò sotto i baffi, facendo scorrere i propri occhi sugli alberi più vicini. Le numerose carte bomba delineavano il campo da battaglia, alternandosi di corteccia in corteccia fino a delimitare un’area di spostamento di circa otto metri senza rimanere coinvolti da un’eventuale deflagrazione.
    Spero di non farmi fottere, allora.
    Immediatamente il corpo fece un breve salto sulla sinistra, concentrando il chakra sulle suole. Poi roteò di centottanta gradi, portando il piede destro ad un metro di distanza dalla posizione precedente. La mano sinistra, contemporaneamente, tirò fuori dalla tasca una sfera fumogena e la lanciò verso il basso.

    CITAZIONE
    Le foglie venivano smosse dal vento freddo, ricadendo alle volte sul terreno fangoso e umido.

    Le condizioni della terra sottostante sembrarono agevolare il movimento dello shinobi, rendendolo più veloce ed imprevedibile.
    CITAZIONE
    Le nubi temporalesche si riuscivano ad intravedere dal candore della verde foresta.

    CITAZIONE
    Un piccolo corvo che si posa su un ramo, uno stormo che oscura la Luna.
    Uno stormo di corvi oscura il Sole, mentre in quella giornata d'Ottobre gli occhi pallidi di una Strega sono in più punti del bosco, attenti.

    CITAZIONE
    E' il ciclo della vita, come pensava l'Uzumaki, un piccolo topo viene mangiato da un gatto, che poco dopo il suo pasto è afferrato e sbalzato in aria dagli artigli di un falco.

    Aveva notato la presenza dei corvi nell’ambiente circostante, alcuni più vicini, altri più distanti. Tanto da portarlo a porre più attenzione ai suoni dell’ambiente. Sembrava quasi uno scherzo del destino: per quale motivo uno stormo numeroso di corvi avrebbe dovuto volare nel cielo con un’inevitabile pioggia in arrivo? Poi, un suono fievole alle sue spalle. Poteva essere il semplice fruscio del vento, oppure un segnale di pericolo. Solo il tempo poteva donare risposte. Nel frattempo, però, se nulla fosse andato storto, lo spostamento avrebbe reso vano un possibile attacco alle spalle, combinato al fumogeno che avrebbe annebbiato la vista per tutti. Tutti tranne che per le sue percezioni.






    Edited by Aidel - 29/10/2020, 20:18
     
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    Alcuni saggi dicevano che per l'uomo è impossibile raggiungere la condizione di divino, come entità capace di trascendere l'essenza stessa delle cose e raggiungere, tramite la contemplazione, la perfezione stessa. Una teoria propria di una cerchia ristretta di anziani, certo, ma pur sempre veritiera. Sulla faccia della Terra non si è infatti mai visto nessuno raggiungere un tale livello di forza spirituale, da potersi distaccare per intero dalla condizione "umana" per annoverarsi a quella di "trascendentale" e, dunque, divina.
    Nel momento stesso in cui la Kaguya si era palesata dinnanzi al giovane Uzumaki, ella sembrava quasi poter percepire l'istante in cui il terrore prese forma in lui. Un timore reverenziale, che chiunque avrebbe provato nei confronti di un ninja leggendario, come in quel caso l'Uchiha macchiata dall'onta di essere una mezzosangue.
    Alla Divina, dal canto suo, non erano sfuggiti numerosi dettagli, quali il terreno e le sue condizioni, che avrebbero lasciato sicuramente al rosso una via di fuga, volentieri concessa dalla donna, il cui solo scopo era quello di accertarsi delle intenzioni del suo sfidante. Quella, più molti altri dettagli, che per esperienza la Kaguya aveva accuratamente scrutato nel suo avversario, il quale probabilmente avrebbe presto conosciuto, aguzzando le sue abilità sensoriali.
    La Kaguya seguì con lo sguardo il movimento di Emiya, mentre l'estroflessione ossea tornava al suo posto ed il fumo iniziava ad avvolgerla.
    Un ghigno, prima di sparire, poi una eco persa a seguire il mukenin randagio anticipò l'arrivo di un attendibile attacco a sorpresa proveniente dalla nebbia. La Kaguya si era letteralmente diradata nell'ombra.
    Non sarò io, a inseguirti, sarà la foresta.
    Sussurrò, mentre le prime bombe esplodevano e non le solo bombe visibili in quell'istante, ma decine e decine di altre bombe a seguire, dando origine ad un fragore circolare, come un sasso che tonfa nelle acque calme di un lago e crea un rincorrersi di ondine. Così le bombe presero a detonare l'una dopo l'altra, in un riverbero a domino che divampava in un incendio di ingente gravezza, feroce, ad inseguire l'Uzumaki in assetto frontale.
    Un incendio che non inseguiva l'Uzumaki solo, ma anche la Kaguya già in fuga dall'essere coinvolta nella deflagrazione distante qualche centinaia di metri, saettante tra i rami, distante qualche km dallo sconosciuto, a lui parallela, tanto da poter essere notata dai suoi sensi. Compose una serie di sigilli, ora Emiya avrebbe notato innumerevoli altre Amaterasu, in fuga verso direzioni varie come impazzite, mentre la foresta collassava in un incendio divampante e molteplici corvi, pregni del chakra di Tobi, svolazzavano all'impazzata tra le fronde, alcuni addirittura travolti ed uccisi dalle fiamme dell'incendio oramai incontrollabile.
    Non affronterai me, Uzumaki, affronterai la foresta. Lo farai con me, o da me ti farai distrarre?
    Con la sua mossa diversiva, la Kaguya mirava a confondere le abilità sensitive di Emiya, per due motivi principali: verificare se egli detenesse davvero questo potere e, soprattutto, se avesse compreso che i reali pericoli sono in realtà quelli più prossimi. L'elefante nella stanza.
    Di fatto, per l'Uzumaki, in quel momento il caos sarebbe stata una percezione costante, in cui il chakra di Tobi e della Kaguya apparivano pervasivi, in un disordine in cui soltanto una mente zen avrebbe saputo porre ordine e regolarità.
    Un ninja non dotato di doti sensitive non avrebbe di certo mai potuto gestire una simile situazione, pertanto, qualsiasi mossa Emiya avesse compiuto, sarebbe stata per Amaterasu una conferma delle sue doti e -pertanto- avrebbe potuto interessarla.
    Raramente le divinità si degnano di guardare gli uomini: quando lo fanno cercano interesse, forse divertimento.
    In quel caso la Kaguya voleva conoscere il suo avversario, capire "di che pasta era fatto", senza mai effettivamente attaccarlo direttamente. Non era suo interesse, ma questo -naturalmente- l'Uzumaki non avrebbe potuto saperlo.
    Il test di Tobi era semplice, lo stesso riflesso in un pensiero dell'Uchiha impura.
    *Giovane shinobi, saprai mantenere la calma?*
    Avvicinarsi agli Dei: sin dall'alba dei tempi la stirpe umana ha sempre perseguito tale obiettivo; il mito del superuomo non nasce per caso, anzi ha le sue radici proprio nell'ideologia insita nell'uomo di poter superare ogni limite, varcare la soglia del cielo e spingersi ancora oltre, con sulle spalle delle ali possenti e instancabili. Un mito, questo, visto da molti come un male nell'uomo stesso insito, e spesso sbeffeggiato da numerosi miti e leggende. Si tramanda la storia di colui che volle sfidare i Kami rubando loro il fuoco, e da essi fu punito, o ancora di quell'altro che con delle ali di cera sulle spalle volle spingersi il più vicino possibile al Sole, finendo inesorabilmente per dissolvere il suo unico sostegno e dunque abbandonarsi alla morte. Queste concise favolette folcloristiche, che hanno come protagonisti gli stessi uomini, racchiudono dentro la loro struttura apparentemente semplice e infantile delle morali essenziali per la sopravvivenza di ogni individuo.
    Questo la Kaguya lo aveva incarnato e grazie alla volontà di Tobi addirittura superato, sin dal momento in cui aveva presentato un'illusione di sè, uno specchio riflesso, un fantoccio, agli occhi dell'Uzumaki, senza che questi potesse ancora notarlo.
    Sin dalla nascita i bambini sono educati a porsi dei limiti, poichè senza di essi risulterebbero troppo eccessivi nelle loro libertà, finendo per diventare degli individui senza briglie e convinti di poter compiere ogni impresa che passi loro in mente. Pura utopia, nel momento in cui ci si scontra con la vita, la quale come un uragano travolge l'essere e lo scaraventa qua e la, a mo di fiato maligno, privandolo di ogni avere e di ogni certezza, ma lasciando al suo interno un grande bagaglio di esperienza, derivata proprio da uno scontro così a muso duro. Si usa quindi dire che il sommo bene sia la virtù, e che conoscere le proprie capacità ed i propri limiti aiuti a vivere meglio, a non spingersi troppo oltre quella soglia sottile che chiamiamo "confine delle possibilità", superata la quale ci si ritrova in territorio nemico, completamente sguarniti e disarmati delle proprie certezze.
    Se ci si focalizza su tale visione è indubbio concepire l'uomo come una creatura della natura profondamente tormentata, esso viene al mondo con doti mentali prive di pari; capace di fantasticare, di prevedere le azioni dei propri simili, di creare situazioni nella mente, di essere concretamente, nell'idealismo, un essere potenzialmente perfetto. E' triste, dunque, il conoscere che una tale perfezione non sarà mai raggiunta, e che quindi l'uomo non può che restare alla sua unica e reale natura: quella di recipiente.
    Un recipiente di sogni, sangue e peccati!
     
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    SHINOBI NO KAMI





    Sotto le prime luci dell’alba il caos si spargeva silenzioso nei meandri della foresta. Solo un miracolo avrebbe potuto portare la salvezza, ma il dio profano era fin troppo corrotto dall’odio per salvaguardare la natura. La legge del più forte, del trascendentale e dell’onnipresenza erano divenute le priorità della propria esistenza, ponendo in secondo piano quello che gli uomini stessero distruggendo con le proprie mani. Allora, cosa avrebbe mai potuto fare un semplice shinobi alle prime armi? Poteva avere una mente perspicace e un corpo tollerante ma non disponeva delle competenze necessarie per sventrare a quella che sarebbe potuta essere la sua fine. Eppure, non si dava affatto per vinto.
    La fitta cortina di fumo si diradava nell’area, espandendo allo stesso tempo un leggero odore acre.

    CITAZIONE
    Il corpo pietrificato rimaneva spettatore mentre il fulmine spezzava la sua arma, facendo saltare via una parte fondamentale del proprio essere come un semplice pezzo di ferro in mezzo al fango, distante appena un metro.

    CITAZIONE
    Immediatamente il corpo fece un breve salto sulla sinistra, concentrando il chakra sulle suole. Poi roteò di centottanta gradi, portando il piede destro ad un metro di distanza dalla posizione precedente.

    Il ferro della lama era stato attirato dal chakra sulla suola del piede. Così, quando il giovane avanzò addentrandosi nella foresta, la punta metallica partì all’indietro andando a colpire un punto inaspettato. Non vi era alcun attacco mirato alla donna fantasma dissolta nel nulla, ma un filo di Nylon venne tagliato di netto. Il piccolo coniglio cadette con le zampe sul terreno, riprendendo la corsa per scappare a questa angosciante follia. Era buffo come la stessa situazione si riflettesse come uno specchio perfetto: Il mukenin correva a gambe levate cercando di scappare dalle fiamme dell’inferno, saltellando come una lepre per evitare di finire tra le fauci della tigre.
    Accidenti.
    Ansimante si ritrovò a dover prendere una scelta, ma qualsiasi sarebbero state le alternative, tutte avrebbero potuto portare inevitabilmente alla morte. Quindi il campo si restringeva: scappare dall’assalto dei lupi o schiacciato dalla trappola per il topo? Non era più in grado di potersi affidare alla sua vista, al suo tatto. Tutto poteva essere nulla e nulla poteva essere tutto. Troppi suoni si fondevano e rimbombavano in un eco assoluto, sparso da ogni direzione. Tanti fattori lo distraevano dalla sua concentrazione ma il tono del fantasma riusciva comunque ad entrare nella sua testa, farsi spazio all’interno del caos suggerendogli una via d’uscita. Prese un respiro secco, chiuse le palpebre e si affidò unicamente al proprio istinto e ai propri sensi. La mente calcolò ogni elemento, ogni variante, scartando le ipotesi con la minima possibilità di soccombere. Le esplosioni sarebbero partite in maniera frontale rispetto alla sua posizione a giudicare dai primi suoni uditi, obbligandolo a voltare i tacchi e correre in direzione opposta. Percepiva diverse manifestazioni di energia suddividersi in quella vasta area, quasi tutte rivolte verso le fiamme. I corvi si porsero da capo espiatorio, volando in contro al suicidio. Le copie della donna, allo stesso tempo, seguivano la stessa via, facendolo arrivare alla soluzione.
    Che stronza.
    Vista la posizione delle pedine, tutte sembravano dirigersi frontalmente alle molteplici esplosioni, nessuna invece dalla parte opposta a dove quella più lontana sembrava essersi collocata. Presumibilmente quello sarebbe stato l’unico punto dove le fiamme non sarebbero arrivate e dove l’originale lo avrebbe atteso.
    I polpastrelli si chiusero su se stessi, serrando i pugni. Le gambe cominciarono a muoversi ed il chakra fluiva sui piedi garantendogli un perfetto appoggio sul terreno, sulle cortecce degli alberi sani e sui rami sporgenti. La preda che corre nella bocca del leone per sventrare all’attacco dei puma. Chi sarebbe stato più veloce? Lui o le fiamme? Lui o la donna delle sciagure? O ancora, lui o colui che aveva deciso di giocare con la sua vita? L’Uzumaki sarebbe arrivato al capolinea, tuffandosi perfino nel fango pur di non sprofondare. Forse, aveva superato quel rompicapo. Oppure, aveva semplicemente corso gli ultimi chilometri prima di esser capovolto.




     
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    Plic Plic Plic


    Le gocce di pioggia iniziavano a frangere le fronde degli alberi in modo sempre più incessante, i primi rombi di tuono rompevano la stasi silente che fino ad ora aveva vegliato su quel luogo. Alle volte la natura, così come gli essere umani, hanno solo bisogno di una piccola spinta.

    Plic Plic

    Qualche goccia solcava il volto della Kaguya lontana, si insinuava tra le crepe del suo volto distrutto e logoro dagli anni, dal tempo, dalla morte. Pareva quasi piangere, forse per un destino che non avrebbe meritato.
    Amaterasu Uchiha Kaguya aveva manipolato alcuni fra gli shinobi più abili del mondo ninja, spingendoli ad azioni efferate, folli, per un amore forse mai vero, illusorio. Come una mezza Uchiha, disprezzata dai rinnegati della Roccia, aveva tessuto le più fine tra le illusioni, manipolando le menti di Itachi Uchiha, Ras Uchiha, e ancora Odin Akasuna, Shika Lee. Tanti, tra gli uomini, erano caduti tra le sue braccia, nella sua tela di ragno, mentre ella -scaltra- aveva mantenuto fedeltà al suo solo fratello Tsukuyomi.
    Quando la sua vita cessò, non cessò mai la sua leggenda, la sua nomea, il suo fascino quasi spettrale e sfuggente.
    Tobi la aveva scelta per questo motivo e non se ne sarebbe mai davvero pentito.
    Il temporale era il suo pianto ed era incessante, continuo.
    La natura, come quegli uomini caduti tra le sue braccia, alle volte ha solo bisogno di una piccola spinta.
    La spinta era un incendio divampante, il suo calore aveva soltanto accelerato un processo inevitabile. Le nubi adunate in cielo e la leggera pioggia erano diventate presto un inferno di pioggia, tuoni e lampi, mentre la kunoichi rimaneva celata nel suo nascondiglio, diventando sempre più percepibile ai sensi dell'Uzumaki.
    Aveva perso il suo Sharingan, strappatole da Tobi in segno di disprezzo verso il suo sangue, ma le sue illusioni erano rimaste reali, concrete.
    Verso l'epicentro dell'inferno, Amaterasu Uchiha Kaguya si ergeva su un alto albero svettante sugli altri, in attesa del suo sfidante che era sicura avrebbe compreso come muoversi, facendo fede nelle sue abilità.
    Le altre Amaterasu, dal canto loro, erano state un buon diversivo, utile a portare lo shinobi a percepire la reale Amaterasu, ora finalmente palese all'occhio della mente dell'Uzumaki.
    Devo ammetterlo, è stato... divertente.
    Compose una serie di sigilli, era una tecnica del fulmine.

    Kirin



    Erano le stelle, lontane chissà quanto dalla Terra, irraggiungibili, alcune forse già spente, ma la cui luce continua a brillare per chi si trova indietro nel tempo. E' un'ansia angosciante quella che trafigge l'uomo nel momento in cui si ritrova a contemplare l'universo: oltre al realizzare la sua esistenza finita, capisce di trovarsi lontano, altrove rispetto a quei punti di riferimento astrali ed eterni così distanti. Dunque l'anima viene avvolta dalla profonda ansia esistenziale, ed il tetro manto della notte avviluppa per intero il cuore, quasi soffocandolo.
    Sono in molti coloro che sostengono che la notte sia il più misterioso tra i periodi del giorno, ed in effetti è una sentenza innegabile, ma allo stesso modo non si può smentire il fatto che sia anche il periodo più affascinante; quella porzione di ore in cui il mondo cambia colore, e tutto appare per come realmente è quando nasce. Giacchè il buio è l'unica luce propria di cui brilla la materia, e tutto è nero, cupo, gretto in verità, per quanto possa sembrare ingiusto a noi uomini.
    Tutto ciò che carpiamo durante il giorno, quando il Sole è alto in cielo, non è che un'illusione della natura, che per favorire i nostri sensi dati da essa stessa donatici, ci fornisce una visione chiara delle cose per capirle e vederle. Ci sentiamo a nostro agio quando il guardiano luminoso ci guarda da lassù, e in cuor nostro crediamo di non poter essere toccati da alcun male finchè esso resta lì, ma nel momento in cui va a morire ad Ovest divenendo rosso, e lasciando spazio alla sua sorella Luna, allora iniziamo a temere ed a ripararci, sperando di allontanare ogni entità maligna con il sonno. Poichè è in quel lasso di tempo che tutti i nostri pensieri peggiori sopraggiungono, rompendo la stasi del silenzio e fissandosi come monoliti nelle nostre menti deboli e fragili.
    E' strana come concezione, e se ci si soffermasse di più nella contemplazione della notte stessa allora essa apparirebbe come un periodo di calma piatta, pacifico e benigno, con tutto il suo mistero e fascino torbido.
    La foresta in fiamme veniva piegata da delle forti raffiche di vento. Come un corriere venuto da tempi lontani questo viaggiava instancabile, facendo inchinare qualsiasi elemento della natura intralciasse il suo cammino. Spirava da Ovest, spingendosi verso la direzione opposta, portando con se echi di lontane battaglie e voci spettrali e malevole, quindi si spandeva in grande maestosità lungo la brughiera. Era composta da alti alberi molto anziani, dalla chioma variegata, ve ne erano dai verdissimi ai più sbiaditi, tutti quanti con il loro alone solcato dal tempo.
    Rimanevano lì immobili da anni, imperanti e perentori nella loro fermezza, erano altresì dimora di numerosi animali, che in quella notte dormivano sereni e al riparo, mentre molti altri di loro erano a caccia. Dopotutto è così che funziona nel loro regno, così come nel nostro, non v'è mai quiete uniforme per tutti, ma solo per coloro che sanno dove cercarla.
    La natura lì dominava incontrastata, e la sola parvenza di mano umana era rappresentata dalla donna, che quasi si confondeva nello scenario idilliaco del bosco fosco.
    Arte del fulmine: Kirin!
    Sentenziò. La mano cadaverica, alzata al cielo ed irrorata di chakra raiton. Il ruggito di un enorme Drago.
    Si trattava di una tecnica sconosciuta all'Uzumaki, forse mai realmente vista. Il jutsu supremo del fulmine, che si alimenta dei temporali per evocare la divinità suprema dei lampi.
    Un jutsu che non lascia alcuno scampo e che ora dominava il cielo col suo volto spaventevole.
    E' forse qui che incontrerai la tua fine?
    Echeggiò la voce della Kaguya, nel momento in cui il gigantesco drago divenne visibile ai sensi, ma soprattutto alla vista del giovane.
    Voleva che lo vedesse, voleva che contemplasse quel jutsu perchè fosse conscio del potere nascosto di quella natura del chakra.
    Solo allora la voce proseguì.
    No. Il tuo destino sarà scritto altrove, non qui.
    Un movimento della mano, il Kirin volteggiò in aria, ne seguiva il movimento. Non lo aveva solo richiamato, lo controllava.
    Giovane shinobi, da quando il mio occhio si è posato su di te, mi è stata subito chiara la natura del tuo clan, oltre che del tuo animo.
    Le tue ambizioni, i tuoi sogni...
    Possono essere spazzati via con troppa facilità.

    Il drago di fulmini, il Kirin, non avrebbe lasciato alcuno scampo al giovane. Il suo impatto al suolo non era prevedibile, avrebbe spazzato via una intera foresta, una intera montagna addirittura. Non v'era modo di scampare a quella fine.
    Volteggiò ancora.
    E' il potere, il tuo nindo?
    O è soltanto un mezzo per te?
    L'immenso potere del Kirin, potrebbe essere tuo, piegare la volontà delle terre, dei cercoteri.

    Quella donna era un invito, più che una forzatura.
    Il chakra che irrorava la sua mano si affievoliva, fino a scomparire, così come il Kirin stesso, per pochi minuti apparso alla vista di Emiya.
    Non scriverò io il tuo destino, Uzumaki. Credo tu abbia capito chi sono, in tal caso...
    Vortici di vento e oscurità iniziarono a circondare Emiya, ognuno, al suo diradarsi, rivelava una figura incappucciata, fino ad un totale di cinque, tutte intorno a lui. La loro tunica nera, munita di cappuccio e cappello di paglia con strisce di carta e campanellini tintinnanti, celava interamente le loro fattezze.
    Sono qui per dare solo una piccola spinta allo già scritto ordine delle cose.
    L'ultima sagoma apparve poco distante da Emiya, di fronte a lui, da un vortice spazio-temporale che si estendeva da uno dei fori della sua maschera.
    Un destino che si ripeterà, ancora una volta...
    O forse sceglierai di cambiarlo?

    Sentenziò infine, l'uomo mascherato.
    Il Kirin si era diradato, risparmiando l'Uzumaki. Tobi non aveva più alcun fine negli spargimenti di sangue, ma solo nel dare una piccola spinta all'ordine naturale delle cose.





    SPOILER (click to view)
    [spoiler_tag]Perchè hai detto che le povere copie scappano verso le fiamme? Andavano in varie direzioni :zopia:
    Ad ogni modo no problem, scusa le ultime due righe di powerplay ma è solo ai fini della trama. :gimmifive: [/spoiler_tag]
    Coi nuovi spoiler non riesco a quotare tutte le righe, se vuoi ti spiego in pvt, ma tanto non ci sono problemi, ho fatto la cosa solo ai fini della trama per mostrare a Emiya il Kirin (che se vuole può imparare da Amaterasu stessa [NOTA OFF GDR]) e per dare onore a Amaterasu che gli scontri li conclude sempre col Kirin XD

    PS: se vuoi accompagna il post alla musica che ci sta bene con Tobi stile MOM di Kingdom Hearts xDxD
     
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    SHINOBI NO KAMI





    Una forma ristretta dell’apocalisse si destreggiava tra i profumi intensi dell’acqua piovana, quasi sul punto di esplodere. Le fiamme diffondevano il proprio calore attimo dopo attimo, avvolgendo l’intera foresta in una danza cremisi, insaziabile, inarrestabile. Potevano quasi esser intravisti i decenni trascorsi prendere forma nel fuoco, raffigurando donne e uomini prostrarsi dinanzi al più forte, alla liberazione, all’ipocrisia, alla pace, alla guerra, alla guerra ottenuta per via della pace. Chi sarebbe mai stato in grado di definire se tutto questo fosse ingiusto oppure il contrario? Solo l’indifferenza era colma del peccato, come una pioggia incapace di abbattere un muro di fuoco, intrinseco della sete di distruzione. Ancora una volta si trattava di tempo. Tempo affinché tutto potesse morire e svanire in un cumulo di cenere; tempo affinché potesse rinascere, germogliare e ricominciare il suo ciclo, finché un altro messia non avesse deciso di scendere nuovamente in terra e riportare la propria forma di distruzione. Una storia destinata a ripetersi con un superstite ignaro di non essere vittima ma testimone.
    La donna fantasma si ergeva sulla cima di un albero maestoso nella sua bellezza trascendentale. Il suo corpo e la sua anima sembravano fondersi con il clima grezzo e spaventoso, arricchito dalla forte sofferenza che avvolgeva il suo volto. L’Uzumaki, disteso sul terreno fangoso, la osservava incantato. Seguì con lo sguardo i brevi sigilli, facendo scorrere poi le pupille in direzione del cielo. Il fulmine draconico venne creato, impetuoso. Un cumulo di potere puro sviluppato dalla natura per volere di un uomo.
    Accidenti.
    Meravigliato fece scivolare i gomiti, portando l’intero corpo a distendersi. Non sembrava esserci più la necessità di difendersi, attaccare, scappare. Aveva compreso che gli accadimenti che si sarebbero susseguiti non sarebbero più stati dominati dal suo volere. Era divenuto uno spettatore della propria vita, disteso come un ragazzino che voleva osservare le stelle o che semplicemente attendeva che tutto finisse, cullato dalla narrazione di un’esistenza affranta. Ascoltava ed apprendeva, rifletteva e otteneva risposte.
    Mi hai osservato per tutto questo tempo ed io non me ne sono neanche accorto..
    Sorrise divertito, sussurrando parole disperse dal vento.
    Cosa mi aspetta?
    Si chiese ad alta voce, avvolto dall’onda della fatalità, del giudizio. Impassibile rimaneva in attesa, inerme ed affascinato. Cinque figure lo accerchiarono indisturbate, celando un segreto sotto le loro vesta. Fu quando l’ultimo apparve dinanzi ai suoi occhi che le pupille cominciarono a vibrare.
    Io so chi sei.
    Sentenziò con un fil di voce.
    Ma non so.. cosa sei.
    La preoccupazione poteva leggersi sulle increspature del suo volto, mescolato ad un leggero fastidio proiettato sui suoi occhi. Era palese come il giovane non si sentisse nella condizione di parlare, dire la sua, svuotare il sacco difronte a qualcuno che, in effetti, aveva già dichiarato quasi tutto quello che aveva da dire.
    Potere, destino. Perché mi parli di tutto ciò? Cosa stai cercando?
    Confusione, esplicitata candidamente senza giri di parole. Cosa voleva realmente Tobi da lui?





     
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    Le parole del giovane mukenin volavano via nel vento, fondendosi al crepitio della legna arsa dalle fiamme in lontananza, mentre Tobi si girava verso di lui. O, forse, ciò che di Tobi era rimasto.
    Il Sennin congiunse le braccia sul petto, poi flesse l'avambraccio destro verso l'esterno, portando dunque la mano a pochi centimetri dal suo volto coperto. Il palmo aperto, celato da un guanto di materiale sintetico, anch'esso di colore nero, si trovava ora in posizione perpendicolare rispetto allo stesso cielo.
    Io so chi sei.
    Ma non so.. cosa sei.

    Schioccò le dita.
    Di colpo, tutte le sei vie della trasmigrazione furono avvolte da un vortice di chakra denso, violaceo tendente al nero della notte. Un chakra che le fortificava ed allo stesso tempo esulava da quel mondo umano, quasi fossero un elemento alieno, invasivo, come una sorta di virus.
    Potere, destino. Perché mi parli di tutto ciò? Cosa stai cercando?
    Continuò l'Uzumaki.
    Tobi chinò il capo, quasi in un cenno di comica rassegnazione. Sorrise sotto il cappuccio.
    La leggenda dei ninja narra che Kisuke Uchiha, Sosuke Aizen ed Hanzo Uchiha si elevarono verso il regno dei cieli dopo la fine della dinastia dei Kage periti ed il richiamo dello Tsukuyomi Infinito.
    Prese a parlare, indicando la Luna, visibile appena nella fioca luce di quella mattina.
    Il Satellite, alto in cielo, racchiudeva segreti ignoti agli uomini e perciò li affascinava, come una sorta di richiamo ancestrale.
    Qualcuno dice stiano ancora combattendo, sai?
    Ma queste sono solo leggende, dopotutto. Chi può dire sia andata davvero così?
    Dopo la grande macchinazione di Kisuke Uchiha e la sua ascesa verso il Regno dei Cieli, il mondo è stato ricostruito secondo nuove regole e dettami.

    Tobi distese le braccia, fissando il giovane mukenin dinnanzi a sè.
    Chi sono io? Potrei dirti che mi chiamo Tobi, mentre in realtà il mio nome è un altro.
    Oppure che sono qui per portare la pace nel mondo degli shinobi, quando in realtà voglio solo vederlo bruciare.
    La verità è in ciò che vedi, giovane shinobi.. e presto anche tu vedrai lo stesso destino ripetersi, molto prima di quanto immagini.

    La figura misteriosa, detta "Tobi" per mero senso associativo all'uomo mascherato, voltò le spalle al suo interlocutore, prima di proseguire.
    Perchè tu sei certo di rivederlo, non è così, giovane Uzumaki?
    Chiese, quasi conscio dell'inesauribile ciclo a cui il destino del mondo era sottoposto.
    Una nuova organizzazione stava sorgendo, pronta a muovere nuove guerre, nuovo dolore.
    Lo shinobi, dimenticato, voleva solo assistere allo spettacolo, al flusso inesorabile del fato, senza interferire; o forse il suo era solo un presagio, un monito di incombente pericolo.
    Sarebbe stato all'Uzumaki comprendere a pieno il senso del suo quesito.

     
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    Il sole lentamente si faceva spazio tra le nuvole tempestose, arrivate apparentemente ad uno stato di quiete. Lo sguardo del giovane si ritrovò qualche istante ad osservare il cielo, notando come i fumi ed il calore delle fiamme ardenti fossero salite fino a riscaldarlo, oltrepassando i confini del possibile. Il segno che un ninja poteva veramente controllare il mondo, sottomettendolo con uno schiocco di dita.
    Un sorriso becero si fece presente sul volto del rosso, visibilmente estasiato dalla situazione.
    Sei furbo.
    Sghignazzò, ridacchiando con l’innocenza di un bambino, mascherata dalla crudeltà di un criminale. Ma questi borbottii si strozzarono in gola quando un denso vortice di chakra lo avvolse in un miscuglio di colori, portandolo a boccheggiare.
    Wow… cosa è tutto questo?
    Meravigliato si guardò intorno, mise il braccio destro sul terreno, dando una leggere spinta affinché il corpo si rimettesse in piedi.
    Ascoltò attento, silente, esplicitando a tratti qualche forma di incertezza. L’occhio della mente studiava la figura mascherata con fare meticoloso, captando sensazioni ed energie che non era mai riuscito a percepire prima di quel momento. Chi era davvero quell’essere? Cosa nascondeva realmente sotto quella maschera? Domande vane che probabilmente non avrebbero mai ricevuto risposta. Nemmeno la visione di quel corpo incorniciato dalle fiamme poteva essere una certezza. Non rimanevano nient’altro che parole date al vento, fortificando i concetti che lo stesso Tobi aveva deciso di divulgare a quello che sembrava essere il testimone di una nuova Era.
    Akatsuki.
    Pensò ad alta voce. L’organizzazione criminale più famosa che fosse mai esistita. Erano passati decenni dalle ultime apparizioni trascritte sui libri di scuola, tramandando la loro storia come un eco infinto che circolava tra le strade di ogni villaggio. Avevano conquistato interi paesi, disertato le forze più temibili del mondo ninja fino a scalare le vette della piramide che si erano costruiti loro stessi. Sospirò, senza distogliere lo sguardo neanche per un singolo istante dalle spalle del Sennin. Erano su due livelli totalmente differenti ma sembravano percorrere la stessa strada. Per qualcuno, l’inizio del proprio cammino, per l’altro l’attesa di vedere un altro al suo stesso traguardo. Questa era la realtà o, forse, era come il giovane voleva immaginarla.
    Sei molto saggio.
    Sollevò appena la testa, facendo qualche passo avanti.
    Posso immaginare quale sia stata la tua vita. Dover brancolare nel buio, uccidere, scatenare guerra senza mai prenderti il tempo per riflettere. Non poterti fidare di nessuno, neanche dei tuoi più fedeli compagni. Muoversi con la consapevolezza che il minimo passo falso avrebbe potuto mandare tutto a puttane.
    Nonostante le parole portassero un significato intrinseco di sconforto, di una vita difficile, nessuno avrebbe potuto togliere quel divertimento e quel sorriso dalla sua faccia. Era pieno di vita, un pazzo sotto detta di alcuni, ma nulla gli importava. Aveva un obiettivo e l’avrebbe raggiunto a qualsiasi costo.
    Forse la cosa più triste è che tutti quei lati negativi.. li vedo come l’unica cosa che realmente mi divertirebbe. Le cose facili non mi sono mai piaciute.
    Portò le braccia al petto, piantando i piedi ad una manciata di metri di distanza dall’amico, dall’avversario, dal sensei, dall’oracolo.
    Ed è per questo che arriverò a vedere la fine di questi tempi. L’unica resa accettabile è la morte.
    Un filo di cattiveria avvolse l’espressione fino a poco prima genuina, facendo oscillare il volto angelico in uno diabolico.
    Non ho intenzione di dirti quali saranno i miei piani, i prossimi passi. Probabilmente li avrai già compresi e sono sicuro che li condividi, altrimenti mi avresti già spezzato le ossa senza che io riuscissi ad accorgermene.





     
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    PER CAPIRNE DI PIU' LEGGERE ANCHE QUESTO SCONTRO, SE INTERESSATI A RICOLLEGARE MEGLIO IL TUTTO SOLO PER FINI DI CURIOSITA' SUL PERSONAGGIO



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    Ti sbagli.
    Alle volte per essere davvero felici occorre cercare a lungo dentro se stessi. Raggiungere uno stato di quiete e di costante compiacimento non è semplice, perciò spesso diviene necessario immergersi all'interno del proprio stesso spirito, per scorgere quelle verità celate e fare i conti con i propri fantasmi. Una pratica non da tutti, certo, ma sicuramente proficua se si intende ottenere davvero dei risultati soddisfacenti. Molti chiamano tale attività meditazione, ma in realtà non si tratta propriamente della stessa cosa.
    La meditazione, infatti, comprende nel suo significato la contemplazione di ciò che circonda l'essere umano, dunque la Natura in tutta la sua interezza. Raggiungere quindi l'armonia della propria interiorità mediante l'equilibro tra questa e il mondo esterno, come una bilancia che a poco a poco, pesetto dopo pesetto, arriva ad avere una quantità pari di carico in ambedue i suoi piatti.
    Io ho soltanto fatto sì che il destino facesse il suo corso.
    L'uomo battè le mani, componendo un sigillo.
    Il chakra che irradiava la sua figura parve cristallizzarsi nelle sue sfumature violacee, scomponendosi come pezzi di un puzzle che apre la pista all'Omega, un ampio vortice spazio temporale esteso tutto di fronte all'Uzumaki.
    All'interno di quel vuoto cosmico, diverse immagini: Kisuke Uchiha, giovane anbu, si macchia del sangue del suo amico fraterno. Lo costringe a soffrire sotto il suo potere oculare, lo Tsukuyomi. Hanzo Uchiha trafigge Kisuke ed i due cadono al suolo, l'uno abbracciato all'altro.
    Un vortice di carta rivela la figura di uno shinobi misterioso, Sosuke Aizen.
    Una statua mastodontica, catene di chakra.
    Una figura misteriosa si scontra con Renji Akasuna, gli parla, ma non si può udire alcuna voce.
    Renjii Akasuna capitola nella sabbia del deserto, abbandonando la vita.
    La grande guerra.
    Sosuke, Kisuke, distruggono l'alleanza degli shinobi.
    Poi il vuoto, occhi rossi come il sangue, i sei sentieri del dolore. Amaterasu Uchiha Kaguya e Shika Lee, tagliato con orrore a metà da Itachi Uchiha.
    Hanzo Uchiha taglia a metà il sennin Itachi Haku, oggi sentiero del dolore lì presente.

    Ogni tassello, si ricollega a quello prima.
    Gli occhi di Itachi, gli occhi di Hanzo, poi quelli di Kisuke. Un vortice che spazza via il tutto, lo Sharingan di Tobi.
    Ed ogni pezzo, si muove secondo un volere ben stabilito, Uzumaki.
    Te lo ripeto, non ho interesse in alcuna delle fazioni presenti in questa guerra che è all'alba del suo avvenire.

    Il vortice spazio temporale si diradò, lasciando spazio ad una finestra su un'altra dimensione, un luogo misterioso, scientifico, all'interno del quale il Raikage Hanzo Uchiha aveva condotto numerose ricerche negli anni in cui era ancora in vita.
    La sua scomparsa, nel nulla e di punto in bianco, aveva insospettito non pochi shinobi e condotto all'abbandono di quel luogo, una volta scoperto.
    Oeilvert, così era chiamato.
    Quel centro di ricerche, basato essenzialmente sui movimenti astrali, quelli della Luna e lo Tsukuyomi Eterno, aveva spinto il sapere di quello shinobi oltre il comprensibile, spingendolo -probabilmente- a ricercare la verità nell'infinito margine che separa gli uomini dalle divinità.
    L'uomo mascherato esortò l'Uzumaki a comprendere le sue parole associandole alle immagini di Oeilvert, un luogo ormai in totale decadenza, ma dall'inusuale fascino.

    Fu qui che il Raikage Hanzo Uchiha studiò a fondo le storie dell'Eremita delle Sei Vie, la stele degli Uchiha, la leggenda dell'Eterna Illusione.
    Quando comprese le intenzioni di Kisuke, egli si mise in viaggio, forse morì, forse ha soltanto cambiato forma.
    Hanzo Uchiha aveva compreso il male nell'animo di Kisuke, era tutto ciò che serviva per muovere la sua volontà.
    Come vedi, non tutti cerchiamo un motivo universale per combattere, a volte è soltanto necessario un ideale.
    La mia vita... beh, sono sempre stato troppo fifone per andare in prima linea!

    Ironizzò la figura, con una mossa stupida, quasi ad aggiungere una perversa nota stonata in quella sinfonia tanto seria.
    Un gesto che non ci si sarebbe aspettato, da un ceffo tanto minaccioso.

    Ad ogni modo, i demoni sono nuovamente in circolazione e questo ci permette di concepire un nuovo caos.
    Tuttavia, questi demoni...

    L'uomo chinò il capo, la mano destra sul mento gli diede un'aria dubbiosa.
    Uhm, nah, questo non è necessario che tu lo sappia.
    Sentenziò.
    Non sarò io a impedirti di compiere il tuo destino, qualsiasi esso sia.
    Tuttavia è naturale ordine delle cose che, quando un altro demone sarà minacciato, io comparirò per...

    Tutte le sei vie del dolore composero dei sigilli e batterono una mano al suolo sotto i loro piedi.
    Kuchiyose No Jutsu!
    Una nube di fumo si estese in tutta l'area, avvolgendo i presenti. Al suo diradarsi, la statua del Dio degli Inferi, il Gedo Mazo, campeggiava sul luogo. I sei sentieri del dolore campeggiavano su ciascuna delle sue dita.
    Dare una leggera spinta all'ordine naturale delle cose.
    Concluse la figura. Quel temibile potere, richiamato dall'uomo leggendario, avrebbe sopraffatto ciascun altro shinobi, ma dinnanzi a lui si presentava nella sua forma sopita, la quale è in grado di assimilare il chakra dei cercoteri al suo interno.
    Un'arma invincibile per una nuova Alba!

     
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    SHINOBI NO KAMI





    La sinfonia della storia si propagava sulla natura, veniva raccontata con sussurri velati e immagini frammentate. Solo una nota di dissenso sembrò stonare quando un errore venne commesso dal rosso, portandolo ad aggrottare la fronte.
    Ma è un destino che hai creato tu… non è vero?
    Domandò speranzoso il giovane, senza distogliere lo sguardo dall’uomo mascherato. Bastò un solo segno a rispondere ai suoi dubbi, cristallizzando l’immagine della distruzione fino a farla scomparire. Le ossa si pietrificarono di colpo e lo sguardò vagò intorno.
    Voglio sapere Sensei. DIMMELO.
    La terra cominciò a ruotare intorno al vuoto riempiendolo di oscurità, accerchiato dal silenzio cosmico che pizzicava l’udito. Non vi era più il nulla se non la presenza nell’uzumaki, fermo al cospetto di un cielo nullo, su una piattaforma cristallina colma di pezzi di vetro incastonati tra di loro. Il giovane attese, immobile.
    Io voglio sapere.
    Sbatté il piede, reclamando un diritto che in realtà non possedeva. Nulla gli era dovuto, nulla gli sarebbe mai stato dato senza rischiare la propria vita. Lo sapeva, ne era cosciente, ma le sue azioni sembravano affermare il contrario. Molte erano le possibilità che questo comportamento l’avrebbe portato alla morte prematuramente, ma la realtà era che non gli importava affatto. E forse, questo, Tobi l’aveva capito. Un segno - o meglio, quello che definì come tale - arrivò presto, palesando diverse immagini in un tumulto di devastazione, nude e crude, nell’intimità più cruenta di ogni singolo shinobi che aveva segnato la storia. Il ragazzo, meravigliato, non riuscì a distogliere lo sguardo. Rimase attento mentre il sangue degli uchiha veniva versato dai propri fratelli; continuò ad osservare mentre eroi e nemici leggendari si alternavano in continue battaglie per compiere il proprio credo, la propria ragione di vita.
    Mi stai mostrando quello che mi attende?
    Chinò il capo, pensieroso. Solo dopo qualche secondo sospirò, cercando lo sguardo del narratore. Ancora una volta, lo ascoltò incantato, facendosi trasportare da una dimensione all’altra senza neanche chiedersi per un’istante come riuscisse a fare tutto ciò. Aveva avuto le sue risposte pochi attimi prima.
    L’eremita delle sei vie.
    Lo ripetè nella sua testa quasi a volerlo imprimere, guardando i dettagli di quella scena.
    Adesso capisco cosa volesse dire quel divagare sul tuo vero nome. Non sei più la persona che eri un tempo non è vero? Sei mutato per ogni singola morte avvenuta per le tue mani.. per ogni conoscente che ha ucciso un tuo compagno, rivelatosi un traditore oppure un espediente per ottenere più potere. E’ stata questa la tua vita, non è vero sensei? Ed è quello che mi aspetta, se deciderò di perseguire la tua stessa via.
    L’incertezza poteva essere constata in quelle domande o affermazioni, risaltando quell’animo fanciullesco che tanto si nascondeva nei suoi intenti. Eppure, non sembrava volersi tirare indietro. Continuò a seguire l’altro, uno sconosciuto che aveva osato chiamare sensei. Un pazzo capace di evocare la statua più importante della storia. Fu dinanzi a quella che le gambe del rosso cedettero completamente, facendolo cadere in ginocchio al cospetto di quell’immenso potere.
    Questo.. questo è quello che ci serve.
    La mano si sollevò in avanti, quasi a voler tentare di sfiorarla. Ma prima che realmente questo potesse accadere, si fermò, voltando la testa verso Tobi. Tuttavia, nulla venne detto. Anche se.. i pensieri frullavano come un tornado nella sua testa.





     
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    Era passato molto tempo da quando qualcuno lo aveva chiamato con quell'appellativo, tanto, forse anche troppo. Un lasso tale che forse nessun altro lo avrebbe ricordato.
    L'ultimo a chiamarlo così fu un giovane Uchiha, ormai deceduto da tempo, uno shinobi che gli aveva lasciato parte del suo immenso potere.
    Da quel giorno in poi, il suo nome era stato solo uno: Tobi. Un monito di sventure e tragedie per il mondo ninja, un nome impronunciabile, quasi per scaramanzia, fonte di atrocità e bislacchi artifici tali da sconvolgere la morale comune.
    Eppure quell'uomo nascosto dietro l'ombra di un cappuccio aveva così poco in comune con quell'antico nome, da risultare quasi una distanza oceanica, incolmabile.
    Non sono più un maestro da molto tempo, ormai...
    Riflettè la figura, in un tono non più solenne, nè ironicamente scherzoso come prima ancora, bensì mesto, quasi rassegnato.
    Direi più che sono un maestro perduto, giovane Uzumaki... i cui insegnamenti sono racchiusi in una profezia incisa sulla Luna.
    Alzò di poco la mano destra, portandola parallela al terreno sotto di lui. Un mucchietto di terra prese a sollevarsi, quasi fosse stato esulato dalle leggi di gravità, si staccò dal morbido suolo e formò una piccola sfera compatta, proprio sotto il suo palmo.
    I cercoteri, o meglio, i nuovi cercoteri risvegliatisi dopo l'ascesa di Kisuke Uchiha, hanno conosciuto lo shinobi Hanzo.
    Mentre i membri di Akatsuki hanno sempre ricercato il potere, Hanzo e Ras Uchiha hanno inseguito una speranza di pace.

    L'uomo volse allo sguardo alla Luna alta in cielo, appena visibile dietro le nubi durante il loro diradarsi, come un satellite in pieno giorno.
    Tuttavia, le grandi bestie codate che portano la guerra, sono anch'esse piccoli cuccioli, in principio. Innocui ed educabili.
    Ma... questa è solo una supposizione!

    Alzò l'indice sinistro, come ad ammonire l'Uzumaki.
    Ciò che ti ho mostrato è il flusso inesorabile del destino, passato, presente e futuro. Non c'è alcuna differenza.
    Il destino è ciclico, ed ogni cosa è destinata a ripetersi.

    L'indice levato schioccò con il pollice della mano, producendo un rumore sordo, dinnanzi al giovane shinobi apparve una cassa scura, come una sorta di baule.
    Credo necessitiate tutti di qualcosa che vi contraddistingua, ma per ora, credo possa bastare.
    All'interno del baule vi erano numerose tuniche nere come la pece, identiche a quella indossata dalla figura misteriosa, poi degli anelli peculiari, ognuno con inciso sopra una placca d'argento un kanji ben specifico. Vi erano inoltre del filo di nylon, dei campanelli, una decina di kunai e shuriken, e qualche decina di carte bomba.
    Non ho intenzione di anticipare quanto succederà, anche perchè -forse- non lo so neppure io con esattezza!
    La figura si chinò in avanti con le mani sui fianchi, quasi in un ilare boo! verso Emiya. Era tornato scherzoso, seppur alle sue spalle continuasse a far capolino l'arma più potente dell'universo ninja.
    Decidi cosa farne, di quegli effetti.
    Concluse, tornando in posizione eretta e sicuramente più seriosa, a fissare ancora una volta la Luna.

     
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    » Nome: Emiya
    » Cognome: Uzumaki
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    » Organizzazione: Nessuna
    » Innata: Chakra Uzumaki
    » Speciale: Occhio della mente del Kagura
    » Caratteristica Pg: Iaido
    » Elemento #1: Raiton
    » Elemento #2: Katon


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    SHINOBI NO KAMI





    Le leggende narrano storie tumultuose di grande potere, antico e dimenticato. L’Akatsuki aveva trasformato distese di nuda pietra in oasi di vita e magia. Avevano scavato montagne, prosciugato oceani e infuocato cieli, senza mai affievolirsi, divenendo sempre più potenti. Un potere inarrestabile, sempre più forte con il trascorrere del tempo. La Yugure lo bramava, per la forza, l’equilibrio, il controllo. Oppure, semplicemente era l’Uzumaki a credere che tutta la sua organizzazione perseguisse lo stesso obiettivo. Era chiaro che qualcuno si impegnasse più di altri, mettendo la ricerca come fulcro della propria esistenza per arrivare all’obiettivo. Altri però, brancolavano nel buio, in balia degli avvenimenti.
    Credi che un uomo da solo possa cambiarlo? Cosa potrò fare per avere abbastanza potere da cambiare le leggi del mondo?
    Chiese senza alcuna speranza, rassegnato all’inevitabile giudizio. Osservò l’uomo mascherato per un istante, cadendo inevitabilmente a fissare il vuoto, oltre la luna, oltre l’esistenza.
    In un giorno molto lontano so già che i miei compagni più fidati mi volteranno le spalle, ed inevitabilmente dovrò combattere da solo. Non sono un Uchiha, non dispongo del grande potere dello sharingan.
    E allora, cosa avrebbe mai dovuto fare per continuare a camminare con le sue gambe? Poi, Tobi parlò. Il rosso rimase colpito da una supposizione tanto importante da renderla quasi una soluzione, la sua soluzione.
    Quindi.. credi che io possa essere in grado di domare un demone codato? Riuscirei a sottometterlo al mio volere sfruttandone il potere?
    Chiese ancora e ancora. Aveva così tante domande da non avere neanche il tempo di formularle. Il giovane era ancora debole, ingenuo.. ma aveva giurato a se stesso che mai, mai più si sarebbe arreso alla fatalità. E se per farlo si sarebbe dovuto fidare delle parole di un membro dell’Akatsuki.. beh, avrebbe accettato l’idea di essere un emerito idiota. Ma in quel momento, tra tutti, gli aveva dato più Tobi di quanto non avesse fatto nessun altro.
    Questo è un regalo? Oppure mi arriverà il debito da pagare a tempo debito?
    Sdrammatizzò l’Uzumaki, sorridendo mentre le gambe si misero a cavalcioni per osservare l’interno del baule. Le mani scivolarono al suo interno e gli occhi studiarono attentamente tutto il contenuto. Perse qualche momento, forse di troppo, riflettendo di cosa ne avrebbe dovuto fare. Poi, però, arrivò la risposta, quasi come un fulmine che attraversò la mente.
    Potrai considerarmi un egoista ma preferisco essere l’unico a distinguermi.
    Disse scherzoso, beffardo, intransigente. La mano sinistra afferrò l’indumento più consono alla sua taglia e la destra l’anello con la gemma rossa. Mise il primo a mo di mantello, lasciando le maniche fuori, poi il secondo all’anulare della sinistra, quasi come una fede. D’altronde lui quella causa l’aveva sposata.
    Sono già sicuro che mi osserverai ogni giorno.
    Sorrise, facendo qualche passo in direzione dell’Uchiha, tentando di porsi al suo fianco senza cattive intenzioni.
    Ma ti prometto che la prossima volta che ci incontreremo sarò perfino più forte di te. Mi hai fregato questa volta, la prossima non ti renderò le cose così facili. E poi, ho una vendetta da prendermi per avermi distrutto la spada, Tobi.
    Sollevò le spalle, osservando dinanzi a se. Un debole shinobi che stava cercando di mettercela tutta per superare i propri limiti senza particolari capacità innate, impareggiabili commisurate a grandi poteri come quelli degli uchiha. L’unico reale potere che possedeva era la forza di non rinunciare. Stupidamente, cos’altro ci si poteva aspettare da un Uzumaki?




     
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12 replies since 28/10/2020, 00:30   259 views
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