Storie di Torino - Il cocktail dei Sogni

la piccola leggenda del Tamango

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  1. Ødin
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    Ad Agio Nel Disagio

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    Vivo a Torino da quando sono nato. In vent'anni ho imparato a conoscere la mia città; so che non ha l'arte di Firenze o Roma, non è il centro dell'economia come Milano, non ha il calore di Napoli.
    Ma Torino nasconde qualcosa di più sotto la superficie, un underground fatto di misticismo e leggende metropolitane.
    Il triangolo della magia Bianca e quello della magia Nera, le Grotte Alchemiche, il Portone del Diavolo, il quadrilatero, la donna del Graal. Ma queste sono altre storie. Oggi voglio parlarvi dello sfuggente locale Les Arcades e del cocktail dei sogni, il Tamango.

    Corso Vittorio Emanuele, una delle arterie centrali di Torino. E' il corso su cui si affaccia la stazione centrale e più antica della città, Porta Nuova; costeggia il centro, prosegue e si perde oltre il ponte sul Po, affiancando il Parco del Valentino.
    Proprio qui, a pochi isolati da Ponte Umberto, c'è Les Arcades. O meglio, dovrebbe esserci.
    Via Fratelli Calandra 10. Cercando su Google Maps, non lo troverete. Scrivendone il nome, non avrete indicazioni.
    Qui - e solo qui - viene servito il Tamango. Trovare la via è piuttosto facile, in realtà; è ampia, luminosa, ma dopo pochi metri si restringe e diventa minuscola, una delle tipiche stradine del centro. Non è una zona bellissima, ma il centro è a pochi passi e la sera la città fiorisce; è quasi impossibile ritrovarsi soli anche nella viuzza più stretta. Ma via Calandra è deserta. Sempre.
    Arrivo qualche minuto prima dell'apertura con due amici. La voce gira da anni e piano piano tutti conoscono Les Arcades, ma se ne parla sottovoce: come in un libro si ha paura che quella porta possa sparire se le persone sbagliate ne venissero a conoscenza.
    Nella via non c'è nessuno. I negozi sono chiusi e l'unica insegna è un graffito incomprensibile. Ma non è quella la porta. Il 10 di via Calandra non è un negozio: è un passo carraio.
    Les Arcades non esiste.
    Eppure è li, a pochi metri. Niente insegna, una serranda appena alzata, porta socchiusa. Dentro si intravede appena la luce, è una stanzina improponibile, ma ci sono due ragazzi sulla trentina all'unico tavolo visibile. Entriamo.
    Odore di sandalo, di incenso. Musica incomprensibile, sembra reggae ma non lo è; sui muri due papiri egiziani come quadri, per terra inchiodate in modo scomposto ci sono poltrone che sembrano rubate da un vagone di terza classe. I due ci guardano male, poi tornano a parlare.
    Dietro il bancone, buio, c'è un africano enorme. Mi avvicino e saluto, poi chiedo quasi con timore due Tamango. Lui ha capito, ma mi chiede di ripetere. Lo accontento e questo sparisce dietro un divisorio, diretto chissà dove.
    Torna dopo un paio di minuti con due bicchieri bianchi di plastica, quelli che puoi comprare al supermercato, usa e getta. Dentro un liquido rossastro, color dell'alcool etilico, con un limone e un cubetto di ghiaccio che galleggiano sornioni. Paghiamo 6€ a testa e usciamo.
    Piove a dirotto. Troviamo un riparo sotto il porticato di una chiesa e proviamo il Tamango, finalmente.



    IMAG0110
    La zona, l'ambiente, la via, il locale, il barista e gli avventori: tutto ha contribuito a creare la piccola leggenda metropolitana di questo cocktail. Cercate su internet, troverete cento versioni diverse e nulla di certo. Non è nella scarna lista drink del locale, se non sai cosa chiedere non lo assaggerai mai. Nessuno sa gli ingredienti. Qualcuno dice che dentro vi sia tamarindo e mango, alcool puro e una strana radice africana, con il principio attivo della canapa...
    Quel che è certo sono gli effetti del Tamango. Dovrebbe fare sui 70°, il gusto è quasi insopportabile all'inizio, l'odore sorprendentemente delicato. Sconsigliato a chi non è abituato a bere. In poco tempo ci si abitua, il battito cardiaco aumenta, il corpo si accende, ma non stordisce. Impossibile non esser presi dall'euforia, le percezioni si acuiscono, a volte si distorcono. Niente nausea da alcool, niente confusione da canapa, i "benefici" di entrambe e forse altro ancora. Lievi effetti allucinogeni, stupore. Il Tamango non si può descrivere, va provato.
    E' una dei piccoli segreti di una città di luce e ombra, che va vissuta di notte.
     
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19 replies since 24/6/2012, 13:26   7692 views
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