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.QUOTETema avventura: prequel all'esame jonin / sfondo all'esame jonin
Partecipanti: Shirogane Nara (anbu), Itachi Uchiha (chunin), Noctis Uchiha (chunin)
Clausole: no intro
Ambientazione: (inizio) piazza centrale di Konoha, alba inoltrata, cielo coperto, pioggia torrenziale
Un'alba mancata, fitti banchi di cumulonembi che impedivano al sole di sorgere sul proprio regno, le tenebre della notte che si rifiutavano di lasciar spazio alle ore diurne. I raggi tiepidi dell'astro incapaci di tangere il terreno, percosso invece dalla pioggia, che impetuosa si abbatteva dal cielo scuro.
Solo l'anbu svettava sulla piazza vuota, dall'alto di un cornicione di un edificio che dava sulla stessa, mentre alcuna anima si aggirava per le vie della Foglia, né i mercanti o i bottegai, che di lì a poco avrebbero dovuto aprire le rispettive attività, ma che il rovescio sembrava dissuadere dal quotidiano impegno, né alcuno shinobi, che gli oneri avevano risparmiato da un tedioso incarico.
- Arrivano. - Pronunciò impercettibile una voce sibillina.
Il rettile sgusciò tra le vesti del padrone senza farsi notare, per ripararsi dalla fredda pioggia. Aprì gli occhi, Kazuya, rigoli d'acqua solcavano la maschera coronando i lineamenti ferini della maschera. Il resto dell'abbigliamento era fradicio, ma la tunica impermeabile gli permetteva di non soffrire la condizione meteorologica ostile, cingendo il capo e avvolgendo il corpo fino a metà della coscia.
Era seduto con le gambe incrociate sull'orlo dell'alto edificio e attendeva. I due chunin si sarebbero presto fatti vivi, come organizzato dalla Foglia, dalla propria posizione aveva la visuale adatta per scorgere il minimo movimento nella piazza innanzi ad esso, passando allo stesso tempo inosservato. Se gli avventori l'avessero invece notato avrebbero dimostrato acute capacità di osservazione, ma ciò era irrilevante ai fini del suo compito.SPOILER (click to view)speriamo sia l'ultima volta che la riapriamo!. -
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Nø¢†ïS.
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CITAZIONE* Pensato *
" Parlato "
Descrizione
Erano trascorsi mesi da quando ero andato alla ricerca dei miei familiari, ma non trascorse un singolo giorno senza che io tornassi a pensare a come fosse andata a finire. Mi ritrovavo in un limbo fra il completamento del mio scopo ultimo ed il fallimento di questo, dal momento che – sebbene i miei cugini avevano ricevuto ciò che spettava loro – per quanto riguarda i veri artefici della morte di mia sorella, giustizia non era stata ancora fatta.
La mia crociata era stata vanificata da una genjutsu eseguita da uno schifoso criminale assoldato da mio padre, padre che era riuscito a scappare assieme a suo fratello. Pensavo di essere forte, ma in realtà non era così.
Decisi allora di pensare solo al raggiungimento del mio scopo, iniziando un duro allenamento per i mesi a seguire interrompendolo solo per compiere missioni di variabile rilevanza, così da testare le mie capacità..ma non avevo mai la sensazione di aver raggiunto l'apice della forma, del mio potenziale e questo mi spronava a far sempre del mio meglio, ogni giorno.
Iniziai a studiare un nuovo jutsu: qualcosa che mi rendesse più resistente fisicamente, così da bilanciare la resistenza mentale che ero stato in grado di sviluppare grazie al mio particolare potere oculare e – dopo un intenso allenamento presso una cascata vicino casa – riuscii a sviluppare ciò di cui avevo bisogno.
Venne poi l'importante missione A-Rank presso il Freljord e lì capii che le mie abilità logico-tattiche erano forti abbastanza per essere sottoposte al famoso esame jounin.
Così com'era stato per il chunin tuttavia, ciò che mi spingeva ad iscrivermi a questa particolare prova, non era tanto il titolo che avrei ottenuto, ma la consapevolezza di essere divenuto abile abbastanza da scovare i due membri della famiglia e porre giustizia all'ingiustizia che era stata fatta anni or sono. Sapevo che mio padre e mio zio – codardi com'erano – avevano assoldato qualcuno per proteggerli, probabilmente qualcuno di più forte rispetto ai mukenin di qualche mese prima; per questo dovevo essere sicuro di essere all'altezza della mia seconda crociata, poiché quelli che avrei dovuto affrontare sarebbero potuti essere traditori di livello C, o peggio..B.
Andai così a compilare il modulo di richiesta per l'esame jounin e, dopo qualche giorno, un anbu mi recapitò un telegramma sul quale v'era scritto luogo, data e orario per il test da me richiesto. Rimasi dubbioso sul fatto che non si svolgesse presso l'ufficio accademico seguendo il classico protocollo, ma probabilmente gli uffici del villaggio volevano prendere due piccioni con una fava e mandarmi magari a svolgere una particolare missione. Poco male, avrei testato le mie capacità superando sicuramente la prova: nessun ostacolo poteva definirsi insuperabile, poiché la mia risolutezza era assoluta; mi bastava ripensare al passato per trarre altra forza dal mio spirito e dai sentimenti che provavo.
Giunse dunque il fatidico giorno.
Dovevo presentarmi in piazza a Konoha per l'alba, dunque mi svegliai un paio d'ore prima e con precisione andai a preparare il mio equipaggiamento da missione: arco, frecce, frecce esplosive, fumogeni, armi da tiro e da corpo a corpo..era tutto pronto per quella mattina. Non ero affatto agitato, avevo semplicemente una gran voglia di osservare fino a che punto si sarebbero potute spingere le mie facoltà, vedere se potevo infine ritenermi pronto oppure no.
Misi l'impermeabile sopra ai normali vestiti (dal momento che in quella fresca mattina, la pioggia scendeva copiosa) ed una volta sistemata l'arma da tiro, la faretra e tutto il restante equip, aprii il portone di casa, richiudendolo alle mie spalle.
La pioggia scendeva davvero forte, ma – allenandomi sotto una cascata – ero ormai abituato a bagnarmi e quella fredda doccia non m'era per niente d'impiccio.
Mossi qualche passo in direzione della foresta che separava il Palazzo dal Villaggio e, dopo qualche attimo, intrapresi infine una corsa via via più veloce che in un quarto d'ora mi fece raggiungere Konohagakure. Oltrepassai il portone d'ingresso ed in pochi secondi di balzi fra un tetto e l'altro raggiunsi la meta indicatami nel telegramma: la piazza.
Mi guardai attorno, notando in lontananza una figura incappucciata e verso di lui mi diressi. Mi fermai a pochi metri di distanza dalla figura, attendendo una parola od un saluto da parte del ninja mascherato..un anbu.
* Un momento..mi sembra di conoscerlo! *
Quella maschera mi era sembrata già di vederla in un recente passato..fu in quel momento che, aprendo di poco le palpebre (rispetto a prima), mi ricordai di lui..aveva partecipato anch'egli alla missione A-Rank.
Sarebbe stato lui il mio esaminatore? Oppure era stato mandato lì per richiedere aiuto in merito ad un particolare incarico?
Attesi una sua spiegazione, nel mentre che un lampo andò ad asciugare il cielo con un forte bagliore, lasciando poi spazio ad un improvviso tuono che rimbombò nell'aria per qualche secondo... -
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Un bagliore nella volta celeste illuminò la piazza per un istante, proiettando ombre spaventose sulle pareti. Subito dopo, nella nuova totale oscurità, il tuono seguì il lampo, percuotendo la terra.
Due shinobi erano giunti in quel luogo in perfetto orario e a loro volta, spinti dalla determinazione o dalla semplice curiosità, attendevano il successivo ordine o segnale. L'uno si ergeva su un tetto vicino all'ubicazione dell'anbu; il secondo sostava in centro alla piazza. L'uno sembrava avere vent'anni, mediamente alto, si ricordava di lui; il secondo, nonostante dalla sua posizione non potesse notarne i lineamenti del viso per via de largo copricapo, aveva un fisico più esile e minuto, tipico di un adolescente.
"Così sono loro..." ragionò Kazuya.
Fece un cenno con la mano sinistra muovendo lievemente l'indice e il medio, indicando in tal modo in basso, verso un punto sul terreno nella piazza perfettamente di fronte a sé. Subito dopo si lasciò cadere dal palazzo, recuperando l'equilibrio solo in volo, per poi atterrare con leggiadria in posizione eretta, smuovendo appena l'acqua che si era accumulata in pozzanghere poco profonde. Fece un passo in avanti, trovandosi nel punto precedentemente indicato. La serpe che ne abbracciava il grembo sobbalzò.
Attese che fossero i due avventori a raggiungerlo.
- Il mio nome è Kurayami, anbu di Sunagakure no Sato. - Scrutò attentamente i volti dei due, i loro lineamenti, aspettandosi una minima reazione per l'approccio con un ninja straniero. Il più basso presentava come previsto tratti infantili, la struttura del naso, la forma degli occhi, nello sguardo dell'altro invece si poteva leggere la freddezza e la caparbietà di chi non avrebbe mollato. - Per quanto la cosa possa apparirvi strana, su richiesta della Foglia, sarò io a esaminare le vostre capacità.
Fece una breve pausa, poi continuò. - Ditemi i vostri nomi, dopo di che partiremo alla volta del deserto. Spero siate pronti...
Un'altra pausa di qualche secondo, in modo che le sue parole potessero fare effetto.
- Senza dubbio vi chiederete come sia possibile che il vostro villaggio affidi la vita e il futuro dei suoi figli nelle mani di uno shinobi straniero, sebbene alleato, in questi tempi bui. - Pronunciò con tranquillità, senza enfasi. - Siete entrambi liberi di non fidarvi e rimanere sotto questo cielo che piange, ma nella possibilità che questo sia effettivamente parte del vostro esame per la promozione al rango jonin, la vostra decisione sarà letta come una rinuncia.
Concluse, rimanendo in attesa.
L'esame era iniziato.
- A voi la scelta.... -
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Nø¢†ïS.
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Pochi istanti dopo l'aver raggiunto l'anbu sui tetti, vidi sopraggiungere nella piazza sottostante un altro shinobi, sempre di Konoha. Subito non lo riconobbi, ma quando l'anbu diede l'ordine di spostarci di sotto presso la piazza, allora – una volta che mi fu di fianco – ecco che i suoi lineamenti mi tornarono familiari.
* C'era anche lui..un altro Uchiha, che coincidenza.. *
Pensai dentro di me, per poi riportare lo sguardo in direzione del suniano (un Nara, se la memoria non m'ingannava) così da prestare attenzione alla sua presentazione, chiedendoci di fare lo stesso, probabilmente per compattare il team che si stava andando a formare in quella piovosa mattinata.
* Itachi, dunque è questo il suo nome...non mi pare d'averlo mai sentito nominare, probabilmente per via della sua età. *
Rimasi a riflettere fra me e me nel mentre che con lo sguardo migrai nuovamente sull'anbu, andando a dare le informazioni richieste senza farmi troppi problemi.
“ Il mio nome è Noctis Uchiha, erede del casato Lucis, piacere di conoscerla Kurayami-san. ”
Ero stato abituato a presentarmi osservando le ferree regole nobiliari e, nonostante fossi quello che meno le osservava, il mio modo di fare poteva comunque ritenersi piuttosto rispettoso ed il motivo era proprio per le abitudini che mi furono insegnate in passato. Chinai leggermente il capo, dopodiché rimasi ad ascoltare le successive parole del suniano che era stato mandato lì quella mattina.
Itachi non disse nulla in merito alla provenienza del ragazzo con la maschera, probabilmente non era cosa che gli interessava, oppure semplicemente non voleva esprimersi in merito. Io, nel mio piccolo, conoscevo Hashirama, che era uno shinobi di un altro paese (per giunta ostile al nostro) ma nonostante tutto era un ragazzo leale ed amichevole, l'eccezione – se vogliamo – in mezzo a tutti i pregiudizi. Mi sentii dunque un po' tirato in causa e, vuoi un po' per rassicurare il corpo speciale, vuoi un po' per sciogliere un po' la tensione, decisi di rispondergli in merito.
“ Non si preoccupi: per quanto mi riguarda non ho assolutamente alcun problema ad avere un esaminatore di un altro paese, l'importante è che questo sia competente..e questa non è una peculiarità che le manca, Kurayami-san.
Anche per me possiamo andare. ”
Terminai dicendo, pronto a partire per il Paese del Vento non appena il Nara avesse dato il segnale... -
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Nonostante la totale assenza di sicurezze i due shinobi di Konoha accettarono la prova che di fronte loro era posta dall'anbu.
Forse alla Foglia un nuovo fuoco si era acceso e minacciava di divampare nel clan Uchiha, dinastia a lungo considerata estinta, metafora della potenza militare che era Konohagakure no Sato. Alla coppia di aspiranti jonin era però ora necessario passare attraverso l'esame del Vento, che, come si sa, può alimentare l'incendio; ma nel caso essa sia troppo debole e fioca, è nella natura dell'elemento Vento estinguere la fiammella.
Ad un cenno dell'anbu i tre sarebbero partiti, lasciandosi alle spalle la pioggia battente sulle verdeggianti pianure, per inoltrarsi nelle brulle terre straniere e infine nelle più familiari lande desertiche di Kaze no Kuni.
Ci avrebbero impiegato due giorni di marcia a ritmo sostenuto per raggiungere l'ubicazione che Kazuya aveva scelto: una zona sperduta nel deserto, nella quale, per quanto l'occhio avesse potuto scrutare lontano o si fosse volto in ogni direzione, l'unico elemento del paesaggio scorto sarebbe stato rappresentato dalle dune di candida rena. Un punto nella mappa isolato, lontano da sguardi indiscreti.
Fermatosi, l'anbu si volse verso i due chunin che lo avevano seguito. Li squadrò nuovamente, vagliando nei loro occhi la stanchezza e seriamenti che potevano provare.
- Scegliendo di seguirmi in questo luogo desolato avete dimostrato coraggio e determinazione, ma queste sono solo due delle qualità che un ninja maturo deve possedere.
Attese qualche secondo, la voce da dietro la maschera ferina era resa più grave. Era la prima volta che proferiva di nuovo parola dalla partenza.
Ancora prima di un guerriero, uno shinobi di rango jonin deve essere un uomo virtuoso, che eccelle in ogni arte e domina ogni campo della conoscenza. Dovete conoscere voi stessi, le vostre radici di sangue, per trarre il massimo dal vostro corpo e dalla vostra mente. E dovete conoscere il vostro villaggio, la vostra dimore, per poter agire per esso.
Ispirò lentamente. - Vi sono due jutsu che possono essere utilizzati unicamente con l'occhio che voi possedete, tanto potenti che esso perde la luce. Illustratemi ciò che sapete di tali tecniche.
Inoltre, Konoha è stata negli ultimi tempi governata da due kage legati dal sangue al vostro clan e ancora di più tra loro. Narratemi dei fratelli Kaguya Uchiha, soffermandovi in particolar modo sulle loro azioni politiche e belliche. - Altra breve pausa. - Ed esponete un vostro giudizio riguardo tali azioni...QUOTEÈ chiaro che ogni domanda dovete dividervela, una tecnica a testa e un PG a testa.
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Nø¢†ïS.
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Viaggiammo con passo sostenuto per due giorni e due notti, riposando quelle poche ore necessarie per non far crollare il fisico durante la marcia. Dovevo ammetterlo, solo il viaggio risultò essere una prova già da sé, ma la mia ferrea volontà di portare a compimento il mio scopo, fece si che – dalla fatica provata nello sforzo – riuscissi a trovare nuova energia da usare per alimentare la mia determinazione.
Attraversammo l'intera foresta occidentale del Paese del Fuoco in poco meno di una giornata, arrivando alla fine della vegetazione durante la notte e da lì decidemmo di accamparci solo per qualche ora così da riprendere la marcia durante la frescura notturna. Non eravamo sicuramente abituati (quanto Kurayami-san) al caldo torrido del deserto di Suna, dunque mi preparai facendo scorte d'acqua prima d'avventurarci per le dune del Vento. Il terreno sabbioso era molto più difficile da percorrere e la nostra velocità ne risentì, tant'è che dovemmo fare diverse soste in più rispetto all'unica effettuata nella foresta. Ad ogni modo, dopo due giorni esatti dalla partenza, arrivammo in un punto talmente remoto del deserto che per un attimo arrivai a domandarmi se lo stesso anbu non si fosse per caso perso.
* Impossibile. Per quanto non possa conoscere esattamente le coordinate del punto in cui si trova – vista l'estensione, l'omogeneità ed i movimenti delle dune nel corso delle varie tempeste di sabbia – se l'hanno fatto anbu di questa regione, saprà come ambientarsi.. *
I miei pensieri vennero poi taciuti dalle parole dello stesso esaminatore che per fortuna aveva deciso di fermarsi per una pausa. Stavolta però, sembrava che – assieme alla sosta – si fosse portato dietro anche qualche breve domanda sul nostro clan e sulle origini del nostro villaggio. Mi sedetti all'ombra di una palma e, con espressione pensierosa cercai di dare una risposta esauriente al suo quesito rivolto a entrambi.
“ Posso parlare di Izanagi: una delle due tecniche proibite del clan Uchiha, la quale sacrifica la vista di uno Sharingan per trasformare la stessa esistenza dell'utilizzatore in un'illusione, rendendo così il corpo dell'Uchiha (per un breve momento) intangibile da qualsivoglia attacco a suo discapito. ”
Sospesi per un attimo il discorso, portando le braccia sulle ginocchia piegate davanti a me, così da assumere una posizione più rilassata rispetto a prima, continuando subito dopo il discorso che avevo lasciato a metà.
“ Un jutsu estremamente potente, che è stato per l'appunto classificato come 'proibito' per via dell'abuso che se ne faceva in passato, il quale avrebbe in breve tempo portato il nostro clan all'estinzione in una scalata al potere.
È un potere che agisce sull'utilizzatore dunque, facendogli dono della vita dopo un colpo mortale. Un segreto tramandato dal Banbutsu Sozo di Hagoromo Otsutsuki, tramite il quale – unendo lo Yin con lo Yang – fu in grado di manipolare le illusioni al punto da trasformarle in realtà. Il sacrificio dell'Uchiha deriva dal fatto che questo Clan eredita i geni del Rikudo Sennin solo per metà, dunque non si ha un controllo 'perfetto' della manipolazione della realtà come nel caso del padre degli shinobi. ”
Terminai la spiegazione, andando successivamente a lasciar spazio al mio lontano consanguineo il quale avrebbe così spiegato l'altra tecnica proibita del nostro clan; intanto che Itachi spiegò la sua parte, iniziai a riflettere su quale dei due kage descrivere all'anbu, optando per l'unica che avevo avuto modo di incontrare in passato, sebbene non fosse di certo stata una bella situazione quella nella quale mi ritrovai..
“ Se Itachi non ha problemi in merito, parlerò di Amaterasu Uchiha Kaguya, la precedente Hokage.
Amaterasu (sorella gemella di Tsukuyomi), è passata alla storia come Mizukage, Hokage, nonché jinchuriki di Chomei..il Nanabi. Morì durante un incontro non proprio 'diplomatico' con il Raikage, il quale – alleandosi con Akatsuki – riuscì nell'intento di assassinarla. Politicamente parlando, la donna ha sempre mostrato una particolare propensione alla pace fra i vari paesi, garantendola a Kirigakure e successivamente a Konohagakure, stipulando un accordo con Sunagakure e Otogakure. Persino durante la battaglia (che la portò poi alla sua morte) diede la possibilità al suo nemico di ritirarsi, cosa che ovviamente il Raikage rifiutò. ”
Rimasi in silenzio per un attimo, riflettendo sull'ultima richiesta del suniano, dando così un mio parere sul modo di comportarsi della donna.
“ Aveva il potere difensivo dei Kaguya, il potere offensivo degli Uchiha ed il chakra del sette code. Non riesco a concepire come sia potuta morire nonostante avesse così tanti assi da poter giocare..posso capire che non sia stata una facile battaglia, ma a mio avviso ha concesso troppo tempo al suo nemico, non approfittando della possibilità di sconfiggerlo nel momento in cui aveva le carte per farlo. L'ingenuità, unita alla sua troppa indulgenza è stata la vera causa della sua morte, non Akatsuki: bisogna essere leali con chi si dimostra tale nei tuoi riguardi, mentre fermi e determinati con chi abusa della tua fiducia.
Con le sue azioni, non solo è morta (dando il sette code nelle mani dell'Akatsuki), ma si è sporcata le mani del sangue degli alleati intervenuti, schierandosi in sua difesa. ”
Un'analisi forse un po' troppo dura nei confronti di quella donna, ma nella sua vita – almeno secondo il mio parere – aveva commesso fin troppi errori per potersi considerare un'eccellente kunoichi, nonostante il titolo di Mizukage ed Hokage affidatole.
Essere forti, non significava affatto essere contemporaneamente saggi..e quella donna ne fu la prova.. -
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Kazuya ascoltò con attenzione le risposte dei due chunin, saggiando la loro preparazione teorica e l'abilità oratoria.
- Bene... - Pronunciò, in maniera piuttosto disinteressata forse, d'altra parte il suo sangue era Nara. - Forse vi sarete chiesti il motivo per cui ho chiesto il vostro parere sull'operato di due shinobi che, nel bene o nel male, hanno rivestito un ruolo tanto importante. - Squadrò i due da dietro la maschera.
- La risposta è banale: un jonin, un ninja maturo, deve essere essere in grado di giudicare una decisione corretta da una errata, deve saper discernere il giusto e lo sbagliato nelle proprie azioni e in quelle altrui, deve possedere pensiero critico. Ciò non mina l'ubbidienza agli ordini dei vostri superiori: la fedeltà, oltre che la fiducia, nei confronti del vostro kage non dovrà per nessun motivo venir meno. Ma al rango a cui ambite spesso sarete voi a dover prendere decisioni, e alle volte da tali decisioni dipende la vita di altri ninja, uomini, donne o bambini.
Vi pongo un nuovo interrogativo, se la responsabilità del vostro villaggio cadesse tuttora sulle vostre spalle... cosa fareste?. -
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Nø¢†ïS.
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Dopo la risposta che demmo, l'anbu ci spiegò il perchè ci avesse chiesto di un giudizio in merito alla persona da noi descritta, spiegandoci le caratteristiche che doveva possedere uno shinobi per diventare un jounin.
Il motivo per il quale avevo richiesto una valutazione, non era di certo per sapere se ero o meno all'altezza di capitanare un team di shinobi, dal momento che attualmente erano altri i miei pensieri; volevo semplicemente sapere se avevo le carte in regola per affrontare in modo sicuro le guardie in difesa di mio padre e mio zio, terminando il lavoro che avevo lasciato a metà mesi prima. Ciò nonostante, per farlo dovevo avere una mente analitica, riflettere sull'effetto che le mie più piccole azioni avrebbero causato e – per fare ciò – dovevo spingermi oltre al mio semplice desiderio di giustizia.
* Discernere il Giusto dallo Sbagliato, hm? *alle volte da tali decisioni dipende la vita di altri ninja, uomini, donne o bambini..[...].. cosa fareste?
Quelle parole mi riportarono indietro di dieci anni, quando mia sorella Amaya era ancora viva. In tutti i modi avevo provato a dissuadere mio padre dal negare a mia sorella le cure degli shinobi medici della Foglia, ma questo – per orgoglio – le venne negato, posrtandola brevemente alla morte fra atroci sofferenze.
Il mio sguardo furente si mosse verso i fori nella maschera del suniano e la risposta non tardò a mancare.
“ Ho vissuto sulla mia stessa vita l'ingiustizia di una decisione presa da un fin troppo ostinato animale – nonché mio padre – e so benissimo cosa significhi ciò che ha appena detto, Kurayami-san: mia sorella minore è morta per questa ingiusta scelta guidata dall'orgoglio e non potrò mai perdonare l'artefice per tutto questo. ”
Feci una breve pausa, andando a rimettermi in piedi.
Il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene al sol pensiero che uomini di così poco valore fossero ancora in vita per un mio errore, ma non avrei più esitato: questa volta non avrei fallito.
“ Se il villaggio fosse ipoteticamente sulle mie spalle, mi preoccuperei dello stato di salute di ogni singolo abitante, dando priorità alla divisione medica e di ricerca in modo da garantire a tutti cure all'avanguardia.
Una volta raggiunto questo importante obiettivo, mi occuperei delle relazioni con gli altri villaggi permettendo anche agli altri di venire a curare le proprie malattie e/o ferite a Konoha, a patto che si rispettino i patti di alleanza stipulati. Qualora uno di questi venisse a mancare, adotterei una linea ferma e severa su coloro che violano il trattato siglato, intervenendo non sulle pedine ma sulla testa ideatrice di tale tradimento, così da debellare di conseguenza anche i sottoposti.
Non sarei affatto ingenuo come l'Ottavo. ”
Appoggiai la schiena al tronco della pianta, sperando d'essere stato sufficientemente chiaro in merito al futuro che prospettavo per il mio villaggio.
Stavo parlando di un futuro proiettato 'dopo' l'esecuzione della sentenza emessa sui carnefici di Amaya, un futuro senza fondamenta per il momento; dato che fino a quando non avevo sistemato le cose con i miei parenti, pensare ad altro non avrebbe fatto che distrarmi. D'altronde, non era mia intenzione diventare Hokage..nemmeno dopo aver compiuto il mio dovere di fratello maggiore..ma mi era stata posta una domanda e – da persona cortese quale ero – avevo risposto al mio interlocutore.. -
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- Dalle vostre risposte posso intuire il vostro legame con la gente di Konoha e la preoccupazione per i più deboli, un sentimento senz'altro nobile che vi fa onore.
Uchiha Itachi, la tua giovane età ti è nemica, la tua visione del mondo fin troppo idilliaca e la pace un'utopia. Al contrario, Uchiha Noctis, sembri aver assaporato fin troppo il male di questo mondo per avere uno sguardo equilibrato e oggettivo.
Sospirò da dietro la maschera, voleva provocarli, era evidente. Ma come per la domanda posta poco prima non esisteva una risposta corretta, ora non vi era una reazione che Kazuya si aspettava avessero.
Si sedette a terra, volgendo ancora loro lo sguardo, in attesa della minima espressione facciale, degli occhi, di uno spasmo muscolare.. -
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Nø¢†ïS.
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Era difficile che uno riuscisse a provocarmi, poiché avevo solo un nervo scoperto (quello collegato al ricordo di mia sorella) dunque le parole dell'anbu – qualora fossero state usate per istigarmi – avrebbero fatto un gran buco nell'acqua.
Osservai l'anbu..difficile conoscere le intenzioni di chi nascondeva la propria espressione dietro ad una maschera, chissà se stava sorridendo astutamente, se restava impassibile alle sue stesse parole o se stava attendendo una reazione da parte nostra. Rimasi con lo sguardo proiettato verso il suo volto coperto, nel mentre che il giovane adolescente portava avanti la sua opinione in merito alle parole spese nei suoi riguardi.
La sua voce arrivò al mio cervello ovattata, in secondo piano rispetto al soggetto che era divenuto cardine dei miei pensieri: che intenzioni aveva il suniano, schernendoci con tali parole? A cosa voleva arrivare? Voleva forse testare la tolleranza della nostra lucidità o cos'altro?
“ Per ottenere uno sguardo equilibrato delle cose, devo prima portare equilibrio nelle cose. ”
Gli risposi, dando la mia visione soggettiva di com'erano attualmente le dinamiche della giustizia..perlomeno in casa Lucis.
Per poter difatti affermare che nel mondo vi fosse giustizia, dovevo prima di tutto attuarla con le mie stesse mani, così da poter considerare (un giorno) l'idea che questo mondo non fosse del tutto ingiusto come fino ad oggi era stato...