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~MinatoNamikaze™.
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Nei primi tempi del suo principato aveva l'abitudine di isolarsi ogni giorno per qualche ora,
unicamente allo scopo di prendere le mosche che trafiggeva con uno stilo pungentissimo e Vibio
Crispo a chi gli chiedeva se c'era qualcuno con l'imperatore, rispose con molto spirito: «No,
nemmeno una mosca.» Più tardi sua moglie Domizia, da cui ebbe un figlio durante il suo secondo
consolato, ricevette il titolo di Augusta nel secondo anno del suo principato. In seguito poiché essa
si era follemente innamorata dell'istrione Paride, la ripudiò, ma poco tempo dopo, non potendo
sopportare questa separazione, la riprese, come se il popolo avesse insistito. Per altro, nell'esercizio
del potere si mostrò per parecchio tempo di umore molto variabile, mescolando in parti uguali vizi e
virtù, fino al momento in cui le stesse virtù degenerarono in vizi: per quello che si può presumere,
oltre a quella che era la sua naturale inclinazione, il bisogno lo rese rapace e la crudeltà feroce.
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In quello stesso periodo, il caso volle che Caio Mario, trovandosi a Utica, offrisse un sacrificio agli
dèi; l'aruspice gli comunicò che si annunziava per lui un grande e meraviglioso destino: confidasse
dunque nell'aiuto degli dèi per tutte le imprese che aveva in animo e tentasse la fortuna molte volte;
tutto gli sarebbe riuscito nel migliore dei modi. 2 Veramente già da tempo Mario era divorato
dall'ambizione di diventare console e, tranne la nobiltà della stirpe, possedeva tutte le doti
necessarie a ricoprire tale carica: energia, rettitudine, grande esperienza militare e un animo
indomito in guerra, equilibrato in pace, capace di dominare le tentazioni dei sensi e della ricchezza,
avido soltanto di gloria. 3 Nato ad Arpino, dove aveva trascorso tutta la sua fanciullezza, appena fu
in età di portare le armi, intraprese la carriera militare, noncurante di eloquenza greca e di
raffinatezze cittadine: così, fra quelle sane occupazioni il suo carattere integro maturò
precocemente. 4 Perciò quando presentò al popolo la propria candidatura al tribunato militare,
benché ai più fosse ignoto il suo aspetto, la sua sola reputazione fu sufficiente a procurargli il voto
di tutte le tribù. 5 Dopo quella egli ottenne una carica dietro l'altra e ogni volta esercitò la
magistratura in modo tale, da essere considerato meritevole di rivestirne un'altra più importante. 6
Eppure un uomo così eccezionale fino a quel momento - più tardi fu rovinato dall'ambizione - non
osava aspirare al consolato: era ancora il tempo in cui la plebe poteva ottenere le altre cariche, ma il
consolato passava dalla mano di un nobile a quella di un altro. 7 Non c'era "uomo nuovo", per
quanto illustre e di alti meriti, che non venisse considerato indegno di quell'onore e quasi
contaminato da qualche infamia.. -
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hai capito enomis come se scopiazzava latino ahahah . -
Ven ~.
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ci puoi contare pinuozzo di struttura . -
James D..
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ahahahahahahahaha ottimo metodo .