GIUDIZIO FINALE

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    GIUDIZIO FINALE

    Stanley McDorian venne ritrovato morto stecchito sul suo letto con una spade infilzata in bocca.
    L’arma del delitto, probabilmente risalente agli inizi del 1900, era contornata da una miriade di gemme preziose multicolori. Sul manico dell’arma, era stata incisa una scritta con del sangue umano:
    “ Chi vuol perdere perderà, chi vuol tacere, tacerà .. “
    Il distretto di polizia, comandato dal capitano Johnson, aveva dichiarato alla stampa che quella frase doveva essere intesa come una sorta di minaccia di morte, scritta molto probabilmente dall’assassino del povero Stanley. La vittima, 49 anni, 19 dei quali dedicati interamente allo studio di importanti reperti archeologici. L’uomo, che viveva nel paesino di Red Creek sin dalla sua nascita, avrebbe fatto carte false pur di continuare a vivere in questo modo. Era da tutti considerato una persona onesta, mai avuto problemi con la polizia locale, un individuo alquanto altruista che, proprio per questo, circa quattro anni fa, aveva salvato la vita ad un povero bambino di appena nove anni da due terroristi. Uno dei due, una volta perso troppo sangue, venne ricoverato d’urgenza ma oramai non c’era più nulla da fare. A parte questo avvenimento, nessuno avrebbe comunque avuto da ridire nei confronti di quell’uomo. Al contrario, a partire da quel giorno, Stanley McDorian venne considerato un eroe in paese, tanto che lo vedevano come una persona giusta, di sani principi che sarebbe dovuta essere la copia di tutti gli altri, in una società sempre più invasa dalla contaminazione.
    Ma purtroppo quella notte, qualcuno aveva radicalmente trasformato il volto di Red Creek. Molti avrebbero passato notti insonni, guardando la televisione, aspettando di essere uccisi, altri avrebbero forse dormito talmente tanto da non accorgersi di essere uccisi nel cuore della notte.
    Ma perché uccidere Stanley? Per gelosia? Ma erano passati 4 fottuti anni da quell’avvenimento e, stando ad un importante alibi, l’altro terrorista si trovava ancora all’estero. E perché avrebbe dovuto farlo uccidere dopo tutto questo tempo?? La polizia esclude questa pista, considerata come una sorta di ritorno al passato, come un percorso troppo semplice da seguire. Gli agenti del paese avevano cercato dappertutto all’interno della sua abitazione, potendo constatare che non c’era nulla di improbabile.
    Il fabbro fu uno dei primi sospetti, tanto che venne interrogato pochi minuti dopo il ritrovamento del cadavere. Bisognava tentare, ritentare, tentare, ritentare, secondo il capitano Johnson, era di fondamentale importanza non dimenticarsi di nulla.
    Il fabbro, un certo Redfield, un tipo sdentato sulla settantina, aveva ripetuto più volte di essere stato sempre riconosciuto come un uomo della giustizia, come un vero e proprio uomo d’onore, uno di quelli che aveva combattuto la seconda guerra mondiale senza dover recriminare niente a nessuno. Però, anche se molto anziano e parecchio smemorato, non poteva non ricordarsi di un fatto alquanto strano.
    “ … M’ero alzato di notte, che ne so, saranno state le tre, le tre e mezza, suppongo. Avevo sentito alcuni rumori in cantina, insomma, avevo pensato a qualche animale di una certa portata. In cantina possedevo le migliori spade degli ultimi tre secoli e di certo a molti avrebbero fatto gola possederne anche una soltanto. Ne mancavano tre e questo mi fece pensare ad un furto bello e buono. E c’era anche della cenere. “
    Il capitano Johnson era seduto proprio di fronte a Redfield con la faccia di chi non aveva chiuso gli occhi quella notte. Ma la stanchezza non era un problema per un ufficiale del suo calibro.
    “ Si ricorda il giorno? “
    Il fabbro ci pensò su parecchi secondi prima di poter proferir parole di nuovo … Appariva come un signore non affidabile, ma la polizia doveva seguire per forza una strada e quella, comunque, sembrava la più giusta …
    “ 17 novembre, tre giorni fa “
    Perciò qualcuno doveva essere stato nella cantina del Fabbro, proprio qualche giorno prima, e doveva essersi impossessato della spada, a meno che la versione del vecchio fosse solo una copertura.
    Nessuno volle credere a ciò che era successo “ a quel poveruomo di McDorian “, un uomo davvero apprezzato a Red Creek. Era sempre stato un paese alquanto tranquillo, senza contare i due omicidi che venti anni fa avevano scosso le fondamenta di quel territorio. Il caso venne archiviato con la condanna a morte di un certo Mike Wulfric, uno strano individuo di origini tedesche. Nessuno sembrava avere dei seri dubbi riguardo la colpevolezza del tedesco.
    Passati 20 anni, gli incubi si stavano ripetendo. Terminato un film, eccone un altro pronto a riavvolgere quella medesima pellicola che sembrava essersi dispersa dopo tutto quel tempo.
    Nel paesino di 2.000 abitanti non si parlava di nient’altro che non avesse a che fare con il caso McDorian … Divenne un caso talmente importante per le autorità che da New York inviarono due detective privati, un paio di avvocati e sei agenti di polizia più che esperti. Riguardo ai sospetti, tolto il fabbro Redfield, non ce n’erano al momento, ma secondo il dipartimento era solo questione di tempo.
    Poi, il mattino dopo, qualcosa lo scombussolò ancora di più … La tomba di McDorian era stata profanata e il suo corpo era svanito nel nulla … Un atto come quello non lo aveva mai visto prima … Perché?? Che ci avrebbero dovuto fare con un cadavere???
    Il capitano Johnson non avrebbe avuto molto tempo prima di chiudere il caso, lo sapeva, quella volta si sarebbe giocato il posto nel caso di un completo fallimento. E non tanto per il suo lavoro, quanto per la credibilità che avrebbe perso in quel luogo.
    Tuttavia, non aveva mai avuto paura, perché si sentiva il migliore in situazioni come quelle e l’esperienza gli suggeriva sempre di tenere calmi i bollenti spiriti e di pensare usando la ragione.
    Ma solamente il passare del tempo, fece capire a Johnson la cruda realtà … Nessun altro sospetto, nessuna via da seguire, nessun movente, niente di niente. Come prendere un ago in un pagliaio. E la risposta arrivò direttamente dalla centrale di New York: Johnson perse il suo posto e dovette affidare il caso agli uomini che i generali ritenevano più adeguati. Il suo ruolo venne preso dal capitano Darwin, un vero e proprio figlio di una buona donna, tanto che la gente comune lo considerava un gran chiacchierone e niente più. La popolazione rimase seriamente allibita al riguardo: lasciare il posto a qualcuno che neanche sapeva farsi un piatto di pasta solo perché c’era qualcun altro a farglielo trovare pronto una volta tornato a casa???
    Questo fu un altro punto che andò a favore di Johnson: non avrebbe mai permesso che qualcuno profanasse quel ruolo così importante come capitano della Polizia di Red Creek. Non avrebbe mai lasciato quel caso senza averlo prima risolto e questo, chiaramente, lo deve alla popolazione, a quella gente che lo ha sempre ritenuto una persona della quale ci si doveva fidare. E lo avrebbe risolto, per loro …
    Innanzitutto, per tornare all’opera, decise di comunicare a due dei suoi più fidati agenti della sua missione in incognito ovviamente. New York e nessun altro doveva conoscere il suo scopo dato che gli era stato severamente proibito continuare ciò che aveva appena fallito, almeno secondo loro.
    La domanda che oramai gli brulicava in testa da tempo fu sempre la stessa: perché colpire ed uccidere un uomo con una spada? Non sarebbe stato più agevole un bel pugnale??? Doveva iniziare a fare qualcosa, anche una stupidaggine, una piccola idea, dalla quale sarebbe giunta una importante conclusione. Vero, ci sarebbe stato molto lavoro, ma ne valeva la pena.
    Così, assieme ai suoi agenti più fidati, Willson e Michaels, decise di dare un’ulteriore occhiata alla casa del fabbro, cosa fatta e rifatta ma senza alcuna conclusione. Alla vista dei tre agenti, il tizio sdentato iniziò ad urlare come un vecchio corvo:
    “ Cosa diavolaccio volete da questo povero uomo come me? “
    Non sembrava volersi far riconoscere in quanto vittima, eppure il suo tono gli conferiva l’aria di chi doveva subire per forza. Aveva paura di finire in prigione, su questo non si poteva discutere, ma i tre agenti erano lì solo per qualche altra informazione.
    Dopo qualche minuto, il tizio li dovette far entrare per forza, in quanto agenti. A dire il vero, non avevano nessun mandato, ma a Johnson poco importava, doveva risolverlo quel maledetto caso!!!!
    L’ex capitano, ormai passato al ruolo di sergente, visitò la cantina, passando di scaffale in scaffale, senza tralasciarne mezzo centimetro.
    Di ritorno dal piano superiore, Willson e Michaels avevano trovato un foglio alquanto interessante.
    “ La violenza non serve per uccidere, basta che tu … “
    Il sergente Johnson alzò lo sguardo sul fabbro, il quale sembrava terrorizzato alla vista di quel foglietto sporco di polvere. Allora, rispose immediatamente in sua difesa, guardando a turno tutti e tre i presenti, puntando molto sui due agenti meno esperti.
    “ Ah sì, il foglietto che mi ha dato Padre Cristoforo. Poi, mi sembra la sera seguente l’omicidio, mi cadde in parte nel camino e questo spiega quello … “
    Il sergente fu il primo ad annuire, non che fosse una spiegazione possibile, si trattava di una cosa certa, almeno l’ultima parte. Il foglietto era ovviamente caduto, sospinto probabilmente dalla forza del vento, all’interno del camino. Questo spiegava la bruciacchiatura e, di conseguenza, la parte mancante. La parte che forse non avrebbe spiegato granché ma che di certo avrebbe permesso di continuare la loro indagine.
    Prossima tappa: Padre Cristoforo!!!
    “ Quel foglietto aveva un grande significato. Conteneva un importantissimo significato, specie in una società come quella odierna. Data la mia vecchiaia, non lo ricordo pienamente a memoria, ma so per certo che spiegava questo concetto: la violenza non deve essere espressa in nessuna circostanza, neanche nella più improbabile. “
    A quanto pareva, non si trovarono altre copie del foglietto e allora i tre tornarono in centrale, ove incontrarono il capitano Darwin, sempre avvolto da quel ghigno beffardo. Eppure, quel pomeriggio, presentava un ghignò alquanto malefico, come se avesse fatto qualcosa che Johnson non era stato in grado di compiere. E la risposta arrivò poco dopo.
    “ Io e miei uomini siamo sulla strada giusta, mentre noto, con mio grande dispiacere … “ E sogghignò in maniera alquanto beffarda … “ Che il vostro solo risultato è un pezzo di carta bruciato … Ben fatto, ragazzi!! “
    Tutto ad un tratto, come in preda ad una clamorosa trasformazione, il suo sorriso di Giuda si trasformò in uno sguardo demoniaco … Roteò gli occhi da Willson per finire sul sergente, il suo principale ostacolo alle indagini … Johnson, come uomo d’onore, non avrebbe mai fatto carte false con quell’uomo, mai e poi mai.
    “ Sergente, voglio delle spiegazioni … E subito!! “
    Johnson lo fissò dritto negli occhi, come stesse guadagnando tempo, o forse addirittura per sfidare un suo superiore. I due agenti apparivano alquanto spaventati e anche tutti gli altri passanti si fermarono ad assistere ad una situazione impensabile. Per loro fortuna, uno dei telefoni della centrale squillò proprio in quel momento e il capitano venne raggiunto da una importante chiamata, direttamente dalle autorità di New York.
    “ Se il capitano vi dice qualcosa, voi non rispondete, dite che non conosciamo niente, che siamo dei completi imbecilli!! “
    Sussurrò il sergente ai suoi due agenti, i quali rimasero allibiti, non aspettandosi un ordine del genere da parte di Johnson nei confronti del comandante della stazione poliziesca.
    “ … Mi raccomando … “
    Con questo, il sergente andò a prendersi un pacchetto di sigarette in ufficio per poi tornarsene a casa. O almeno era questo il suo obiettivo, quando ripensò alle parole cariche di odio e di felicità contemporaneamente da parte di Darwin. Loro sulla strada giusta? Be’, anche se fosse una tremenda bugia, questo aveva dato maggior entusiasmo al sergente che decise di deviare a sinistra per la strada che l’avrebbe condotto in chiesa. Padre Cristoforo era lì, intento a conversare con Dio, immerso in mille preghiere e canti in centinaia di linguaggi differenti.
    Johnson sapeva che non avrebbe dovuto essere lì a quell’ora della sera, ma sapeva anche che niente lo poteva allontanare dal conoscere l’amara verità.
    L’ufficiale decise di attendere sedendosi su una di quelle panchine malandate della chiesa. Il prete lo aveva sentito, ne era certo, non era un vecchio sordo, né uno giovanotto che non avrebbe saputo recitare neanche a pagarlo. Padre Cristoforo aveva più di 60 anni ed era sempre stato un tipo abbastanza scaltro. Passati cinque lunghi minuti, si voltò verso Johnson, mostrandogli un ampio sorriso.
    “ Sapevo che la tua caparbietà ti avrebbe riportato nella sede del Signore. Me lo ha confermato lui “
    Ed indicò con lo sguardo il crocifisso collocato a pochi metri dall’altare. Non era una grandissima chiesa, ma in quanto luogo sacro era sempre molto elegante. John ricambiò il sorriso del prete, anche se a dire la verità non credeva alle parole del Signore tanto quanto a quelle del suo cuore. Ma questa è un’altra storia, ora doveva capire qualcosa in più riguardo l’omicidio di Stanley. Gli si avvicinò molto lentamente, rispettando la casa del Signore, e si sedette proprio accanto al prete.
    “ Senta, volevo chiederle una cosa particolarmente molto importante, almeno per me: vi ricordate per caso chi ha scritto quel foglietto che avete poi consegnato al fabbro? “
    Padre Cristoforo roteò gli occhi verso il soffitto della chiesa, come per riflettere e per rispondere; inizialmente, il sergente credette di aver fatto una domanda alquanto spiacevole, tuttavia, qualche secondo più tardi, il suo sguardo cambiò direzione e, sorridendo all’ufficiale, sorrise:
    “ Ma certo … Fu il mio predecessore, Padre Rodolphus. Ora, non so quando lo scrisse, ma chiaramente l’ha fatto prima di morire … “
    Aggiunse Cristoforo, come per dimostrare che quella scritta era qualcosa di vero, di puro, di reale e non frutto della loro fantasia.
    Ed ora si torna direttamente a casa, senza altre deviazioni. Internet Explorer era l’unico rimedio a quell’emicrania che lo aveva perseguitato lungo tutto il ritorno. Ricerca: Padre Rodolphus, Red Creek.
    Nato a Red Creek nel 1900, viene considerato come uno dei più famosi parrochi di Red Creek. Nel ’56 ottenne l’incarico a cui tanto aspirava, ovvero quello di parroco alla chiesa del suo Paese natale, la nota chiesa di San Giorgio. In pochi mesi, riuscì a convincere l’intera popolazione di Red Creek della sua dedizione e del suo interesse al progressivo miglioramento del paese. Tra le opere più rilevanti troviamo “ La vita secondo me “, che trovò una importantissima distribuzione in tutto il mondo. Fu davvero un tragico lutto il suo, avvenuto all’età di 80 anni. Al riguardo, la chiesa non ha voluto esprimere i propri pareri ed ha messo a tacere l’intera questione. L’unica cosa che sappiamo è il ritrovamento di un’arma alquanto appuntita accanto al corpo di Padre Rodolphus.
    E così la polizia dell’epoca, proprio come la chiesa, aveva taciuto di questo clamoroso omicidio. Non appena terminato di leggere, un serio dubbio lo fece trasalire all’istante.
    E se il killer di McDorian fosse lo stesso di quello del parroco? Be’ in effetti poteva essere, dato che erano passati solamente 18 anni e l’omicida non dovrebbe essersi invecchiato così tanto. L’unico problema risiedeva nella mancanza di veri e propri moventi, in entrambi i casi. Due vittime in totale: un prete ed un uomo comune, un archeologo. Due vittime e due persone che venivano amate dall’intera popolazione di Red Creek. Prima il famoso Padre Rodolphus che tramite la sua completa dedizione alla religione cristiana cattolica aveva saputo conquistare tutti quanti, dall’altra parte un uomo che della religione se ne fregava ma che aveva lo stesso appoggio di quanto ne aveva avuto Rodolphus anni prima.
    Entrambi eroi, entrambi morti.
    Due individui che non potevano avere nemici in comune. Il cadavere di McDorian era stato ritrovato con una spada infilzata dritta nella bocca, quasi se la stesse inghiottendo intera. Ma il parroco com’era morto? Wikipedia aveva parlato di un oggetto appuntito, potrebbe trattarsi di un’altra spada, oppure è solo una stupida coincidenza. Non avrebbe trovato alcuna risposta nei rapporti più antichi della polizia, sembrava un caso chiuso, quando ecco che si imbatté nel foglietto bruciato di … Ma certo, Padre Cristoforo!!!
    “ Non so se ve lo dovrei riferire, agente, ma il Signore mi ha confermato la vostra innocenza e la vostra competenza in questo campo. Perciò … “ … Poi si interruppe e delle lacrime gli caddero sul volto, scivolando velocemente lungo le sue guancie colme di rughe. La risposta gli sarebbe costata molto ma era diventata inevitabile …
    “ … Fui io stesso a rinvenire il suo corpo privo di vita, quella maledetta mattina del 20 novembre del 1980. Era una giornata alquanto gelida, come le profondità dell’abisso ed io … Come si dice … Ero una mezza specie di braccio destro di Padre Rodolphus. Avrei dovuto svegliarlo, sapete, per la messa. All’epoca, non era più molto giovane per potersi permettersi “certi lussi”. Quando aprii la porta della sua camera, rimasi a fissarlo paralizzato, come se la morte lo fosse venuto a prendere, come se il demonio non mi permettesse più di camminare. Mi bloccai per qualche secondo, finché preso dal troppo dolore, venni come gettato in avanti per capire cosa realmente gli fosse successo. “ … La risposta per Johnson era alle porte; finalmente, avrebbe potuto fare qualche altro passo in più, gliel’avrebbe messo in quel posto al caro Capitan Darwin!!!! Johnson vide che il volto di Cristoforo era diventato bianco come la neve, come quello di un cadavere, forse perché stava rivivendo nei minimi dettagli, la più brutta esperienza della sua vita …
    “ … Era stato ucciso da una … Spada!!! Infilzata dritta nella bocca!!! “
    Johnson si alzò improvvisamente: la corrispondenza era netta, non poteva trattarsi di una semplice coincidenza, c’era di più, molto di più …
    A quelle parole, il sergente capì che quella era la fine della loro conversazione …
    Dunque, mettiamo in chiaro le cose: nel 1980, Padre Rodolphus venne ritrovato ucciso e 18 anni dopo, lo stesso identico giorno, toccò al McDorian. Ma perché proprio loro due? Due paladini della giustizia?? E poi perché nel 81 è stato arrestato e condannato a morte Mike Wulfric?? Dunque, una seconda voce gli penetrò nel cervello, quasi per avvertirlo …
    “ O Wulfric era innocente e quindi si tratta dello stesso Killer o era realmente colpevole e questo è un altro dannato assassino. “ Due pensieri contrastanti ma che erano alla base dell’intera vicenda. Per quanto riguarda i rapporto (per dire dettagliati) della polizia, la risposta era la seconda, non credevano all’innocenza di Wulfric, in quanto neanche avevano corrisposto l’ipotesi di uno stesso killer; ma non per Johnson, dopo tutto quello che stava facendo per risolvere l’enigma, ne aveva dedotto che l’ipotesi del solo killer non era affatto da escludere.
    Una volta giunto alla stazione, non perse tempo nelle solite chiacchiere con gli altri agenti o con qualche vagabondo di troppo, bensì svoltò verso il reparto rapporti segreti per riempire un altro tassello di quel puzzle. Rapporti polizia Red Creek, 1980.
    A quanto parve, a guidare le indagini del caso Rodolphus c’era il padre dell’attuale capitano, un Nat Darwin che, rispetto al figlio, doveva saperne qualcosa in più. In effetti, stando a quei rapporti, era un uomo davvero molto stimato in tutta la zona. Si parlò molto di quel tale, Wulfric Bryan, giunto da pochi mesi nel paese e da solo un anno negli USA.
    Sembrerebbe che la sua sola abitazione risiedesse in una piccolissima catapecchia di legno malandato a circa un km dal bivio del paese e che per racimolare qual cosina stava iniziando a lavorare nel Woodson Restaurant, il cui proprietario è un certo Rick Woodson con il quale aveva parecchi affari lavorativi, anche se conosceva la storia di quel tizio: un proprietario rispettato soltanto all’apparenza, ma sotto sotto le autorità non lo vedevano di certo di buon occhio.
    All’epoca le indagini di Darwin vennero condotte alla perfezione e portarono come unico colpevole: Mike Wulfric!!! Stando a quei rapporti, l’avvocato d’accusa era un certo Robsen, mentre quello di difesa era … Oh, mio dio!!! Non ci poteva credere, il suo caro collaboratore, nonché padrone, Rick Woodson!!!
    Stando a quel Robben, la popolazione lo detestava e inoltre aveva molti legami con la polizia; forse è proprio questo che la giuria ha optato per la decisione più severa: la condanna a morte.
    Mike Woodson sembrava sul punto di crollare, non solo come persona, ma anche come uomo, o almeno questo riferiscono riguardo la sua vita i rapporti polizieschi; non si doveva fidare di nessuno, tantomeno dei suoi colleghi. Una settimana dopo quel fiasco, per Woodson ci fu un riscatto morale impensabile: grazie ad una vincita di circa 3 milioni di euro al Lotto, riuscì a curare tutti i suoi debiti e a tornare l’uomo di una volta, l’uomo del denaro, un uomo avido, voglioso di potere.
    Be’, forse era tempo di muoversi, in mezzo a tutte quelle scartoffie non ci si ritrovava proprio. La sua prossima tappa fu proprio la residenza di Rick Woodson, una vera e propria villa con tanto di sorveglianza, stando a quello che si raccontava.
    Tre piani lussuosi preceduti all’esterno da un enorme giardino illuminato da una miriade di luci che rendevano l’atmosfera unica nel suo genere.
    Quella sera, Woodson era completamente solo e sembrava avere l’aria molto stanca. Poverino, il lavoro lo stava letteralmente massacrando!!
    “ Penso che sappiate del caso McDorian, signor Woodson … “ Il tono di David Johnson era come sempre abbastanza calmo, non mostrando nessun punto debole, nessuna intenzione maligna nei suoi confronti. D’altronde, non doveva mostrare emozione, per lui Woodson non era altro che un individuo come tutti gli altri, né più né meno.
    Il riccone di Red Creek si guardò le mani, facendo evidentemente finta di sfregarsele, tanto che apparivano lucide come l’olio, con tanto di detergente liquido.
    “ Ho sentito … Mi dispiace molto per quell’uomo … Un mio vecchio caro amico … “
    Non appariva timoroso per l’interrogazione, ma per qualcos’altro, come se una minaccia lo avvolgesse sin dal principio … Ma cosa??? Poi, continuò stranamente il suo discorso, andando a finire su un argomento che avrebbe fatto gola a qualunque detective …
    “ Forse la sua intelligenza già l’ha capito, ma penso che il killer di Padro Rodolphus sia lo stesso del nostro povero Stanley. “
    Eppure, non gli aveva detto niente di concreto, forse in condizioni normali, lo avrebbe fatto, forse si era così drogato che non ricordava molto. Ma non era questo il problema, c’era qualcos’altro. Woodson era chiaramente lucido, avrebbe risolto un’enigma senza neanche volerlo, eppure qualcosa lo costringeva a non fiatare. Poi, ripensò alla risposta del tizio: ma come faceva a saperlo?
    “ Forse mi sono spiegato male, mi scusi … Quella mattina, ero in chiesa con padre Cristoforo ed ho visto tutto quanto.
    Ecco perché conosco la verità sulla sua morte, o almeno come è morto. Che spettacolo … “
    Il tizio era perfettamente lucido e l’ironia nella sua ultima esclamazione lo avrebbe testimoniato anche ad un demente. Ma ora la situazione diventava sempre più complicata ed alquanto bizzarra: perché Cristoforo gli aveva mentito? Perché non gli aveva riferito della presenza di Woodson quella stessa mattina??? Cosa si cela dentro quella chiesa???
    La risposta più plausibile è che se ne fosse totalmente dimenticato, lasciando “quel particolare” fuori da ogni critica. Altrimenti, ci sarebbe anche un’altra e più plausibile opzione. Cristoforo non voleva che il paese lo riconoscesse come un traditore, come un aiutante dei ricconi. Voleva proteggerlo e … Proteggere sé stesso dalle critiche.
    Troppe domande, troppe fottute questioni ancora tutt’altro che chiuse!! Il caso Wulfric era stato chiuso troppo in fretta??? Una bella doccia, era proprio quello che ci voleva.
    Non poteva biasimare Nat Darwin, quello era un caso del diavolo, un caso infinito, soltanto un pazzo lo avrebbe voluto continuare … E David Johnson era letteralmente matto da legare … Che gran casino, veramente un casino della madonna; 18 anni di distanza, due omicidi ancora irrisoluti e probabilmente solo un killer dietro le quinte a tessere la tela.
    Passata la notte senza incubi e senza altri pensieri, la mattina seguente il capitano Darwin convocò nel suo ufficio il sergente. Sembrava incuriosito dall’andirivieni del suo ufficiale durante tutti quei giorni. E il capitano sospettava che il sergente stesse percorrendo la pista giusta, cosa che evidentemente non stava facendo il capitano. David avrebbe voluto mentirgli, riferendogli una falsa pista per mandarlo fuori strada e per recuperare il posto. Ma non sarebbe stato leale, anche se si trattava del suo lavoro, della sua vita, di riconquistare la fiducia di tutta la gente.
    “ Be’, signore, una cosa sembra quasi certa: temo proprio che il killer di Padre Rodolphus e quello di McDorian sia lo stesso … O almeno qualcuno che ama uccidere allo stesso modo, cosa secondo me molto improbabile … “
    Pronunciando quelle fatidiche parole, si era messo con le spalle al muro: il capitano James Darwin, paonazzo in volto come fosse un pomodoro, si eresse in tutta la sua statura imponente e gli si avvicinò sbraitando come un cane incazzato nero …
    “ Ma mi hai preso per scemo??? Il killer di Rodolphus è stato preso e condannato a morte!!! Wulfric è morto sepolto!! Non vorrai farmi credere che è resuscitato!! Ho qui tutti i rapporti di quel caso. Questo non vi basta, forse??!!!! “
    Darwin aveva fatto sobbalzare l’intera centrale di polizia, tanto che alcuni rimasero a fissarlo paralizzati, e il tutto con le porte chiuse. David, al contrario loro, si sarebbe aspettato una risposta con un sonoro simile, d’altronde lo aveva sempre sospettato: era un vero e proprio stronzo!!!
    Non mostrava alcun risentimento verso il prossimo né tantomeno si degnava di rispettarlo. Il suo unico interesse era il profitto personale tanto che, secondo lui, il resto del mondo poteva anche andare a farsi fottere.
    “ No, signore, la prego. Non penso né che sia resuscitato, né che abbia preso l’anima di qualcun altro. Questo lo escluderei a priori. “
    Insomma, l’ironia di Johnson era un elemento che mancava nell’ambiente poliziesco da qualche tempo tanto che molti agenti lo guardarono in cagnesco. Ma David voleva provocare l’intero reparto, erano terminati i giorni del suo “capitano”, e dato che non aveva ottenuto niente di niente, avrebbe fatto altrettanto anche con le sue indicazioni. E forse ora credeva che David lo stesse prendendo in giro, ma tra qualche giorno si sarebbe reso conto che la verità gli è passata davanti senza che lui la afferrasse.
    “ … Intendevo solo dire che Wulfric è innocente. O meglio, lo era … “
    Sbuffò il sergente, accendendosi un bel sigaro cubano, tanto avesse voglia di trascorrere beatamente il tempo, rimurginando sul suo percorso e su ciò che lo porterà all’assassino.
    Darwin non accettò neanche lontanamente questo affronto e lo fece sparire, invocando l’arrivo delle guardie. David lo fissò dritto nelle palle degli occhi e al suo interno vide un disprezzo tale che mai aveva visto negli occhi di nessun altro. Quel tipo non gli piaceva, lo odiava a morte, con tutto sé stesso, e se gli stesse nascondendo qualcosa? Sarebbe uno scoop clamoroso per qualsiasi giornalista.
    Il capitano, Cristoforo o Woodson: uno di loro chiaramente stava mentendo. Tra le persone coinvolte nel caso di Padre Rodolphus, oltre alla difesa con Rick Woodson, c’era anche Robsen, rappresentante l’accusa di Mike Wulfric.
    La casa dell’oramai ex-avvocato era molto elegante e raffinata, ma non troppo spaziosa.
    Con soli due piani ed una grande sala, gli ricordava molto quella della madre.
    Sul citofono si leggeva, in chiare lettere maiuscole, il nome di Tim Robsen, di chiari origini norvegesi.
    Da più di cinquant’anni era noto a Red Creek come un avvocato che aveva salvato parecchi casi, anche tra i più importanti, senza dimenticare quelli all’esterno. Era una delle poche persone ad essere nota anche nei Paesi esteri.
    Attualmente pensionato con 64 anni ed un enorme paio di baffi grigi e capelli che ricordavano il buon caro “Tenente Colombo”, Robsen era dunque un uomo abbastanza stimato, proprio come Nat Darwin, l’ex capitano della Polizia all’epoca. Tutto il contrario dell’uomo più ricco del paese, Mike Woodson, proprietario del locale dove lavorava come cameriere Wulfric. Sin dall’inizio, David dedusse di trovarsi a che fare con un uomo dalle grandi abilità intellettive, un individuo da prendere con le molle.
    “ Vuole del thè? “
    Gli chiese Robsen, mostrando una voce alquanto burbera, tanto da diventare quasi minacciosa. Il sergente imitò il padrone di casa, sedendosi su una delle sedie del salotto:
    “No, la ringrazio. Le devo fare alcune domande importanti, se lei mi da qualche secondo del suo tempo.”
    Il sorriso di Robsen si tramutò in una smorfia, quasi non volesse avere a che fare con le indagini della polizia, riguardante il caso McDorian. Ed infatti, quando capì di cosa si trattava, Robsen annunciò:
    “ E cosa dovrei c’entrarci io con quel caso? Io … “
    Ma il sergente lo calmò, dandogli una pacca sulla spalla, sorridendogli sempre con estrema calma.
    “ No, aspetti … Si calmi, innanzitutto. Volevo parlarle del caso di Padre Rodolphus, avvenuto 18 anni fa, si ricorda? “
    Robsen avrebbe più che mai voluto evitare quell’argomento, lo si leggeva negli occhi, tanto che fissò il pavimento con profondo dispiacere.
    “ E chi non lo ricorda? Tuttavia, sono pochissime le persone che conoscono la verità sulla causa della sua morte. Penso che lei, nonostante la segretezza, ne sia al corrente, altrimenti non mi avrebbe fatto questa domanda. Comunque sia, il killer fu un tale Wulfric e, giustamente a parer mio, è stato condannato a morte per ciò che aveva commesso. “
    Più passava il tempo e più avrebbe paragonato quell’uomo ad un sosia del capitano Darwin. Insomma, erano due bastardi e, anche se questo doveva essere stimato, in fondo in fondo era solo un altro stronzo. Mentre l’ex avvocato era impegnato nel tentativo di accendersi un’altra sigaretta, Johnson continuò quel discorso, vediamo dove lo avrebbe condotto.
    “ Ma siete sicuri che fosse stato seriamente lui? Io penso che fosse innocente … E che l’assassino di Rodolphus è lo stesso che ha accoppato McDorian. “
    Stranamente, a differenza del capitan James Darwin, l’avvocato non si limitò a sembrare sorpreso, ma per di più sorrise ampliamente.
    “ Be’ forse non siete aggiornato, signor sergente. Ma le impronte che abbiamo ritrovate corrispondevano a quelle del tedesco. Ed inoltre abbiamo anche scoperto come la sera prima dell’evento, Wulfric e Rodolphus sembravano aver aperto una calda discussione.”
    Le parole di Robsen erano quelle di un uomo che voleva a tutti costi la ragione dalla sua. David ripensò a ciò che aveva appena detto:quindi, anche il tedesco, oltre a Goodson, era stato lì …
    Nei giorni successivi, David venne a sapere dai suoi due migliori agenti di polizia che Wulfric aveva immediatamente lasciato la zona della chiesa, al contrario di Woodson che c’era rimasto addirittura a dormire.
    Padre Cristoforo riferì al sergente che la mattina del 20 novembre dell’80 Woodson aveva preferito fare le valigie verso le sette e mezza. 7:30 am: l’ora del ritrovo del cadavere. Oramai, secondo l’ufficiale Johnson, l’importante non era tanto basarsi sui fatti odierni, quanto studiare quel che successe realmente 18 anni or sono.
    Il caso McDorian era divenuta la news all’ordine del giorno; persino da New York si chiedevamo come i migliori investigatori non riuscissero a trovare tracce del misterioso killer. Il paese di Red Creek non era mai stato così famoso in tutto il mondo; purtroppo sarebbe stato conosciuto per questo omicidio e non per la sua dedizione artistica e religiosa.
    Per fortuna, non vennero commessi o ritrovati cadaveri in quel periodo, cosa che rassicurò la polizia locale.
    “ Cosa sono tutte queste scartoffie? “
    La scrivania del sergente era strapiena colma da una miriade di documenti e cartellette multicolore.
    Probabilmente, Willson e Michaels avevano fatto il loro lavoro, e che lavoro!!!! Afferrò quello predisposto al di sopra di tutti gli altri e lo iniziò a sfogliare:
    “ Nat e James: una vita per la polizia!!! “
    Questo il titolo di quella cartelletta, consegnata agli archivi speciali, destinata ai premi per i servigi resi dai migliori agenti di polizia del luogo.
    Trattava la vita dei Darwin, principalmente quella del padre, Nat, un’esistenza passata sotto il simbolo della polizia, sotto le sembianze di una persona tanto onesta quanto impegnata nel suo mestiere. Aveva ottenuto parecchi premi e trofei per la sua abilità con le armi da fuoco, così come per i suoi servigi. Uno dei suoi più importanti casi portati a termine fu quello di Padre Rodolphus, conclusosi con la condanna a morte del tedesco Mike Wulfric nel 1980. Il capitano Darwin venne ritrovato deceduto nel suo letto, una mattina presto a causa di un tumore maligno dovuto al suo unico vizio, quello del fumo, vizio che lo portò dritto nelle fauci della morte. Nonostante questo, tutt’oggi viene considerato come il migliore.
    Alla fine del rapporto dedicato alla famiglia Darwin, c’era incisa una firma davvero minuscola. Il sergente frugò nelle sue tasche e ne estrasse una piccola lente a contatto con la quale realizzò il nome del proprietario del rapporto.
    “ Steve Marwin, Red Creek Police Department, 1992 “
    Sei anni or sono, quel Marwin, quell’agente chiunque egli fosse, non solo aveva trascritto tutto quel rapporto per i servigi resi al dipartimento da parte della famiglia Darwin, elogiando peraltro le grandi doti di Nat, ma inoltre doveva aver conosciuto di persona il grande capitano. All’improvviso, qualcuno aprì la porta, senza troppi problemi, causando una forte fuoriuscita di corrente che spazzò a terra molti documenti. Proprio ai suoi piedi scivolò la cartelletta scritta dall’agente Marwin, tanto che il capitano non perse tempo per esaminarla al meglio.
    Sfogliandola attentamente, dedusse che il sergente stava indagando sulla vita del padre, della sua famiglia. Poi, lasciando cadere il documento, fissò con disprezzo il sergente:
    “ Sergente, ha dunque conosciuto la causa della morte di mio padre. “David annuì veramente dispiaciuto, fissando le varie cartellette terminate a terra.
    “Le raccolga, prego … “
    Con un calcio, il capitano avrebbe dovuto radunarle, ma non fece altro che allontanarle, dimostrandosi davvero un bastardo in tutti i sensi: neanche tener conto di quel rapporto così importante!!!
    Prossima tappa: Steve Marwin!!!
    Era una giornata molto fredda, al cento per cento invernale quella del 18 Dicembre, a soli sette giorni dal giorno del Natale. Indossò un largo maglione rossiccio, proprio adeguato a quella stagione così fredda accompagnato da un giubbotto di pelle davvero molto resistente.
    Steve Marwin era un individuo molto basso e calvo, indossante un paio di occhiali neri dedicati all’arte della scrittura, la sua principale attività, dopo aver lavorato circa 40 anni per la polizia di Red Creek.
    Per un anno era anche riuscito ad ottenere il grado di Capitano, perso solo dopo poco tempo a causa del suo carattere turbolento.
    A quanto parve, nessuno sembrava conoscere il capitano Nat Darwin meglio di Marwin, visto che i due avevano frequentato sempre le stesse scuole e gli stessi corsi di studio. Sembravano quasi andare a braccetto. Probabilmente, sarebbe uscito un po’ fuori dal caso Rodolphus, ma quell’uomo poteva rivelarsi una fonte nascosta a quel puzzle.
    “ Un caso davvero incredibile, il cui killer però venne preso e condannato a morte, per nostra fortuna. “
    Marwin si fermò, riprendendo poi lentamente fiato, come volesse ricordare per riferire qualcosa in più al sergente riguardo quel caso.
    “ Dopo circa tre settimane di ardue indagini, il povero Nat riuscì ad incriminare legittimamente Wulfric, spendendo all’inferno un killer pericolosissimo. Per nostra fortuna … “
    E ribadì più volte le sue ultime parole, come per dire che quel tedesco avrebbe potuto eliminarli tutti quanti. Soltanto grazie a Nat, capo delle indagini, si era giunti ad una sensata conclusione.
    “ Poi, 11 anni fa, è successo quel che è successo, come diceva sempre il nostro povero Nat. Se succede, doveva succedere e basta. Il suo tumore sarebbe dovuto accadere, ed è accaduto. Come in un film. “
    David giurò che l’uomo sarebbe crollato in un lungo pianto, quando il campanello suonò più volte.
    E guardate un po’ il caso: si parlava del padre, ed ecco in primo piano il figlio, il capitano James Darwin, in tutto il suo splendore con gli abiti borghesi. Alla vista del sergente, il suo sorriso malizioso scomparve immediatamente.
    “ Signor sergente, come mai qui? “
    L’ex agente Marwin si fece piccolo piccolo, ponendosi alle spalle del capitano, il quale continuava a guardare minaccioso il sotto ufficiale.
    David, però, dimostrò ancora una volta, la sua innocenza, provando la verità dei fatti.
    “ Prima mi avete fermato alla centrale ed avete letto il rapporto dedicato alla vostra famiglia. Lo avete esaminato proprio davanti ai miei occhi, quindi, non posso sbagliare.
    Ha letto anche l’articolo del caso Wulfric, il killer di … “
    Ma, prima che potesse terminare la frase, Darwin lo interruppe mostrando il suo distintivo da capitano.
    “ … Mio padre ha risolto il caso; ora sono io a condurre le indagini sul caso McDorian e sarò io a chiudere in carcere il killer. “
    La conversazione aveva preso una brutta piega. Il sergente, una volta terminato Darwin, proseguì con il suo discorso al motivo per il quale era lì.
    “ Invece di stare qui a farneticare, dovreste dare il giusto ringraziamento a quest’uomo. Tutti quei rapporti verso la sua famiglia, li ha scritti proprio Steve Marwin, che credo lei conosca molto bene. Non credo di aver infranto alcuna regola, capitano … “
    Per la prima volta, Marwin alzò lo sguardo verso il sergente e gli sorrise con tutta la felicità che aveva in corpo. Anche lui aveva qualcosa contro l’attuale capitano. Quest’ultimo aveva perso la voglia di fare tanto il saputello di fronte a chi gli doveva portar rispetto, ma al sergente questo poco importava.
    L’orologio scoccò le otto in punto. Marwin si fece spazio tra i due ufficiali e ad alta voce proferì parola per la prima volta dall’arrivo del capitano.
    “ Se volete unirvi a me, signori … “
    David e James si fissarono allo stesso momento senza perdere di vista la porta. Entrambi decisero di scegliere quella via, anziché restare con un vecchio pensionato, a sentire le sue parole senza senso per un’altra mezz’ora.
    Tornando verso la sua abitazione, un altro strano pensiero gli si infiltrò nel cervello: e se i due stessero complottando qualcosa? Qualsiasi altro agente si sarebbe opposto a questa possibilità, ma non si era più sicuri in una società come quella odierna.
    Johnson aveva 43 anni, non più uno di quei giovanotti che credevano a tutto quello che si diceva loro. Non aveva voglia di sprecare tempo, lo avrebbe usato al meglio. Anche per quelle minime cose. Da 14 anni lavorava come ufficiale lì a Red Creek ed era sempre stato un uomo molto rispettato.
    Quella notte, non riuscì a chiudere minimamente occhio per via di un possibile complotto che si poteva essere creato tra quei due. Eppure, alla sua presenza, Marwin si era fatto molto piccolo, si era messo alle sue spalle. O era troppo stupido, o c’era qualcosa sotto.
    Se davvero avesse avuto paura del capitano, non gli si sarebbe nascosto dietro.
    La mattina seguente, in centrale incontrò Willson tutto solo:
    “ Ehi, Agente … Qualcuno ieri mi ha portato una marea di scartoffie sulla mia scrivania. Sapete dirmi chi è stato? “
    David puntò immediatamente il dito verso il tavolino, quand’ecco che vide qualcosa che lo colpì enormemente. I fogli, i documenti, le cartellette. Tutto completamente svanito nel nulla.
    Qualcuno li aveva tolti??? Forse lo stesso tizio che li aveva collocati? Ma perché toglierli subito??? Che senso avrebbe avuto un’azione del genere???
    Cominciò a chiedere a tutti gli agenti in notturna, ma nessuno sembrava aver visto niente.
    Insomma, prima sembrava di aver trovato molto, e un attimo dopo, si ritrovò proprio come all’inizio, solo con qualche indizio un po’, ma sempre nella merda. Quel giorno avrebbe fatto tutto quello che gli altri detective stavano cercando di fare da tempo: controllare più volte la casa della vittima. L’abitazione era ancora molto sorvegliata, sia da telecamere della Polizia, sia da sei agenti.
    “ Sergente David Johnson, agente Sheridan “
    L’agente più anziano annuì appena gli mostrò il distintivo e lo fece passare. David si rese conto della forte presa che il capitano aveva avuto su tutti gli agenti. Tutti dovevano essere controllati e ricontrollati, nessuno escluso, persino l’ex capitano del paese. Quella volta, non si fermò ad indugiare nella cantina, ma passò direttamente al piano superiore, quello della camera da letto, luogo nel quale venne ritrovato il corpo inerme di McDorian.
    Così come il letto sul quale era stata eliminata la vittima, anche qualche altro mobile era stato portato via, proprio perché l’amministrazione del condominio l’aveva messa in vendita.
    Si guardò attorno e vide che non c’era nessuno. Avrebbe potuto esaminare il luogo principale del delitto senza altri impicci. Ispezionò cassetto per cassetto, ma niente. Poi, ecco un armadio posto al lato est della stanza. All’interno, un paio di pantaloni grigiastri appesi. Ma cosa ci facevano ancora quelli lì appesi come se nulla fosse successo? Poi, ebbe un lapsus e ricordò le parole del tenente Tellow che gli dicevano come tutto fosse stato rimosso.
    Eppure, quei pantaloni non erano invisibili, erano chiaramente rimasti senza che nessun agente o della scientifica si decidesse a toglierli. Proteggendosi le mani con dei guanti bianchi, ne afferrò uno e lo rimosse completamente, solo per far cadere l’occhio su una minuscola botola. Senza altri intoppi, aprì la serratura senza far troppo rumore e notò che al suo interno c’era un foglietto a forma di pergamena, con una data risalente agli inizi anni ’90.
    Sempre dotato di guanti protettivi bianchi, afferrò delicatamente la pergamena, custodendola in una bustina di plastica, adeguata alla sua lunghezza.
    Tornò a casa per essere più sicuro che nessuno lo avrebbe disturbato appoggiando la pergamena sulla scrivania. Vi si sedette ed iniziò ad esplorarla.
    “ La vita secondo me, di Padre Rodolphus, San Giorgio, Red Creek. Essa non è altro che la prima parte di un ciclo infinito, la parte dell’esistere, prima della fase della morte. Dopodichè, attenderemo per poi assaggiare la crudeltà dell’inferno, o la felicità del paradiso. Comunque vada a finire, siamo destinati ad un mondo totalmente differente. Morire forse non è così male come si crede, così come non è male morire con un colpo di pistola o con una spada in bocca … “
    Con una spada in bocca??? La prima cosa che gli venne in mente, la prima cosa sensata gli provenne da quelle stesse parole: chi potrebbe mai uccidere con una spada dritta nella bocca?? Nessuno, neanche un killer professionista, azzarderebbe un risultato simile. Ma dopo aver letto quella pergamena, be’, tutto sarebbe cambiato e, per la prima volta, il sergente dedusse di aver compiuto una grandissima scoperta. L’assassino aveva letto quella pergamena, aveva letto il libro di Padre Rodolphus. Poteva essere stato Woodson, o lo stesso Wulfric. Ma il secondo era morto sulla sedia elettrica anni prima.
    O addirittura si potrebbe pensare a … Padre Cristoforo … Ma non aveva prove sufficienti, doveva continuare le sue ricerche senza un attimo di tregua …
    Il 20 Dicembre, l’agente Michaels venne convocato direttamente nell’ufficio del sergente:
    “ Il tuo compito sarà quello di cercare i nomi degli agenti che hanno ispezionato la camera da letto della vittima. C’è qualcosa che non mi ha convinto. “
    L’agente, senza troppi fronzoli, annuì e David tornò al suo computer personale, per continuare le ricerche, soffermandosi principalmente sul libro scritto da Rodolphus, dal quale probabilmente il killer aveva saputo prendere spunto.
    Ricercò informazioni al riguardo e scoprì qualcosa di veramente sorprendente. Tra i primi commenti al libro del prete, c’era quello del capitano Nat Darwin. Lo definì miglior esempio letterario del ’79.
    “ Penso di non aver letto libro migliore di questo “
    Cliccò sul nome di Nat e ne dedusse che doveva essere un grande amico di Marwin.
    La sera stessa, quattro agenti accompagnati da Michaels, raggiunsero alla centrale il sergente che li attendeva con molta impazienza.
    “ Sì, dovevamo farlo noi quel lavoro; ma poi il capitano Darwin è intervenuto dicendo che ci avrebbe pensato egli stesso a chiamare qualcun altro. “
    Era proprio come pensava: Darwin era al centro di quella faccenda!!! Era stato lì e aveva lasciato qualcosa ancora al suo interno. Doveva però sapere se altri, a parte lui, erano a conoscenza di quella pergamena e di quella botola minuscola. Gli agenti negarono di aver notato la presenza di nessuna botola, né tantomeno il tenente Tellow, il quale gli parlò solo di qualche pantalone grigiastro.
    Avrebbe dovuto chiarire la faccenda con il capitano, ma di sicuro si sarebbe inventato qualche scusa per non rispondergli. E siccome in quel modo non avrebbe ottenuto niente, doveva agire silenziosamente nell’ombra e il pedinamento sembrava essere l’unica opzione disponibile.
    Eccolo lì che metteva in moto la sua automobile blu.
    Dove stava andando?? Per non farsi riconoscere, il sergente indossò degli occhiali da sole inusuali e lo seguì a distanza debita con la sua moto.
    Avrebbe dovuto svoltare a destra, proprio in direzione di casa sua ed invece stavolta proseguì dritto dritto. Johnson riconobbe all’istante quella strada dato che qualche giorno prima l’aveva già percorsa. Daily Street … Steve Marwin, la sua abitazione … Tenutosi a debita distanza, parcheggiò la moto tra due grandi automobili mentre Darwin raggiunse ed entrò nell’abitazione dell’ex agente.
    Una domestica sorridente sapeva già dove condurlo e questo chiarì il tutto: i due dovevano conoscersi molto bene, proprio come con il padre, quel Marwin non aveva perso tempo a fare la conoscenza anche del figlio James. Piano piano, il sergente riuscì a scorgere una finestrella a giusta altezza per riuscire a vedere cosa stessero facendo i due. Darwin sembrava volergli dire qualcosa di molto importante. Poi, ecco tutto ad un tratto, piuttosto velocemente, gli passò qualcosa. Purtroppo, la visione del sergente tramite quella finestrella era notevolmente limitata e questo non gli permise di saperne di più.
    L’unica cosa che sapeva era la seguente: doveva irrompere in quella casa di nascosto e scoprire cosa si nascondeva al suo interno!!!!
    23:56, orario perfetto, l’intero abitato sembra essersene andato al letto. Nessuno nelle vicinanze.
    Per sua fortuna, non dovette ricorrere a qualche trucco da scassinatore, perché la finestra che dava sul bagno era in parte aperta. Nonostante qualche problema iniziale, riuscì a penetrarvi, dimostrando di essere sempre in gamba. Sempre con molta discrezione, trovò la porta, guardandosi attorno. A destra incontrò l’ufficio di Marwin, limitato da una grossa porta grigia.
    Senza attendere altro, attento a dove metteva i piedi e poggiava le mani, aprì e richiuse frettolosamente la porta dell’ufficio. Anche in quel caso, parte della finestra era rimasta aperta, cosa alquanto strana in quanto era pieno inverno e l’ufficio si sarebbe congelato all’istante. Ma Johnson non toccò nulla, in quanto la luna gli permetteva una giusta visione, nonostante avesse una torcia a disposizione.
    Sempre attentamente, aprì uno ad uno i vari cassetti della scrivania. Al terzo, eccovi una lettera inviatagli da New York, da un tale George Haron.
    Stava per aprirla quando la luce della sua torcia gli illuminò una scritta di una lettera posta giusto sotto la precedente. E il titolo era chiaro: trattava la scomparsa di questo Haron. Scosse la testa, cercando di capire come questo potesse a che fare con l’intera vicenda. Lasciò il tutto lì e decise di cambiare area ma, appena uscito dall’ufficio, una voce proveniente dalla sua destra, forse quella del proprietario, lo fece sobbalzare. Cercava di parlare sottovoce nonostante si trovasse nella sua abitazione, il che rese tutto molto strano.
    “ Senti, Hewitt, mi sono stufato di tenerlo qui. Darwin dice di farlo, altrimenti non avremo nessun controllo sul paese.
    Senza di lui, non potremo fare niente … “
    La voce disperata di Marwin si arrestò per qualche istante per poi ripartire come un giradischi qualche attimo più tardi.
    “ Va bene, ma non farlo sapere al nostro caro ufficiale “
    Stufo di tenerlo lì?? Qualcuno era lì senza volerlo? Qualcuno prigioniero? Qualcosa di veramente grosso stava bollendo in pentola, qualcosa che avrebbe fatto incazzare anche il capitano Darwin. Al termine della chiamata, David si mise al riparo dietro un divano notando delle scalinate che avrebbero portato ad un livello inferiore. Non appena Marwin se ne fosse andato, Johnson decise di agire all’istante proseguendo verso le scale in puri mattoni. Al termine, sentì un lamento provenire dal fondo. Qualcuno era davvero lì sotto???
    Si trovava proprio in una cantina, stracolma di bottiglie di vino e di birra principalmente, migliaia di enciclopedie e di romanzi sparsi sui due lati dell’ambiente sotterraneo. Il lamento era sempre più chiaro ma del prigioniero nessuna traccia. Johnson provò a rintracciare qualche possibile passaggio segreto, ma niente di niente.
    Ad un tratto, dei passi … Qualcuno stava lentamente scendendo le scale verso la cantina … David si trovava molto vicino ad un’amplia parete composta da una marea di enciclopedie, di libri di vario genere.
    Uno di loro attirò l’attenzione del sergente:” LA SPADA K “ . Mentre lo sguardo del sergente si catapultava verso la copertina del libricino, i passi del misterioso individuo si erano arrestati proprio all’entrata della cantina. Attese qualche minuto prima di poter tornare all’azione, prima di capire di chi fosse quel lamento pieno di odio, di dolore e di sofferenze. La sua mente, tuttavia, si fermò al titolo, capendo che forse c’era davvero qualcosa di straordinario al suo interno. Lo afferrò e se lo portò in tasca senza molti problemi. Ma proprio in quel momento, estraendo il libro dalla libreria, captò la presenza di un pulsante rosso, una volta collocato sotto al libro della spada. Avrebbe condotto al passaggio segreto? Dal misterioso lamento??
    Si avvicinò al pulsante con l’intento di premerlo. Inizialmente, fu alquanto riluttante, però poi capì che era l’unica soluzione e inoltre quel sofferente lamento lo costringeva a prendere una decisione così drastica.
    Appena premuto, l’armadio iniziò a scivolare lungo la sua destra, mostrando un piccolo passaggio segretissimo. Delle scale lo avrebbero poi condotto ad una piccola porticella. Con la speranza di non aver provocato troppo rumore, per precauzione il sergente combinò la sua torcia al manico della pistola, puntandola proprio di fronte. La torcia illuminò la porta che prima poteva apparire come un semplice ingresso, ma poco dopo, ne fuoriuscì una porta viola con il simbolo di una spada inciso al centro. Il lamento sembrava provenire giusto giusto da quella direzione. Appena aperta la porta, si sentirono dei passi frettolosi giungere dalla cantina. Oh, no, qualcuno lo aveva sentito??!!! Richiuse la porta, ma poi si rese conto di essersi messo in trappola da solo, dimenticandosi di chiudere l’armadio. Con l’ultima speranza dalla sua parte e con il pensiero verso la sofferente voce del prigioniero, si voltò verso la sua sinistra ed illuminò il volto bianco di un cadavere. Si avvicinò ancora di più al corpo e, dal battito del cuore, captò che l’uomo non era ancora morto. Doveva avere sì e no una settantina di anni. L’uomo era stato conciato molto male, legato ed imbavagliato al meglio per non poter cercare di liberarsi. Grazie all’aiuto del sergente, l’anziano signore tornò in piena libertà, ma non sembrava in grado di poter proferir parola.
    I segni sul suo volto e lungo le sue braccia parlavano di anni di torture e di lavori forzati.
    “ Chi sei? “
    David Johnson non aveva idea di chi fosse l’uomo, anche se quegli occhi gli ricordavano qualcosa. Forse l’aveva già visto in passato, ma la vecchiaia e tutta quella folta barba non l’aiutava di certo.
    “ Non mi crederesti … “
    Queste furono le uniche parole che riuscì a dire l’anziano signore, dolorante e sofferente per le innumerevoli ferite. David stava per rispondergli quand’ecco che la porta della stanza segreta venne spalancata con violenza e, sulla soglia, apparve Steve Marwin, il proprietario dell’intera baracca.
    David non ebbe la prontezza di puntargli la pistola contro, cosa che invece aveva già previsto Marwin con il suo fucile dritto sul sergente.
    “ Buonasera, signor sergente!! La trovo in forma, ma cosa ci fa qui? “Evidentemente, il tono dell’ex poliziotto era alquanto ironico. Pescato in piena notte all’interno dell’abitazione di un ex agente, il sergente Johnson sarebbe stato privato del suo ruolo e forse anche del suo stesso lavoro. In quanto al prigioniero, se il capitano ne era davvero a conoscenza, forse lo avrebbe continuato a tenere nascosto.
    Con uno scatto fulmineo e anche grazie alla mancanza di una vera e propria fonte di elettricità nella stanza, il sergente afferrò la pistola e gridò a Steve:
    “ Signor Marwin, lei è in arresto per sequestro di persona e torture!!! Innanzitutto, chi sarebbe quest’uomo??? “
    Marwin non battè una ciglia. Con quel fucile da caccia in mano e con lo sguardo da duro, non mollò minimamente la presa e continuò a chiacchierare, forse per prendere tempo:
    “ Ma non mi dire mai, signor sergente. Un uomo della vostra importanza che non conosce questo relitto. Perché da grande capo si è trasformato in un vero e proprio relitto, vero. Comunque, oggi sono di buon umore, perciò le dico il suo nome. Nat Darwin, le suona nuovo? “
    Nooooo!!!! Non poteva essere lui!! Ma era morto di tumore!!! Lo aveva detto anche il capitano, lo aveva letto e … Oh, mio dio!! Allora Darwin era d’accordo con Marwin!! Ma certo, prima durante la conversazione al telefono, Steve aveva fatto il suo nome, il capitano era lui …
    “ Sei veramente te? Signor Darwin, ma come mai … ? “
    Il vecchio alzò le spalle, incurante dei dolori e delle migliaia di cicatrici che recava sul petto. Voleva alzarsi, ma sembrava quasi incollato al pavimento. Veniva trattato peggio di una bestia.
    L’uomo non rispose, ma David non poté fare a meno di ricordare i lineamenti del figlio. Combaciavano, erano gli stessi, identici, le stesse folte sopracciglia e gli stessi occhi azzurri. Il vecchio ovviamente doveva essere rimasto rinchiuso in quel luogo per parecchio tempo ed aveva perso molto del suo fascino di un tempo. Dovette quindi rassegnarsi. Quell’uomo era proprio il vecchio Nat Darwin.
    “ Va bene, mi avete convinto. Ma ora ti dichiaro in arresto, getta il fucile a terra e nessuno si farà male.”
    Lo sguardo carico di odio del signor Marwin mutò rapidamente in una profonda risata che scosse persino il sergente. Quell’uomo stava per essere arrestato … Ed invece se la rideva? Ma con chi aveva a che fare? Quello era un pazzo, un maniaco, un …
    Marwin non perse tempo e fece fuoco in direzione dell’ufficiale che però, con una maggior reazione, si rotolò a terra e con la sua pistola riuscì a ferire alla spalla Marwin che crollò a terra. Il fucile venne allontanato verso il sergente che, facendo sempre molta attenzione, gridò:
    “ Ora fermo e non ti muovere!!! “
    Gridò mentre afferrava il fucile, poi, si rivolse a Nat, ancora a terra, incredulo per quello che era appena successo. Qualcuno lo aveva finalmente salvato.
    “ Nat, vai di sopra e chiama la centrale di Polizia!!! “
    Falli venire subito qui!! “
    Aiutato a rimettersi in piedi, Nat annuì e corse via, lasciando da soli Marwin e Johnson, l’uno di fronte all’altro, l’uno con un’arma puntata contro, l’altro padrone della situazione.
    Il primo stava vistosamente sanguinando da una spalla dopo il colpo sparato per legittima difesa dal sergente. Gli sarebbe servito al più presto un medico che gli avrebbe tolto la pallottola e lo avrebbe ripulito perbene.
    “ E finalmente ho scoperto il vero colpevole. Sei stato tu ad aver ucciso nel 1980 Padre Rodolphus e, giusto un mese fa, quel pover’uomo di McDorian. Probabilmente, lo hai fatto fuori perché aveva scoperto informazioni riguardo Nat Darwin, non è vero? “
    Nonostante la situazione, nonostante fosse disarmato, nonostante lo avrebbero arrestato per sequestro di persona e per aggressione a mano armata, Steve non perse la sua solita risata da bastarda.
    “ Nono, bello mio, non ho ucciso proprio nessuno, io ..
    Penso che non sei poi così male come agente, ma come sergente fai davvero pena se pensi che io abbia eliminato quei due poveri diavolacci. Il mio compito era solo quello di tenere a bada Nat Darwin in cambio di un bel pagamento. E scusatemi, perché avrei dovuto ucciderlo, Padre Rodolphus? “
    Non aveva tutti i torti, a quello non aveva affatto pensato. Perché lo avrebbe dovuto eliminare? Non sembravano esserci legami tra i due … Di certo, non avrebbe mai rivelato i suoi collaborati nella vicenda di Nat Darwin.
    “ Ma allora chi può essere stato, accidenti!! “
    Si chiese tra sé e sé David, fissandosi le mani, come faceva sempre per cercare di riflettere un momento. Stava ripensando a tutto quello che aveva esaminato e, infatti, il nome di Marwin risultava abbastanza lontano dai sospetti.
    “ Dunque … Woodson può essere stato benissimo, in quanto quella notte la trascorse nella chiesa di San Giorgio. Ma cosa c’entra Wulfric? Solo per delle impronte … “
    Un’altra vocina gli sussurrò che poteva trattarsi veramente di un altro killer e questo andrebbe a spiegare molte cose. Ma il sergente voleva continuare con la sua tesi. In quel momento, Steve Marwin, ancora sanguinante, cercò di dire qualcosa che poteva aiutare non solo il sergente ma anche lui in quella faccenda.
    “ E’ inutile sforzarsi troppo in questa faccenda … L’unico che può conoscere qual cosina in più, è l’uomo più vicino al povero Rodolphus. Anche se, a pensarci bene, di persone che sono state sempre molto attaccate a quell’uomo, ce ne sono state tante. “
    David non badò neanche alle sue parole a causa dell’arrivo di una decina di agenti che irruppero nella cantina fino a raggiungerli. Tra di loro c’erano Willson, Michaels ed il tenente Tellow.
    “ Tenente Tellow … Steve Marwin, vi dichiaro in arresto … !! “ Insomma, forse quella doveva essere una parte esterna all’intero caso, eppure qualcosa e non sapeva cosa, gli continuava a ripetere che quella fosse la pista giusta. La famiglia Darwin, padre e figlio, giocavano un ruolo importante, su questo era certissimo. Con l’arresto di Steve, la popolazione ebbe molta fiducia nei confronti del capitano Darwin che si era preso tutta la gloria per aver ritrovato il padre. Un Nat Darwin che non osava minimamente parlare di quello che gli era accaduto. Le uniche due parole che diceva corrispondevano al suo nome, un tempo famosissimo in tutta la zona, ora solo un lontano ricordo.
    “ Nat .. Darwin … “
    Il tenente Tellow lasciò l’interrogatorio nelle mani del sergente, cosa alquanto strana dato che ci doveva essere il capitano, il figlio dell’individuo in questione. Ma di lui, nessuna traccia. Qualcosa puzzava, qualcosa di veramente grosso. Una vocina lo rassicurò: il caso stava per terminare, era solo questione di tempo prima che qualcuno avrebbe fatto un passo falso.
    Appena uscito il tenente dall’aula degli interrogatori, la porta si riaprì velocemente. David Johnson si voltò e vide il volto incredulo e addolorato dell’agente Willson. Le sue parole fuoriuscirono a stento dalla sua bocca, tremante come non mai.
    “ Signori … E’ appena stato ritrovato il corpo senza vita … Del capitano … Darwin … Con una spada in gola … “
    Nat collassò a terra, senza più energie. Per fortuna, era solamente svenuto, ma che botta tremenda per la sua vita!! In quanto a Johnson, anche se lo detestava sia come agente, sia come persona, di certo non lo avrebbe mai voluto vedere in quello stato pietoso. Una spada infilzata dritta nella gola. Che triste traguardo che aveva raggiunto. Il paese di Red Creek tremava dalla paura, c’erano pochissimi individui in giro, perlopiù anziani che non facevano altro che tirare in ballo quell’argomento. La polizia non faceva nulla e come era stato trovato il corpo del capitano.
    E così anche il giovane capitano era stato liquidato … Uno in più, uno in meno, non cambiava nulla, se non il numero dei pretendenti al posto di assassino del secolo. Da escludere pertanto l’ipotesi Marwin, rinchiuso da ieri in carcere e quindi impossibilitato ad uccidere. Questo però non voleva dire niente. Insomma, avrebbero potuto essere anche un gruppo di maniaci a compiere tutto quel macello. Non doveva per forza essere uno solo, il killer. L’85 % dei casi, prevedeva che fosse solo uno l’obiettivo, ma ora niente poteva essere considerato certo.
    Quella notte venne trascorsa tra incubi e programmi televisivi. Si sarà alzato sì e no una decina di volte, non le aveva contate, però eravamo lì lì.
    Così, alle sei del mattino decise di afferrare il libro sottratto illegalmente dall’abitazione di Marwin e lentamente sfogliò le prime pagine.
    “ La Spada K – o, conosciuta anche come Spada Kerone, è un’arma da taglio bianca a lama lunga che veniva utilizzata spesso alla fine del 19esimo secolo.
    Inizialmente usata dalle famiglie nobili, gli eserciti inglesi decisero di diffondere il suo utilizzo anche nelle altri classi sociali, soprattutto tra i cavalieri, ridotti sempre di più ad un numero bassissimo.
    Tutt’ora questo genere di spada è totalmente o quasi scomparso nel nulla, ma sappiamo che in alcuni paesi degli USA, si creano delle tipologie di spade molto simili alla Kerone. Il più noto possessore di quest’arma devastante fu Nesbor, un famosissimo avvocato che sembrava avercela da tempo con la sua vittima, un tale Colin Maroux, un francese della alta borghesia. L’uomo venne ritrovato con una spada infilzata dritta nella sua bocca, un modo alquanto strano per eliminare una persona.
    Nel 1942, avvennero altri due omicidi che assomigliarono molto a questo primo caso. Entrambi avvennero contro la nobiltà francese dell’epoca … “
    Nesbor? … No, non ne aveva mai sentito parlare … Gli altri nomi non gli avrebbero mai dato importanti notizie … Forse è stata solo una perdita di tempo, ma almeno aveva conosciuto la vera identità di quell’arma … Non sapeva se le due armi fossero uguali, ma era tardi e doveva iniziare al meglio la sua giornata lavorativa.
    Insieme ai suoi due agenti personali, Wilson e Michaels, ancora stravolti dalla notizia della morte del loro capitano, i tre si diressero a casa Marwin.
    La camera del padrone di casa era abbastanza ampia, al cui centro c’era un grande letto matrimoniale, sulla sinistra una vecchia scrivania in legno antico e alla destra un grande armadio.
    Ispezionarono centimetro per centimetro l’intera zona e il primo a trovare qualcosa di veramente interessante fu l’agente Michaels. Un bigliettino di carta sembrava una prima importante traccia.
    “ Robsen Hewitt, Calaham Road … “
    Robsen … Robsen … Certo, l’avvocato d’accusa dell’oramai defunto Mike Wulfric, il tedesco condannato a morte alcuni anni prima …
    Forse non era una traccia così importante, ma dovevano tentare, avrebbero dovuto capire perché quel biglietto era lì. Poi, gli venne in mente della telefonata ad un tizio, riguardante anche il capitano Darwin. E se quel Robsen Hewitt ne fosse coinvolto? E non c’entrava niente con l’altro Robsen?
    Senza perdere tempo, il loro prossimo obiettivo era quello di giungere a casa Hewitt. A rispondergli fu proprio il proprietario, un tipo alquanto sorridente che sembrava allo stesso tempo alquanto timido.
    “ Vi prego, accomodatevi. I miei figli e mia moglie saranno lieti di poter esaudire ogni vostro desiderio. Siamo una famiglia disponibile. “
    Il tipo sembrava davvero troppo ospitale e, anche se stremati da quel viaggio e da quegli impegni giornalieri, non avrebbero potuto sprecare altro tempo, anche a detta degli altri due. David non era tipo da lasciare le cose a metà, avrebbe potuto annuire al thè offerto, ma non era il caso di perdersi in quelle che lui definiva “cose perditempo”.
    “ La prego, siamo qui solo per delle informazioni. Nient’altro. La prego di rispondere seriamente. “
    Come preso da una scossa, l’uomo si voltò all’improvviso e fece un cenno con il capo al resto della sua famiglia che si disperse.
    “ E’ meglio così, agenti. I miei figli parlano molto. “
    Il sergente guardò l’ultimo ragazzo filare via di corsa per poi richiudere la porta alle sue spalle.
    “ La ringrazio. E’ molto gentile da parte sua. Come sapete, il signor Steve Marwin è stato arrestato per sequestro di persona e per violenza aggravata. “
    Ma l’uomo alzò la mano destra, poggiando la sinistra sul cuore, come a dichiararsi innocente, ignoto a tutti gli eventi.
    “ Aspetti, aspetti … So che state facendo il vostro lavoro e lo ammiro. Ma avete sbagliato persona, succede in tutti i mestieri. Non me la prendo affatto. “
    Continuando a sorridere, l’uomo non sembrava realizzare che un biglietto con il suo nome era stato appena trovato nell’abitazione di Marwin. Appariva calmissimo come se non avesse nulla da temere. Un uomo a posto, forse si considerava. Ma il suo squadro, i suoi movimenti mutarono rapidamente quando l’agente Michaels, al cenno del sergente, gli mostrò il biglietto trovato nell’abitazione di Steve Marwin. Il colore della sua carnagione cambiò istantaneamente. Non sembrava crederci, da uomo sicuro di sé, da uomo a posto, ora tremava come se sentisse un fottuto freddo nella sua pelle, che lo faceva respirare anche male.
    Robsen scosse più volte il capo, non riusciva veramente a crederci. Si passò una mano sul mento come per cercare di calmarsi.
    “ Qualcuno mi vuole evidentemente incastrare … “
    Il sergente appariva colpito da quell’uomo. Se stesse recitando, doveva essere stato in passato un grandissimo attore. Di certo, non potevano fargli sputare la verità, nel caso Robsen fosse coinvolto nella vicenda. L’ultima cosa che gli rimaneva da fare era di capire se davvero esisteva un legame tra i due. Perché allora il suo nome su un foglio?? La cosa non gli piaceva affatto, né tantomeno quell’uomo.
    Lasciati per precauzione i due agenti con il signor Hewitt, decise che l’unico modo che aveva per arrivare ad un risultato, stavolta certo, era conoscere l’individuo che trattava affari loschi con l’ex agente Marwin. Si fece dare l’autorizzazione a ripercorrere tutte le chiamate del sequestratore e la risposta arrivò in meno di cinque minuti.
    “ Salve, Marwin, sono sempre io, Robsen. Richiamami a questo numero speciale, non ci riconosceranno. 3274653210. “
    Robsen … Robsen di nuovo … Ma … Quella voce … L’ex ex avvocato Robsen, ma certo!!! Ma allora perché quel foglio riportava il nome di Robsen Hewitt??? Forse per incastrarlo …
    Un brivido percorse la schiena dell’ufficiale: quella poteva essere l’ultima dannata traccia visibile dell’intera faccenda.
    PROSSIMA TAPPA: Abitazione dell’ex avvocato Robsen. Purtroppo avevano fatto tardi. Vuoto … Accidenti!!! Lo aveva anticipato!!! Evidentemente dopo la cattura di Steve, aveva pensato in maniera intelligente di fare le valigie per fuggire più lontano possibile. Dopo aver perlustrato l’intera dimora dell’ex avvocato, l’unica cosa che avevano in mano era la sua carta d’identità, trovata sul pavimento della cucina. Probabilmente, l’aveva fatta cadere in fretta ed in furia e se n’era anche dimenticato.
    Be’, se davvero era al centro di tutto quello, doveva essere un tipo scaltro, così furbo che quando sanno di venire sconfitti, perdono la pazienza, la concentrazione e tutto il loro operato svanisce.
    L’aveva raccolta proprio il sergente. Se la mise in tasca, in attesa di scoprire qualcosa di importante. Poi, appena uscito dalla macchina, gli scivolò dal taschino. Il sergente si chinò per raccoglierla, quando … Quando leggendo il nome al contrario, si ricordò tutto … Robsen … Nesbor … Ma certo, il nome al contrario, Nesbor, il primo killer della Spada in questione … La spada era identica, Nesbor … Doveva essere il figlio … Era rimasto solo dopo che i due agenti lo avevano lasciato per dirigersi verso la sua dimora a riposare. Ma già che c’era, avrebbe lavorato da solo, ripensando a quanto letto nel libro di casa Marwin. Una famiglia di killer?? Ricontrollò inizialmente il salone, ma niente, lo stesso per la cucina e per il bagno. Poi, ecco qualcosa che lo portò nella camera da letto. Tra le mani, reggeva una piccolissima chiave d’argento. Dei numeri erano stati incisi sulla targhetta giallognola, incollata al manico della chiave. “ 3413565 … “
    Be’ doveva essere un codice, non di certo un numero telefonico. E un codice inciso su una chiave aveva poche risposte al riguardo. Una di quelle poteva essere la presenza di una cassaforte.
    E dove trovarla se non nella camera da letto? Di certo non l’avrebbe messa in bagno, o almeno non ci avrebbe mai creduto!!!
    La sua camera era il luogo ideale, in quanto nessun altro sarebbe entrato in quello spazio senza il suo permesso. Ogni persona conteneva i suoi più preziosi averi nella propria camera da letto, se non ci dovesse essere una cantina. Il 75 % di quella abitazione era composta da un grandissimo salotto e, posizionare lì la cassaforte, sarebbe stato troppo rischioso. Eppure, l’avrebbe ben nascosta certamente. Fissò molto bene la chiave, davvero molto antica, e percepì uno strano odore di mattoni. E notò sulla punta della chiave stessa, la presenza di alcune tracce. Si trattava di cemento pure. Ma certo. Le pareti.
    Impossessatosi di un martello e di un trapano, decise di controllare il battito delle mura della sua stanza da letto. Tum, Tum, Tum … Per circa cinque minuti, nessuna traccia, il rumore della parete non variò minimamente, venendo applicata con la stessa intensità. Ma proprio alla destra del letto, all’altezza del cuscino, la musica cambiò notevolmente. Senza perdere altro tempo, mise in azione il trapano con il quale, pezzo per pezzo, aprì un buco enorme nella parete. Tombola!!!!! La cassaforte si mescolava al grigio dei mattoni, essendo quasi irriconoscibile, tanto fosse incastrata e resa invisibile, non solo dalla presenza di uno spesso strato di parete, ma anche dalla mimetizzazione con i mattoni stessi.
    Inserito il codice e dopodiché aperta la cassaforte con la chiave, il sergente rimase completamente sbalordito dal suo contenuto.
    Non aveva mai visto niente di simile. All’interno, vi erano sì e no una dozzina di maschere che sembravano quasi reali, quasi fabbricate con pelle umana. Accanto ad esse, un ritaglio di giornale che risaliva al 1958 e trattava un altro omicidio …
    “ Morte a Karhackar Street … Un giovane ragazzo di appena sedici anni, è stato ritrovato ucciso questa mattina, nel vicoletto di Karhackar Street, noto per essere il luogo di ritrovo di molti senza tetto. Il ragazzo è stato ritrovato con una spada conficcatagli quasi interamente nella bocca, trapassandogli la gola. I passanti che hanno visto il cadavere hanno dichiarato di non aver mai visto niente di simile. E ora molti temono che il misterioso killer, di cui non si hanno tracce, possa ricolpire ancora … E ancora … “
    Era l’ennesimo caso di quel maniaco delle spade!!! Il caso doveva essere chiuso e sarebbe stato lui a dare un giudizio finale all’intera vicenda!!! Robsen, caro avvocato, ti troverò e ti manderò in carcere una volta per tutte!!! Tuttavia, mancava un pezzo intero alla prima parte, appena letta dal sergente … Quest’ultimo cercò altre riviste che lo potessero interessare, fino a che non ne trovò un secondo pezzo.
    “… La tomba di Mark Stevenson, nipote di Padre Rodolphus, è stata profanata proprio durante la notte. Il guardiano ha detto di essere caduto in un sonno profondo e di non ricordarsi niente … Il corpo del ragazzo non è stato più ritrovato da quel momento … “
    Ma certo!!! Il ragazzo, non si sa per quale ragione, era stato ucciso da Robsen, dopodiché, con il passare degli anni, il parroco di San Giorgio sarebbe giunto sino a Robsen che ha pensato bene di non rischiare e di farlo fuori prima che venissero a galla notizie che lo avrebbero potuto incastrare.
    Mettendolo a tacere, tutti i sospetti erano svaniti e Robsen avrebbe perso la parte dell’accusato, Mike Wulfric. Ma certo, avrebbe avuto meno difficoltà a farlo perdere, anziché a farlo vincere. Un altro che avrebbe potuto proseguire le indagini era stato fatto fuori. E stavolta dalla polizia stessa. Tutto secondo i piani. Nessuno aveva scoperto niente, o meglio credevano di aver individuato il killer nella figura del defunto Mike Wulfric quando invece si sbagliavano di grosso … Il killer è ancora vivo …
    L’ultimo che molto probabilmente lo avrebbe potuto veramente incastrare, fu proprio McDorian dopo 18 anni precisi, era giunto ad una conclusione. D’altronde, Padre Rodolphus e McDorian si conoscevano … E anche abbastanza bene!!!!
    Quel Nesbor o Robsen era il centro di tutto quel pandemonio. Era il centro della vicenda, il centro del caso. Era lui il misterioso Killer!!!!!!!
    Probabilmente, l’uomo che la sera prima dell’omicidio, aveva avuto una discussione con Rodolphus, non doveva essere Wulfric, bensì proprio Robsen. Wulfric era invece riuscito a calmare Rodolphus dopo l’uscita di scena dell’avvocato. Ecco perché hanno ritrovato dappertutto le sue impronte.
    Wulfric non aveva mai avuto la forza di controbattere in quanto le prove erano dannatamente schiaccianti al suo riguardo. Afferrò le varie maschere e i due ritagli di giornali, combacianti tra loro e li porse in una valigetta sguarnita che trovò sul letto del killer.
    Ma neanche il tempo di oltrepassare la soglia della camera da letto, che ecco una voce lo arrestò …
    “ Come sospettavo, Johnson … “
    Proprio in quel momento, sentì qualcosa vibrargli nel taschino da agente … Qualcuno lo voleva contattare … Ma al momento, non gli sembrava affatto il caso … Stava per risolvere il caso … E quella voce … La voce era quella di Robsen, o Nesbor, come lo vogliamo chiamare. Non sembrava una voce allegra, come di chi può fare tombola, eliminando un altro che avrebbe potuto dargli fastidio. Forse era sempre così prima di uccidere qualcuno? Perché allora lo stava facendo? Per chi o per cosa stava combattendo?? David si aspettava l’ingresso solitario di Robsen, quando ecco che invece ci scappò anche la sorpresa. Dietro a Nesbor, eccolo lì in bella mostra, Rick Woodson.
    “ Woodson, ma cosa ci fate qui?!! “
    Ma l’uomo rimase immobile con gli occhi che andavano dalla schiena di Nesbor allo sguardo incredulo del sergente.
    “ E’ la tua fine, sergente “
    La lenta voce strascicata dell’ex avvocato gli stava facendo perdere la pazienza. Qualcosa non quadrava … Gli occhi dell’uomo erano immersi dal terrore o da un senso di pentimento? E cosa ci faceva Woodson dietro il killer?
    Qualcosa non lo convinceva, lo stesso killer gli sembrava un tipo alquanto … Oddio … Rick Woodson, il famoso padrone dell’Woodson Restaurant, nonché ex capo di Mike Wulfric, stordì con il calcio della sua derringer Nesbor, il quale crollò a terra. Poi, Woodson levò la pistola verso il sergente.
    “ Dì addio ai tuoi sogni di gloria, sergente!! “
    Con uno sguardo spiritato, Woodson era sul punto di mettere a tacere un altro importantissimo ostacolo, quando le sue parole di trionfo vennero soffocate dall’intervento degli agenti che riuscirono a bloccare per poi stordirlo.
    Willson e Michaels, accompagnati da altri agenti, avevano fatto irruzione e avevano avuto la meglio nei confronti di quel grosso bastardo. Michaels sembrava avere qualcosa per il sergente. Un video ripreso da alcune telecamere nascoste che mostrava come Nesbor fosse stato minacciato da Woodson per farlo fuori. Lo stesso Woodson gli aveva promesso salva la vita, cosìcchè con la morte del sergente sarebbe rimasto chiuso il caso McDorian … Per sempre … La casa di Woodson venne perlustrata da cima a fondo, non vi trovarono mai niente di utile … Al contrario, a causa delle maschere, dei ritagli di giornali trovati nella cassaforte, ritagli che contenevano ancora del sangue di McDorian, Nesbor venne condannato a morte qualche giorno dopo. La verità era che Woodson era in combutta con Nesbor per quanto riguarda la cattura di Nat Darwin.
    Il sangue ritrovato sui pezzi di giornale nella cassaforte coincideva alla perfezione con quello di McDorian ed inoltre sembrava che tra i due non fosse mai corso un ottimo rapporto. Ma la prova più schiacciante è che tra quelle maschere che solo all’apparenza sembravano false, il dna ha provato che erano tutte maschere ricostruite delle varie vittime di Nesbor. Dunque, ecco spiegato la ragione per la quale sono state profanate tutte le tombe delle sue vittime. Nesbor affermò di aver compiuto quegli atti perché, secondo la tradizione ottocentesca, quel tipo di spada avrebbe conferito al legittimo possessore il mondo dell’immortalità. Aveva iniziato con il nipote di Padre Rodolphus in quanto anche questi aveva conosciuto la vera origine della spada e ne voleva diventare il vero possessore. Doodichè, si era reso davvero conto di quello che aveva fatto, aveva chiesto pietà a Dio stesso, voleva che qualcuno lo aiutasse, ed invece quel caso continuò. Le teorie del sergente erano giuste, perché confermate dalle parole del colpevole.
    “ Se vi eravate davvero pentiti di quello che avevate fatto, perché fabbricare delle maschere, fatte di carne umana? “
    L’uomo scoppiò in un lago di lacrime, scuotendo la testa e sforzandosi di dire cose con un senso …
    Parlava di demoni, del peccato dell’uomo …
    “ Avevo appena ucciso una persona, un giovanotto. Avrei dovuto fermarmi. Ma non ce l’ho fatta. Avevo commesso un peccato, per Dio sarei già entrato nell’Inferno. Vi rendete conto?? “
    Sin dall’inizio dell’intera vicenda, sia per l’aver creduto in quella leggenda dell’immortalità, sia per le conseguenze dei suoi atti, era dannatamente chiaro che quell’uomo non riusciva a ragionare liberamente. Imponeva sempre la chiave religiosa ad ogni problema.
    “ E il resto dei corpi? Che ci hai fatto con gli altri corpi? “
    Nesbor riusciva a malapena a fiatare, ma quella era l’ultima domanda di quel caso così asfissiante …
    “ Li ho mangiati … Pezzo per pezzo … Come segno del peccato … Dovevo ferirmi per quello che avevo fatto … Satana mi ha detto come … Ma Dio non sembrava essere d’accordo … L’ho sognato … Era reale … “
    Il sergente chiuse gli occhi, mostrando una smorfia che non sapeva avesse nel suo carattere. Da una parte mostrava disprezzo per tutte quelle atrocità, dall’altra vedeva come quell’uomo rappresentasse il simbolo della disperazione. Era malato, quello era chiaro, malato e condannato a causa di una leggenda che non è mai esistita. La leggenda dell’immortalità.
    Una volta chiuso il caso, David Johnson tornò ad essere il capitano di sempre, ritrovando il pieno sostegno non solo di tutti i suoi collaboratori ma anche del resto della popolazione che lo incitava come fosse un eroe. Be’, forse lui non era altro che un agente, i veri eroi si ricordano per le loro gesta.
    Ma l’importante, alla fine della fiera, era che il vero capitano era stato abile a concludere il caso.
    A Red Creek era tornata la serenità, la pace, l’amore verso quel paese a lungo torturato.
    Finalmente, a Red Creek sarebbe tornato il sole, in seguito ad una forte tempesta …
    Una tempesta che però non aveva mai rimosso … Il giudizio Finale …



    THE END

    “ Essere eroi non significa essere portatori di grandi gesta, ma essere ricordati per quelle … “
    “ Una leggenda è un concetto astratto che però segna concretamente tutte le nostre esistenze … “
     
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    ~Se son rose appassiranno

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