Asilo per il sentimento di sangue

FF di Old Rick

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    Filosofo pazzo

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    Premessa

    Fan Fiction che potete trovare anche su altri siti specifici di FF col nome d'autore di FrancescoDellamore (sempre io). Propongo qui per capire se a qualcuno interessa, ma soprattutto per migliorare. Critiche, lodi, lanci di merda o altro sono ben accettati.
    Asilo per il sentimento di sangue non è una storia facile, e nemmeno qui sono riuscito a trovare un’etichetta capace di descrivere il mio racconto. Ho scritto questa storia principalmente perché voglio condividerla con tutti voi. Asilo per il sentimento di sangue contiene al suo interno numerosi personaggi provenienti da vari mondi, manga, anime, film, e così via. Ritroverete personaggi in vesti completamente nuove, mentre altri in situazioni inaspettate. Il protagonista è L’Errante o il Viaggiatore solitario, di cui l’identità è sconosciuta.
    Perché dovresti leggere questa storia dannata? Se desideri viaggiare assieme all’Errante in un’Odissea folle contro il tempo per salvare una sirena malata, allora è la storia che fa per te. Asilo per il sentimento di sangue è una storia orrida, violenta, grottesca, arida, romantica, bizzarra, carica di adrenalina e azione; sembra essere edificata sulla base del niente, o dell’incomprensibile. Per me questa storia è tutto, e anche grazie a essa spero di migliorare la mia scrittura, e soprattutto di perfezionare il mio modo di raccontare storie. Questo racconto non è perfetto, è disgustoso, ma leggetelo per quello che è e per come si presenta, un Asilo per il sentimento di sangue.
    Quando presenterò alcuni personaggi provenienti da altri universi, alla fine del capitolo lì descriverò sommariamente per darvi un’infarinatura su di essi.
    Buona Lettura

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    Capitolo 0

    Eccomi…eccomi sono qui… - sospirò una voce nell’oscurità.
    La Creatura immersa nella vasca si agitò per il troppo dolore, poi spalancò gli occhi e vide il suo Principe;
    Sei…tu? – sospirò ansimante la Creatura, mentre sputava un agglomerato di viscere biancastre e squamose.
    Ariel… -
    Asilo per il sentimento di sangue.

    Capitolo 1

    In un tempo indefinito, forse perduto o mai calcolato.

    La distesa di sabbia dorata si apriva lungo l’eterno orizzonte; tutto sembrava muoversi come accarezzato dal vento, mentre in lontananza s’inquadravano enormi rocce rosse cadere, ponderose, sotto il loro peso corroso dal tempo e dall’oscurità. In lontananza si vedeva camminare lenta una figura avvolta da un lungo mantello rossiccio, stropicciato, mezzo consumato, con il viso coperto da una maschera che ricordava vagamente quella del celebre e onirico pittore, Salvador Dalí. La figura continuava a camminare senza meta, mentre col braccio destro, e con una certa difficoltà, si aiutava ogni tanto con un bastone di legno antico, rovinato anch’esso dai ricordi di un passato ormai lontano nel tempo. D’improvviso, il silenzio in quelle lande desolate fu stravolto da un rumoroso ronzio metallico, che proveniva da una grossa nube bianca che sovrastò il cielo con la sua immensa ombra; il fumo che avvolgeva l’oscurità di quella nube si lasciò scivolare lentamente via nell’aria, mentre al suo interno rivelava la forma di un grosso dirigibile bluastro. La grossa creatura artificiale nel cielo era costituita, a occhio nudo, da un’ipotetica lega metallica, forse di ferro, ma la mente del viaggiatore errante era ancora troppo interrogata a capire razionalmente quello strano aerostato. L’aria a poco a poco si riempì di uno strano odoro che ricordava vagamente quello dei fumi dell’incenso, mentre il terreno ai suoi piedi cominciò a vibrare di un’intensa e strana frequenza; il viaggiatore arretrò velocemente di un paio di metri all’indietro, e riprese fiato dietro una roccia biforcata di color ocra tendente all’ambra. L’enorme dirigibile si abbassò di poco la sua quota sollevando i grossi palloni bianchi ai lati, dopodiché, come sbucata dal nulla, l’enorme creatura del cielo cominciò a emettere prima un suono, freddo e metallico, e poi una musica continua e inaspettata; quella che riecheggiava forte nell’aria era la composizione sacra di Giuseppe Verdi, la Messa da Requiem. La scena che ne seguì successivamente fu tanto sbalorditiva quanto grottesca, uno dei palloni del dirigibile esplose in un boato frastornante, e tutto improvvisamente sì ammutolì. Le orecchie del viaggiatore continuarono a fischiare per un po’, sentiva bagnato e caldo all’orecchio destro; toccandosi leggermente con la mano notò del sangue vivo. La sua vista si era annebbiata per un paio di secondi, tuttavia riuscì lo stesso a scrutare cosa diavolo fosse successo oltre il fumo grigiastro che ricopriva la vasta zona al di sotto dell’ombra della creatura artificiale. Quando tutto scomparve, quello che dapprima era considerato una vasta desolazione di sabbia dorata e cactus, ora aveva lasciato posto a una strana colorazione grigiastra e bianca, tutto apparentemente era stato coperto da una sorta di panno, che aveva ridipinto per circa seicento metri quel vasto solco. Quella patina bianca e nero ormai danzava senza anima per tutto quello strato di territorio; ma ciò che aveva lasciato realmente di stucco l’errante solitario fu la scomparsa di quello strano dirigibile, responsabile di quel violento e caotico cambiamento. Il viaggiatore uscì allo scoperto e camminò in direzione di quel solco; quando toccò con mano la sabbia grigia, provò una strana sensazione, la sua mano, anzi il suo intero corpo, le sue vesti, la sua maschera, erano in netto squilibrio con quell’ambiente, così lontano dai colori vivaci e aridi che dimoravano un tempo. Le percezioni del tutto contrastanti continuarono a sommergere e divorare i suoi pensieri; la mano poteva percepire una strana energia elettrostatica nell’aria, come se non fosse “reale”, forse illusoria, proveniente da qualche altra tecnologia inspiegabile e aliena per l’errante del tutto incomprensibile. Sospirò a lungo, cercando di metabolizzare ciò che aveva appena visto; si chinò su quella strana sabbia e prese un campione con la borraccia dell’acqua. Il viaggiatore si guardò più volte attorno, niente sembrava essere sopravvissuto alla furia di quella tecnologia così dannatamente pericolosa. Tutto era stato polverizzato, e ciò che invece era sopravvissuto restò senz’anima. Oltrepassare quel campo senza colori gli portò alla mente il vuoto dei suoi ricordi, erano ormai passati mesi, e non ricordava più chi o cosa fosse; scrutò il cielo attentamente, quel pezzo di mondo era stato devastato dalla follia, e nemmeno più la natura restava in pace con se stessa. Ad ogni passo, per ogni minuto che passava in quel territorio, i piedi del viaggiatore sentivano l’influenza e il battito della desolazione e del vento sui polpastrelli. Ogni volta che le sue scarpe logore affondavano quel terreno sentiva una legger sospiro musicale, come se qualcuno stesse in lontananza cantando un inno alquanto malinconico; continuava a battere come un tamburello nella sua testa, continuava a tormentare la sua anima…

    “Siamo qui per te”.
    “Siamo qui per te”.
    “Non soffrire da solo”.
    “Parlaci…”.

    Edited by Old Rick - 9/10/2018, 18:51
     
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    Capitolo 2

    L'aria nefasta, la puzza di piscio. In lontananza si vedevano ombre morire nel deserto, sciacalli uccidere donne e bambini per la sopravvivenza e altri solo per il puro e sadico divertimento. Non c'era nulla per la libertà, l'amore e per gli eroi. Ormai i custodi erano decaduti, mentre altri erano scomparsi lasciando ai deboli solo un cumolo di ricordi, solo cenere che scivola via nell'oblio della sabbia dorata. Un padre viene ucciso davanti agli occhi di suo figlio, mentre sua moglie viene violentata più volte dal predone di turno, finché le sue lacrime non toccano l'ultimo sospiro che precede la morte. Una chitarra fa danzare le note nell'aria, mentre il sole dorato brucia i cadaveri di cumuli e ammucchi di creature abortite, lì ammassate per compiacere gli avvoltoi. Questa non è vita, questo è massacro. Tutti i ricordi piacevoli erano scomparsi davanti a delle foto che un vecchio uomo, in preda alla solitudine, stava consultando per l'ennesima volta. Quell'uomo, quel vecchio capo burbero e serio dal volto stanco e sporco, stempiato al centro e con lunghi capelli grigi mal curati ai lati delle tempie, una volta era noto come il protettore di quelle terre aride e maledette; ora giaceva nell'ozio, seduto nel suo ufficio circondato da oggetti inutili e da brodaglia alcolica che gli permetteva di affondare la sua anima nella merda.
    - Amico mio... - sospirò l'uomo. La sua mente fantasticava sui lontani ricordi di gioventù, e ogni tanto passava le sue dita sporche di olio di motore su quelle sbiadite foto di gruppo; voci sorridenti, figli, moglie, amici. Tutto era andato perduto.
    - Perché sei andato via? - il sospiro dell'uomo si fece più forte; ogni tanto tossiva mentre consultava l'orologio con il vetro rotto e le lancette ricoperte da ruggine rossa e nera; improvvisamente un rumore di passi polverizzò quel guscio di ricordi felici, l'uomo si alzò e corse all'entrata, e nel farlo urtò violento una sedia di paglia piccola, probabile un vecchio giocattolo perduto di chissà quale creatura.
    - Chi va là? - domandò titubante l'uomo, mentre impugnava con impaccio una pistola a leva con impugnatura in bronzo leggermente rovinata;
    Dalla penombra una testa riemerse, e con un sospiro leggero si fermò d'innanzi alla bocca di fuoco di quell'uomo.
    - Eccomi, sono qui marshal... - sospirò la figura misteriosa nell'ombra. La sua voce era leggermente modificata da un filtro, quasi "robotica", che rendeva difficile comprendere se il marshal avesse davanti una donna o un uomo;
    - Tu devi essere l'errante? - bofonchiò il marshal abbassando leggermente la sua arma. L'errante solitario avanzò in avanti; la maschera di Dalí inquietò non di poco l'uomo che arretrò di un paio di metri; ogni distanza mantenuta con il misterioso errante fece scricchiolare rumorosamente il pavimento della casàccia;
    - Sono qui per il messaggio. - affermò con disinvoltura il viaggiatore solitario. L'altro capì immediatamente, e abbassò nuovamente l'arma;
    - Vorresti partire per la spedizione? Eh? Perché diavolo dovrei fidarmi di te? - bofonchiò l'uomo vecchio mentre si grattava con vigore la guancia destra;
    - Per due semplici motivi... - sospirò l'errante; era intento a rovistare nella sua borsa. - Io ho la mappa per raggiungere il Dottore, e voi in cambio mi darete acqua, cibo, una squadra, e un mezzo per raggiungere la sua dimora...-
    - Fermati immediatamente! - urlò il marshal. - Fermo, togli le mani dalla borsa. Con calma ora ti spiegherò come stanno le cose. Questa è la mia città, uno dei pochi baluardi dell'umanità ancora in vita. Sei il terzo che ha raggiunto la mia città e ha promesso di partire per quel "viaggio". Sai cosa è successo? Mi sono fidato. Lontano da qui hanno ucciso i miei uomini, e quei due "salvatori" hanno poi stuprato e sventrato la dottoressa che lì accompagnava. Lo capisci? Io mi sono fidato di stranieri per qualcosa che adesso non credo più. Non voglio più morti sulla coscienza! Ho spento la radio due mesi fa, e non ho più intenzione di finanziare nessun viaggio. Sei in ritardo...e anche in pericolo! Ora, chiunque tu sia, se non vuoi che ti faccio un buco in fronte a quella tua maledetta maschera da psicopatico, dammi almeno un motivo per cui devo lasciarti in vita... potrei fare un favore al mondo e uccidere un altro bastardo, non credi? -
    L'errante non si era mosso di un centimetro;
    - Non c'è più tempo... - l'errante fu interrotto dall'arrivo di un uomo coperto in volto da una benda color oliva che gli copriva metà viso; agitato ma confuso da quella scena inaspettata, dimenò le sue braccia in aria come preda da una crisi di nervi;
    - Signor Krillin! Cioè...signor marshal! Emergenza! La signorina Nami sta male...sta perdendo molto sangue... -
    Krillin lasciò in fretta la stanza spingendo violentamene l'errante senza badare alcunché; il viaggiatore solitario era rimasto da solo. Tutto era successo così velocemente. Tutto andava avanti fin troppo velocemente, ma il tempo ormai non era più a suo favore; osservò la lancetta dell'orologio mal ridotto e rovistò tra i documenti sulla scrivania cercando qualcosa d'interessante e utile; se non avesse goduto dell'appoggio del marshal, molto probabilmente sarebbe partito da solo come l'era stato indicato nel piano b. C'era sempre un piano b, anche se nella realtà dei fatti realizzarlo era equiparabile al suicidio. Aveva bisogno di cibo, rifornimenti, una squadra, e soprattutto qualcuno in grado di interpretare la mappa. La tirò fuori e la distese sulla scrivania, lasciando cadere gli altri oggetti inutili sul pavimento. Tutto era così rivelato e semplice fino alla zona di confine, dove tutto era stato disegnato come da norma. La zona oltre il confine riportava una scritta in verde smeraldo del tutto incomprensibile;
    - Cosa diavolo nascondi? - sussurrò l'errante, ma fu improvvisamente sconvolto da un urlo di donna disumano; lasciò cadere la mappa a terra e corse fuori dall'edificio. Davanti a sé la gente si era riunita numerosa per scoprire la provenienza di quelle urla strazianti; l'errante avanzò velocemente e s'intrufolò nella folla cercando di divincolarsi senza dar sospetti, voleva a tutti costi raggiungere l'estremità di quella folla. Davanti a quel caos di corpi, anime, voci, e sangue, c'era una donna nuda e magrissima, quasi scheletrica, con pochi capelli color arancio che si dimenava urlando; il suo dolore era pungente, e il suo viso mostrava i segni della sofferenza più atroce. Davanti a lei vi erano un gruppo d'individui che non riuscivano a tenerla calma, svariati e improvvisati dottori, mentre dall'altra parte, in terra, vi era un'infermiera che si premeva con la mano sinistra la zona dell'occhio destro; intanto la povera fanciulla scheletrica continuava a fare giri in tondo, come se volesse intendere aiuto, si dimenava a sinistra e guardava urlante la folla, mentre poi correva a destra e in basso, e faceva altrettanto. Quella era Nami, una volta una giovane ragazza bella come una dea, di soli vent'anni. Ora si manteneva con le mani inzuppate di sangue una profonda ferita aperta sul ventre, mentre nel frattempo cercava d'improvviso con la forza di strapparsi le budella e le interiora dal corpo; le teneva con mano, poteva percepire la loro consistenza, poteva sentire quella viscida e calda sensazione di qualcosa che dapprima era parte di lei. Alcuni nella folla vomitarono mentre altri scapparono e si rinchiusero con i loro figli nelle capanne di legno. Alcuni dottori cercano di mantenerla o sedarla, ma era quasi del tutto inutile; aveva ferito quasi tutti, e a un altro gli aveva pure staccato un orecchio che si era sfilato come carta dall'osso del cranio;
    - Aiutatemi! Uccidetelo! Toglietemelo da dentro, toglietemelo! - iniziò a urlare la donna in preda ad un raptus improvviso; l'adrenalina della donna parve quasi infinita mentre compieva quegli atti macabri ed estremi. Inaspettatamente la donna si fermò di scatto, ormai non aveva più voce per gridare, e corse nuovamente dentro la tenda. Il viaggiatore solitario avanzò in avanti e superò i dottori e il marshall, ed entrò per primo con cautela all'interno della tenda arrangiata; la puzza di vomito era atroce, mentre poteva vedere la sistemazione di fortuna dove avevano tenuto quella povera creatura. Nami era lì, davanti a quel gruppetto di persone spaventato dalla sua reazione; era lì che cercava di farsi del male, che tentava di "eliminare" ciò che la tormentava. La donna iniziò nuovamente a urlare non appena vide il viso del marshall fare capolino più vicino al suo cospetto; le sue urla spaventarono nuovamente la folla che si era affacciata a guardare dentro la tenda;
    - Se non volete aiutarmi...allora me lo toglierò io! - strillò Nami con vigore, nonostante tutto aveva ancora forza per dar voce alla sua sofferenza; afferrò il bisturi sporco che era sulla sua destra e cominciò a ficcarselo sulle pareti della vagina, lacerando dapprima il pube e poi il glande con prepotenza. Più e più volte i colpi sprofondarono nell'uretra e nella carne, e ancor di più nella profondità distruggendo tutto ciò che più odiava a quel mondo: la sua creatura. L'errante fece capolino in avanti e cercò di fermarla da quel gesto insensato, cercò in tutti i modi di afferrala ma la donna con una forza superiore, e inaspettata, scaraventò l'errante all'indietro, e continuò ancor più forte e con velocità quell'atto orrendo. Ogni colpo era un urlo straziante, uno schizzo disgustoso di fluidi biancastri misto al sangue che cominciò a danzare ovunque, sulle pareti, sui cuscini di paglia, arrivando addirittura a sporcare la maschera di Dalì;
    - Dobbiamo fermala! - comandò l'errante, ma quando voltò lo sguardo all'indietro, a fargli compagnia era rimasto solo il signor Krillin dal volto disgustato e sporco anche lui dalle gocce di sangue di quel martirio. Il taglio profondo di quell'organo genitale mutilato rivelò una piccola testa che fuoriuscì lenta accompagnata da merda, fluidi biancastri e piscio. Krillin si portò avanti, ormai di Nami non era rimasto se non il suo cadavere, era morta dissanguata e nella solitudine.
    - Dove diavolo sono i tuoi uomini? - domandò furioso l'errante; Krillin lo guardò con imbarazzo, e poi abbassò lo sguardo in terra;
    - Nessuno di noi è un dottore, erano tutti civili, gente non abituata a queste cose. Quando c'era la nostra dottoressa... Sakura, lei sì che riusciva a gestire situazioni del genere. Non eravamo abituati a questo, e non con una reazione simile - sospirò Krillin mentre cercava di trovare un panno o qualcosa per coprire il cadavere della donna.
    - Stai parlando di Sakura Haruno? La Guardiana? Ho sentito parlare di lei e della sua leggenda. Si dice che sia riuscita... -
    - Silenzio! Non puoi parlare di lei in questo modo! - interruppe Krillin; - Non esistono leggende o favole. Lei aveva il potere di far quadrare le cose, era la migliore in campo medico! E solo lei aveva le facoltà di poter riuscire nell'impossibile, di dar vita a qualcosa d'impossibile. E sai che fine ha fatto la leggenda? E' morta fidandosi di gente come te, è morta perché io ho creduto nell'impossibile, nel progetto del cazzo, in quel sogno di merda!-
    L'errante si portò avanti e s'inginocchiò fino al corpo della fanciulla deceduta;
    - Cosa vuoi fare? - bofonchiò il marshal; il viaggiatore solitario aveva alzato le mani verso quella poltiglia e viscere che un tempo era il basso ventre della fanciulla;
    - Voglio farti vedere una cosa... - sospirò il viaggiatore solitario; teneva le mani ben ferme sulla piccola testa della creatura morta, poi lanciò nuovamente un altro sospirò e la tirò con forza dall'orifizio vaginale, o almeno di quello che ne era rimasto. Con un'azione violenta e rapida, l'errante tirò fuori una creaturina deformata e mal ridotta, piccola, legata da alcuni filamenti biancacci e avvolta in una squamosa sacca dorata aderente al corpicino della creatura; a un'occhiata più vicina l'essere presentava una sorta di cranio deformato sul lato sinistro, e una specie di orifizio gigante tipo buco nel cranio, dove si poteva intravedere una membrana grigia e gelatinosa; al di sotto del corpicino non vi erano gambe ma due tubicini organici, con nervi che continuavano a pulsare autonomi nonostante la morte della donna, collegati alla poltiglia rossastra e bluastra dell'orifizio vaginale; al di sotto della creatura continuava a gocciolare copiosamente del sangue;
    - Avete mai avuto aborti del genere? - domandò serio l'errante solitario; l'uomo, il signor Krillin, portò un fazzoletto sporco al suo naso e coprì il forte odore di escrementi e viscere, che ricordava, di poco, il fetore del cacio scaduto mescolato a quello di muffa;
    - Cosa intende dire? - domandò perplesso il marshal;
    - Ho già visto casi simili, e senz'altro in passato siete venuti a contatto con questo fenomeno, solo che in questo caso la gravidanza stava andando a buon fine, inspiegabilmente. Intendo dire che Nami ha violato la prima legge... -.

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    Glossario Personaggi

    Krillin


    E' un personaggio della serie di manga e anime Dragon Ball, scritto e disegnato dal mangaka Akira Toriyama. Questa incarnazione del PG deriva da Dragon Ball GT.

    Nami

    E' una dei protagonisti del manga One Piece, scritto e disegnato da Eiichirō Oda, e delle sue opere derivate. Questa incarnazione del PG è ispirata a dopo l'evento del Timeskip. +


    Sakura Haruno


    Sakura Haruno è un personaggio immaginario della serie manga e anime Naruto, scritto e disegnato dal mangaka Masashi Kishimoto. Questa incarnazione del PG deriva dalla serie Boruto: Naruto Next Generations.
     
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