Franco Zeffirelli ci lascia una pietra miliare del Novecento

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.      
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Fan
    Posts
    1,163
    NAN Points
    +211

    Status
    Offline
    È morto il regista italiano Franco Zeffirelli. La notizia è stata data dai quotidiani toscani la Nazione e Corriere Fiorentino. Zeffirelli aveva 96 anni, era malato da tempo, ed era uno dei più famosi registi italiani del Novecento, di teatro e di cinema, e aveva lavorato anche come sceneggiatore e scenografo. Era conosciuto soprattutto per gli allestimenti delle opere teatrali di William Shakespeare e divenne noto al grande pubblico nel 1977 grazie a Gesù di Nazareth, sceneggiato televisivo sulla vita di Gesù. A un certo punto, nel 1994, ebbe anche una breve esperienza politica con Forza Italia, essendo molto amico di Silvio Berlusconi: venne eletto senatore nella circoscrizione Catania e poi confermato due anni dopo.
    Vero outsider nel panorama dei registi italiani, Franco Zeffirelli ha attraversato più di sessant'anni di storia dello spettacolo in Italia spaziando tra cinema, teatro e opera lirica esordendo come attore, proseguendo come costumista e scenografo (sotto la guida di Luchino Visconti) e diventando un cineasta amato forse più all'estero che in Italia. Nominato Sir (unico in Italia) dalla regina Elisabetta per il suo lavoro di adattamento per lo schermo delle opere di William Shakespeare, candidato due volte agli Oscar (come regista per Romeo e Giulietta e come scenografo per La Traviata), ha vinto cinque David di Donatello. Un grande talento visivo che ha realizzato film in cui l'ambientazione e i costumi sono stati veri protagonisti e con un'attenzione al dettaglio storico di tipo maniacale. Tra i pochissimi autori maturati negli anni Cinquanta a non avere una formazione politica di sinistra, è stato eletto senatore nelle fila di Forza Italia nel 1994. Le opere liriche con la sua regia sono state rappresentate in tutto il mondo, dall'Oman agli Stati Uniti, soltanto il Metropolitan di New York ha messo in scena 800 suoi spettacoli. Fiorentino di origine, ha avuto con la sua città un rapporto di amore e odio, negli anni dell'alluvione coinvolse Richard Burton per un documentario che raccolse venti milioni di dollari per la città distrutta, poi per anni però ha rifiutato il Fiorino (in polemica con la mancata attribuzione a Oriana Fallaci) finché a tradimento gli è stato consegnato nel 2013 dall'allora sindaco Renzi.
    Shakespeare in sala
    Alla fine degli anni Sessanta si impose nel panorama cinematografico internazionale con due trasposizioni per il grande schermo di opere di Shakespeare: La bisbetica domata (1967) con Elizabeth Taylor e Richard Burton e Romeo e Giulietta (1968) con gli abiti di Danilo Donati e la fotografia di Peppino De Santis, premiati con l'Oscar. Il film del '67 fu girato negli studi romani Dinocittà di Dino De Laurentiis e fu un grande successo di botteghino soprattutto negli Stati Uniti. Per interpretare la coppia shakespeariana Zeffirelli avrebbe voluto Loren e Mastroianni, ma infine fu contento della chimica della coppia esplosiva americana che ricordava così: "Una fatalità li aveva uniti: lei era la stella, lui portava la cultura. Stare con loro sul set fu un grande divertimento per tutti perché riuscimmo a smontare il meccanismo dei capricci, se facevano qualcosa per sbalordire la troupe noi reagivamo ridendo invece che prendendocela". Romeo e Giulietta, versione per il grande schermo della messinscena teatrale di Zeffirelli per l'Old Vic di Londra, segnò la prima versione cinematografica in cui gli attori principali erano molto vicini all'età dei personaggi originali; durante le riprese Leonard Whiting (Romeo) aveva diciassette anni, Olivia Hussey (Giulietta) sedici. Tra i titoli più amati di Zeffirelli, il film fu un enorme successo di pubblico in tutto il mondo (quasi 40 milioni di dollari d'incasso nei soli Stati Uniti). Uscito nell'anno delle rivolte studentesche il film, nonostante la sontuosa veste estetica, racconta molto del tempo in cui fu girato in particolare per quel che riguarda la lotta fra il mondo giovanile e quello adulto che vorrebbe imbrigliare i due amanti in obblighi familiari e convenzioni. Una sequenza d'amore in cui viene svelato il seno nudo della giovane Giulietta fece scandalo e fu condannata dalla censura tanto che in Inghilterra persino la protagonista non potè entrare in sala a vedere il suo stesso film poiché non aveva la maggiore età.
    I Settanta spirituali e gli Ottanta teatrali
    Gli anni Settanta furono un decennio particolarmente legato alla spiritualità per Zeffirelli che nel 1971 firmò Fratello sole, Sorella Luna dedicato alla figura di San Francesco e Santa Chiara e poi nel 1977 il kolossal tv su Gesù di Nazareth che venne poi programmato anche al cinema. Tra questi due titoli Zeffirelli curò anche la regia televisiva dell'apertura dell'Anno Santo nel 1974. Poi, mentre proseguiva l'attività teatrale tra La Scala, il Met e l'Opera di Parigi, negli anni Ottanta Zeffirelli diresse La Traviata, l'Otello realizzandone dei veri e propri film e non teatro filmato. Per quel che riguarda l'opera verdiana Zeffirelli utilizzò un mezzo propriamente cinematografico, il flashback, per raccontare la storia di Violetta trasformando in vera attrice di cinema la cantante greco-canadese Teresa Stratas accanto al tenore Placido Domingo nel ruolo di Alfredo. Gli anni Ottanta si chiusero con un biopic dedicato al giovane Toscanini, decisamente meno riuscito rispetto alle due opere per il grande schermo, si raccontavano i primi passi del più grande direttore d'orchestra italiano affidato all'attore americano C. Thomas Howell. Tra le curiosità del film la presenza di Elizabeth Taylor, che mancava dal grande schermo da una decina di anni, nel ruolo del soprano russo Nadina Bulichoff.
    Gli anni Novanta: l'Amleto di Gibson e il tè con Mussolini
    Mentre Kenneth Branagh iniziava il suo lavoro su Shakespeare realizzando Enrico V Zeffirelli decise di tornare a portare al cinema l'opera del Bardo e in particolare l'Amleto prima "che lo facesse lui", come avrebbe poi ammesso lo stesso regista anni dopo. Per il suo Amleto Zeffirelli scelse la star australiana Mel Gibson e arrivò a Los Angeles con un montaggio di sue interpretazioni che gli suggerivano certe qualità che cercava per il personaggio, l'agente di Gibson aveva messo in guardia Zeffirelli sul fatto che difficilmente avrebbe accettato invece Gibson accettò immediatamente. La lavorazione fu però faticosissima perché, come racconterà poi il regista, "fu tutto il tempo in lotta con me perché era in lotta con se stesso". Seguì Storia di una capinera con cui Zeffirelli ritrovò Verga che aveva scoperto grazie a Visconti sul set di La terra trema e poi Jane Eyre da Charlotte Bronte con la ventiquattrenne Charlotte Gainsbourg. Con la sua autobiografia cinematografica, Un tè con Mussolini, Zeffirelli mescolò ricordi personali, vicende inventate e qualche cenno storico della Firenze degli anni Trenta per un affresco visto dal punto di vista di un ragazzino alter ego del regista, figlio illegittimo come lui di un mercante di stoffe e allevato da un gruppo di signore inglesi (tra cui Joan Plowright, Judi Dench e Maggie Smith). Un progetto che il regista aveva sognato fin dall'inizio della sua carriera cinematografica e che riuscì a realizzare praticamente solo alla fine ottenendo, come quasi sempre, un successo maggiore in Inghilterra e Stati Uniti che in Italia.




     
    .
0 replies since 15/6/2019, 13:49   56 views
  Share  
.
Top