Unmei ni wa, jikan genshu ga aru

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    Aveva ragione Leopardi: la felicità è solo un momento di intervallo tra un male e l'altro.

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    u8gpAvv |Nome Pg: Kaori Hyūga.
    u8gpAvv |Rango: Genin.
    u8gpAvv |Abilità Innata: Byakugan.
    u8gpAvv |Abilità Speciale: Rancore della Terra.
    u8gpAvv |CPG: Stile dell’Ubriaco.


    u8gpAvv |Indice GDR:
    Narrato - «Parlato» - «Pensato»

    u8gpAvv |Scheda Pg: 香織
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    La situazione era abbastanza bizzarra ma non ci diede peso o comunque non notò alcuni movimenti o cenni sia del biondino sia dei suoi cloni.

    « La mia mano?»


    Non capiva perchè stesse fissando la sua mano, certamente gliela aveva appena agitata davanti agli occhi ma non si stava riferendo a quello ma ben altro, ma fu un secondo -proprio un secondo- e gliela prese percependo il suo calore tramite essa. La situazione era appena cambiata da bizzarra ad un imbarazzo imparagonabile.
    Non capiva nemmeno come era possibile che gradiva quella stretta di mano, avrebbe dovuto agitarsi o mollargli un pugno nello stomaco.. ma non lo fece e ancora non capiva come mai, rimase lì a fissare la sua mano intrecciata alla sua -come se scomparisse alla presenza della sua mano enormemente più grande della ragazzina- mentre restava lì immobile, si limitò con un cenno della testa o dei sonori versi di approvazione alle richieste di Daisuke.

    « Mh.. »

    Restando ancora ferma, fece un respiro profondo dopo quell'intensa fase di trance e finalmente -pensandoci anche sopra- decise di voler andare in una bancarella che vedevano giocattoli come trottole di legno e altre cose carine.

    « Andiamo lì. »

    Gli disse con un tono deciso indicandogli il posto, ma finì per poi trascinarlo -di peso- verso la bancarella in questione.
    Aveva ancora un lato infantile dopotutto, le piaceva giocare con i suoi fratelli e sorelle quindi in casa erano presenti spesso certi giocattoli.
    Ed con una piccola e breve corsetta raggiunsero la destinazione, una bancarella che infatti vendeva giocattoli di legno come trottole e animaletti vari oppure rompicapi da risolvere, costruzioni e vi era anche un dolce carillon interamente di legno ma era veramente molto bello.
    Kaori si incantò alla vista del carillon in ogni minimo dettaglio, era ben lavorato e dettagliato. Era proprio un'opera d'arte per lei.. qualcosa di speciale mai visto prima d'ora.

    « Che bello.. »

    Disse restando ancora incantata ad osservarlo ma ancora non aveva mollato la presa dalla mano di Daisuke e molto probabilmente, non aveva intenzione di farlo dato che ormai si stava abituando al suo calore.

     
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    Trascinato dall'invisibile forza di Kaori, sul mio viso emerse un sorriso dovuto sia all'entusiasmo della Hyuga che alla dolcezza con cui reagì alla stretta della sua mano. La bancarella presso cui andammo, era ricca di balocchi in legno di ogni genere: c'erano quelli riservati ai più piccoli, quelli per chi amava i rompicapi basati sulla logica e, infine, alcuni pezzi riservati ai collezionisti. Gli occhi perlacei della mora si soffermarono su uno di questi ultimi, raffigurante un carillon finemente intarsiato e curato nei dettagli, il quale raffigurava una di quelle giostre che si scorgevano solitamente durante la sagra annuale di Kumo. Vedendo la luce nei suoi occhi alla vista di quell'oggetto così raffinato, non potei esimermi nell'avvicinarmi maggiormente alla bancarella, gettando un occhio al prezzo scritto sul fogliettino. Non costava molto (in realtà si, ma shhh) ma, qualunque fosse stato il prezzo, nulla poteva essere paragonato al valore di un sorriso sbocciato sul suo viso.
    Non farci l'abitudine.
    Ironizzai, con tono dolce, mentre dalla mia mano libera spuntarono diverse centinaia di ryo che andarono a depositarsi sul banco del negoziante, indicando poi con l'indice il carillon. Il falegname/artista, ringraziò per l'acquisto, adoperandosi subito per l'impacchettamento del presente.
    Lo faccio solo perché...
    Restai per un attimo con la frase lasciata aperta, mentre la mano chiusa a pugno andò ad affiancarsi alla bocca chiusa, così come gli occhi. Mi schiarii un paio di volte la voce, nel tentativo di guadagnare tempo così da trovare una scusa che potesse spiegare il motivo per cui l'avevo fatto.
    ...beh, l'ho fatto perché sì. Mica dev'esserci sempre un motivo, no?
    Alla fine, non riuscendo a trovare valide motivazioni, evitai ulteriori scuse uscendomene nel modo più sincero possibile. Anche perché il vero motivo, nemmeno il sottoscritto lo aveva ancora ben chiaro, per quanto mi facesse piacere vederla felice.

     
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