Il sennin dei genin
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Satomi Habana 名前 Pg
Nome : Satomi Habana | Clan : / | Villaggio : Iwa | Grado : Genin
Narrato - Pensato - Parlato Passarono diverse ore e Satomi si trovava ancora sdraiata sul letto con i lunghi capelli argentei poggiati sul morbido cuscino e sulla coperta rosa con dei motivi floreali. La sua mente era in continuazione su quell’ambigua situazione creatasi poco prima nella biblioteca. Continuava a chiedersi cosa fosse effettivamente successo, sul come comportarsi. Aveva veramente parlato con un Dio? Perché un Dio -un essere onnipotente e onnipresenze- avrebbe dovuto chiedere un sacrificio? Il tempo scorreva, la clessidra volta al giorno seguente allo scadere della mezzanotte si stava piano piano svuotando e doveva prendere una decisione, a quell’età non era facile, si trattava sempre di far del male a qualcuno, o qualcosa. Perde la cognizione del tempo, la fame era svanita, mentre le mamme cenavano lei stava ancora sdraiata a letto rifiutandosi di scendere nel scale per andare in cucina e mangiare con loro. Lo stomaco, di tanto in tanto, brontolava, un suono che non entrava nelle sue orecchie data la sua sconcentrazione nei confronti di tutto ciò che la circondava. Le ore successive sembravano un vero e proprio battito di ciglia e, senza accorgersene, si addormentò immersa nei suoi pensieri. Ancora una volta si trovò nella medesima situazione, stessa stanza, stessa oscurità, ma qualcosa cambiò. Non era più spaventata, aveva compreso che all’interno di quel posto vi era una persona non fisica che le parlava, non era volta a farle del male -o così pareva-, dunque non si rannicchiò come precedentemente ma rimase ferma, in piedi, immobile. Di tanto in tanto il suo sguardo si girava, ma nulla poteva vedere. L’eco della voce del dio rimbombò per tutta la stanzaTi vedo più tranquilla piccola Satomi Come conosci il mio nome? Tutta la sua sicurezza svanì nell’udire quella voce cupa, sinistraTi ricordi? Sono un Dio, nulla sfugge ai miei occhi. Quando sei arrivata al mio cospetto avevi paura, io ti ho dato la conoscenza del fatto che non ti farò del male -se avessi voluto l’avrei potuto tranquillamente fare- e la seconda volta che sei qui ti trovi più tranquilla. Vedo dai tuoi occhi che sei leggermente intimorita, ma almeno riesci a muoverti e non ti chiudi più in te stessa stando immobile e rannicchiata. Sbaglio? Questo è quello che faccio, do conoscenza, potere a chi segue il mio culto. Ma ovviamente non lo faccio in cambio del nulla, il pagamento già lo sai. Effettualo ed avremo un’altra conversazione. Per il momento, questo è tutto Uno spiraglio di luce bianca si palesò dal nulla andando poi ad ingrandirsi ed a coprire tutta la stanza, Satomi si coprì il viso con il braccio sinistro e subito si svegliò di scatto sotto il suono della sveglia. Erano già le 9 del mattino, il sole puntava i suoi raggi sul viso della bianchina passando attraverso la finestra con le tende spalancate, si era scordata di chiuderle il giorno precedente. Le mamme le chiesero di comprare qualcosa al mercato per la cena e così fece, si preparò, prese i ryo dei genitori ed uscì di casa, con l’aria mattutina sperava di schiarirsi le idee. Ancora una volta la sua mente era volta al sogno/visione -ancora non sapeva cosa le stava succedendo- e le sue gambe si muovevano da sole, come se mente e corpo fossero due cose distinte. Stava camminando per le strade principali di Iwa ed il chiacchierare della gente non le permetteva di immergersi a pieno nei suoi pensieri, di conseguenza scelse di andare al mercato tramite le vie secondarie; piccole viuzze che, nelle ore notturne, è molto consigliabile evitare, ma nelle ore odierne nulla le poteva accadere... forse Si avvicinò un uomo sulla 40ina, barcollava. Indossava per lo più stracci ed una bottiglia di liquore nella mano destraEhi SinghiozzòCos’hai lì per me piccola? Lentamente andò ad alzare in braccio in direzione della mano sinistra di Satomi che teneva saldo il sacchettino di pelle con all’interno le monete dei genitori. Ancora una volta si paralizzò, le sue gambe non reagivano agli impulsi del cervello, nonostante lei volesse scappare da quella situazione. Una voce pervase la sua mente, la stessa delle visioniNon avere paura, indietreggia lentamente, ti aiuterò io Era ancora più confusa, era senziente in quel momento, non stava dormendo, era tutto reale tanto quanto quella voce nella testa. Quindi non si trattava tutto di un sogno, veramente un Dio aveva scelto lei, ma perché -tra tutte le ragazzine di Iwa- proprio Satomi? Sempre più confusa, con la testa pesante dai mille pensieri, agì senza pensare. Ascoltò Jashin ed indietreggiòSe ci sono io, nessuno ti farà del male Stranamente si sentiva al sicuro, nessuno le aveva mai detto una cosa del genere e, dato le sue ultime esperienze, era proprio quello che cercava. Protezione da ciò che le stava accadendo attorno e la stava portando ad uno stato semi-depressivo. Passo dopo passo si trovò con le spalle al muro mentre l’uomo le si avvicinava sempre di più. Sembrava senza speranza fino a quando un ulteriore individuo -lo stesso che vide fuori dalla taverna e che aveva citato il nome di Jashin- arrivò per decapitare l’individuo con un colpo secco di Katana per poi correre viaNon permetterò che ti facciano del male. Dimostrati forte, cammina a testa alta, nulla è successo. Ancora scioccata dall’avvenimento appena successo si mise nuovamente in cammino, questa volta attraverso le vie principaliDevi capire, piccola, che questo mondo è pieno di cattiveria, pieno di dolore. Io ti posso insegnare a trasformare il dolore in piacere. Hai visto quell’uomo che ti ha salvata? Lui segue il mio culto, quando lo feriscono lui è felice, quando lui prova un’esperienza negativa è contento. Tutto questo grazie a me Piano piano le stava facendo sempre di più il lavaggio del cervello e, data la sua onnipotenza e conoscenza della psiche umana- ci stava riuscendo alla perfezioneSai cosa fare L’eco svanì e nuovamente udì le voci dei passanti. Si sentiva sola, quando il dio le parlava -invece- non aveva quella sensazione, sembrava completa quando si mettevano in contatto, sintomo che Jashin era riuscito ad insidiarsi nella sua mente e, come una malattia, espandersi per tutto l’organismo. Era sempre più volta nel compiere quel sacrificio e, nel pensarci, fece in tempo a comprare le verdure per la sera e riportarle a casa. […]