Champions train, losers complain

[Rudimenti di Taijutsu] - Emerella

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    Ricevuto l’ok da Kishibe per l’inserimento di Emerella nei ranghi ninja, invitai la stessa – tramite missiva – a presentarsi l’indomani del giorno in cui ci eravamo salutati. All’imbrunire, la ragazza si sarebbe dovuta presentare presso il chiosco ch’ero solito frequentare, prima degli allenamenti serali. Il locale era rinomato per i piatti a base di polpo: ingrediente che la ragazza avrebbe iniziato ad assumere nei giorni successivi, assieme ad altri alimenti fondamentali per una dieta adatta a sostenere i pesanti allenamenti che avrebbe conseguito. Il posto era ubicato sulla riva marittima a sud, a poche centinaia di metri dal villaggio, ed era collegato a Kumo da una serpentina che percorreva l’intero versante, formando una ventina di tornanti.
    Konbanwa, Hisao-san.
    Ohh, Daisuke-kun! Buonasera a te! Cosa ti preparo questa sera?
    Vorrei due del solito: mi hanno affidato un’allieva e devo istruirla sulla corretta dieta che dovrà iniziare a seguire.
    La fai iniziare con la tua quantità? Non lo sai che le ragazze devono assumere meno Kcal al giorno, rispetto ai ragazzi?
    Hisao-san, hai ragione! Magari…magari preparale una porzione più piccola, ma che contenga tutto.
    Hai-hai!
    L’uomo iniziò così ad adoperarsi con gli ingredienti ch’ero solito a richiedergli, accendendo i fuochi e riempiendo le pentole d’acqua, mentre che io andavo a sedermi su uno dei tre sgabelli liberi situati difronte al bancone.
     
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    Emerella La gatta dagli occhi di smeraldo




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    Nome: Emerella | Clan: sconosciuto | Villaggio: Kumogakure | Grado: ?


    Narrato - Pensato - Parlato


    Il suo futuro maestro le aveva mandato una comunicazione in cui l'aveva invitata a pranzo.
    Emerella era perplessa. Che senso aveva la dieta con il suo futuro cammino?
    Non lo capiva.
    Sapeva di doversi allenare, ma, con la sua fisicità sottile, pensava di dovere potenziare la flessuosità e l'agilità del suo corpo.
    Non lo saprò se non ci andrò. Quando aveva parlato della sua intenzione di diventare kunoichi ai suoi amici, alcuni avevano protestato, altri avevano applaudito la sua scelta.
    Perfino il suo defunto maestro di furto, detto "il Gatto delle Ombre", avrebbe accettato una situazione simile.
    Lui stesso era diventato ladro per il dolore di non avere potuto salvare sua moglie malata.
    Dopo essersi lavata, indossò un abito porpora con collo alto, che ben sottolineava le sue forme sottili, si legò i lunghi capelli in una treccia e prese dei sandali col tacco alto bianchi. Quell'abito era un regalo di compleanno del suo maestro, che l'aveva amata come una figlia.
    Tuttavia, prese una borsa e ci mise una maglia nera, sandali e un paio di pantaloni blu. Se avessero iniziato gli allenamenti di sera, le sarebbe stata utile, dato che non voleva rovinare quel vestito elegante.
    Per lei, era un cimelio d'una persona affettuosa, nonostante la sua attività non proprio legale.
    Portò anche alcuni soldi. Non le sembrava giusto gravare su quel giovane, che si era assunto una simile responsabilità.
    Cauta, attenta, uscì dalla sua abitazione e si guardò intorno. Non sembrava esserci nulla di sospetto.
    Gli uccelli migratori si stagliavano contro il cielo, che, illuminato dalla luce del sole morente, risplendeva di luci rosate.
    Emerella, a passo rapido e deciso, si avviò verso il luogo dell'appuntamento.
    Giunta a qualche metro di distanza, indossò le scarpe e concluse il suo cammino davanti alla locanda.
    Salutò gli avventori e i locandieri con un cenno cortese della mano, poi si accorse della presenza di Daisuke.
    - Buonasera. - lo chiamò.
    Attese che lui la invitasse. Non era molto cortese sedersi ad un tavolo senza essere chiamati.
    La nobildonna, in quei momenti, riemergeva in lei.








    Lei si è presentata così

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    Nell’attesa dell’arrivo della mora, chiesi a Hisao-san di portarmi dell’acqua fresca (servita in una brocca in vetro) che andai subito a svuotare nel riempire il mio bicchiere. Ne bevvi un sorso, iniziando a chiacchierare del più e del meno con il proprietario, mentre questo si adoperava al taglio delle patate dolci e al controllo della temperatura dell’acqua in pentola. Trascorsero pochi minuti ed ecco che un breve suono cadenzato di tacchi, si udì alle mie spalle; lì per lì non ci feci troppo caso, d’altronde ero una persona abbastanza riservata, ma quando udii il saluto e riconobbi la proprietaria della voce, mi voltai. Inizialmente stentai a riconoscerla – considerato l’outfit elegante che vestiva – ma alla fine, osservandola in viso, riuscii a riconoscerla.
    Emy-chan, prego…accomodati.
    Le dissi, indicandole lo sgabello accanto al mio cercando di tenere lo sguardo sul bancone davanti a me, così da non imbarazzarla mentre si sistemava.
    Chissà per quale motivo s’è messa così in tiro, per una normale cena tra maestro e allieva.
    Mi chiesi, con una certa dose di ingenuità, mentre il proprietario (sulla settantina) le dava il benvenuto con un leggero inchino, proseguendo poi con le preparazioni.
    Se siamo qui, non è solo perché dobbiamo festeggiare l’approvazione ricevuta dal mio superiore, ma anche per compiere il primo passo dell’allenamento a cui ti sottoporrò.
    Le servii l’acqua, riempiendo poi nuovamente anche il mio bicchiere mentre una vampata di profumi speziati giunsero da oltre il banco non appena le prime pietanze vennero messe sulla piastra incandescente.
    L’alimentazione.
    Che fosse magra, era palese a tutti, ma la motivazione che l’aveva resa tale – per quanto nobile – andava a minare i potenziali progressi che avrebbe potuto conseguire con le mie direttive.
    Consumerai parecchie energie, in mia compagnia, quindi è necessario che tu faccia dei pasti abbondanti ed equilibrati, per nutrire i muscoli. Non voglio fare la parte del despota, ma è necessario essere intransigenti con sé stessi, se si vogliono ottenere dei risultati.
    Non ero esattamente la persona più galante di Kumo, probabilmente perché ero una persona decisamente più pratica che melliflua ma, persino in uno come me, c’era della cortesia: emergeva dal mio tono di voce pacato, per nulla aggressivo o preponderante; nonché con lo sguardo che, coronato dalle lunghe ciocche bionde, parevano quelli di una figura angelica.
     
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    Nome: Emerella | Clan: sconosciuto | Villaggio: Kumogakure | Grado: ?


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    Emerella, con un cortese cenno del capo, completò le presentazioni con il proprietario del chiosco.
    Poi, sorridendo, si volse verso Daisuke e lo ascoltò.
    Il giovane le parlò dell'importanza dell'alimentazione, che avrebbe dovuto essere sana e completa, perché, sotto il suo allenamento, avrebbe consumato parecchie energie.
    L'espressione statuaria di lei si alterò e gli occhi si aprirono un poco. Avrebbe dovuto mangiare di più?
    - Confesso che non me lo aspettavo. Ho sempre creduto che il controllo fosse la chiave di ogni cosa. Anche quello alimentare. - affermò, tranquilla.
    Il suo sguardo si posò sul suo fisico sottile, stretto nell'elegante abito. Daisuke, in quel momento, le ricordava il suo maestro di furto.
    Anche lui, seppur in campi differenti, l'aveva addestrata con severità e l'aveva trasformata nella ladra che, fino a poco prima, era stata.
    E le aveva anche trasmesso il suo ferreo senso dell'onore e della disciplina.
    Un intenso profumo di spezie pervase l'ambiente e la giovane avvertì una sensazione di stordimento. Non era abituata ad aromi tanto intensi.
    Cercando di mantenere contegno, la giovane si sedette.
    - Chiedo perdono se mi sono seduta, ma non sono abituata ad odori così forti. - si scusò. Come sempre, la rigida educazione aristocratica, implacabile, riemergeva.
    Il suo portamento da principessa le impediva figure orribili.
    Prese l'acqua e la accostò alle labbra, poi guardò il maestro.
    - Da quello che mi ha detto, dovrò allenarmi molto per diventare una kunoichi e questo non mi spaventa. Ma, a quanto ho capito, le donne ninja, di solito, sfruttano la bellezza dei loro corpi. E... E, nel mio corso della mia precedente vita, ho notato che il mio corpo mi ha aiutato molto. -
    Il suo sguardo, serio, si rifletté nelle iridi blu del suo giovane maestro.
    - Non è mia intenzione oppormi alle sue idee, però vorrei comprendere meglio quali sono i suoi piani. Così, potrò impegnarmi ancora meglio per eseguirli. - concluse,.




     
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    Negai col capo, quando le sentii commentare identificando il “Controllo” come cardine per qualunque ambito, chiarendomi poi alcuni secondi più tardi.
    Il Controllo è sicuramente importante, ma prima di esso vi è l’Equilibrio.
    Levai le mani fino a far loro raggiungere l’altezza delle spalle, così da utilizzarle (rivolte verso l’alto) a mo’ di bilancini.
    Da una parte c’è l’energia spirituale, dall’altra quella fisica: per essere sfruttate, sotto forma di chakra, devono essere in perfetto equilibrio tra loro. Tu hai un animo forte, Emy-chan, ed è per questo che le tue sensazioni ti hanno guidato bene, finora. Tuttavia, i sacrifici a cui hai sottoposto il tuo corpo hanno creato uno scompenso al quale occorre rimediare.
    Fu in quel momento che il cuoco ci servì una ciotola a testa, all’interno della quale v’era una base di riso bianco (cottura al dente) sopra al quale erano stati riposti dei bocconcini di polpo insaporiti da spezie locali, non troppo aggressive.
    Questo è il primo piatto, su…non fare complimenti.
    Le dissi, con un gesto della mano ed un sorriso sereno, mentre con l’altra mi equipaggiavo di bacchette, pronto a pizzicare i primi bocconi.
    La bellezza è solo una maschera: chiunque ninja, è in grado di mutare il proprio aspetto in modo da replicare quello di una persona a proprio piacere. Ma la Forza? Quella non si può replicare.
    Spiegai alla mora al mio fianco, portando alla bocca un boccone di polpo per poi accompagnarlo con una buona dose di riso, così da spegnerne la sapidità.
     
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    Nome: Emerella | Clan: sconosciuto | Villaggio: Kumogakure | Grado: ?


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    Equilibrio
    Emerella, senza alcuna parola, ascoltò il giovane, mentre parlava.
    Le rivelò l'esistenza del chakra, che era una sorta di mescolanza dell'energia fisica e di quella spirituale. Forse, a questo era connesso il potere sensitivo, che lei aveva chiamato istinto.
    - Scompenso? - mormorò, stupita. Lui le aveva detto che la sua vita l'aveva condotta ad uno scompenso.
    Poi, rifletté. Forse, era dovuto al giramento di testa che aveva avuto prima.
    Decise comunque di onorare il cibo che stava venendo servito.
    Con gesti misurati, cortesi, cominciò a mangiare. Quel sapore speziato era incendiario per lei, abituata a cibi semplici, quasi tutti di verdure.
    Forse, il suo futuro maestro aveva calibrato i parametri su di lui, ma non su di lei.
    Tuttavia, con ferma cortesia e disciplina incrollabile, continuò a mangiare. Aveva deciso di affidarsi a lui, pur di potere seguire il suo sogno di donare un po' di dignità alle persone povere di Kumogakure.
    La bellezza è una maschera. La forza non si può replicare. In quel momento, si rivelava diverso dal suo defunto maestro di furto, che le aveva rivelato che il suo tesoro era la beltà del suo corpo sottile.
    - Mi hai guardato con stupore per il mio abito. Beh, io ho pochi abiti eleganti. Sono un regalo del mio maestro di furto... Lui, nonostante la sua vita illegale, era un uomo onorevole. E io conservo queste vesti come un tesoro. Ho voluto metterle perché era l'inizio di una nuova vita per me, lontana dal furto. Inoltre, mi sembrava giusto presentarmi al meglio. - dichiarò.
    Gli occhi di lei cominciarono a lacrimare per le troppe spezie, ma, con un tovagliolo, se li asciugò.
    - Dovrò abituarmi a mangiare speziato. Io, di solito, mangio solo verdure e frutta. Mi potrei definire quasi vegetariana, anche se carne e pesce non mi dispiacciono. - spiegò.





     
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    Rimasi ad osservarla mentre la mora iniziava a mangiare il piatto che l'era stato servito, trattenendo a stento una risata nel vederla tutta impacciata nel mascherare l'effetto che le spezie ebbero su di lei.
    Bene, bene...continua così fino all'ultimo chicco di riso!
    Malgrado le potesse sembrare di ingoiare delle braci in salamoia, in quel momento, il condimento non era ancora paragonabile a quello del sottoscritto – malgrado i piatti apparissero del tutto simili. Le papille gustative furono semplicemente travolte da quello tsunami di sapori, a causa dei sapori delicati (tendenti all'insipido) ai quali era abituata da anni. Ripulita la ciotola, andai a riporla sul bancone, così che l'aiuto-chef potesse prenderla, andando a riporla nel lavabo; venne presto sostituita con un piatto piano, sul quale erano stati disposti un trio di tentacoli arricciati su una base di patate dolci aromatizzate con alcune erbe e dell'aglio a scaglie, servite con della salsa teriyaki. Anche la mora ricevette il suo piatto, seppur in dosi inferiori sia di tentacoli che di patate. Doveva sicuramente cambiare dieta, in vista dei futuri allenamenti, ma sicuramente in modo graduale.
    Hai delle domande da pormi?
    Chiesi con tono pacato e alla mano, mentre mettevo mano alla seconda portata, azzannando varie volte il primo tentacolo per poi accompagnarlo con alcuni bocconi di patate dolci.
     
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    Gli occhi di Emerella erano rossi dall'irritazione e avevano perduto il loro colore verde.
    Sono d'un ridicolo pazzesco. I suoi modi aristocratici lottavano con i sapori speziati, dandole un aspetto assai comico.
    Lei, però, stoicamente, cercava di resistere a quella tempesta.
    Per alcuni istanti, rimase immobile e cercò di placare il suo senso di stordimento, poi bevve dell'acqua.
    Aspettò che il suo maestro si servisse, poi cominciò a mangiare anche lei. Patate dolci e polipi erano sapori assai sapidi, per lei molto rari.
    Di tanto in tanto, si fermava, poi portava alla bocca piccoli bocconi. Un certo stile si doveva mantenere.
    Poco dopo, lui le chiese se avesse domande.
    - Sì. Come faccio a sviluppare la mia energia spirituale? Non si è mai mostrata, nemmeno involontariamente. -




     
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    Quando la mora mi chiese se ci fosse un metodo per accrescere la propria energia spirituale, restai per un attimo con il boccone di polpo speziato tra le punte delle bacchette sospese in aria – a pochi centimetri dalla bocca aperta.
    Lo stai già facendo, Emy-chan.
    Le spiegai nell’affondare le bacchette tra le labbra, estraendole successivamente dalle labbra chiuse, roteando poi la coppia di bastoncini arrotondati nell’indicare alla ragazza le varie pietanze speziate che le avevo fatto servire.
    Tutto ciò che accresce la tua forza di volontà o che ti sottopone a delle sfide che ti sembrano (inizialmente) impossibili, va a temprare il tuo spirito. Conosci il detto “Se cadi Sette volte, rialzati Otto”?
    Le domandai, continuando poi a mangiare con gusto il piatto che m’era appena stato servito dal cuoco nel dare, di tanto in tanto, uno sguardo alla ragazza – con la coda dell’occhio.
     
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    Tempo.
    Un altro fattore chiave era il tempo.
    Con un cenno del capo, lei annuì e continuò a mangiare, servendosi piccoli bocconi con grazia. Doveva mangiare molto, ma non perdere le sue maniere nobili.
    Le parole dell'uomo, tuttavia, giungevano alle sue orecchie. Lei, ai suoi occhi, non era più una canna, che si piegava al vento, ma un germoglio ancora tenero, che il tempo e adeguate cure avrebbero nutrito.
    E lei era ben pronta a sopportare il peso degli allenamenti.
    Poi, lui le parlò dell'uomo che aveva conosciuto come Tsutono, mukenin al soldo di Munemori. Dunque, era stato il bullo del suo maestro?
    E lui, Daisuke, aveva una corporatura esile, come quella di lei.
    La ladra si irrigidì. Odiava chi si faceva forte della propria forza per compiacere il proprio ego.
    Non c'è onore nel picchiare chi non può difendersi. Di nuovo, le era tornata alla mente una frase del suo maestro di furto.
    Con rispetto, accolse le parole del giovane davanti a lei. Era riuscito poi a sopraffare quel vile, che, poi, non capendo la sua natura miserabile, si era tramutato in un mukenin.
    Una smorfia, per alcuni istanti, distorse il suo viso. Ricordava bene l'espressione lubrica di Munemori sul suo corpo.
    Avevano creduto di trovare una ladra sottomessa e impaurita, ma la gatta era dotata di artigli di tigre.
    - In alcune cose, sembri il mio primo maestro... Anche per lui la volontà era degna d'onore. Può sembrare strano, per un uomo che ha fatto una vita come la sua. - mormorò.






    Edited by Noroella - 6/4/2023, 22:17
     
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    Continuai a saziarmi con il secondo piatto che ci era stato preparato, alternando i bocconi con i sorsi d’acqua mentre – di tanto in tanto – spostai lo sguardo su di lei, come a decretare una maggiore attenzione nei suoi riguardi. Dall’espressione stranita, parve non aver mai udito il proverbio menzionato, ma la reazione che ebbe più tardi mi fece pensare: i suoi occhi, già arrossati da prima, iniziarono a lacrimare. Ebbi il sospetto che ci fosse qualcos’altro dietro, ma non volli indagar troppo per non risultare indiscreto.
    Ohi Ohi…non mangiare troppo velocemente, se non ci sei abituata.
    Un sorriso si sarebbe levato sul suo volto, mentre con lo sguardo la osservai negli occhi cercando d’infonderle quanta più sicurezza possibile, in quanto sua nuova guida. A volte, bastava sapere di avere qualcuno su cui poter contare, per sentirsi meglio. Poco dopo, la mora mi portò un nuovo dubbio esistenziale: si paragonò ad una canna di bambù, domandandomi (in quanto tale) se potesse divenire possente e forte quanto una quercia. Posate le bacchette sul piatto vuoto, presi quest’ultimo e lo allungai al cuoco che mi ringraziò con un cenno del capo.
    Non sei più la canna di bambù che si flette a seconda di dove spira il vento degli eventi.
    Mi stavo chiaramente riferendo al suo passato da ladra.
    Ora come ora sei solo un germoglio, nato da una ghianda che inizierà a mettere le proprie radici non appena si sarà nutrita dal nuovo terreno nel quale è stata deposta.
    Mi voltai verso di lei, osservandola mentre ripuliva il piatto dagli ultimi bocconi, continuando poi con la risposta alla sua domanda.
    Io posso essere la guida e il sostegno di quella futura quercia che potresti divenire, aiutandoti a crescere forte e indomita; tuttavia, così come le querce necessitano di un anno per crescere di un metro, anche tu avrai bisogno di tempo per ottenere i primi risultati. Tempo, unitamente alla volontà di diventare quercia: nulla è impossibile, se sei determinata a ottenerla.
    Le sorrisi, mostrandole un’espressione velatamente imbarazzata nell’aprirmi – successivamente – con lei, nel raccontarle del mio passato.
    Quattro anni fa, non ero che un dodicenne dalla corporatura esile quanto la tua. Finivo spesso per essere malmenato dal “branco” di bulletti dell’Accademia, perché mi frapponevo tra questi e i primini…ricordi Tsutono, il mukenin al soldo di Munemori? Lui era fra questi.
    Lasciai trascorrere alcuni secondi, durante i quali l’espressione si fece più seria, seppur caratterizzata da un sorriso più largo, sobrio.
    Un giorno, ho deciso di mettere fine al loro sopruso: ho iniziato ad allenare il mio corpo, portandolo al limite, fino a quando non fu più il sottoscritto – bensì i loro pugni – a sanguinare, ad ogni impatto con la corteccia di quella quercia, nella quale m’ero evoluto.
    Mi presi qualche secondo di riflessione, concludendo poi il discorso con una massima.
    Nulla è impossibile, se hai pazienza e volontà nel conseguirlo.
    Detto ciò, andai a bere il sorso d’acqua rimasto nel bicchiere.
     
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    La giovane aspirante kunoichi continuò a tagliare il cibo in piccoli pezzi e a mangiare.
    Tuttavia, le sue orecchie non perdevano alcuna parola del suo futuro maestro. Lui, con ferma gentilezza, la invitò a non mangiare velocemente.
    Lei accennò ad un sorriso. Non stava mangiando con rapidità, non era abituata a simili, forti sapori.
    Glielo aveva detto, era quasi vegetariana!
    Poi, il suo tono si fece serio e la paragonò ad un germoglio, pronto a mettere nuove radici in un terreno differente.
    Un brivido d'attesa sfiorò la sua schiena. Non poteva negare di provare ansia, davanti ad una situazione simile.
    Onore. Non c'è onore nella paura. Le parole del suo primo maestro, così limpido, ritornavano nella sua mente e lenivano la sua ansia.
    Il suo futuro maestro, poi, le parlò del suo passato e le rivelò che era un ragazzino dodicenne, costretto a sopportare le soperchierie di Tsutono, il mukenin di recente catturato e condannato.
    Un fremito d'ira, come una scossa elettrica, attraversò il viso di Emerella. Odiava quei soggetti.
    Onore. Mancavano dell'onore, che doveva essere il fondamento di un individuo.
    Perfino il suo maestro, Il Gatto delle Ombre, pur avendo scelto la via del furto, aveva ribrezzo per siffatti soggetti, che si servivano della propria forza per compiacere il proprio ego.
    Un sorriso ironico sollevò le sue labbra. Quell'individuo aveva meritato le sberle di Daisuke.
    Il giovane davanti a lei si stava costruendo in un uomo onorevole, che non avrebbe mai rinnegato se stesso.
    Con la sua determinazione, gli ricordava il suo maestro. Ladro per sfortuna, ma il suo cuore era limpido e la sua anima era ferrea.
    - Non c'è onore nella resa. Mi sembri il mio maestro. Ed è un complimento. -




     
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    Osservai con attenzione il viso di Emerella, la cui espressione sembrava essere perennemente assorta, sebbene non sapessi ancora bene in o per cosa. Non fino a quando non si espresse poco dopo che ebbi bevuto l'acqua dal bicchiere.
    Talvolta, persino la sconfitta può racchiudere l'onore...non limitare le tue vedute, ma sii elastica di mente.
    Le dissi con un sorriso, attendendo quindi che la ragazza finisse la pietanza che le restava nel piatto ed ascoltandola, qualora avesse voluto aggiungere altro. Ad ogni modo, non appena il piatto fu pulito, mi alzai dal posto, dando una manciata di monete al proprietario, il quale ci ringraziò – salutandoci.
    Pronta per un po' di carne greve?
    Ironizzai nel stiracchiarmi le articolazioni degli arti superiori, portando a scrocchiare – grossomodo – tutte le falangi, intrecciate tra loro sopra la mia nuca. Qualunque fosse stata la sua risposta, mi sarei incamminato lungo un sentiero, portando infine le mani nelle corrispettive tasche.
     
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    MI HAI SCOMPIGLIATO I CAPELLIIIII!!!

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    Emerella La gatta dagli occhi di smeraldo




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    Nome: Emerella | Clan: sconosciuto | Villaggio: Kumogakure | Grado: ?


    Narrato - Pensato - Parlato

    Onore e sconfitta? Emerella aprì un poco gli occhi verdi e fissò il giovane.
    Poi, cominciò a riflettere. Tante cose potevano sfuggire alla più attenta pianificazione, ma non ci si doveva mai arrendere.
    Prese dell'acqua e la bevve. I bassifondi, con la loro logica contorta, le avevano insegnato questo.
    Lei stessa non aveva deciso di cedere il rotolo, davanti ad una svolta imprevedibile del Fato?
    Ed era stata la scelta migliore da lei fatta, perché aveva impedito una tragedia, che, se fosse accaduta, avrebbe dilaniato il suo cuore.
    E l'onore voleva dire rinunciare a qualsiasi cosa, pur di difendere ciò in cui si crede.
    Acquisendo abilità ninja, avrebbe difeso quell'onore che, per lei, era un valore tanto importante.
    Nessuno dei suoi nobili familiari aveva quel sentimento, che poneva dei limiti all'egoismo umano.
    Si irrigidì e la fronte si corrugò. In lei, loro vedevano un esempio di debolezza e non si erano curati dei suoi desideri e delle sue emozioni.
    Scosse la testa e guardò il giovane. No, non doveva pensare a loro.
    Erano morti per lei.
    - Quando comincerà l'allenamento? Io ho portato anche abiti più comodi, in caso di necessità. La prudenza non è mai troppa.-




     
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    Emerella rimase silenziosa per tutto il tempo in cui le parlai fino a rimettermi in piedi, al termine del buon pasto. L'espressione sfingea che mostrava, dava l'idea di una persona molto pensierosa – quasi combattuta – da questo “cambio d'identità” che stava per effettuare. Eppure, riuscivo a scorgere la sua forza di volontà e (con essa) le capacità che le avrebbero permesso di compiere quell'importante passo, senza ripensamenti.
    Inizieremo subito...beh, prima chiaramente finisci pure di mangiare.
    Sorrisi alla mora, prendendo per un attimo congedo nell'avviarmi di lato rispetto al chiosco, così da poter discutere con il proprietario con il quale avevo sviluppato una certa confidenza. La neo genin avrebbe notato gli sguardi di entrambi su di lei, seguiti da un cenno di consenso da parte dello chef nonché dal mio ritorno al suo fianco non appena la giovane ebbe concluso.
    Bene, se sei pronta possiamo andare.
    Salutai con una mano il proprietario del chiosco, per poi incamminarmi con l'allieva in direzione di uno spiazzo ad un centinaio di metri di distanza, stante alla base di un altissimo picco montano.
    Puoi cambiarti dietro a quel masso, io attenderò qua.
    Le avrei dato le spalle, incrociando le braccia al petto nell'osservare che nessuno si avvicinasse – malgrado la zona fosse appartata e poco frequentata. Mi sarei voltato solo quando la ragazza mi avesse dato l'ok, pronto a spiegarle quello che avrebbe dovuto fare; prima però, menai un violento pugno al masso che la ragazza aveva usato come riparo, sbriciolandolo in centinaia di pezzi più piccoli.
    Portati con le spalle a mezzo metro dalla parete rocciosa.
    Le dissi mentre iniziai a raccogliere una manciata di pietruzze da terra.
    I felini sono creature agili e reattive, vediamo innanzitutto come te la cavi con le schivate. Pronta?
    Attesi l'ok da parte dell'allieva, per poi iniziare a lanciarle uno ad uno tutti i sassolini raccolti da terra, aumentando man mano la velocità onde testare le sue capacità.
     
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