Sangue, Armi e Malattie

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    dximhi

    Acconsentendo all’uso del proprio chakra, Yu permise al paziente di guarire nel giro di pochi secondi, anziché di giorni. Poté, in questo modo, osservare e constatare con i propri occhi gli strabilianti effetti della conoscenza medica, unita all’uso del chakra. Restai quindi ad osservare la tecnica del giovane medico, durante la sutura dei lembi della ferita lasciata appositamente aperta dalla lumaca. Mi fu piuttosto chiaro che quella fosse la prima volta che interveniva su di un corpo umano, in quanto non riscontrai (sempre) la fluidità tipica di chi aveva ricucito già diverse altre volte.
    Bene così, ora lasciamolo riposare.
    Gli feci un cenno d’approvazione col capo, per poi indicargli (con una mano) l’uscita dalla sala operatoria, mentre il mio sguardo tornò sul mio richiamo.
    Grazie di tutto Katsuyu, puoi andare.
    A presto, Nami-sama.
    La creatura, svanì in uno sbuffo di vapore bianco.
    Dunque, Yu-kun, immagino tu abbia compreso quanto impegnativa possa essere la vita di un ninja medico, ancor di più se – quest’ultimo – svolge anche il ruolo di mio assistente.
    Spiegai al moro mentre oltrepassavo la porta di uscita, iniziando a levarmi tutti gli accessori necessari per garantire la sterilità all’interno del luogo appena lasciato.
    Sei ancora dell’idea di conseguire tale scopo? Ti anticipo già che sarà un percorso difficile ma, al contempo, estremamente gratificante.
    Gettai il tutto in un apposito raccoglitore di rifiuti, togliendomi infine il camice nel tirare un lungo sospiro di sollievo, lavandomi – infine – mani e volto dal madore accumulato.

     
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    L'aria asettica, la luce al neon che illuminava le mie mani in maniera sempre uguale, la sensazione di passare ago e filo dentro la pelle del genin. Non era stato solo lo stress ad essere padrone del mio animo, ma anche una certa dose di adrenalina che lo controbilanciava.

    Avevo operato per la prima volta, seppur superficialmente, un altro essere umano e non era stato semplice. Quello che avevo visto fare alla dottoressa era però su tutto un altro livello, uno che riuscivo appena a concepire teoricamente, dopo le letture che mi aveva assegnato.

    Stare al suo fianco mi avrebbe certamente insegnato di più di tutti i corsi della nostra università messi assieme. Inoltre, la ricerca che mi aveva fatto vedere due settimane prima continuava a occupare un posto nei miei pensieri...ero estremamente curioso di dove tutto questo mi avrebbe portato.

    Salvare delle vite doveva essere l'obbiettivo principale di ogni medico certo, ma a che pro fare un lavoro che non ti emoziona e eccita continuamente? Quello era ciò che cercavo, ciò di cui avevo bisogno.

    Sei ancora dell’idea di conseguire tale scopo? Ti anticipo già che sarà un percorso difficile ma, al contempo, estremamente gratificante.

    Se la mia intuizione era corretta la parte difficile non era ancora minimante cominciata ma hey, avevo già deciso da giorni che avrei fatto questa scelta, e non mi sarei tirato indietro ora.

    Sì dottoressa, ho deciso.

    Finii di togliermi tutto il vestiario medico, buttandolo nel cestino più vicino, recuperai la mia roba e mi avvicinai a lei. Chissà che vita aveva dovuto avere per arrivare alla mia età in questa posizione...

    Quindi, Nami-sense, che cosa facciamo adesso?




     
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    dximhi

    Restai ad ascoltare la sua risposta nel mentre che mi asciugai mani e viso con un panno di spugna color rosso – per nascondere eventuali tracce di sangue rimaste.
    Hai già appreso qualche jutsu, tra quelli che hai avuto modo di leggere nel corso di questo paio di settimane?
    In caso affermativo, l’idea sarebbe stata (ovviamente) quella di fargliela eseguire proprio in quel momento.
    Il bunshin no jutsu, ad esempio.
    Avrei osservato con attenzione ogni dettaglio nei movimenti delle mani, nonché del clone che sarebbe andato ad eseguire, così da verificare non solo il controllo raggiunto col chakra ma anche il suo livello di concentrazione. Nel caso in cui fosse riuscito ad eseguire un buon clone, avrei continuato in quella direzione, chiedendogli un approfondimento.
    Per che situazione lo impiegheresti?
    Una delle domande più spinose degli esami genin, n’ero più che consapevole, ma mi aveva abituato ad un certo standard e di certo non lo avrei abbassando porgendogli domande banali, riservate perlopiù a ragazzini di 12-13 anni. Mi appoggiai così alla lastra marmorea che ospitava il lavello, continuando a strofinare le mani con l’asciugamano, in attesa di una risposta degna di tal nome.

     
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    Hai, nei libri che mi ha assegnato sono descritte alcune tecniche, o jutsu, cosiddette "elementari". Gli autori ne consigliano la pratica per assicurarsi di avere un controllo saldo sul proprio chakra.

    Alla spiegazione seguì la dimostrazione pratica: non mi aveva certo dato dei compiti a casa per poi non controllarli. Se dovevo essere sincero mi faceva ancora strano dover fare tutti quei segni con le mani per canalizzare il chakra, possibile che non si fossero trovati modi migliori? Comunque i segni non erano tanti, bastava poco per ricordarseli a memoria...

    Era la quinta volta che usavo questa tecnica in pochi giorni: il bushin no jutsu era stato il primo che avevo provato e mi ci erano voluti un paio di tentativi per rendere l'illusione, o clone ombra come lo chiamavano nel libro, abbastanza fedele al mio aspetto. Avevo anche provato a fargli eseguire degli ordini, ma a quanto pare si trattava davvero di semplici ombre prive di volontà o massa.

    Materializzai la mia copia, ancora con camice e tutto, accanto a me per farla giudicare dalla dottoressa. Era incredibile quante possibilità venivano aperte dall'uso del chakra, dalle illusioni a cataclismi naturali, o almeno questo era ciò che era scritto nei testi. Non sembrava esserci limite alla versatilità di utilizzo...

    Per che situazione lo impiegheresti?

    Era una bella domanda: la tecnica era sommariamente descritta come un immagine residua del proprio corpo che poteva servire per distrarre gli avversari in un combattimento. A cosa sarebbe potuta servire ad un medico sul campo di battaglia? Quello era il vero quesito.

    Probabilmente l'utilizzo più semplice è come diversivo, mandare uno o più di questi cloni in avanti può far guadagnare quei secondi preziosi per stabilizzare un ferito o trascinarlo via dal "fuoco nemico". Nel libro però c'è anche scritto che alcuni ninja possono riconoscerli a prima vista, tramite l'uso di...kekkei genkai si chiamavano? Che cosa sono esattamente sense? Non ho trovato niente se non riferimenti e allusioni in merito.




     
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    dximhi

    Mi misi ad ascoltare il giovane, annuendo quando – riprendendo i consigli degli autori – mi disse di come la costante esecuzione del quartetto di tecniche elementali (in realtà tre, se si escludeva il Kai) fosse un ottimo esercizio per controllare il chakra.
    Il controllo sul chakra è fondamentale per un iryō-nin: senza di esso, è come avere tra le mani una mannaia al posto di un bisturi.
    Fu un chiaro monito, quello che gli riservai, così che potesse esercitarsi fin da subito con quegli esercizi di base che (ad occhio e croce) sembrava aver appreso. Mi basto difatti restare con lo sguardo sul clone per pochi attimi per comprendere ch’era a tutti gli effetti uguale all’originale. Successivamente, tesi le orecchie in ascolto della sua risposta, invitandolo ad uscire – dopo di me – dall’anticamera della Sala Operatoria, non appena alcuni infermieri entrarono per prelevare il paziente operato. Qualora avesse fatto mente locale, si sarebbe accorto che il percorso intrapreso altro non fu che quello da lui percorso per raggiungermi – partendo dal mio reparto.
    I bunshin sono ideali, se non circoscritti, alle zone con molta ombra (foreste, versanti opposti al sole) o dove essa non possa essere verificata (in presenza di nebbie o di un cielo nuvoloso), in quanto – loro – ne sono sprovvisti.
    Certa che avrebbe compreso il discorso, mi concentrai infine sul chiarimento che mi porse, il quale gettava le basi proprio sull’ambito medico di cui mi occupavo: la genetica.
    Teoricamente parlando, le kekkei genkai altro non sono che anomalie genetiche prodotte dal chakra, il quale svolge un ruolo di catalizzatore per l’origine spontanea di queste mutazioni. Nella pratica, sono abilità che un ninja (solitamente) eredita dal proprio clan, attraverso le quali è in grado di manifestare poteri che esulano le normali capacità ninja.
    Sospesi per un attimo la spiegazione, così che il moro potesse assimilare il concetto, prima di ricevere una risposta più precisa.
    Nel caso specifico, esistono ninja in possesso di dōjutsu (ovvero le cosiddette “abilità oculari”) che consentono al loro possessore di riconoscere il quantitativo di chakra insito nelle persone che analizzano. Di più non so, in quanto non ho mai avuto modo di incrociare un ninja simile e, quel poco che si sa, è stato tramandato a voce. Anche per questo motivo sono molto interessata a scoprire i segreti dei geni.
    Arrivati al reparto di Ematologia e Trapianti, proseguimmo fino a raggiungere – infine – il mio studio, là dove il ragazzo avrebbe trovato diversi volumi aperti su di un ampio tavolo, nonché un frigo all’interno del quale erano state riposte alcune sacche di plasma. Presi i tomi e li andai a spostare in un tavolino più piccolo, facendo così spazio per un mortaio in onice nera; accanto ad esso, avrei portato un piccolo vassoio in metallo sopra al quale v’erano foglie di diversa forma e dimensione, senza – chiaramente – alcuna descrizione; infine, avrei portato una piccola ampolla, all’interno della quale era stato riversato un liquido trasparente.
    L’ultima abilità che dovrebbe avere un medico, è la capacità di creare manualmente antidoti atti a curare gli effetti di tossine in circolo nel corpo di un paziente. Quello che vedi è un veleno paralizzante: l’ipotetico Paziente X ha riscontrato inizialmente un offuscamento della propria vista e, in seguito, ha avuto forti difficoltà nel fissare ambienti troppo luminosi.
    Mi tacqui, indicando con una mano la strumentazione davanti a lui, indicandogliela con una mano per poi incrociare le braccia al petto.
    Hai un solo tentativo, non appena avrai dato origine all’ipotetico antidoto, riversalo nell’ampolla: se sul liquido verrà riscontrata una reazione, vorrà dire che l’antidoto è stato efficace; diversamente, avrai fallito nella sua elaborazione.


    Hai carta bianca, fa un bel post così poi chiudiamo l'adv :rape:
     
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    CITAZIONE (Zerö @ 22/5/2023, 12:20) 

    Yu Asakura 優 麻倉



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    Reparto di Ematologia e Trapianti
    ...le kekkei genkai altro non sono che anomalie genetiche prodotte dal chakra...

    Aveva senso, così come l'evoluzione delle specie è condizionata da mutazioni genetiche casuali ed improvvise, una cosa simile doveva essere accaduta con il chakra. Chissà quante diverse anomalie si erano formate nei secoli di esistenza dei villaggi, con eventuali ricombinazioni...

    Era una rivelazione così grande: mi era ovvio adesso che tali segreti fossero stati celati nel tempo o per paura o per gelosia nei confronti degli altri. Nel mondo perlopiù civilizzato della metropoli dovevano essere diventate praticamente inutili, come lo stesso uso dei jutsu del resto, e quindi quei tratti si erano assiderati e avvizziti in qualche centinaia di anni.

    Anche per questo motivo sono molto interessata a scoprire i segreti dei geni.

    Ah-ah! Era questo il fine ultimo della dottoressa? Beh di certo non potevo dire che fosse poco ambizioso! Scoprire i segreti dei geni in relazione al chakra, come diceva lei, poteva aprire infinite porte alla medicina. Era un qualcosa che sarebbe rimasto nella storia per sempre.

    Mentre riflettevo su quanto mi aveva appena detto, la mia nuova sensei mi condusse nuovamente nel suo studio, dove si mise ad armeggiare brevemente su un tavolino, lasciandomi poi spazio davanti ad un'ampolla contenente una sostanza incolore e diversi materiali da utilizzare.

    Avrei dovuto distillare un antidoto per qualsiasi cosa fosse quel veleno contenuto nella boccetta, quella era l'ultima prova a cui sarei stato sottoposto almeno per il momento. Le informazioni che avevo erano poche: liquido inodore e trasparente, materiali non catalogati da dover riconoscere e solo un elenco dei sintomi procurati.

    Dovevo concentrarmi e pensare: il veleno avrebbe causato parziale cecità seguita da fotofobia. Supponendo che tra le erbe che Nami-sense mi aveva portato ci fossero effettivamente gli ingredienti per l'antidoto non mi rimaneva che cercare di capire cosa fossero.

    Tatto, olfatto e gusto e vista erano gli unici strumenti che avevo a disposizione, quindi non persi tempo e mi misi subito al lavoro. Riconobbi a vista un paio di erbe medicinali usate come antidolorifici per contusioni lievi: quelle le potevo subito escludere. Un'altra era interessante, ma inutile per la situazione attuale: ortica. Il non averla riconosciuta a prima vista ma solo (ahia) al tatto mi lasciò un lieve bruciore all'indice della mano destra per un paio di minuti.

    Ne rimanevano soltanto tre, di cui due si rivelarono utili per la preparazione dell'antidoto mentre la terza era...per lo meno curiosa. Saggiando la prima, una foglia quasi essiccata, scoprii che emanava un forte odore simile all'incenso, così acre da farmi lacrimare gli occhi per un attimo, per poi scoprire di avere la vista rischiarata ed i sensi leggermente acuiti. La seconda invece era una foglia grassa, ancora piena di linfa; spremendola rivelai un liquido biancastro che riconobbi subito.

    Dovetti stare attento a dosare bene l'estratto con i trucioli della foglia che avevo scelto, pestando tutto per bene con il mortaio. Troppo avrebbe causato un incremento eccesivo delle capacità sensoriali del paziente, mandandolo solo in confusione; troppo poco sarebbe stato inutile. Il mio obbiettivo non era neutralizzare il veleno di per se, a quello ci avrebbe pensato il corpo del ninja in questione, ma di permettergli di non avere più i fastidiosi sintomi e continuare a combattere.

    Il composto era pronto, una mistura di un colorito rossastro da colare all'interno della boccetta. Secondo i miei calcoli avrebbe dovuto funzionare, ma tutto era possibile. Avevo però ancora una domanda da fare prima di trarre il dado.

    Nami-sense, capisco mettermi davanti erbe "inutili" al caso come specchi per le allodole, ma quella...quella è cannabis giusto? Anche quello delle sostanze psicotrope è un suo campo di ricerca?




     
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    dximhi

    Restai in quella postura ad osservarlo mentre si adoperava a selezionare e/o (ancor prima) identificare le erbe che avrebbe potuto usare per l'antidoto, lasciandomi sfuggire un impercettibile sorriso quando lo vidi toccare – dubbioso – l'ortica. Vederlo mentre cercò in tutti i modi di non darmi a vedere il prurito che gli venne alla mano fu quasi divertente, ma il mio dovere prevalse sulla risata che – in condizioni diverse – mi sarei fatta per la sua reazione. Allo stesso modo tacqui per tutta la durata della scelta nonché della preparazione, conscia del fatto che (nei suoi panni) qualunque reazione di un potenziale mentore avrebbe avrebbe fatto tremare persino la fiducia nelle mie di capacità. Ad ogni modo, non appena il composto fu pronto, Yu andò a depositarlo all'interno dell'ampolla con all'interno il veleno e, solo in quel momento, sciolsi gli arti così d'allungare quello sinistro fino a raggiungere il collo di vetro del contenitore. Non appena lo ebbi tra le mie dita, iniziai ad agitarlo con moto circolare antiorario, osservando le gocce d'antidoto disperdersi nel veleno. Pochi istanti più tardi, il liquido assunse un colore violetto e fu in quel momento che posai l'oggetto sul ripiano annuendo – infine – col capo.
    Bene, l'antidoto è corretto, ma hai ancora da migliorare nel riconoscimento degli ingredienti di origine vegetale.
    Spiegai al moro, raccomandandogli velatamente di mettersi “in pari” in erbologia, avvicinandomi quindi a lui fino ad affiancarmi e posargli una mano sulla spalla in un disinvolto gesto d'approvazione.
    Ci vediamo domattina verso le 6:40, non tardare.
    Presi poi alcuni vetrini da un contenitore, inserendo il primo sotto la lente del microscopio per poi restare ad osservare le cellule sul monitor. Solo quando il giovane fu sulla soglia della porta avrei risposta al suo quesito.
    Con più sarai aperto di mente e con più carte la tua creatività avrà a disposizione, non appena ti troverai in situazioni in cui ti verrà chiesto di superare i tuoi limiti...non dimenticarlo.
    Se questa fosse una risposta affermativa (oppure un semplice commento), solo il tempo trascorso al mio fianco glielo avrebbe potuto rivelare. Per il momento, si sarebbe dovuto accontentare dell'essere stato riconosciuto in qualità di mio apprendista.


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    Role conclusa! Attendiamo la valutazione da parte di Furu :addit:
     
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