Zero Requiem

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    ~Se son rose appassiranno

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    ~• Sharingan No Hontou No Chikara Ga •~
    ♣Nome« Tobi
    ♣Clan« Uchiha
    ♣Soprannome« Iwa No Karasu
    ♣Villaggio« Konohagakure No Sato
    ♣Grado« Mukenin S - Raikage - Leader Mukenin
    ♣Abilità Innata« Sharingan
    ♣Abilità Speciale« Jiongu
    ♣Caratteristica Pg« Handoshiru
    ♣Elementi« Katon - Doton
    ♣Stile di Combattimento« Vario
    ♣Status Fisico« Indenne
    ♣Status Psicologico« Calmo
    ♣Status Chakra« Alto
    ♣Link Scheda« Tobi
    ♣Indice GDR« Narrato; Parlato; Pensato

    ~• Post •~Io distruggerò il mondo... e te lo consegnerò...
    Una leggera brezza in un pomeriggio estivo come tanti, stanco, smorto, pacato. L'animo posato ormai da tempo rifletteva la sua agonia su una mente brillante ma spenta, così come la luce che custodiva all'interno di un contenitore vuoto. Fioca anch'essa, perchè nel cuor suo peggiori ferite non potevano essere inflitte. Come una lama che lacera pian piano le carni di un guerriero sconfitto, artigli scuri ghermivano, avvinghiavano, avviluppavano il suo Io interiore, come avidi di quella gloria tanto poco luminosa che un giorno sarebbe divenuta una stella, un sole! La schienuccia fragile sorreggeva quel corpicino agile ma rachitico, flesso su un quaderno pieno di varie formule scritte in kanji. Lo sguardo perso tra quelle righe rifletteva l'orgoglio che da sempre avrebbe contraddistinto la sua strada, l'onore di un clan portatore di morte e disgrazie, ma che da sempre era stato ritenuto come uno dei più stimati e temuti del mondo. Non gli importava cosa pensasse la gente della sua abilità, cosa pensasse la gente di quell'orgoglio che non ci teneva a sfoggiare. Non era nei suoi intenti dimostrare di essere superiore agli altri, lo sapeva in cuor suo, ma ci teneva alle emozioni della gente, ai loro pensieri, agli affetti. Per questo motivo era ritenuto uno dei più amorevoli ninja della Foglia, uno di quei ragazzetti silenziosi, ragionevoli e rispettosi dei valori di un tempo. Ricordava, in mente sua, quando all'accademia accompagnava il fratello Pein, lui non era un Uchiha, e per questo veniva spesso discriminato per la sua natura impura da tutti i membri della casata. La sua forza di volontà, i suoi occhi così perfetti... quegli occhi che solo ogni mille anni appaiono nel mondo ninja, degnandolo della presenza di un Dio terreno. Pein lo era, era un Dio, o almeno una specie. Non sapeva maneggiare le armi molto bene, e neppure i ninjutsu a pensarci, ma la sua mente era capace di prevedere i ragionamenti altrui, infiltrandosi negli anfratti del cervello come una saetta. Quale abilità incredibile! Spesso rimaneva sorpreso dalla perspicacia del fratello, egli si riteneva una mente impossibile da leggere, eppure Pein ci riusciva facilmente. Sentiva le sue emozioni, i suoi dolori... faceva si che questi si accentuassero o più delicatamente li assopiva con parole di conforto. Per Itachi era una valvola di sfogo, lo vedeva e lo confrontava a lui, ma nulla li legava. Non era il sangue, non era la kekkei genkai, erano le radici, quelle fanno la differenza tra gli esseri viventi nel mondo. La storia del Rin'negan è una storia triste, chiunque ne sia possessore è destinato ad un futuro tutt'altro che roseo, così fu per Nagato, così fu per Pein. Utilizzò il Rinnegan per sfuggire alla ferocia dei mukenin di Amegakure per spostarsi verso il territorio del fuoco da orfano di guerra. Aveva appena cinque anni quando lo conobbe, un vestito fatto a stracci, lo sguardo perso nel vuoto a contrapporsi a quello dell'Uchiha, puntato sulla sua strada, sul suo futuro. Sembrava morto ai margini delle mura, là dove animali di foresta vanno a farsi le loro piccole tane il Dio di un nuovo mondo giaceva privo di sensi, malfamato e disidratato dal caldo tipico del paese. Quegli occhi lo catturarono, quei cerchi su uno sfondo morto, grigio tendente al violaceo. Rabbrividì in cuor suo, per la prima e l'unica volta in tutta la sua vita. Il suo clan gli aveva da sempre insegnato che un vero ninja muore sul campo di battaglia senza timore, onorando la gloriosa casata degli Uchiha. Aveva sempre rispettato quell'indole tipica di ogni membro del clan, ma quella volta dovette fare uno strappo alla regola. Si avvicinò curioso, ma non ricordava più nulla come nella realtà costante in cui le sue mani si muovevano celeri, ed un'oscura ombra lo avrebbe seguito ovunque. Ogni suo ricordo di quell'istante era svanito celermente, come una fugace ombra nel buio. La notte si assopiva, gli incubi lo perseguitavano, era solo la sua immaginazione o la realtà? Non gli era dato a sapere, ma da quel giorno la sua vita sarebbe stata cambiata radicalmente. Intraprese rapporti con quel nomade di nascosto, se suo padre l'avesse saputo si sarebbe suicidato per il disonore. Continuava a vederlo ogni giorno, per lui era un amico, l'amico che non aveva mai avuto. Tutti a scuola erano così rispettosi e riverenti nei suoi confronti, lui non voleva dei servi, voleva degli amici, degli amici veri! Quelli con cui puoi parlare dopo una missione, con cui puoi scontrarti temendo per la tua incolumità. Finalmente, per la prima volta, ne aveva trovato uno. In effetti sfatò tutte le "prime volte" in quel periodo, cresceva forte sotto la guida del padre e man mano che ciò avveniva la sua posizione veniva sempre più rafforzata. Da giovane genin era già divenuto il ninja più intelligente ed astuto della Foglia, onorato e ringraziato più volte per i suoi servigi dall'Hokage Conan Uchiha. Un ninja composto e serio, non di molte parole, intrallazzato quà e là in chissà quali affari. Non gli importava, eseguiva gli ordini senza fiatare, lui era solo uno strumento, era una macchina di morte, una mente da usare. Coltivava la passione per gli scacchi, che condivideva con il suo oramai fraterno compagno Pein. Vinceva, vinceva sempre, e dopo aver vinto dava al fratello un piccolo colpo sulla fronte del compagno col dito indice, quasi a rinfacciargli i suoi errori durante la partita. Poi sorrideva, tornava a casa, svolgeva le pratiche scolastiche, dormiva. Una vita da routine, una vita adagiata e bella per uno come lui. Gli nacque un fratello, uno vero però, Dakeshi, ma non gli importava, non voleva dividere i suoi averi. Eppure a poco a poco ci si affezionava, era divenuto lui il nuovo compagno da quando Pein era sparito. Aveva conosciuto dei mukenin importanti, si era unito a loro ed ora viaggiava libero. Chiuse gli occhi, li riaprì. Tornò la normalità, la schienuccia piegata, lo sguardo perso fra i kanji, la mano che impugnava una penna adornata da numerosi ricami aurei. Richiuse ciò che aveva sotto gli occhi e la sigillò in una cassettina insieme ad un Kunai con inciso un nome, il suo vero nome. Il pomeriggio era stato trafitto dalle scure della signora notte, una lacrima sconvolse il suo viso, passando per quei lunghi solchi sulle guance che già dall'età giovanile lo contraddistinguevano. Urla, strazi, pianti. Quella notte era la notte della sua morte, la notte in cui dava definitivamente l'addio a quella vita di piaceri illusori. Rivoli vermigli colavano dai muri in carta di riso dell'abitazione, se li lasciava alle spalle, sempre più lontani o vicini. Vicini, ma lontani. Scavalcò le alte mura aiutato dal fisico agile, giunse tra le braccia di una madre buona ed affettuosa, la natura. Le fronde lo avvinghiavano, da queste una voce gentile.
    *Così finalmente sei arrivato*
    Quella voce.
    Si girò, i suoi occhi, il viso sorridente ed amichevole illuminato dai continui lampi di quella notte temporalesca, un'ampia tunica scura a coprirne il corpo. Era lui. Si era fidato, ed ora?
    *Ciò che hai fatto è immorale, ma se vuoi far si che torni la felicità dovrai camminare per questo sentiero, dovrai farlo da solo*
    Cadde seduto a terra come a peso morto, lasciò che le grandi mani accolsero quel viso scosso e quella mente allibita, pianse, pianse molto. Nascondendosi tra le mani e la pioggia, non mugugnava, non era da lui, non era da Uchiha. Non un grido di strazio era mai uscito da quella bocca, mai sarebbe successo.
    *Itachi se non ti conoscessi direi che tu stia piangendo*
    Sentenziò l'amico. Rispose il silenzio, alzò lo sguardo al cielo, assaporò la pioggia e la sua essenza. Prese quella cassettina che aveva da sempre tenuto in mano, la seppellì nella brulla terra, poi volse lo sguardo verso l'amico. Annuì.
    *Conosci i miei occhi più di ogni altra persona, gli occhi di un Dio, di un giudicatore. Grazie al Rin'negan io distruggerò il mondo... e te lo consegnerò. Tu dovrai ricrearlo con le tue ideologie, dovrai far si che la pace e la tranquillità regnino sovrane in tutte le terre. Questo è il tuo destino, sarai condannato ad una vita da miserabile strumento che passerà di mano in mano, ma non sarai mai ricompensato. Temuto, disprezzato, alle volte stimato. Questo sarà il tuo futuro, Itachi.*
    Non capì mai quelle parole. Si separarono, si persero. Aveva solo quei tasselli mal incastrati l'uno con l'altro. Ricordava benissimo alcuni particolari, mentre non aveva alcuna memoria di altre cose magari più elementari. Frammenti di ricordi sparsi quà e là per la sua mente disordinata. Erano passati anni ed anni, il mondo non era cambiato. La codardia, la vigliaccheria, l'ingordigia. Quegli elementi erano rimasti, come la malerba si erano insediati negli animi degli uomini. Valori stupidi ed infondati, che solo la più lurida feccia persegue. Vedere le forze portanti lo disgustava, quegli esseri malvagi liberati da un megalomane e rinchiusi in inetti che anche col loro supporto valgono meno di uno zero. Tutto ciò non era cambiato, il sacrificio di Pein, la morte di un amico; non gli aveva portato niente più che altro dolore.
    Io distruggerò il mondo... e te lo consegnerò...
    Sospierò socchiudendo gli occhi e scuotendo leggermente il capo.
    Idiozie.
    Richiuse il libro che stava attentamente leggendo. Le mani color bianco cadavere, leggermente bagnate dalla pioggia che pareva quasi cadere sulla carta, riposero accuratamente l'oggetto su un alto scaffale della sua stanza. Lo sguardo cadde su un oggetto prezioso, quello sguardo sicuro ma sorpreso. Sospirò ancora, innaturale. Richiuse la finestra aperta che faceva entrare quelle allegre goccioline, poi si sdraiò su una bassa brandina a contemplare quel cofanetto. Durante l'attacco a Konoha si era posizionato in quell'esatta locazione in cui l'amico gli aveva promesso di rincontrarsi. Non era venuto, ma ci aveva sperato fino alla fine. La sua tattica aveva prevalso, ma per merito suo, non di altri. La Foglia ridotta in macerie non era stato merito di Pein, non aveva agito al suo fianco. Come ninja esperto qual'era aveva sfruttato la sua mente per distruggere ogni speranza, per estirpare il male da quelle terre. C'era riuscito, ma cosa ne era stato dell'amico e delle sue promesse? Continuava a domandarselo, chiedendosi come avesse fatto un Dio a morire. Da leader dei Mukenin aveva svolto diverse indagini, ma mai era riuscito a ritrovare l'amico. Oramai però un'altra figura aveva preso il posto di quello che una volta era Pein nella sua mente, spodestandolo. Un rivoluzionario fallito, un bugiardo. Un uomo incapace di mantenere le promesse non è altro che un inetto, immeritevole di una gloriosa fine. Cercò per l'ultima volta le risposte in quel cofanetto che aveva ritrovato nella sua mortifera visita nel paese del fuoco,tutto ciò che vi scorse all'interno fu una lettera illegibile, con l'inchiostro sbiadito dalla pioggia, ed una scacchiera. Scrutò i pezzi, erano posizionati affinchè fosse dato matto al re bianco. Il suo colore, i pezzi che lui usava. Rimase sorpreso, strinse la mano in pugno colmo di collera, poi diede un violento colpo alla scacchiera che fu scaraventata dall'altra parte della stanza. Gli sembrava impossibile, lui che non aveva mai perso una partita si ritrovava ora a dover fare i conti con una tale situazione! Non colse il messaggio, non se ne curò, si assopì e la notte passò rapida, prima di venire occultata dal giocondo giorno. Finalmente fu sveglio, riposato e cullato dalla sera il suo corpo era agile e fresco come quello di un ragazzino pimpante alla sua prima missione. Osservò il ritaglio di cielo oltre la sua finestra riempirsi a poco a poco di bianca luce, che andava ad accentuare quel bellissimo ed evocativo azzurro chiaro. Si alzò come chi sa perfettamente cosa fare durante il giorno, risistemò la scacchiera vittima della sua ira la sera prima e la ripose accuratamente sul tavolo ligneo colmo di scartoffie arruffate quà e là. Si sedette dietro di essa, portò una mano alla fronte e la studiò a dovere. Passava il tempo e più questo scorreva più la sua mente iniziava ad essere lucida. Ora aveva finalmente capito che perseguire il suo obiettivo sarebbe stato ancora possibile. Tutti i ninja più forti uniti in un unico fronte. Ai giusti sarebbero state date le chiavi del mondo, agli inetti solo accoglienti bare. Tutti quei cordardi nel mondo, andavano stanati! La pulizia sarebbe iniziata sin da subito, non c'era più tempo da concedere agli avversari. Prese la scacchiera, salì sul davanzale della sua stanzetta ed osservò per l'ultima volta il cielo. Ampi nuvoloni grigi e scuri iniziavano ad avviluppare quell'azzurro, occultando perennemente il sole. La pioggia bagnò il suo viso, come quel giorno. Quel dì che non esisteva più. Il vento alzò la pioggia che violentamente impattò sul suo corpo, inebriando i suoi arti scoperti. Puntò la meta e, senza indugiare ulteriormente, si lasciò cadere nel vuoto dalla finestra. Atterrò composto come chi fa quel mestiere da anni, posiziono sul suo volto la maschera color arancio e volse il suo passo verso Kuroro Akasuna. I due ebbero un'intesa perfetta nel discutere, si conoscevano bene l'un l'altro e, benchè fossero due mondi completamente diversi, riuscivano a capirsi al volo, senza girare troppo attorno alle questioni. L'obiettivo di Tobi ora era chiaro, la malinconia era svanita, la motivazione aveva appena esordito nel suo animo. Riportare la pace avrebbe richiesto sacrificio e dedizione, non un attimo di tregua.
    Andiamo a finire ciò che avevamo iniziato tempo fa
    Disse divertito. I due uscirono dalla grande reggia, diretti verso la meta prestabilita. La sabbia ora avrebbe finalmente conosciuto il vero potere dell'Akatsuki, il motivo per cui Itachi era ancora al mondo.
    Prenderò io i bianchi, Kazekage. Riuscirà a battermi?
    Sorrise.
    No. Vincerò io.
    Kuchiyose No Jutsu
    Sentenziò dopo essersi morso un dito ed aver composto dei sigilli. Una nube lo avvolse, poi vari corvetti neri fuoriuscirono da questa e celermente raggiunsero i suoi pezzi, dal pedone all'alfiere. Altri invece si diressero verso Ras Uchiha, Kisuke Uchiha, Kenpachi Zaraki e Sosuke Aizen; in modo da informarli dei suoi spostamenti. A volte pensare è il bene migliore che un uomo possa scegliere. Segmentare le proprie azioni come il senno comanda, facendosi guidare dalla ragione. Fare le proprie scelte... vivere la vita... lasciarla sfuggire lentamente come un petalo che dopo la sua ondulata discesa va a intaccare il suolo, provocando un rumore silenzioso che lentamente lacera l'animo. La ragione pochi sanno che è l'ultima cosa per cui la mente opta. Perchè come si suol dire "a cuor non si comanda". Mettere gli affetti prima di ogni altra, cosa era oramai cosa solita nel mondo ninja: che idiozia. Gli affetti sono effimeri, non sono un qualcosa di eterno. Rappresentano delle persone con le quali i propri ricordi si intrecciano, ma poi? Dove sono i vantaggi? Perchè rendere onore a fatui legami, insignificanti per la storia e per i tempi? Itachi negli anni aveva appreso che gli amici andavano lasciati alle spalle. Lui non era fatto per le gioconde nottate in compagnia, lui era solamente uno strumento. Chiudeva gli occhi, vedeva i tanti io che aveva disposto, vedeva le sue pedine ben posizionate sulla scacchiera. Il pedone, agnello sacrificale, portato in prima linea di molto avanti agli altri poichè insignificante. Per studiare le mosse dei neri. Riapriva gli occhi, vedeva il mondo dalle retrovie, lui era il re. Colui che non sarebbe mai caduto. l'Akasuna un fedele alfiere, un pezzo estremamente importante. Oramai era da un po' di tempo che i loro piedi non toccavano più la roccia ed i ciottoli delle viuzze, si erano eretti nel blu del cielo, sfrecciando ad alta velocità ed osservando i tasselli dall'alto. Invisibili come entità divine. Lui non era più un uomo da molto tempo, ma non amava definirsi un Dio. I suoi occhi erano in cielo ed in terra anche in quei momenti, ed erano molti quelli che lo circondavano, quei tanti occhietti rossi come il sangue. Eppure, sebbene possedesse tali abilità, cercava continuamente di essere reputato un uomo. Debole, alla ricerca di quella sensazione così umana... il dolore. Ogni essere umano, pure il più inetto di tutti, porta nella sua mente dei ricordi, delle emozioni e degli eventi da ricollegare. Vi siete mai chiesti perchè le persone non sono consone a toccare il fuoco con mano? Ogni nostra azione è dettata quasi prevalentemente da situazioni vissute e da esperienze personali. La prima volta che tocchiamo le fiamme ci bruciamo, è per questo che non lo ripetiamo una seconda volta. Eppure ci sono teorie che ritengono il dolore stesso come un qualcosa di inesistente. Un semplice impulso che ci arriva dalla mente, come un flash, una saetta... ma che allo stesso tempo ci fa star male, perchè attribuiamo ad esso la sofferenza. Itachi non provava dolore da moltissimo tempo, per lui non aveva più senso l'essere animato o meno. Pensava a quanto fosse insignificante all'interno di quello schifo di mondo, ma quanto potesse rivelarsi utile per gli altri, proprio come quando era un giovane anbu. Non aveva mai perso una lacrima nell'arco di quegli anni, pensava all'uomo, alle persone che erano ritenute importanti... pensava a quanto tutta quella gente fosse stupida. Perchè seguire una fede? Perchè servire qualcuno?? Perchè credere ad ogni cazzata venga pronunciata dalla bocca rugosa di un vecchio pazzo? Inetti, stolti. Sapeva di avere i mesi contati, voleva spegnersi lentamente come una piccola candela ormai sciolta in un piattino di porcellana, magari lasciata là in un'angolo della stanza buia. Era difficile. Perchè? Si chiedeva. Dentro era forse ancora un bambino che allo scorgere di un'allegra baldoria non sapeva tirarsi indietro. Era l'unico motivo per cui aveva paura di se stesso. Se una candela si espone al vento si spegne, perchè la forza la spinge ad inchinarsi, e questo non sarebbe mai accaduto. La luce sarebbe rimasta fioca come nei giorni innocenti, affinchè la malattia lo stroncasse quando la sua opera sarebbe già stata completata. Un minimo errore si sarebbe potuto rivelare fatale per la sua realizzazione, ma non sarebbe accaduto, perchè la sua fiamma, il suo io, il suo spirito; tutto ciò non si sarebbe mai e poi mai spento prima del dovuto. Prima della tranquillità. Non era più un obiettivo personale a spingerlo, era un obiettivo comune, un favore ad un amico, un ordine più volte impartitogli. Non prendeva più parte alle missioni, perchè quella sarebbe stata la missione più importante. A volte volgeva lo sguardo verso il sicuro Kuroro, si chiedeva cosa pensasse, cosa volesse in realtà. Un ninja così forte e sicuro era il partner migliore per uno come lui, insieme formavano la coppia più forte e temuta del mondo ninja, ma nell'osservare quel volto l'Uchiha si sentiva sempre un gradino in basso. Forse alla fine avrebbe capito i reali scopi di quella tetra entità. Ricordava ancora il loro primo incontro, il massacro dell'organizzazione Nyuoda presso Kumogakure No Sato. Riaffiorò per un istante alla sua mente Suta Hiru, che unitasi alla volontà di quello shinobi che si faceva chiamare "Vincent Uchiha" diede luce all'Akatsuki, l'organizzazione più temuta al mondo, comprendente gli shinobi più validi e forti. Ne era diventato ancora una volta lo strumento, per difendere ed accontentare un fedele amico, l'unica persona per cui continuava ad agire oltre che per il suo sensei, di cui portava un piccolo draghetto sulla spalla sinistra. Si fermò ed allungò il braccio destro verso Kuroro, ordinando lui l'altolà a diversi km dal villaggio. Il pedone era giunto a destinazione. Frugò nella tunica finchè non trovò ciò che cercava: la scacchiera. La prese e la aprì delicatamente, soffermandosi a contemplarla. Lanciò all'amico un respiratore.
    La battaglia di Konohagakure è stata una dura perdita per le loro fila, ma questi stolti continueranno a contaminare il mondo con la loro codardia. Gli offriremo un patto, siamo uomini d'onore. Se rifiuteranno ricordati che il nostro obiettivo è dare scacco al re, non eliminare pezzi inutili. Il re è il Jinchuriki che mi ha mancato di rispetto tempo fa, un codardo senza futuro. La sua caduta è certa. Focalizzati sull'altro Jinchuriki, lo Shukaku. Non conosco le sue abilità, stai attento a come agisci. Io eliminerò l'Hachibi senza muovere un dito.
    Intanto da tutt'altra parte i suoi occhi osservavano sotto di sè le abitazioni del villaggio della sabbia che si intravedevano nel passaggio di qualche nuvola artificiale colma di sfuggevole oscurità. La sua altezza ora era priva di pari, impossibile da avvistare un puntino controsole; lo stesso sole che da sempre illuminava quella ridente metropoli. Eppure la sua ombra avrebbe ben presto avviluppato quel luogo ritenuto estremamente sicuro da tutti i residenti. Uno stormo di corvi; evocato precedentemente dal vero Itachi che in posizione anonima muoveva con le mani freneticamente i pezzi sulla scacchiera, raggiunse la sua posizione. Questi furono poi pervasi da varie nuvolette bianche, finchè da quei pochi insiemi non ne scaturì un'intera flotta che cominciò a roteare nel cielo, oscurando persino la stessa luce del sole. Si abbassò notevolmente di quota quel pedone, divenendo finalmente visibile agli abitanti. Nessuno lo avrebbe notato, quel gracchiare assordante proveniente dal cielo copriva ogni suo rumore. Persino Shinkiro dall'alto dei cieli prese a vorticare assieme agli altri suoi simili. Era un fantasma. Il suo sguardo austero rivolto verso il basso scrutava la terra brulla con cui quegli edifici erano stati costruiti. Palazzi dalle forme strambe e tondeggianti che ricoprivano interamente l'area urbana.
    Abitanti della Sabbia, chi vi parla è colui che ha raso al suolo Konohagakure No Sato.
    Esordì tuonante. Non era un buon attore, ma quando doveva immedesimare la parte del cattivo gli riusciva alla perfezione, non gli mancava nulla: nè tonalità di voce, nè espressioni facciali, nè gestualità. Il suo essere estremamente teatrale in quelle situazioni aiutava molto. Così, col fare di chi sa come agire in determinate situazioni viste e riviste, continuò il suo discorso articolandolo con maestria e caparbietà.
    Il motivo di questa visita indesiderata è dovuto al fatto che tra le vostre mura celate qualcosa che per me è fin troppo importante. Qualcosa che permetterebbe ai traditori e agli anbu di vivere felici in un mondo di pace.
    Sorrise. Ispirando a pieni polmoni l'aria ruvida di quel luogo, che veniva accuratamente filtrata dal respiratore situato nella sua maschera. Poteva quasi fiutare l'odore di quella gente, era ovvio come avesse attivato la tecnica dell'Omicidio Silenzioso per identificare ogni minaccia. Estrasse quindi con la mano sinistra una manciata di shuriken dalla manica, in modo da proteggersi da eventuali attacchi efferati portati da chissà quale meccansimo capace di volare come lui.
    Concluse il suo monologo con una proposta semplice e concisa. Sorrise ancora, beffardo, sapendo di tenere in scacco un'intera nazione. Impossibile capire da dove provenisse esattamente quella voce tanto severa e decisa, ciò era causato dal fracasso generato dei corvi nello stesso momento da più parti del cielo, rendendo così impossibile da individuare un obiettivo fisso. Il caos generato dai rapaci continuò il suo corso, per la gente sempre più vicino ogni secondo. Osservava i volti dei cittadini piccoli come formiche. Sentiva il battito dei loro cuori. Nei loro occhi leggeva un grande punto interrogativo: cosa fare? La scelta tra il sacrificio di nove individui per un mondo dominato dalla pace e dalla serenità o l'incolumita di questi, in cambio di guerre, tradimenti ed odio. Lo scopo che Itachi attribuiva all'Akatsuki ora era finalmente rivelato, ma della fazione opposta ora avrebbe prevalso la ragione o l'orgoglio?
    Spostò i suoi gloriosi occhi sul palazzo del Kazekage. Lo osservava dall'alto dei cieli, come una divinità pronta a giudicare il prossimo. Pronto alla battaglia come sempre in caso la risposta del Kazekage fosse state negativa, pensò a mantenersi attento per ogni mossa della gente che percepiva attorno a sè. Espirò profondamente, scocciato dall'attesa; il solo pensiero di doversi esporre al pubblico in quel posto così infimo lo faceva rabbrividire. Decise così di proporre una rapida conclusione alla faccenda, enunciando un discorso pungente e provocatorio dopo qualche istante trascorso in stallo.
    Akasuna No Odin, mi consegni i Jinchuriki! Dopotutto lei può capirmi, non è così? Kusagakure No Sato... ricorda? Siamo uguali. Stessi peccati, stessi destini. Star vicino per così tanto tempo ad una strega le ha corroso l'animo, ora vive per proteggere le uniche persone che le sono rimaste in modo da sentirsi in qualche modo realizzato. Patetico. Entrambi dobbiamo espiare le nostre colpe, questa è l'unica via per farlo. Contribuisca alla creazione di un mondo dominato dalla pace e dagli uomini giusti, a quel punto la sua morte non sarà vana. Questa è la mia Akatsuki, il significato che per me essa assume.
    La sfida era finalmente iniziata!
    Questo è ciò che ho tramato in tutti questi anni. E' finalmente pronto...
    Lo Zero Requiem!



    Premetto alcune cose:
    -Non voglio vedere schede modificate a modo per contrastare la mia, oppure eventuali alterazioni alle difese del villaggio.
    -Odin deve cambiare scheda, così come anche saint slayer. Ovviamente loro possono farlo, sarebbe meschino non consentirglielo.
     
    .
  2. Ven ~
         
     
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    九条薬師 - Kujo Yakushi

    謎の人形師 (Il Burattinaio Misterioso)





    ¦ Nome: Kujo Yakushi
    ¦ Rango: Mukenin S
    ¦ Villaggio: Oto
    ¦ Organizzazione: Akatsuki
    ¦ Abilità Innata: Acquisizione Genica
    ¦ Abilità Speciale: Resurrezione Impura
    ¦ Caratteristica Pg: Sigilli Rapidi
    ¦ Condizione Psicofisica: Ottima
    ¦ Condizione Chakra: Massimo
    ¦ Indice GDR: Narrato; "Parlato"; *Pensato*
    ¦ Scheda: Kujo Yakushi


    ~ Zero Requiem

    Kujo, giunto là, anch'esso volando ad una distanza da cui difficilmente lo avrebbe distinti per essere uno Shinobi, guardava dal basso distinguendo il profilo frastagliato di Suna svettare imperituro, fino ad oggi, nel deserto caldo e afoso. Le grosse mura del Villaggio erano lì, come un unico grande essere senziente a vegliare per il Villaggio. Kujo non aveva certo intenzione di lottare, non ancora, era presto. Non era ancora pronto, non era ancora perfetto. Era lì per vedere i suoi compagni in azione.
    L'aria lassù era fredda, quasi glaciale: un pò un controsenso dato il luogo in cui si trovavano.
    Tobi era la sotto, a molti e molti metri di distanza. Stava pronunciando qualcosa, il vento però mitigava i suoni fino a renderli distorti. Compose alcuni sigilli, così, per passatempo, mentre più in basso di lì a breve sarebbe forse iniziata la guerra più grande dopo la IV Guerra Ninja di trenta lustri fa.



    come detto ad alcuni, io non posso far altro che guardare dato che partirò. Posto solo per correttezza verso gli altri Akatsukisti. GL a tutti quanti =)
     
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    If I close my eyes I see the Devil's smile!

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    » Here Comes The Pain

    2ngbhgy ~ K u r o r o Ð. A k a s u n a † HYENA
    "Nessuna Pietà. Nessuna Tregua. Solo Cieca Ferocia."


    Informazioni

    Narrato | Parlato | Pensato
    Nome ¬ Kuroro Ð. Akasuna Villaggio di Origine ¬ Suna Villaggio Attuale ¬ Kiri
    Abilità Innata ¬ Marionettista Akasuna Abilità Speciale ¬ Ninja Sensitivo Caratteristica PG ¬ Veleni & Antidoti
    Controllo del Chakra ¬ Doton - Fuuton Carica Attuale ¬ Jonin Sp


    Post

    La Morte coglie quando meno ci se lo aspetta. Segue il lento scorrere del tempo di ogni persona, andando al passo con ognuno di esse, per poi presentarlesi davanti al momento deciso dal destino.
    Successe anche a Kuroro di essere portato via dalla Signora Oscura, strappato dalla vita terrena.
    Era una serata come le altre, era in missione ed aveva appena 17 anni e, come dal inizio missione, aveva passato la nottata a pedinare alcuni Shinobi. Si erano divertiti ad importunare la bambina che avevano come ostaggio, ad ubriacarsi con birre ed altri alcolici fino a notte inoltrata. Kuroro stava li ad osservare, cercando di restare il più calmo possibile, con i pugni nelle mani. Doveva tornare indietro e riferire tutto agli altri Shinobi.
    Ma fece forse l'errore più grande della mia vita. Continuò a seguire quel gruppo di Shinobi di Rango S.
    Aveva messo, come priorità, la vita di quella ragazzina dinanzi alla propria ed all'esito della missione, continuando a seguirli per assicurarsi che non le venisse fatto alcun male.
    La strada gli appariva sfocata ma nonostante tutto non si fermo anzi, inconsapevolmente si avvicinava sempre più pericolosamente al suo destino, sfrecciando tra quel oscura foresta abbracciata dalle tenebre della notte.
    Il cuore che gli pulsava all'impazzata ed il vento che gli arrivava sul volto, rendendolo vivo come non mai e poi...la sua vista si fece più definita come se le tenebre si fossero affievolite in quel luogo cupo. In lontananza vedeva una chiazza chiara, alla quale si stavo avvicinando velocemente. La bambina. Con lunghi capelli chiari, quasi argentei e gli occhi spenti, lontani...stava ferma davanti a Kuroro, come ad aspettarlo. Mentre delle nere fiamme stavano per divorarla.
    LEVATI! aveva urlato, ma forse non abbastanza forte, perché quella non si spostó mininamente.
    Come un felino che si prepara all'agguato si accovacció verso terra e fece un balzo verso Kuroro. In quel momento dei freddi artigli sembravano aver lacerato le carni dell'Akasuna, che cadde a terra, il sangue caldo che iniziava a scendergli dalla tempia, ma nonostante tutto era vivo!
    Cercò di alzarsi, ma una fitta alle gambe glielo impedí e, guardandole, capì il perché, erano state ferite gravemente.
    Maledizione... sussurrò, la voce che non gli usciva dalle labbra.
    Ed ecco la bambina di prima che gli si avvicinò, sorridendo innocentemente. Sorella... provò di nuovo a parlare, ma nulla.
    Da lontano riusciva a vedere tra quelle nere fiamme i corpi di quei Shinobi bruciare, ora tutto gli era più chiaro.
    La bambina si sedette al suo fianco e gli accarezzo una guancia, gli occhi inespressivi che diventavano rossi, demoniaci. E lentamente si chinò su di lui, per baciargli delicatamente la fronte, un ghigno malefico in volto. Il cuore di Kuroro smise di battere e tutto intorno a lui si fece nero, l'ultima immagine che vide furono quegli occhi rossi...
    Aveva appena ricevuto il Bacio della Morte!
    Ti piace venire a trovarmi cosi spesso vero?
    Ribadì con voce autoritaria l'Akasuna, stringendo a se quella bambina, la morte, sua cara sorella, le mani di Kuroro avevano trafitto il petto di quella fanciulla dagli occhi rossi. I due corpi vennero macchiati di rosso, il loro sangue li avvolgeva come in una grande bolla scarlatta. Ad un tratto svanirono nel nulla.
    Solo un sogno? Solo un ricordo? Chissà.
    Come diceva Seneca; "Verso la morte sei spinto dal momento della nascita. Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre."
    Ma per quanto tu possa meditare sulla morte e sul fatto che un giorno dovrai abbandonare questa terra, quando il Tristo Mietitore arriva di fronte a te, con il suo lurido mantello nero e la sua falce affilata, bagnata del sangue di vite ormai perse, trascinandosi dietro urla di anime dannate e una fitta nebbia che oscura la luce del sole, non puoi far altro che piangere.
    Il Cupo Mietitore, Kuroro, si stava trasformando in esso spinto dalla sua estrema ambizione di controllare la vita e la morte, non solo sua ma anche delle altre persone. Si presentava proprio come la Morte, il demone della nebbia insanguinata, avvolto nei suoi abiti neri come la pece e macchiati di quel rosso sangue, la sua essenza inafferrabile ed incorruttibile sembrava quasi trascinare dietro di se un velo maledetto che inghiottiva pian piano le sue vittime corrodendole dall'interno prima di privarle della loro vita.
    Ora però doveva pensare solo alle sue marionette, prepararle alla battaglia ed apportare quelle modifiche che lui riteneva necessarie.
    Meticolosamente controllava e disponeva le sue pedine, pronte ad essere mosse da li a poco verso Sunagakure.
    Sistemava i suoi burattini con gran cura, assicurandosi della loro perfetta condizione cosi come dei vari rotoli o armi che li componevano fossero al loro posto per quella particolare occasione, per quel giorno erano state preparate con attenzione anche delle particolari tuniche, ispirate a quelle che avrebbe indossato lui, con un motivo quindi simile a quello dell'Akatsuki che servivano a coprire quasi interamente le sue marionette e confonderle con se stesso.
    Importante era stato anche l'utilizzo di alcuni dei suoi nuovi Hito Kugutsu, che furono utilizzati per fornire alle sue marionette un tocco in più per quella battaglia, Shinkiro e Sekai avevano tastato e farcito quelle pedine nel migliore dei modi, cosi da permettere a Kuroro l'attuazione delle sue strategie.
    Le marionette Kuroro erano cosi state dotate di qualche accorgimento in più, quello più visibile era posto all'estremità delle dita, dove si trovavano degli affilati artigli, che di certo non impedivano la composizione dei sigilli, ma che avrebbero sicuramente impedito ai suoi avversari di vivere, un lavoro simile era stato fatto agli arti inferiore, montando anche degli aculei sotto la pianta del piede, rendendo cosi anche il minimo calcio letale. L'armata della pioggia di chiodi quel giorno avrebbe cambiato nome, tramutandosi in Hyena per quell'occasione e magari anche in futuro, una iena famelica senz'altro affamata delle carni avversarie.
    L'assalto del male è di breve durata; simile ad un temporale, passa, di solito, dopo un'ora. Chi, infatti, potrebbe sopportare a lungo quest'agonia?
    L'Akasuna era pronto, pronto per questo assalto, era passato un pò di tempo da quando aveva incontrato Itachi Uchiha, quel giorno i due membri di Akatsuki sarebbero partiti alla volta di Suna.
    Uscì dal suo laboratorio segreto, ogni sua mossa era stata ben congegnata e meticolosamente aveva preparato le sue pedine, che, al momento sarebbero state mosse per dare lo scacco matto.
    Sparì insieme al soffio del vento, diretto verso il luogo prestabilito in cui avrebbe trovato l'Uchiha.
    Uchiha, andiamo pure a prenderci ciò che ci spetta.
    Pronunciò fiero, mentre la sua figura si faceva visibile dinanzi ad Itachi, si scostò con la mano uno dei suoi ciuffi rossi ed i raggi del sole rifletterò luminosi contro la superficie del anello che portava al pollice sinistro.
    Quelle due entità iniziarono a marciare infermabili verso la loro metà, man mano sembravano ergersi al cielo come delle divinità. Solcavano ormai quell'immenso blu scosso dalla suprema forza del vento come se fosse un mare impetuoso che con le sue onde li spingeva con forza verso la riva. L'Akasuna spostò il suo sguardo verso l'Uchiha, quest'ultimo aveva comunicato con un cenno di arrestarsi, il braccio poi venne retratto ed andò a perdersi nella sua tunica nera. Le sue parole vennero subito recepite dal marionettista.
    La battaglia di Konohagakure è stata una dura perdita per le loro fila, ma questi stolti continueranno a contaminare il mondo con la loro codardia. Gli offriremo un patto, siamo uomini d'onore. Se rifiuteranno ricordati che il nostro obiettivo è dare scacco al re, non eliminare pezzi inutili. Il re è il Jinchuriki che mi ha mancato di rispetto tempo fa, un codardo senza futuro. La sua caduta è certa. Focalizzati sull'altro Jinchuriki, lo Shukaku. Non conosco le sue abilità, stai attento a come agisci. Io eliminerò l'Hachibi senza muovere un dito.
    Nulla da ridire, aveva inteso perfettamente ciò che voleva dire il corvo, non era sicuro tuttavia di seguire alla lettera quei compiti in modo del tutto appropriato, Kuroro era uno che spesso si faceva distrarre dalla sua personalità caotica mettendo dinanzi alle sue priorità quella di provocare più chaos possibile.
    Catturerai indisturbato il Re.
    Rispose l'Akasuna, mentre srotolava con calma dei rotoli. Una piccola coltre di fumo lo avvolse per qualche secondo, una volta sparita dinanzi a lui era presente una delle sue fidate marionette, identica a lui. Mise l'altro rotolo nella sua tunica. Per ora solo una aveva fatto la sua comparsa ma ognuna di esse era preparata con attenzione proprio per questa "missione". Il vento soffiava impetuoso fischiando a lievi intervalli, mentre nel deserto alcuni cumuli di polvere spinti da esso creavano piccoli polveroni che andavano pian piano a disperdersi, mentre le mani dell'Akasuna si univano per andare a formare il sigillo del Drago, a quel punto quella marionetta sembrava aver preso vita, in quel momento si distacco da Kuroro. Mentre nel cielo quella scura figura svanì non lasciando alcuna traccia della sua esistenza, impercepibile, sembrava osservare dall'alto di quei la scacchiera ed i suoi pedoni compiere la loro missione.
    Il suo compagno aveva già fatto la prima mossa, di canto suo l'altro Kuroro si stava dirigendo, anch'esso invisibile ad occhio umano ed impercepibile dai sensi più acuti, verso quel villaggio. Percorse gli ultimi metri prima di iniziare a percepire i vari chakra presenti al suo interno, man mano che si avvicinava i suoi sensi diventavano sempre più attenti ed andavano a scorgere tutte le varie fonti di chakra li presenti, tenendole d'occhio una ad una.
    Impiegò poco tempo prima di raggiungere il tetto di una di quelle abitazioni tipiche di Suna, aveva sorvolato in tutta sicurezza quel territorio arido posandosi fiero su quel fiore che viveva immerso nel deserto, pronto a privarlo di tutto il suo nettare. Al suo fianco evocò una marionetta dai capelli bianchi, Jin, la mosse in modo che quest'ultima utilizzasse subito le sue abilità; mentre disegnava abilmente alcune figure prendevano vita da quel rotolo che impagnava, diversi serpenti si disperdevano tra le abitazioni andando a raggiungere furtivamente le loro prede, allo stesso tempo dei volatili d'inchiostro prendevano vita e quei piccoli rapaci neri iniziarono a sorvolare quelle abitazioni anch'esse furtivamente alla ricerca delle loro prede, le azioni di Jin terminarono con l'esecuzione di alcuni sigilli. Il chakra di Jin sembrava espandersi in quel luogo insieme alle sue creature. La caccia si sarebbe conclusa presto e le prede sarebbero state catturate. Kuroro veloce direzionò circa sei Kunai in alcuni punti distinti, probabilmente dove i suoi sensi avvertivano la presenza di qualcuno, poi prese il rotolo dalla sua tasca e altre tre marionette fecero la loro comparsa disponendosi al suo fianco scuotendo le loro teste freneticamente, su ognuna delle loro spalle era posizionata, avvolta da fasce bianche, un altra marionetta. Una di loro era identica a lui mentre le altre due erano simili alla sua figura. I suoi sensi da assassino, e non solo, percepivano tutte quelle presenze, non vedeva l'ora di iniziare un combattimento. Le sue mani, mosse tra le lunghe maniche nere della sua veste iniziarono a combaciare tra di loro, fermandosi in una posizione che caratterizzava l'Akasuna, il vento che continuava a soffiare instancabile, i rossi capelli dell'Akasuna mossi da quest'ultimo, cosi come la sua veste nera ed a nuvole rosse, il suo volto inespressivo che fissava quel villaggio ed i suoi abitanti, le sue mani bloccate a formare il sigillo del Drago, era quella la resa dei conti? Le sue marionette sembravano fremere, sembravano pronte a muoversi autonomamente per abbattersi su ogni forma di vita li presente, le loro vesti parevano muoversi, che fossero spinte soltanto dal sibilo del vento? tuttavia sembravano bramare la carne umana. La sabbia sul terreno di Suna veniva alzata lievemente dal vento che soffiava irregolare in alcuni punti, mentre il altri punti sembrava immobile, quasi ancorata al terreno. Quel terreno che a breve sarebbe stato solcato dai suoi soldati, i soldati della sabbia, anch'essi ancorati a quella terra ma da li a poco sarebbero stati estirpati con prepotenza dall'imponente forza dell'Akatsuki.
    L'Akasuna tranquillo si affidava, come avveniva dal suo arrivo, alle sue abilità da sensitivo e da assassino, per tenere sotto controllo i suoi avversari, i loro movimenti, il loro chakra e la loro posizione, chi poteva sfuggirgli? chi sarebbe riuscito a sfuggire alle braccia della morte? Quel vento persistente, che accarezzava l'Akasuna e le sue marionette, sembra portare tra le vie di Suna una presenza maligna, letale, quasi corrosiva, come se volesse estirpare la vita di tutta quella gente come un letale e leggero abbraccio, un fiato mortale e velenoso che molti non avrebbero avuto modo di scorgere inalandolo nel loro essere.

     
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    ~Se son rose appassiranno

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    Discorso con Aizen che mi chiama da ame, il post è stato fatto ad ame ma lo metto anche quì perchè ste cose quì succedono



    CITAZIONE (Altair~ @ 22/8/2012, 09:16) 
    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato

    Il tempo scorreva in maniera lenta ed inesorabile presso Sunagakure No Sato, là dove il tempo pareva essersi congelato sotto quel sole cocente. I minuti scorrevano come fiumi in piena e la noia, acerrima nemica dell'Uchiha, avrebbe da lì a poco preso il sopravvento su quell'oscura entità. Improvvisamente come una chiamata da parte di un Kami ecco esordire nei meandri della sua mente la pacata voce di Sosuke Aizen. L'iwau era un oggetto unico al mondo ed estremamente potente che si addiceva a quell'entità così astrale ed elevata rispetto ai comuni mortali, tanto da essere considerato un vero e proprio Dio!
    Chi non muore si rivede, Sosuke.
    Sentenziò con i suoi soliti toni calmi e pacati, mentre il suo sguardo venne pervaso da un inumano bagliore.
    Quel nome non mi appartiene più, è troppo noto. Sono successe molte cose da quando sono partito, attualmente puoi chiamarmi Raikage.
    Silenzioso come una foglia continuava a comunicare con uno dei suoi più fedeli alleati, in modo da essere udito solamente dal diretto interessato.
    Queste però sono questioni che andranno chiarite in un secondo momento, siamo partiti da tre uomini e guarda ora... affacciati dalla torre più alta di Las Noches Sosuke, osserva l'orizzonte e tutte le terre. E' tutto nostro.
    Sorrise velatamente sotto la maschera.
    Eppure nel luogo in cui mi trovo ancora vi sono stolti che non capiscono il valore del bene comune. Conoscerai queste mura di pietra color pantegana, come i topi che vi vivono all'interno! Insieme a me vi è un'entità con cui avevo un accordo che è stato rispettato. E' un rinnegato di questo paese nonchè colui che ha sentenziato la fine di quell'organizzazione ignobile che aveva provato ad emergere nel nostro mondo.
    Tornò per un istante pacato e tranquillo, per poi continuare il suo discorso.
    Sosuke, sai che amo risolvere le mie questioni da solo e che potrei eliminare tutti questi sorci da solo, ma anche la tua persona è stata offesa in queste terre. Per questo motivo non impedirò un tuo eventuale intervento, ma cerca di non rubarmi la scena più del dovuto. Anche se, alla fin fine, sei quello inattivo da più tempo tra noi!
    Disse ironicamente. Ritornò quindi a prestare attenzione al villaggio che sembrava non emanare alcuna forma di vita disposta ad accoglierlo o rinnegarlo, che peccato.
    Akasuna No Renji, Hachibi No Jinchuriki, inizio ad annoiarmi! Sai che chi insulta i millenari paga a caro prezzo? Ma continuerai per sempre a scappare!
    Gridò, lasciando che quella voce rimbombasse nel villaggio e fosse udita da quello shinobi, proprio il ninja che aveva avuto il coraggio di insultare la sua persona scappando con la coda tra le gambe anni or sono! Riflettè per un istante su quanto tutto il suo servizio ed i valori insegnati da Ras Uchiha fossero stati vani... poi ritornò alla realtà. Il suo grande corvo Shinkiro gli giunse vicino. Nessuno conosceva la sua reale identità, ma quella parola lasciava riflettere: millenario.

     
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    Ad Agio Nel Disagio

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    - My fingers aren't just to please women -

    » Nome: Odin
    » Clan: Akasuna
    » Villaggio: Sunagakure no Sato
    » Grado: Kage [S]
    » Titolo: Kazekage
    » Organizzazione: Chroma
    » Età: 37
    » Altezza: 1.85 cm
    » Abilità Innata: Tecnica del Marionettista
    » Abilità Speciale: Ninja Sensitivo
    » Status Fisico: Perfetto
    » Status Psicologico: Determinato
    » Chakra: Minimo
    » Scheda: Akasuna no Odin
    » Legenda: Parlato | Pensato



    ___________________________________________



    Caro m'è 'l sonno, e più l'esser di sasso,

    Mentre che 'l danno e la vergogna dura:

    Non veder, non sentir, m'è gran ventura;

    Però non mi destar, deh! parla basso.


    Tacito assenso, dolce deriva verso l'oblio. Socchiuse gli occhi umidi, increspò le labbra per asportare quel liquido vagamente pastoso che le lasciava essiccare al sole. L'amaro si dipanò dalla punta della lingua, come un fiore che sboccia, colorandosi di sfumature metalliche, scostanti. Sopra di lui un sole pallido illuminava appena il cielo brunito. Un sole freddo come il ghiaccio.
    Non di nuovo
    Mosso da una flebile scarica elettrica il nervo si contrasse, producendo un tremolio involontario; l'indice destro si piegò un istante appena, riportato nella sua posizione originale dalla semplice inerzia. Tese i muscoli addominali, alzando il busto con uno scricchiolio poco familiare; non più il meccanico scorrere di molle e legna ma l'assestarsi delle vertebre rimaste libere per tutto quel tempo dal vincolo malevolo della gravità.
    Ondeggiò. La tavola di legno su cui si trovava imbarcò un rivolo stagnante, beccheggiando paurosamente. Contrasse ogni muscolo, cercando di ritrovare l'equilibrio, mentre questi inviavano al suo cervello un odioso stimolo d'inedia.
    Il mare cremisi che lo circondava non si mosse, disturbato solo dai banali tentativi di quel piccolo uomo di rimanere in equilibrio sulla sua immensità. Non un onda, non un soffio di vento, nè nuvole o terre all'orizzonte da ogni lato, solo quel sole freddo sopra di lui e la zattera odiosa, nera come la pece, liscia, tiepida come il corpo di un animale assopito.
    Era già stato in un luogo simile, molto tempo prima. Vi era stato una notte di morte e rinascita, sommerso da quel liquido che lo attorniava e trasportato in un luogo buio dove una luce nera l'aveva guidato fino a ritrovare se stesso. Vi era stato quella notte, in sogno.
    Ma quella volta vi erano mura, vi erano corridoi infiniti che non aveva potuto percorrere, e vi era un obbiettivo palese; aveva raggiunto il suo essere, si era ricollegato al suo corpo fisico, e si era svegliato.
    Ma in quel mare non v'era nulla.
    Si sdraiò di nuovo, facendo attenzione a non cadere. Quando si era addormentato? Non lo ricordava. Percepiva il suo corpo, provava le sensazioni che aveva abbandonato da anni, ma non se ne stupì: le poche volte che aveva sognato in quei lunghi anni si era sempre dovuto confrontare con quel qualcosa, quella dimensione assurda e scarlatta che abitava nella sua mente, in profondità, dove il suo cuore di uomo si fondeva con l'ego di superuomo in un amalgama folle ed inconcepibile.
    Perchè era li? Era stato tanto scosso dalla morte dei suoi compagni da sognare ancora? Sospirò. Con attenzione lasciò che i polpastrelli sorvolassero la superficie immobile dell'oceano senza sfiorarlo, atterrito dalle conseguenze.
    Di cos'hai paura?
    Il pensiero fluiva libero mentre si avvicinava lentamente alla superficie del mare, un esplosione lenta e invadente che sbocciava dal fondo della sua mente, nera come il petrolio. La sentiva crescere e farsi strada, indipendente, guizzante.
    Era stato tante cose nella sua vita. Giovane e inesperto ninja, genio della sua generazione, anbu fedele, violento individualista, e poi ancora uomo scostante e riservato, fedele alla sua arte e al suo villaggio, ai suoi cari, per poi perdersi nella sua natura composita, un grumo di esperienze incoerentemente appiccicate dal semplice amore per la patria.
    Ho paura di perdere me stesso in questo mare.
    Si fermò un secondo prima, le braccia spalancate sulla zattera, le punte delle dita che tremolavano appena sopra il rosso scuro dell'oceano.
    Chi sei?
    Chi sono?
    E' la base di tutto. Sapere chi sei, cosa sei, costruire il proprio mondo interiore, la propria identità, i propri valori.
    Il sole non si era mosso, compagno silenzioso di quella deriva. Pareva schernirlo con quei raggi glaciali, odiosa pallida imitazione dell'astro del suo mondo.
    Akasuna no Odin. Kazekage di Sunagakure no Sato, ninj... No, non era così.
    I nomi, le forme, sono solo convenzioni che gli uomini creano per dare ordine al mondo. Una rosa avrebbe lo stesso profumo se non si chiamasse così? Il bene e il male sarebbero agli antipodi anche se non avessero nome? Le idee sarebbero inafferrabili anche se le chiamassimo una per una con il loro nome?
    Non poteva sopportare quel sole spento. Esitò ancora un secondo, poi immerse le dita nel mare. La belle brunita dell'uomo della Sabbia si tinse d'amaranto.
    Non successe nulla.
    Sono troppo pessimista
    La schiena si bagnò, così come le gambe, la nuca, la punta dei capelli rossi. Il cuore mancò un battito mentre apriva la bocca per lo stupore, l'acqua saliva - o lui scendeva? - scivolando lungo gli zigomi, ormai entrata nelle orecchie, avvolgendolo con quella stretta vischiosa e oscura. Entrò dagli angoli della bocca fin nella gola, si riversò nella trachea, riempì i polmoni, sovrastò gli occhi velandoli con uno strato cremisi. Sprofondò in un secondo in quel mare di sangue.

    Buio.
    Doveva essersi svegliato. Allungò una mano nell'oscurità, tastando in cerca di un comodino, il bordo del tavolo o qualsiasi appiglio per affermare la sua esistenza in quel mondo di materia grezza. Agitò l'arto inutilmente per un pò, infine si decise ad alzarsi. Puntò i gomiti in cerca del materasso, ma non lo trovò. Si mosse appena, ma nulla ostacolava il suo agire.
    Qualcosa urtò contro il suo piede. Si ritrasse istintivamente, spaventato da quel contatto così improvviso, ma l'essere rimaneva li, poteva incontrarlo con la caviglia se l'agitava lievemente. Si chinò e strinse la mano attorno alla superficie liscia del piccolo oggetto, portandolo al volto. Emanava una leggera luce, quanto bastava per poter esser riconosciuto.
    Un pezzo degli scacchi. Nero, luminoso, svettava nel sangue cremisi che lo circondava illuminandolo rino a riportarlo al suo rosso amaranto originale. Lo osservò stupito, non capendo. La torre nera.
    La torre non è il pezzo più versatile, ma di sicuro è quello con maggiore impatto sul gioco. A inizio partita le due torri sono poste lontane dal re, ma presto si ritrovano ad arroccare, proteggendolo assieme ai pedoni. Alfieri, cavalli e persino la regina si prodigano per catturare il re nemico, sacrificandosi nell'intento.
    Lasciò andare il pezzo che rimase davanti a lui ruotando leggermente, inquietante.
    Nelle fasi finali il campo è vuoto. Il re è protetto, i pezzi più agili sono stati spazzati via e le torri, colossali, si smuovono per chiudere la partita. Due torri possono spingere il re in una morsa mortale, proteggersi a vicenda, controllare il campo ormai sgombro con la loro immane gittata. Una torre sola, invece, si affannerà tentando di compiere tutte queste azioni assieme.
    Non giocava a scacchi da anni, eppure quelle nozioni emergevano dalla sua mente spontanee, si esplicavano da sole, guidate da un senso logico che non riusciva ad afferrare.
    Ma questo non mi serve a nulla scherzò tra se e se, sorridendo amaro.
    Invece sono il punto focale. Cavalli e alfieri cadono l'uno dopo l'altro, la regina forse non è mai stata posizionata sulla scacchiera, e l'ultima torre è sola.
    Ripensò al suo corpo meccanico, al suo ego umano, all'incredibile e insensata amalgama di sensazioni, dubbi, valori ed emozioni che lo sommergevano ogni volta che chiudeva gli occhi. Non aveva un obbiettivo ultimo, oltre la protezione dei suoi cari? Non era una macchina, era un uomo, e non poteva rinnegare il suo essere umano.
    Sono un essere umano. sussurrò.
    Ne sei certo?
    Sussultò. Il pensiero era fluito nella sua mente da solo, ma questa volta non v'era dubbio sulle sue intenzioni. Quasi con timore rispose al suo stesso pensiero: in fondo era un sogno, tutto era impossibile.
    Sono umano, vivo, parlo, penso, interagisco.
    Non sei nessuno, non esisti. Se anche fossi qualcuno, l'uomo non potrebbe comprendere appieno la tua esistenza. Se anche potesse comprendere, non avresti modo di comunicarglielo.
    Rimase interdetto dall'assurdità di quelle parole. Dove voleva arrivare? Una pugnalata penetrò nel suo cervello, dolorosa, lancinante. Si tenne la testa tra le mani come se lasciando il cranio questo potesse scoppiare.
    Se non ti importa più nulla degli uomini e di te stesso, devi lasciare spazio solo al tuo credo.
    La voce cresceva, non era più solo pensiero, aveva preso tonalità differenti divenendo un boato puro e scevro da ogni personalità, tendente sempre più alla perfezione del bianco. Strabuzzò gli occhi, rannicchiandosi in posizione fetale.
    Hai difeso svogliatamente ciò che non meritava di essere difeso, assoggettando l'idea pura alla quale ti rifacevi per il tuo ego. Urla, qual'è il tuo credo?
    Balbettò, sovrastato dal dolore in quell'incubo irreale.
    ...l-la conservazione d-d-dell'equilibrio...
    Il cervello si incrinò, pulsante, le ossa si creparono in un dolore disumano mentre laceravano la carne.
    La perfezione assoluta del male e del bene sono entrambe forme di equilibrio. Il nero è perfetta sintesi dei colori scuri, il bianco base suprema di quelli chiari. Il grigio a cui ti appelli è inerme aberrazione tra le due.
    Occhi, narici, bocca e orecchie iniziarono lentamente a sanguinare, arricchendo quel mondo capovolto di sangue fresco che vorticava in piccoli ghirigori nebbiosi, placido.
    La perfetta compenetrazione non è nell'equilibrio, ma nella contaminazione. Il bianco si macchia di nero, il nero di bianco, ma nulla perde identità, nulla perde sostanza. Il rosso esplode e macchia il tutto solo per scivolare via e non tocca i principi saldi del perfetto dualismo.
    La pressione di quegli abissi di sangue schiacciò la cassa toracica, le ossa bucarono i polmoni, i bulbi oculari schizzarono fuori dalle orbite solo per schiacciarsi in uno spruzzo giallognolo. Le ossa spezzarono gli arti, la pelle scavava la carne, le unghie penetrarono le dita fino all'osso e oltre ancora. Ciuffi di capelli rossi rientrarono nella scatola cranica.
    Rifuggi ogni cosa.
    Cosciente in quell'abominio di carne e sangue, ansioso solo di morire, l'uomo afferrò allo zenit della follia il vago insondabile significato di quel delirio partorito dalla sua stessa mente.
    Non sei un uomo. Sei una macchina, un incarnazione del tuo credo. Se tutto crolla, ergiti come una torre per raccogliere i frammenti del tuo mondo.
    Compresso in un punto focale, schiacciato nel suo stesso cuore da quella forza invincibile, infine il corpo martoriato scomparve, lasciando una flebile luce bianca nella marea sanguigna.
    Accogli il Bianco
    E tutto fu luce.
    Aprì gli occhi neri, ritrovandosi a gambe incrociate in quell'ambiente irraggiungibile.

    png

    Da qualche parte, decine di metri più in alto, ogni abitante di Sunagakure puntava gli occhi al cielo. Le parole di Tobi rimbombavano, ma ancora nessuno pareva averle ascoltate. Eppure, dal più giovane al più anziano degli abitanti di quella piccola oasi dimenticata nel deserto, ognuno sapeva cosa stava per scatenarsi. I ninja della sabbia erano forti.
    Li avrebbero protetti da chiunque, folle, conquistatore o divinità.
    Tra i vicoli, un serpente nero si contorse trapassato dalla lama rilucente prima di scomparire in uno schizzo d'inchiostro. Gli occhi spenti dei burattini si colorarono di azzurro: era iniziata.

    Finchè non finisco di parlare con Banci di più non posso fare, mi mancano due cose sulla scheda. Posteranno altri, poi fo un post un pò più...utile
     
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    I Live, I Die, I Live Again!

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    »|Nome: Fukūro Drago Izumi
    »|Villaggio: Suna
    »|Scheda: Fukūro D. Izumi
    »|Abilita' Innata: Immortalità
    »|Abilita' Speciale: Jinchuuriki Shukaku no Ichibi
    »|Caratt. Pg: Controllo Sul Demone
    »|Status Fisico: Illeso
    »|Status Mentale: Calmo
    »|Status Chakra: Raddoppiato
    »|Parametri Fisici: Velocità x2, Forza x2, Agilità x2, Resistenza x2
    »|Indice GDR: Parlato,Pensato,Narrato,Shukaku



    I due Jinchuuriki correvano di tetto in tetto, una corsa resa ancor più frenetica dal Manto di chakra demoniaco che ricopriva entrambi. Suna era in allerta, i corvi volteggiavano maniacali nel nostro cielo, pendevano su di noi come l'ascia del boia pronta a compier il suo dovere di morte. Il nostro giudizio, la nostra sentenza sarebbe stata quella? In quella massa brulicante e nera di uccelli si nascondevano i due Mukenin bramosi di arrivare a mettere le mani sul potere che portavamo dentro.
    Forza Renji, raggiungiamo quel palazzo laggiù. E' abbastanza alto, farà al caso nostro.
    Pochi balzi e ci fermammo sopra una costruzione discretamente alta, tanto da permetterci di parlare chiaramente con i due. A i pugni stretti e con la testa rivolta in alto scrutavo in cerca delle sagome di chi avrebbe dovuto catturarci. Spostai per un attimo lo sguardo su Renji per poi riportarlo immediatamente in alto. Riempii i polmoni d'aria.
    Eccoci! Io sono Fukuro Izumi, Jinchuuriki dell'Ichibi! Questa battaglia riguarda solo noi quattro, inutile coinvolgere altre persone! Pertanto, se accettate di lasciare libero il villaggio, noi accetteremo... di venire con voi! Questa è la nostra resa!
    Parole dure pronunciate con ufficiosità, sicure, rese tali da un animo presumibilmente arreso al suo destino. Uno dei due, quello con la maschera, sembrava rivolgere particolare attenzione a Renji accusandolo di codardia. Conosceva il suo nome, conosceva il suo potere. Che si fossero già incontrati da qualche parte? Poco importava ora, la situazione era delicata come il cristallo, io e Renji eravamo pronti a sacrificare le nostre vite per il bene del villaggio e così avremmo fatto. Il sacrificio di due per il bene di molti.
     
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    - The Rise Of The Thunder God -

    » Nome: Renji
    » Clan: Akasuna
    » Villaggio: Sunagakure no Sato
    » Grado: Jonin Speciale
    » Titolo: Dio del fulmine
    » Età: 22
    » Altezza: 1.80 cm
    » Abilità Innata: Marionettista Akasuna
    » Abilità Speciale: Jinchuuriki
    » Status Fisico: Perfetto
    » Status Psicologico: Stabile
    » Chakra: Massimo
    » Scheda: Akasuna No Renji
    » Legenda: Parlato | Pensato | Hachibi

    ___________________________________________



    La partita era forse giunta alla fine? Eravamo forse noi il re? Il nemico era riuscito a fare scacco matto. Mi morsi il labbro di legno, mentre saltavo insieme a drago, verso il nostro obbiettivo: l'edificio alla quale avremmo parlato ai mukenin.
    Quello era scacco matto. I nostri movimenti, fluidi e consapevoli, giunsero su quell' edificio così da poter comunicare addirittura con quei luridi sacchi di pattume che osavano definirsi ninja.
    La chiazza nera si muoveva sul cielo di suna, inquietante come la lama di un boia che pende sulla testa del condannato a morte.
    Io e Fukuro eravamo il condannato a morte. Loro la lama. Non c'era molto da capire.
    Fukuro parlò e non mi parve il caso di intervenire. Me ne stavo immobile accanto a lui, guardandolo parlare.
    Venni però interpellato da una voce profonda, che mi fece sobbalzare
    Akasuna No Renji, Hachibi No Jinchuriki, inizio ad annoiarmi! Sai che chi insulta i millenari paga a caro prezzo? Ma continuerai per sempre a scappare!
    A quel punto non ci vidi più. Ero sempre stato un ninja spavaldo e superbo, ma quell'offesa...era troppo.
    Akatsuki no Mukenin! Come pensi di potermi offendere in questa maniera? Che diritto hai tu?! Tu che hai tradito la retta via! Tu che hai tradito i tuoi compagni per il cammino Dell'oscuro potere! Tu che hai tradito te stesso!
    La mia esclamazione era sicura, non avevo paura di quel mukenin. Quei corvi sono chiaramente il segno che tu sei il mukenin che mi ha attaccato due anni orsono. Quel giorno Il mio onore venne macchiato, ma non di mia spontanea volontà. Venni costretto alla ritirata. Perchè incapace di combattere. Avevo combattuto fino allo stremo delle forze! CHIARO!? FINO ALLO STREMO DELLE FORZE!
    l'ultimo pezzo della frase era un urlo disperato, alla ricerca di un perdono che non avrei nemmeno dovuto chiedere ad un mukenin.
    Tu pensi che il mio onore non sia stato macchiato quel giorno? tu pensi che non mi sia allenato per non far ripetere una cosa simile? Mi sono spaccato la schiena in attesa del momento propizio. Ma Anche questa è codardia! Questo è anche egoismo! Feci una pausa, continuando a parlare poco dopo La codardia sarebbe combattere una battaglia nella quale morirebbero centinaia di persone. Quelle persone che mi sono ripromesso, come forza portante, di proteggere... di aiutare! Oggi rattopperò il tessuto del mio onore...consegnandomi a voi.
    Perchè suna non sono io, Suna non è Fukuro, Suna non è odin sensei.... suna solo loro!
    indicai il villaggio. Tutte le persone che ci vivono e credono in un domani migliore e pacifico, vivendo la loro vita al meglio. Perdere è un disonore, ma consegnarsi spontaneamente a voi per la salvaguardia di tutto questo...per me non c'è onore più grande...Mukenin.
    Conclusi il discorso, pensando a tutte le vite che avevo salvato, riuscendo nel mio intento.


     
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    ~• Sharingan No Hontou No Chikara Ga •~
    ♣Nome« Tobi
    ♣Clan« Uchiha
    ♣Soprannome« Iwa No Karasu
    ♣Villaggio« Konohagakure No Sato
    ♣Grado« Mukenin S - Raikage - Leader Mukenin
    ♣Abilità Innata« Sharingan
    ♣Abilità Speciale« Jiongu
    ♣Caratteristica Pg« Handoshiru
    ♣Elementi« Katon - Doton
    ♣Stile di Combattimento« Vario
    ♣Status Fisico« Indenne
    ♣Status Psicologico« Calmo
    ♣Status Chakra« Alto
    ♣Link Scheda« Tobi
    ♣Indice GDR« Narrato; Parlato; Pensato

    ~• Post •~


    Mentre pian piano la giornata assumeva sempre più un ritmo lento e cadenzato il morale di Itachi andava calando in maniera oltremodo celere. Il vedere le care lande che lo circondavano, dapprima piene di vita; cominciare a deteriorarsi lentamente, abbandonate a loro stesse, lo lasciava attonito. Persino l'aria che lo rircondava era diventata un prezzo da pagare, un veleno che ben presto avrebbe espiato ogni sua colpa. Non vi erano più a correre per quei prati dei giovani genin affannati, o degli adulti esperti alla ricerca di pesci grossi del crimine. Oramai erano solo culla dei fiori e delle piante dipinte da un Dio nei modi più vari. Le memorie che portava con sè lo vedevano al fianco dei suoi compagni, ma questi andavano svanendo in un soffio come il fumo. Rimaneva solo lui al centro di quell'allegro quadretto che con altri occhi, magari da persona comune, avrebbe sicuramente apprezzato. Continuò ad osservare il vespero tinto da mille colori: l'arancio sullo sfondo andava a prendere, man mano che si avvicinava, delle pennellate di sfumature che andavano dal violaceo al blu scuro. Le candide nuvole bianche, invece, apparivano quasi come un contrasto. La loro forma era lunga ed ondulata, come delle venature che solcavano il firmamento sino al lontano orizzonte. Era un paesaggio dalla mirabile bellezza quello che gli si parava davanti allo sguardo. Quest'ultimo smorto, malinconico. In quelle grandi pupille nere ci si poteva quasi specchiare, o persino vedere dentro se muniti di un pizzico di sensibilità. La sua sagoma longilinea si poggiava in quell'istante su una piccola rocca impavida, sotto la quale sgorgava impavido un fiumiciattolo di piccole dimensioni, circondato da pochi ciottoli di pietra misti a grandi massi. Ogni tanto abbassava l'occhio che si perdeva nel seguire i movimenti repentini dei piccoli pesci che, felici, solcavano le acque. Pensava a come la natura fosse stata generosa nel servire quelle terre e come gli uomini fossero stupidi a non godere di cotanta magnificenza. Si soffermò poi nuovamente sul cielo, quando improvvisamente sentì un gracchiare a lui famigliare; e poi delle zampette artigliate poggiarsi sulla sua spalla. Non mosse un muscolo. Annuì e comprese. Giunse sul luogo prestabilito per incontrare il resto dei suoi commilitoni prendendosi quante più pause potesse. Adorava viaggiare con i suoi ritmi lenti, assaporando ogni particolare dell'ambiente che lo circondava durante i suoi itinerari. Ammirava con stupore le abitazioni variare man mano che compiva un salto da un territorio ad un altro, così come l'osservare il mare da un'ondulante barchetta che frastagliava la calma delle acque. Ad un tratto però il suo passo si poggiò su della ferma terra rossiccia, secca. Un cappello in paglia munito di striscioline di carta e campanellini ai lati, una larga tunica nera a nuvole rosse sparse quà e là, una maglietta aderente in cotone con una piccola maglina a rete all'altezza del collo, il calzone largo unito al torace con delle bende bianche un pò macchiate di terriccio ed un paio di stivali in gomma muniti di parastinchi bianchi. Erano questi gli indumenti coi quali Itachi si presentava ai suoi compagni. Egli, inoltre, si limitò a salutare questi con un cenno abbastanza cordiale; con quel semplice gesto aveva già detto molto su di lui. Aveva squadrato perfettamente chi aveva davanti: un ubriacone la cui puzza si sentiva da metri e metri, uno strano shinobi dalle fattezze scheletriche e poi quello che sembrava un normalissimo ragazzo. La missione si sarebbe svolta da lì a poco ed il tempo era sempre più attanagliato da una palpabile tensione, talmente reale da poter essere quasi fatta a fette con una katana ben affilata. Non era più persona dagli spontanei convenievoli, se li era lasciati alle spalle anni or sono, quando non era altro che un ragazzino senza nè arte nè parte. Quel chinare il capo davanti alle persone più abili ed esperte di lui era però rimasto, poichè rimaneva un ramingo in una generazione a lui estranea. Non vi sono ricordi di quella particolare missione, nascose ogni traccia del suo passato sotto la brulla terra dei luoghi che calpestava. Lo scorrere lento e cadenzato delle stagioni addolciva il suo essere, cullandolo in una pace effimera ma vana, che da lì a poco sarebbe svanita del tutto. Nella sua camera buia, tra le scartoffie in disordine alle sue spalle quattro feticci: una mano scheletrica, un fegato umano ed un volto angelico scuoiato. La morte era un'habituè di quegli appartamenti, vi si recava spesso a riscuotere il suo bottino in cambio della vita eterna fornita a quell'uomo che mai sarebbe stato colto dalle sue scure. La morte ha qualcosa di paradossale: pur essendo uno dei momenti più significativi nella vita di una persona, perché la conclude e perché intorno ad essa il pensiero ha elaborato riflessioni e rappresentazioni a non finire, non è traducibile in alcuna esperienza. Ai fini di un'esperienza di vita è, in tal senso, molto più importante il dolore, anche perché di questo si può conservare un ricordo, che poi può servire per sopportare meglio il dolore la volta successiva. Il dolore ci fortifica, la morte distrugge o, se vogliamo, libera dal peso di un dolore insopportabile, vero o immaginario che sia. L'uomo può avere esperienza solo della morte altrui, che ci addolora in misura proporzionale ai sentimenti provati per quella persona in vita. Il motivo per cui non riesce ad accettare la morte è dovuto al fatto che per istinto rifiuta l'idea che venga a mancare una persona amata. Altri motivi sono più astratti: ci si chiede, ad esempio, che senso abbia la morte di un bambino o la morte di un adulto che dalla vita non ha ottenuto che dolori. Ma una vita che abbia condotto un'esistenza normale, di regola avverte la morte come un fenomeno naturale, che pone fine a una vita che si sta logorando. E' proprio la consapevolezza di veder deperire fisicamente il corpo che induce a vedere la morte come una soluzione liberatoria. Anzi, si potrebbe dire che si avverte la fine come prossima quando la vita in generale, il suo trascorrere nel tempo, le forme in cui essa si manifesta non risultano più idonee a proseguirla e vengono in sostanza percepite, o meglio, sentite, come un peso insopportabile. Il corpo è un involucro soggetto a decomporsi: quando si comincia ad avere consapevolezza di questo, si comincia anche a desiderare di vivere una nuova condizione. Questo processo evolutivo può essere tranquillamente applicato alla storia di tutte le civiltà. E' proprio il concetto di tempo, la percezione del suo trascorrere, che mette in condizione di comprendere se determinate forme di esistenza possono essere considerate irreversibilmente superate o no. Non c'è modo di stabilire a priori, se non in maniera molto vaga e astratta, quando avverrà la transizione da una forma di vita a un'altra. Il problema vero infatti non è tanto quello di sapere il momento esatto, quanto piuttosto quello di attrezzarsi per affrontare quel momento in maniera adeguata. Bisogna cioè fare in modo che il processo avvenga nella maniera più naturale possibile, nel rispetto dei tempi che ci sono dati di vivere. Non si può attribuire alla morte un significato più grande di quello che si deve attribuire alla vita, appunto perché della morte noi non si può avere alcuna vera esperienza. Le correnti di pensiero filosofiche e teologiche che preferiscono considerare l'attimo della morte più importante della prosaicità della vita quotidiana, generalmente vengono annoverate nel filone dell'irrazionalismo, in quanto puramente sceniche e infondate. Le civiltà che smettono di credere nei valori umani concludono la loro esistenza nella maniera più tragica possibile: distruggendo altre civiltà e in sostanza autodistruggendosi. Proprio questo circolo visioso aveva contaminato il mondo ninja in quegli ultimi anni, condannandolo per sempre all'autodistruzione; sua e di chi lo abita. Tornò alla realtà, scrutò il paesaggio a lui circostante. Sapeva che Kuroro era arrivato, ora non restava che mettere il capitolo fine su quel mondo per dare il via alla creazione del nuovo, un mondo perfetto e senza la minima traccia di guerre o conflitti di alcun genere. Le sue dita fremevano, si attorcigliavano rigide come i rami di un albero millenario; sentiva dentro il suo petto battere i suoi cuori lenti, come prossimo alla morte, ma non era così. La sua preoccupazione era minima, così come la probabilità che venisse sconfitto. Il tempo scorreva inesorabile, ogni secondo era una spina in più nel suo fianco. Solo l'inerzia avrebbe potuto ucciderlo. La paura è un'entità multiforme, non esiste uomo al mondo che non sia stato, seppur per un insignificante istante, un codardo di prim'ordine. Il termine in questione viene spesso usato per definire la gente poco adatta ad affrontare situazioni che richiedono una buona dose di coraggio. Si può, però, definire un uomo "codardo" semplicemente squadrandolo? Tutti gli uomini peccano di codardia, tutti gli uomini peccano, è la pura e semplice verità. Chi è l'uomo privo del peccato dentro di se? Tante domande, troppe, poche risposte, nessuna. Nè il freddo può gelare, nè il sole può riscaldare, ciò che è effimero. Ciò che non esiste. Le risposte esistono? Le domande esistono? Gli uomini esistono? Sono semplici concetti, sono idee: ma le idee esistono? Nella vita l'uomo si pone molte domande, molte delle quali non riceveranno mai risposte, nè durante nè dopo la vita. Allora perchè porsi problemi? Perchè temere? Perchè evadere ciò che la vita riserva, si ritorna così al punto che ci eravamo prefissi: perchè essere dei codardi? E' una domanda semplice e lineare, ma poco frequente. La vera domanda, invece, dovrebbe essere: cosa distingue un uomo da un codardo? L'intero senso del discorso cambia ponendo un quesito tale. La gente comune tende ad identificare l'uomo come l'incarnazione terrena del moss maiorum. Il giusto ed onesto individuo che pospone il bene della propria famiglia al proprio, che serve la patria ed il prossimo. Che ciba il parassita. Il codardo è al contrario colui che è inutile, il concentrato dei vizi e del dissacrante, forte a parole ma debole nei fatti. Nella vicenda che è la vita si incontrano i valorosi e i codardi, ma spesso sono i secondi a raccontare la storia alle proprie generazioni. Perchè si sa, nella vita il giusto non vince mai. Rifiutare ogni schema, ogni incarico e responsabilità era cosa per pazzi, oppure no. Cosa era successo dopo le ultime vicende che avevano coinvolto le fazioni in cui il mondo ninja si era diviso? Cosa era cambiato per ambedue le parti? Molti quesiti, tutto risolto e pace fatta, ma ad amegakure c'era ancora qualche granello di sabbia quà e là tra le bancarelle, così come a Suna c'era ancora quel puzzo di polvere e qualche misera piumetta annegata nella brulla terra. La tranquillità vegliava sul globo come un'austera guardia. Il suo cambio, il signor caos, era andato in pensione in quanto oramai stanco per il troppo lavoro svolto negli ultimi decenni, non si poteva di certo biasimarlo! Oramai era finito tutto ciò che era stato lasciato in sospeso, il male aveva lasciato quei verdi manti da ormai molto tempo, era svanito via dietro i monti, per dirigersi verso nuovi mondi da violentare. Finalmente si poteva respirare un'aria pulita, finalmente le nuove leve potevano crescere nella pace, come protetti da una culla calda. Bambini, viziati e adulti. Tre sostantivi poco compatibili tra loro. Grandi mai cresciuti. Era triste a dirsi, ma perchè pensarci? Ritornò alla realtà costante... scrutò le ombre del cielo, imprecò verso coloro che lo avevano condannato. Tremila anni di vita ed essere ancora lì, ritornato tra i comuni umani. Tra gli stolti. Il potere di Tobi era sconfinato, tanto immenso da non poter essere calcolato. Un esperimento dato dall'unione di due grandi shinobi. Hanzo Uchiha aveva fornito l'abilità nel maneggiare le armi con egregia maestria, così come anche le tecniche. Itachi aveva fornito la mente, ma non una comune, la più valida di tutto il mondo ninja! I loro poteri uniti da un collante proibito ed eterno, il Kinjutsu che rispondeva al nome di "Rancore della Terra". Una bambola di stracci nelle mani degli altri per tanti anni; ora non più. La gente di Suna avrebbe capito che il dolore di mille guerre non sarebbe mai stato pari a quello che quello shinobi gli avrebbe inflitto. Eppure si ostinavano a due capire. Il suo sguardo fu catturato da due figure, che sotto di lui si muovevano come condannati a morte verso il patibolo. Controllò il loro chakra, sorrise velatamente.
    Forse hanno capito
    Rimase immobile, mentre sotto di lui il suo corvo Shinkiro rimaneva in guardia. Le braccia conserte e quelle pupille falciforme puntate sugli individui da tanto tempo inseguiti. Le spostò sul suo obiettivo: lo stolto che aveva osato sfidarlo scappando tempo prima con la coda tra le gambe. Ascoltò le sue parole, sbuffò stanco. Non mosse nemmeno un muscolo del suo corpo, rimase impassibile in quella sua orgogliosa posizione, stringendo i pugni nelle mani per poi applaudire a quell'inetto e scoppiare in una violenta risata.
    I tuoi sentimentalismi sono patetici.
    In men che non si dica l'Hachibi No Jinchuriki fu risucchiato nella botte che portava sulle spalle, annegando la sua volontà in un liquido violaceo tendente al nero.
    Kohaku no Johei
    Furono quelle le uniche parole che uscirono rauche dalla sua anziana bocca mentre Shinkiro si preoccupava di raccogliere la botte e volare ad altezza impossibile da raggiungere per un essere umano, volando poi rapido verso Takigakure.
    Un potere degno di un Raikage
    I tesori del suo storico rivale, Rikudo Sennin, erano stati infatti riportati a Kumo da vari ninja. Quei cinque oggetti li aveva sempre cercati, e ora finalmente erano caduti nelle sue mani. Aveva deciso di dividerli con l'Akatsuki di Kisuke, ma lui si era scelto quello più congeniale ai suoi fini: l'orcio d'ambra. Eguagliare il potere dell'eremita delle sei vie, il piano di Tobi: lo Zero Requiem!
    Fukuro D. Izumi... un tempo questo nome incuteva timore.
    Frugò un istante nella tasca, alla ricerca di un qualcosa di prezioso.
    Trovato...
    Estrasse un piccolo oggetto molto minuto, un gioiello ben tagliato argenteo che sbrilluccicava al sole. Lo puntò verso l'interlocutore, lasciando che egli lo vedesse in maniera ottimale. Un anello con inciso un simbolo su una parte frontale piatta: San, Tre; e poi tre linee orizzontali a solcare uno sfondo color rosa salmone: quello era l'anello di Fukuro Izumi!
    Affrontami e riprenditi ciò che ti appartiene. Jinchuriki.
    Ripose l'anello nella tasca della tunica. Il potere di un uomo, di una virtù: l'Akatsuki! Conluse il suo discorso e si innalzò nel cielo, alzò la mano verso di esso e lasciò che i corvi ruotassero tutt'attorno alla sua figura. Tossì molto e si chinò. I malus di quell'oggetto leggendario iniziavano a ripercuotersi sulla sua persona.
    Perchè... perchè sono ancora così... debole...
    Rialzò lo sguardo, continuando a rimanere vigile ed immobile, sebbene a un passo dallo scomparire. A sua insaputa altri avvenimenti si stavano susseguendo, ma si era assicurato che ogni sua pedina fosse completamente intoccabile dalla benchè minima minaccia.


    La mia arma S è stata correttamente approvata da Banci, ma ovviamente anche gli altri la conoscevano. Renji ti sei comportato come prevedevo, esaltando la tua fierezza senza far parlare i fatti. Ora ne paghi le conseguenze.
     
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    lol
    Nel mio post dico esplicitamente di usare le abilità da sensitivo e di controllare tutte le varie fonti di chakra...per questo vorrei sapere, per mp almeno, tutte le varie info che per logica stessa non possono essere celate al mio PG; il livello del chakra, le varie fonti di chakra presenti sul campo di battaglia e la loro posizione
     
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    » Here Comes The Pain

    2ngbhgy ~ K u r o r o Ð. A k a s u n a † HYENA
    "Nessuna Pietà. Nessuna Tregua. Solo Cieca Ferocia."


    Informazioni

    Narrato | Parlato | Pensato
    Nome ¬ Kuroro Ð. Akasuna Villaggio di Origine ¬ Suna Villaggio Attuale ¬ Kiri
    Abilità Innata ¬ Marionettista Akasuna Abilità Speciale ¬ Ninja Sensitivo Caratteristica PG ¬ Veleni & Antidoti
    Controllo del Chakra ¬ Doton - Fuuton Carica Attuale ¬ Jonin Sp


    Post

    Non è possibile Disse sconsolato.
    Era successo di nuovo, annientati subito come degli esseri insignificanti.
    CITAZIONE
    Percorse gli ultimi metri prima di iniziare a percepire i vari chakra presenti al suo interno, man mano che si avvicinava i suoi sensi diventavano sempre più attenti ed andavano a scorgere tutte le varie fonti di chakra li presenti, tenendole d'occhio una ad una.

    CITAZIONE
    diversi serpenti si disperdevano tra le abitazioni andando a raggiungere furtivamente le loro prede, allo stesso tempo dei volatili d'inchiostro prendevano vita e quei piccoli rapaci neri iniziarono a sorvolare quelle abitazioni anch'esse furtivamente alla ricerca delle loro prede, le azioni di Jin terminarono con l'esecuzione di alcuni sigilli. Il chakra di Jin sembrava espandersi in quel luogo insieme alle sue creature. La caccia si sarebbe conclusa presto e le prede sarebbero state catturate.

    Il chakra dei due Jinchukiri era quello che più di tutti si distingueva, poi altre fonti di chakra, sembravano appartenere tutte ad un unico essere che se ne stava in disparte, ma ormai non poteva fuggire al suo destino, era diventato lui la preda. Venne raggiunto ed accerchiato silenziosamente nel suo umido e viscido covo segreto o nelle profondità di quel deserto di sabbia in cui si nascondeva, in cui stava architettando le sue mosse o dove si rifugiava semplicemente. Era ormai chiuso in una trappola letale, nella quale poteva solo sprofondare, raggiungendo oblio eterno. L'Akasuna aveva percepito anche altre migliaia di fonti di chakra apparire su quel campo di battaglia, pian piano si dirigevano dentro al villaggio spinte da chissà quale volontà, prese subito delle precauzioni. Intanto un copioso gruppo di serpenti d'inchiostro aveva già accerchiato la sua preda, ignara della fine che stava per fare. Jin aveva già terminato gli ultimi sigilli ed il suo chakra pervadeva il corpo di quegli animaletti che esplosero in una macchia nera come la pece, un abbraccio, una stretta mortale che avrebbe dovuto ridurre la loro preda in un colabrodo, lasciandola li a marcire.
    Che cosa ridicola!
    Il demone della nebbia insieme alle sue marionette si innalzo nel cielo, osservando quei burattini ridicoli avanzare dentro suna come degli handicappati, tanto che quando uno di loro cercò di trafiggere uno dei pochi serpenti d'inchiostro rimasti a girovagare allo scoperto non ci riusci ed il serpente provo ad avvinghiarsi attorno le caviglie di quel pupazzo, alcuni di loro sembravano anche rilasciare una sorta di fuujinjutsu. La sua posizione e le sue abilità lo tenevano ben lontano dal pericolo. Dall'alto lontani da quegli automi che da un momento all'altro, volenti o nolenti, si sarebbero fermati, gli Akatsuki osservano il tutto, solo una pedina sembra esser sparita, uno dei corvi dell'Uchiha.
    Kuroro aveva detto al suo compagno che avrebbe catturato il Re senza alcun disturbo, ma era nella sua indole mentire, infatti l'Akasuna aveva indirizzato uno dei sui attacchi contro quella forza portante, non tenendo conto delle direttive dell'Uchiha. Però fu anticipato da Itachi, che riusci a catturare quel demone prima che lui potesse colpirlo.
    Astuto, mi ha battuto sul tempo. Non mentiva quando ha detto che non avrebbe mosso un muscolo...ahahahah!
    Era divertito, non aveva a che fare con un personaggio cosi da molto tempo. Era davvero forte ed un abile calcolatore, peccato che fosse un Uchiha o gli sarebbe stato ancora più a genio. Ora sembrava aver rivolto la sua attenzione anche sull'altro Jinchuriki, cosi Kuroro decise di lasciarlo fare.
    Tobi, Jinchuriki...vi consiglio di continuare la vostra discussione dopo, a breve questo posto salterà in aria.
    L'Akasuna avverti i due e poi con l'aiuto di Jin inviò un falco d'inchiostro a quel Jinchuriki invitandolo a salirci sopra in modo da mettersi al sicuro insieme ai due membri dell'Akatsuki. Sapeva cosa sarebbe accaduto, cosi insieme alle sue marionette si allontanò ancora di più, portandosi sempre più in alto ad una distanza di sicurezza e notando ancor più distante un'altra fonte di chakra che per il momento non lo interessava. Mancava un altro tassello però, uno dei suoi burattini era sparito nel nulla, aveva preso vita propria grazie al suo personalissimo jutsu di moltiplicazione, e stringendo un particolare kunai nelle mani si era portato a ridosso delle mura di Suna in un punto perfetto e privo di impedimenti per la sua prossima mossa, invisibile come un fantasma. Era il momento di portare a termine quel piano di distruzione che l'Akasuna aveva architettato.
    Lontano da quella battaglia e dalle molteplici fonti di chakra, si trovava un altro Kuroro, fino ad ora non aveva svolto nessuna azione, e si trovava lontano da tutti, al sicuro da ciò che a breve avrebbe sconvolto il Villaggio della Sabbia ,perso in quel cielo blu da dove osservava ogni cosa. Apparvero due marionette al suo fianco, mentre componeva un sigillo, Shinkiro e Sekai. Improvvisamente nel cielo comparve una grandissima statua d'argilla, creata da Sekai, pronta a precipitare verso il suolo ed esplodere con una potenza devastante. Nello stesso tempo Shinkiro aveva creato un clone che si era posizionato sulla testa di quell'immensa bomba, era giunto il momento.
    Un istante e Shinkiro insieme a quella bomba si dislocò a ridosso delle mura del villaggio, dove era appostato un clone di Kuroro che stringeva forte quel kunai marchiato con il sigillo della dislocazione, un altro istante ed il clone di Shinkiro riapparve al fianco di Kuroro e le sue due marionette umane, aveva portato a termine il suo compito, poi venne sciolto. Pochi secondi, la bomba urto il terreno di suna e dopodiché l'immensa esplosione, quel villaggio sarebbe stato spazzato via. Le due marionette vennero conservate nuovamente. Permettendo cosi all'Akasuna di sparire nel nulla ancora una volta, impercettibile.

     
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    ORDINE POST (SENNO' NON SI CAPISCE NGAZZ)

    Dante - Drago - Odin - Io



    Altri gay si aggiungeranno tra quelli che intervengono.
     
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  12. Ras Uchiha
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    CITAZIONE (Ras Uchiha @ 11/8/2012, 11:45) 

    Oramai i 2 Uchiha avevano lasciato quel luogo e solo l'ultimo era ancora presente.
    Ras si apprestava a lasciare quel luogo ma, prima di farlo, estrasse un kunai per ferirsi leggermente il palmo della mano.
    Rapidi sigilli seguirono quel gesto autolesivo terminando con l'imposizione della mano ferita al suolo; simboli neri apparvero quasi istantaneamente preannunciando la comparsa di 2 piccole cresture.
    Ras prese 1 altro kunai dal portaoggetti e, dopo averlo strofinato col primo, li consegnò alle 2 evocazioni dicendo loro:
    Seguiteli! se è necessario, sapete cosa fare...
    Le creature annuirono sorridendo e si lanciarono subito al pedinamento; la loro estrema velocità e le loro ridotte dimensioni avrebbero permesso la realizzazione dei piani dell'Uchiha che, oramai, aveva lasciato quel luogo.

    CITAZIONE
    narrato
    parlato
    pensato

    La piccola evocazione osservava quelle figure e il susseguirsi degli eventi, facendo attenzione a rimanere nell'anonimato, a notevole distanza.
    Il ninja sensitivo avrebbe potuto rilevare quella minuscola fonte di chakra, ma difficilmente le avrebbe dato peso, ricollegandola probabilmente ad un semplice volatile, ad una lucertola o qualsiasi altro animale di quelle dimensioni.
    Improvvisamente, però , agli occhi del draghetto balzò l'enorme bambola di argilla, visibile anche dalla sua posizione date le sue dimensioni.
    Su di essa un figura che, però, passò in secondo piano, poichè il richiamo era collegato ad uno shinobi di Iwa ed era ben conscio degli effetti devastanti di quella tecnica.
    Diluendo con la saliva il sangue leggermente raggrumito sul kunai eseguì una rapida serie di sigilli; eseguendo questa operazione, perse per un attimo la creazione di argilla che, dopo essere sparita nel nulla, riapparve a ridosso delle mura di Suna.
    La sua ricomparsa non venne colta solo dal draghetto, ma anche da occhi rosso sangue vicini a lui.
    Questa neo-presenza, a differenza del draghetto, sarebbe stata sicuramente rilevata dal ninja sensitivo e difficilmente avrebbe potuto agire, data la notevole distanza, quindi, per ora, si limitava a seguire sconcertato ed impotente a quello spettacolo.
     
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    »|Nome: Fukūro Drago Izumi
    »|Villaggio: Suna
    »|Scheda: Fukūro D. Izumi
    »|Abilita' Innata: Immortalità
    »|Abilita' Speciale: Jinchuuriki Shukaku no Ichibi
    »|Caratt. Pg: Controllo Sul Demone
    »|Status Fisico: Mezzo-Demone
    »|Status Mentale: Alterato
    »|Status Chakra: Triplicato
    »|Parametri Fisici: Velocità x3, Forza x3, Agilità x3, Resistenza x3
    »|Indice GDR: Parlato,Pensato,Narrato,Shukaku


    Sulla cima del palazzo dove io e Renji avevamo deciso di consegnarci l'ascia del boia, Tobi, era calata sulla testa del Jinchuuriki dell'Hachibi. Stretto e allungato, così divenne l'Akasuna nel venir risucchiato dentro uno dei cinque tesori dell'eremita delle sei vie. L'orcio d'ambra, un tesoro capace di sigillare al suo interno grandi forze come i Bijuu solo se questi rispondano alla chiamata di colui che possiede l'arma. Alla mia sinistra il Jonin era scomparso eppure la mia testa era sempre rivolta verso l'alto, il mio sguardo sempre fisso su quell'uomo mascherato. L'uomo era qui per me, ma non per catturarmi. Il Chakra del Manto ribolliva ora che la parte noiosa dell'operazione era terminata con estrema rapidità. L'uomo mostrò l'oggetto del mio desiderio, caduto nelle sue mani dopo la morte dell'Hokage. Tutto quello che avevo fatto finora era in funzione di esso. E in funzione della mia vendetta. Sorrisi all'affermazione ironica del Mukenin, un sorriso sincero che a Suna non avevo mostrato mai.
    Sai che non ce ne sarà bisogno.
    Il Manto assunse un colore scuro, aumentai la mia massa. Assunsi fattezze più demoniache abbandonando ogni somiglianza con Fukuro Izumi. In quel momento il secondo Mukenin si avvicinò avvertendoci che presto avrebbe rilasciato una bomba alle porte del villaggio. Dunque creò con una delle sue marionette un falco d'inchiostro su cui salii portandomi alla stessa quota dell'Uchiha. Da lassù, il villaggio che mi aveva tenuto ospite pareva un formicaio in allarme. Tanti puntini neri su un foglio bianco infinito così piccoli da non essere visibili, irrilevanti. Ma noi, io, Tobi, il Mukenin delle marionette, Odin... eravamo macchie d'inchiostro in espansione! Concetto che va ben oltre un villaggio. Ognuno di noi valeva la vita di tutti gli abitanti di Suna messi assieme, eravamo destinati a fare la storia. E allora basta fingere, quest'oggi mi sarei elevato sopra di loro, avrei imposto la mia legge con la mia forza, sarei tornato ad essere colui il cui nome era temuto e rispettato, Drago, il Mukenin Immortale, così come i miei nemici mi avevano chiamato. Sopra quella figura animata di un falco, sopra il villaggio, dal mio manto si separarono come schegge sfere di chakra e sangue che attratte verso un punto comune si compattarono in un unica sfera più piccola e violacea. Un sorriso beffardo prima di spalancare le fauci ed infine...


    Scagliai l'enorme raggio d'energia sotto di me muovendo la testa da destra verso sinistra per fare quanti più danni possibili al villaggio, seguendo comunque una precisa logica d'azione. Le leggende rimangono immortali nel ricordo delle persone. Molti anni prima un uomo, uno shinobi, il primo Kazekage e Sennin di Suna Sasori Akasuna aveva innalzato in mezzo al nulla da un mucchio di rocce erose un villaggio. Adesso io avrei fatto tornare quel luogo sotto il mare di sabbia da cui era emerso per mano sua.
    Sasori Akasuna, questo Requiem lo dedico a te.

    [...]


    Credo che ora tocchi a me...
    CITAZIONE
    Nel farlo, il mio chakra si abbassò di circa la metà.

    L'altra metà di me creata con la Tecnica dello Sdoppiamento prima di lasciare la mia abitazione era rimasta ferma in disparte ad osservare come Renji veniva catturato per mano dei Mukenin. Rapida, di tetto in tetto, si apprestava a raggiungere la parte opposta del villaggio per assolvere alla sua parte nella vicenda. Nel farlo il suo corpo mutò allo stato di Mezzo-Demone ed in poco tempo si trovò nella posizione a lei assegnata, distante abbastanza da potersi sentire al sicuro da ogni minaccia che presto avrebbe colpito Suna. Compose dei sigilli, il Manto, essendo un misto di Chakra e sangue, velocizzò l'esecuzione della tecnica permettendo di saltarne un passaggio.
    Kuchiyose no Jutsu!
    Il Baku fece la sua comparsa barrendo e devastando quella porzione terreno su cui era stato evocato.
    Repressione!
    L'aria venne vistosamente inspirata dalla proboscide dell'animale per poi venire rilasciata in un getto continuo d'aria pressurizzata ad ampio raggio con grande potenza. Mentre ciò accadeva, grazie al controllo sulla Sabbia di cui lo Shukaku mi faceva forte, iniziai a raccogliere a me quanta più sabbia possibile; ed essendo in un deserto ne avrei potuta raccogliere fino a soddisfare ogni mio desiderio di distruzione. I sensi rimanevano vigili, dopotutto, il suo incarico era quello di assicurarsi che tutto andasse come doveva andare. La mia metà intanto aveva scagliato il suo primo attacco contro il villaggio. Questa era la resa dei conti di Suna, gli avrei mostrato quanto può essere fedele un cane affamato.
     
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    Come promesso, eccomi qua.
    Modererò, per ormai ovvi motivi, questa avventura secondo quello che ho detto qui.

    Inizierò controllando l’unica scheda che mi è stata segnalata, ovvero quella di Altair. Se ci dovessero essere altre schede sospette, parlate ora o tacete per sempre.
    Naturalmente più schede mi chiederete di correggere, più la ripresa dell’avventura verrà posticipata, quindi vedete di non segnalarmi schede per ripicca che poi il male è di tutti.

    Dato che sembrerebbe ci siano stati dei problemi per quanto riguarda il giro di post precedente, allora ecco cosa dovrete fare:
    - inviarmi UN mp con una brevissima spiegazione della situazione e di quello che il vostro pg fa; dovete prendere con delle citazioni parti di post (evidenziare le parti fondamentali; ricordate di differenziare tra post e post) e spiegarle, ovvero scrivere a quale tecnica corrisponde o altro. Lo stesso lavoro andrà fatto per strategie non utilizzate o non ancora complete e naturalmente differenziarle da quelle di prima dicendo per l’appunto che serviranno per i successivi post (naturalmente non voglio cose insensate o senza alcuna ragione di esistere..non le accetterei).

    Io, di mio, ecco cosa farò:
    - correggerò le schede che mi sono state segnalate e risponderò nel topic dove solitamente vengono corrette le schede (schede pg da approvare).
    - non risponderò ad alcun mp.
    - scriverò direttamente qui quello che va bene e che non va bene (le tattiche “future” non verranno svelate, ovviamente), naturalmente fornendo delle opportune motivazioni (non sparo a zero..). Proprio per questo motivo, non accetterò lamentele di alcun tipo per pararsi il culo o per chissà quale ragione.
    - i post di lamentele verranno cancellati senza nemmeno esser letti nella loro completezza. Se si insisterà nel criticare, scatteranno gli avvertimenti. Questo vale per tutti, nessuno escluso.
    - cancellerò i post di chi, non appartenente all’avventura, posterà anche solo per parlare o per scherzare..quindi punirò con avvertimenti le intromissioni.


    Una volta che avrò corretto tutto, verranno stabiliti i turni di post (o riconfermati i precedenti) ed aggiunto un tempo limite non oppressivo.
    Per chi avesse partecipato all’avventura solo per vedere, segnalatemelo, in quanto in questo modo non verrete obbligati a postare ogni giro post.
     
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  15. Ven ~
         
     
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    User deleted


    九条薬師 - Kujo Yakushi

    謎の人形師 (Il Burattinaio Misterioso)





    ¦ Nome: Kujo Yakushi
    ¦ Rango: Mukenin B
    ¦ Villaggio: Oto
    ¦ Organizzazione: Akatsuki
    ¦ Abilità Innata: Acquisizione Genica
    ¦ Abilità Speciale: Resurrezione Impura
    ¦ Caratteristica Pg: Ninja Copiatore
    ¦ Condizione Psicofisica: Ottima
    ¦ Condizione Chakra: Massimo
    ¦ Indice GDR: Narrato; "Parlato"; *Pensato*
    ¦ Scheda: Kujo Yakushi


    ~ Struttura Post

    Kujo rimase scorcertato da tanta dimostrazione di forza. Cosa poteva fare lui là? Poteva essere d'aiuto? No, non poteva. In mezzo a così tanta distruzione decise di andarsene, senza disturbar nessuno. E fu proprio mentre si allontanava, facendo attenzione ai vari attacchi scagliati, che la vide: enorme, stagliarsi sopra Suna. Chissà cosa sarebbe successo ora a quel mastodontico Villaggio? Non lo sapeva, e in un certo senso, gli interessava poco. Quindi, levitando in aria, se ne andò, lasciando i suoi compagni a distruggere l'ultimo caposaldo del vecchio mondo.
     
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64 replies since 21/8/2012, 00:22   3004 views
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