Sannin del Deserto

Ernesto e la Leggenda della Bagna Càuda

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    Ernesto
    Il Sannin del Deserto
    "Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno.
    Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
    Mangia la Bagna Càuda e sarai un Dio fra i mortali. "


    Le notti nel Paese del Vento hanno qualcosa di speciale. Il tempo di giorno si ferma a cercar riposo dal caldo opprimente, così come la popolazione; la sera invece le persone si trascinano, affannandosi per concludere i loro lavori prima che l'ultima luce del sole sparisca oltre le maestose dune di sabbia. La notte, poi, l'universo intero sembra rimaner fermo, per non fare rumore, mentre le stelle brillano sul deserto e sul Villaggio della Sabbia. Ma il mattino i mercanti, gli scolari, i ninja, gli operai, tutti si svegliano e riempiono Suna con la loro vita frenetica e libera da ogni pensiero. Tutti.. Tranne lui.. Ernesto.
    Un veterano della Squadra Speciale del Villaggio della Roccia, che oramai vive nel Paese del Vento da diversi anni, lavorando in incognito sotto le direttive dello stesso Tsuchikage. Era un giovane profugo di guerra quando, anni orsono, giunse nel Paese della Terra per trovarvi riparo, dopo che il suo villaggio risiedente nei pressi di Takigakure venne raso al suolo dalla furia incontrollata di un Demone; i genitori perirono di stenti alle soglie del Villaggio ed al piccolo infante venne dato il nome "Ernesto", che nella lingua antica significa "valoroso, combattente come l'aquila'". Egli si faceva portavoce di un lascito antichissimo, tramandato di generazione in generazione dalla sua famiglia e gelosamente custodito per poi essere tramandato fra le abitazioni dei beduini del deserto.
    Con l'avvicinarsi del tramonto non è difficile udire per le strade imbiancate anziani richiamare i propri nipoti urlando a squarciagola che la ''bagna càuda'' è sul fuoco, una parola di un ancestrale dialetto del deserto che si è soliti tradurre nella nostra lingua come salsa calda. L'origine del piatto si perde nella notte dei tempi e sono molte le Oasi a contendersi il primato di ''inventori'' tra cui ''Astesanakyo'' più a nord, l'Oasi di Langheshen, AkaRoero arroccata tra le dune, Monferrato'in così come le più piccole Torinokatsu, Cuneo'don e Astigetsu. Ma tutte le Oasi, dalla prima a l'ultima, concordano solennemente sul fatto che, più che un piatto, è un rito conviviale che prevede la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali, che lo attingono tutti insieme da un unico recipiente somministratore. Per tradizione è un piatto tipico del periodo della vendemmia delle palme, quindi da consumare prevalentemente in autunno ed in inverno: una delle leggende sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per ricompensare i vendemmiatori del lavoro prestato. La bagna cauda è una preparazione a base di aglio, olio extravergine d'oliva ed acciughe dissalate, il tutto ridotto a salsa mediante una paziente cottura. Volendo si possono aggiungere agli ingredienti anche burro, panna da cucina, latte e noci tritate. Si consuma intingendovi vari tipi di verdure di stagione solitamente divise tra crude e cotte (specialmente cardi, cipolle cotte al forno, peperoni crudi o cotti, foglie di cavolo crude, cavolfiore, topinambur, barbabietole, patate cotte a vapore, rapanelli, rape e tante altre).Un tempo si usavano solo cardi gobbi, tipici di Nizzakan Monferrato'in, i topinambur ed i peperoni conservati nella raspa ovvero ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo di palma. La ricetta è tipica del paese del vento, in quanto nei secoli passati era assai facile procurarsi, in questa zona, l'ingrediente fondamentale, cioè l'acciuga salata, usata tuttora in molte ricette tipiche del paese, soprattutto tra gli antipasti (ad esempio le anciove al bagnèt verd o al bagnèt ross nella lingua nativa). L'antico Regno mercantile si approvvigionava presso le saline della Provenzashin e delle foci del Rodanokun, attraverso una serie di rotte commerciali attraversanti i passi dei massicci di Iwa e note come "vie del sale" all'epoca Nizzakan e dintorni erano infatti dominio dell'impero mercantile del vento. La leggenda vuole che il commercio delle acciughe salate fosse un modo per commerciare il sale evitando di pagarne gli elevati dazi: mastelli pieni di sale presentavano, al controllo dei gabellieri, nella parte superiore, uno strato di acciughe salate.In realtà in tutto il paese del vento d'antico regime la gabella del sale era una tassa obbligatoria e non legata al consumo. Non solo, le acciughe sotto sale erano molto più costose, ed il loro prezzo era sostenibile solo in relazione alle modeste quantità di acquisto. L' "anciuaire" o "acciugaio" era il commerciante ambulante che con il tipico carro trainato da cavalli o buoi portava le acciughe in barili e botticelle di legno.


     
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