Le foglie cadono

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    Shion Kamikaze
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    Il sorgere del sole accompagnava una leggera brezza autunnale, lì dove lentamente le foglie si staccavano dal proprio creato per ricadere sul terreno. Era proprio dinanzi agli alberi spogli della foresta, appena fuori le mura del villaggio, che un soggetto sconosciuto guardava ciò che la natura aveva da offrire. Completamente silente egli osservava con i suoi occhi ambrati, le braccia dietro la schiena e le gambe erette, mentre il venticello scompigliava i semi lunghi capelli verdastri. Guardandolo da lontano, la sua fisicità rimandava a quella di un bambino ben allenato, alto grosso modo un metro e sessanta con una corporatura particolarmente snella. Sono in tanti ad avergli affibbiato un'età che in realtà non gli apparteneva, sebbene tutti coloro che hanno avuto modo di interloquirci finirono per ricredersi immediatamente. Molti osavano chiamarlo il nanetto, oppure il vecchio bambino, ma queste parole di scherno finivano sempre per scivolargli addosso. Chissà cosa frullava nella sua mente e nel suo sguardo imperscrutabile. Chissà. In un modo o nell'altro le nuove leve lo avrebbero trovato lì statuario con il coprifronte di Konoha a cingerne la vita.
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    Edited by Aidel - 20/4/2023, 21:43
     
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    Rei Hyuga リー ヒユーガ




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    Nome: Rei | Clan: Hyuga | Villaggio: Konoha| Grado: Genin


    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altrui
    Due settimane. Erano passate due settimane dal giorno della "Chiamata alle Armi", da quell'assurdo esame che per poco non ci aveva ucciso tutti. Ma ce l'avevamo fatta. Sia io che Kai-kun ci eravamo fidati di Saito-kun, che usando una qualche strana tecnica (anche se aveva provato a spiegarla dopo non avevo capito molto) ci aveva salvato dal Palazzo degli Specchi.

    Avevo sperato di non dover tornare a casa dopo, ma nessuno ci aveva ufficialmente promosso o dato altri ordini quindi dopo qualche ora di attesa ci eravamo salutati, augurandoci di poterci rivedere in seguito. Non era stato facile per me rientrare dai nonni per sentirmi sgridare (come se non succedesse già normalmente) ed essere messo in punizione, senza la possibilità di uscire di camera per giorni.

    Quella mattina però avevo trovato al mio risveglio un coprifronte, uguale in tutto e per tutto a quelli usati nell'esame, con il simbolo del Villaggio della Foglio, il mio villaggio, Konoha. Assieme all'hitai-hate sul comodino c'era anche una lettera, una comunicazione da parte di chiunque avesse osservato l'esame evidentemente, che senza ulteriori specifiche mi ordinava di farmi trovare al più presto fuori dalle mura del Villaggio.

    Forse avrei avuto la possibilità di rivedere i compagni che mi ero fatto due settimane prima? Era una possibilità che non potevo permettermi di perdere. Facendo attenzione a non farmi sentire, mi preparai il più in fretta possibile, mettendomi il coprifronte a mo' di collana sotto la felpa, e uscii dalla finestra di camera mia saltando sull'albero di fronte ad essa. Il dovere chiamava e non potevo farmi attendere.

    Quando arrivai al luogo indicato non vidi facce a me note: ad aspettarmi c'era un ragazzo più grande, che mi dava le spalle guardando gli alberi lì davanti, o almeno così sembrava. Mi tolsi il cappuccio per poi avvicinarmi cautamente a lui, incerto sul da farsi.

    Mi-mi scusi, mi ha mandato lei a chiamare..?



     
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    Saitō Ashikaga
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    Narrato, Pensato, Parlato, Parlato altrui






    Il cimitero occupava una notevole superficie quasi in cima alla collina. Stretti sentieri si intersecavano fra le tombe, cespugli di azalee ben curati si vedevano qua e là, come tante pecore al pascolo. Alte lampade ad olio una in fila all'altra, curve come felci, osservavano dall'alto la vasta area, che la loro innaturalmente bianca luce rischiarava da un angolo all'altro.
    Nella notte che precedeva l'alba di un nuovo giorno, l'intero villaggio sembrava un impasto di luminescenze spalmato sul terreno. O polvere d'oro sparsa al suolo da una gigantesca falena.
    Una traccia nel territorio governato dalle foreste, dall'acqua e dalle roccie.
    Il ragazzo se ne stava in ginocchio difronte ad una serie di lapidi lucide e scure, immobile come se stesse dormendo e vestito con una tuta da addestramento nera, con le sue armi segnato dal suo personale sigillo riposte al sicuro in una sacca legata alla coscia destra.
    Sulle lapidi, incisi con caratteri piccoli e ben marcati, ma che avevano risentito del secolo trascorso, il nome di alcuni shinobi della Foglia si ergevano a monito per le generazioni a venire.
    Non gli aveva mai conosciuti, ma rendeva loro omaggio per il ruolo che avevano avuto nel preservare quel porto sicuro dalla marea di violenta follia che si alzava instabile oltre le mura di Konoha, o almeno di quello che si immaginava doveva essere stato prima che la nebbia portasse l'isolamento.
    Era un bel cimitero ed anche lui un giorno sarebbe stato sepolto lì, se fosse stato abbastanza fortunato ed il suo corpo non si fosse perso fra i campi di battaglia.
    L'erba corta e bagnata accarezzava le caviglie fini e poi le mani quando esse lo aiutarono ad alzarsi. Austera sulla destra, una cappella privata con il nome del suo clan, gettava un ombra scura sul percorso tracciato per lui.
    Come se, qualsiasi scelta avesse intrapreso da quel momento in poi, la fine del suo percorso sarebbe stata sempre la stessa.
    Questo era il suo futuro dal momento in cui aveva risposto alla chiamata alle armi. Nel momento in cui era sopravvissuto al palazzo degli Specchi. Quella prova senza senso, il roboante suono dell'esplosione gli vibrano ancora nel petto e nella mente.
    Non aveva piú avuto notizie, se non un coprifronte, tipico di tempi meno pacifici.
    Almeno fino a quel giorno. La lettera che lo convocava non recitava particolari informazioni, se non un luogo ed un orario.

    Quando arrivó, uno sconosciuto e lo Hyuga con cui aveva affrontato la prova, lo stavano giá aspettando.
















     
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    Non ci furono ulteriori comunicazioni a seguito dell'esplosione della costruzione che tanto aveva dato a parlare tra i paesani della foglia, ci venne semplicemente detto che avremmo ricevuto ulteriori comunicazioni in privato nei prossimi giorni. Non ci restava che andarcene da quel postaccio e nel farlo, oltre che a salutare e ringraziare Rei e Saito, mi accorsi del sangue che fuoriusciva della ferita situata tra l'occhio sinistro e la tempia.
    Ad aspettarmi a casa non trovai lo zio, probabilmente era andato a comprare qualcosa da mangiare. Approfittai della sua assenza per medicarmi e farmi un bagno, crollando subito dopo a dormire sul mio futon.
    Lo stress, l'ansia e la fatica accumulata ebbero la meglio sul mio organismo che in maniera totalmente fisiologica crollò per recuperare tutte le energie psicofisiche consumate.
    Il sonno, sin da subito profondo e tranquillo, diventò man mano inquieto, quasi febbrile. Il solito incubo aveva perso il sopravvento, questa volta con immagini meno sfocate e con suoni più intendibili, ma pur sempre incomprensibili. Rumori animaleschi, simili a ruggiti, riecheggiavano nel buio e solo l'improvvisa comparsa di una luna rossa illuminò il paesaggio.
    Ahimè ancora una volta, per l'ennesima volta, il sogno si interrompò con il sottoscritto che si sveglia in un bagno di sudore e con il fiato spezzato, sempre con quella particolare e fastidiosa sensazione di soffocamento.

    Chissà perché ho questi incubi...

    Passai l'avambraccio sulla fronte, a togliere qualche goccia di sudore, rendendomi poi conto che la luce che proveniva dall'esterno era la stessa che c'era nel momento in cui mi ero addormentato

    Che abbia dormito un giorno intero?

    Passato in bagno mi sciacquai il viso e scesi giù con la speranza di trovare lo zio, cosa che finalmente successe.

    Kai-Kun!
    Ben svegliato, stavo iniziando a preoccuparmi


    Nemmeno io pensavo di dormire un giorno intero

    Un giorno? Ne sono passati tre![/Green]

    Rimasi a bocca aperta, confuso e divertito allo stesso tempo.

    Ho davvero dormito così tanto?

    [Color=Green]Puoi scommetterci!
    Però stai bene, dovevi solo riprenderti dallo sforzo.
    E detto ciò...


    Disse lasciando la frase in sospeso per andare a prendere qualcosa dai cassetti

    Congratulazioni!

    Lo zio con un grosso sorriso sulle labbra mi porse il classico coprifronte della Foglia, ancora lucido e brillante

    Sei stato davvero bravo, Congratulazioni!

    Stupito presi tra le mani e passai i polpastrelli del medio sinistro sul simbolo inciso, ancora incredulo.

    Bisogna festeggiare nipote, si va a cenare fuori!

    Lo zio non mi diede tempo di contemplare l'avvenuto che mi trascinò fuori per le vie di Konoha, direzione il miglior locale di carne!

    Durante la serata, dopo quale giro di alcol, si divertì a sponsorizzarmi a tutte le cameriere nonostante avessi letteralmente 11 anni ed insistì pesantemente nel farmi bere...ed ebbe successo!
    Per la prima volta in vita mandai giù diversi bicchieri di Sakè e altri alcolici non identificati, finendo per vomitare l'attimo seguente!
    Passò così l'intera notte e tornammo a casa solo quando il sole era già alto sulle nostre teste.

    L'after lo passai a recuperare energie, ma dopodiché le mie giornate furono piene di allenamenti ed esercizi per mettermi nella miglior forma possibile, così da essere pronto per qualsiasi evenienza o chiamata.
    Cosa che effettivamente accadde la settimana successiva, quando mi ritorvai una lettera in cui mi veniva chiesto di presentarmi all'esterno del villaggio all'alba del giorno dopo.

    Non mi sarei mai aspettato di trovarmi assieme ai due compagni di avventura incontrati durante l'esame e ad uno sconosciuto che sembrava poco più grande di noi.

    buongiorno a...tutti...?


     
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    Dilatava le narici ad ogni foglia caduta, scostata, calpestata. Ogni angolo del suo corpo era estremamente sensibile ad ogni forza esterna che i suoi sensi potessero percepire, quasi come se fosse una preda che percepiva tutto come un reale pericolo. Che fosse un trauma ad avergli infuso questo istinto? O magari era semplicemente il suo carattere ad averlo reso sensibile ad ogni circostanza.
    Odorate di debolezza. Non sembrava volesse offenderli nel suo dire, con il tono rauco ma giovanile. Nel movimento dei vostri arti percepisco poca elasticità. È un'assurdità che siate sopravvissuti alla prova degli specchi. Una constatazione, certificata dall'ennesima sniffata da parte delle narici.
    Solo dopo qualche attimo di silenzio decise di voltarsi in loro direzione, focalizzandosi solo pochi istanti su ognuno di loro.
    Non so cosa dovrei fare con voi. Le vostre abilità cozzano fra di loro. Alle vostre spalle avete un clan che predilige il combattimento solitario. La lingua fece capolino, lasciando che la brezza del fuoco possa essere assaporata.
    Potete scegliere voi cosa fare. Non siete obbligati a restare qui, né a fare carriera come ninja. Sentite una persona più saggia di voi: gettate il vostro coprifronte per terra e vivete la vostra vita. Sappiate però che se deciderete di lasciarlo sulla vostra fronte prima o poi lo sporcherete del vostro sangue.

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    Il ragazzo non rispose alla mia domanda, bensì rimase in posizione quasi contemplando la natura circostante. Fu il primo "vero" shinobi che vidi. Era calmo e distaccato, estraniato quasi da tutto il resto nel mondo, quasi come mamma...

    Nel giro di qualche minuto arrivarono anche Saito e Kai. Era così bello vederli di nuovo! Stare con loro mi avrebbe sicuramente fatto dimenticare i giorni di punizione, vero? Ad ogni modo ebbi a malapena il tempo di rispondere al saluto di Kai quando il ninja prese la parola.

    È un'assurdità che siate sopravvissuti alla prova degli specchi.

    Le sue parole non sembravano aggressive, ma il tono con cui ci parlava era affilato come un rasoio. Era un'assurdità essere ancora vivi? Volevano ucciderci tutti per caso?! Non riuscivo ancora ad elaborare completamente il fatto che il Villaggio avesse permesso anche a ragazzini come noi di MORIRE nella Torre.

    Non eravamo obbligati a stare lì diceva, dovevamo arrenderci quindi? Gettare la spugna ancora prima di iniziare davvero? Cosa avrei trovato a casa a quel punto? Non ero neanche sicuro di volerci tornare, in quel posto. E poi, essere ninja insieme era l'unica cosa che accomunava noi tre: essere scappati insieme dalla torre, aver scelto di fidarci l'uno dell'altro. Avrei dovuto buttare tutto via?

    Non era possibile.

    Guardai Kai e Saito, quelli che potevo definire i miei unici...amici? Forse qualcosa di più e di meno al tempo stesso. L'unica cosa che sapevo è che qualsiasi scelta mi avrebbe dovuto portare a rimanere con loro. Non potevo tornare solo.

    I-io rimango. Non-non ho niente a cui tornare, tranne che i miei a-amici.




     
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